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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

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Certo, certo, ma di fronte a certe prese di posizione capisco la volontà di essere trancianti, specie in contesti informali. 

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L'idea di un tempo in divenire nel quale il linguaggio musicale è portatore di un principio diacronico è morta e sepolta. Quando si è fermata, circa un secolo fa? Direi che dal momento in cui hanno iniziato a coesistere cose diversissime tra di loro, le radici arcaiche di Stravinsky e quelle di Bartok, l'atonalità e poi dodecafonia della Seconda scuola di Vienna, la sublimazione del Cante Jondo di de Falla, il neoclassicismo di Castelnuovo-Tedesco, solo per citarne alcune, la musica ha germinato esperienze antitetiche che coesistono non escludendosi a vicenda, e dove diventa difficile, forse velleitario, proporre una classifica di valori/disvalori.

 

Non intendo dire che tutta la musica che si scrive oggi sia portatrice di un unico valore qualitativo, anche perchè questa è una teoria ridicola e propugnabile solo in virtù della mancata conoscenza di ciò che è stato e di ciò che è, quanto riflettere sull'impossibilità di decretare una classifica su chi possa rivoluzionare qualcosa. Non c'è più nulla di rivoluzionabile dato che non esiste qualcosa contro cui fare una rivoluzione.

 

Dire, appunto, che non si possono usare le triadi ha lo stesso valore dell'affermare che non si possono usare le crome.

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Salvatore Sciarrino, Della composizione 1) l'invenzione di un mondo sonoro.

 

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Aggiungo qualche altro dato di fatto constatato nella lettura del libro in questione, scritto (meglio sarebbe dire: compilato) da Enrique Robichaud e intitolato (titolo americano, questo sì): "Top 100 -  A Guide to Classical Guitar's most recorded music". Allargando la panoramica su 550 composizioni (e senza prendere in considerazione le trascrizioni) dal Seicento a tutto il Novecento, l'autore permette di osservare tutto quello che, del repertorio italiano per chitarra, galleggia nella programmazione dei chitarristi di tutto il mondo, sono venti - o poco più -  composizioni dei seguenti autori (ordine alfabetico): Luciano Berio,Luigi Boccherini,  Ferdinando Carulli, Mario Castelnuovo-Tedesco, Francesco Corbetta, Carlo Domeniconi, Angelo Gilardino, Mauro Giuliani, Luigi Legnani, Niccolò Paganini, Giulio Regondi. "Koyunbaba" è il brano più conosciuto al mondo del repertorio italiano di tutti i tempi, più del Concerto op, 30 e della Sonata op. 15 di Giuliani o della Sequenza di Berio. Non vi è traccia di autori come Petrassi, Bettinelli, Porrino, Desderi o Gervasio (cito solo cinque maestri di indiscutibile statura musicale). 

Il catalogo è questo. Sicché, quando sbuca (di tanto in tanto accade) il chitarrista che auspica la chiamata di altri compositori da convertire alla chitarra, viene in mente l'immortale battuta con cui, nel 1982,  l'allora ministro del tesoro, il compianto Beniamino Andreatta, economista di formazione internazionale, annunciò ai giornalisti l'esito di un consiglio dei ministri. Riferendosi alla proposta di un altro ministro dichiarò, liliale: "E' arrivato da Bari un commercialista trafelato annunciando che bisogna consolidare il debito pubblico". 

 

dralig

 

Io mi domando come i chitarristi,almeno da queste classifiche,non suonino musiche come Nunc, Suoni Notturni,il concerto dell' Argentarola ,e tanti altri brani . Sentire la immersione nei suoni di questi brani sia ad ascoltarli,ma soprattutto a suonarli,li ho letti anni fa,è veramente un  pensiero profondo,totalmente immerso nella musica,la musica da sentire,che ogni chitarrista deve provare,e far provare al pubblico. Non suonateli per inserirli nella classifica,suonateli e incideteli per la musica.

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Su yt c'è anche un video di Elena Casoli che suona sciarrino, un pezzo per arpa trascritto per chitarra

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Su yt c'è anche un video di Elena Casoli che suona sciarrino, un pezzo per arpa trascritto per chitarra

Trovo che la Casoli fa assai bene il suo lavoro.

Quanto al brano, avrei qualche perplessità; si continua a sperimentare di tutto,anche la "traduzione" da arpa a chitarra di opere recenti (ma è così carente il nostro repertorio?).

Del resto, viene da chiedersi, è una maniera del "deja ecoutée" (e da tempo), è sperimentale o è d'avanguardia? O forse di post-avanguardia?

Prefersco Sciarrino che parla e, per quanto mi riguarda, pur interessandomi l'ascolto (pensate che conoscevo bene Fausto Razzi), devo confessare in tutta onestà che non è per queste cose che ho scelto il mestiere di musicista.

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Trovo che la Casoli fa assai bene il suo lavoro.

Quanto al brano, avrei qualche perplessità; si continua a sperimentare di tutto,anche la "traduzione" da arpa a chitarra di opere recenti (ma è così carente il nostro repertorio?).

Del resto, viene da chiedersi, è una maniera del "deja ecoutée" (e da tempo), è sperimentale o è d'avanguardia? O forse di post-avanguardia?

Prefersco Sciarrino che parla e, per quanto mi riguarda, pur interessandomi l'ascolto (pensate che conoscevo bene Fausto Razzi), devo confessare in tutta onestà che non è per queste cose che ho scelto il mestiere di musicista.

Carissimo Maestro, credo di capire cosa voglia dire. Il mio post con il video di Sciarrino che esprime alcuni suoi pensieri sul linguaggio della musica, che possono essere condivisi o meno ma confesso poteva essere di Berio o di Ligeti o Xenakis o chiunque altro, era solo un gesto di stimolo ai chitarristi (per lo più studenti) che spesso restano invischiati nella finta modernità di opere per chitarra decontestualizzate dal percorso storico generale della musica. Non è un giudizio di merito il mio ma solo un dovere credo che ogni musicista che si rispetti debba perlomeno conoscere il più possibile i linguaggi esistenti e poi serenamente fare le proprie scelte interpretative.

Mi piace curiosare e guardarmi intorno e soprattuto provare a vedere che riscontro hanno avuto certi linguaggi sul nostro strumento.

 

Più che liste della spesa appunto e cercare chi ha innovato o lo farà?..penso sia interessante discutere sulla musica che abbiamo e non è poca appunto ma forse non è stata ancora scavata e dotata di tante di quelle interpretazioni e letture approfondite che necessitano nei minimi dettagli. Quindi l'augurio alle nuove leve (e non solo) è che si adoperino per andare oltre il solo suonare "bene" ma fare ciò che hanno fatto gli interpreti nella letteratura per pianoforte e altri strumenti, decine e decine di letture di livello e forse allora il nostro strumento inizierà ad avere una vera considerazione nella musica generale. E per fare questo bisogna studiare anche la "musica" e saper riconoscere la lana dalla seta..non crede..? 

per quanto mi riguarda io amo tutta la musica fatta bene e soprattutto se viene suonata bene.. ;)

 

buona serata

marcello

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Carissimo Maestro, credo di capire cosa voglia dire. Il mio post con il video di Sciarrino che esprime alcuni suoi pensieri sul linguaggio della musica, che possono essere condivisi o meno ma confesso poteva essere di Berio o di Ligeti o Xenakis o chiunque altro, era solo un gesto di stimolo ai chitarristi (per lo più studenti) che spesso restano invischiati nella finta modernità di opere per chitarra decontestualizzate dal percorso storico generale della musica. Non è un giudizio di merito il mio ma solo un dovere credo che ogni musicista che si rispetti debba perlomeno conoscere il più possibile i linguaggi esistenti e poi serenamente fare le proprie scelte interpretative.

Mi piace curiosare e guardarmi intorno e soprattuto provare a vedere che riscontro hanno avuto certi linguaggi sul nostro strumento.

 

Più che liste della spesa appunto e cercare chi ha innovato o lo farà?..penso sia interessante discutere sulla musica che abbiamo e non è poca appunto ma forse non è stata ancora scavata e dotata di tante di quelle interpretazioni e letture approfondite che necessitano nei minimi dettagli. Quindi l'augurio alle nuove leve (e non solo) è che si adoperino per andare oltre il solo suonare "bene" ma fare ciò che hanno fatto gli interpreti nella letteratura per pianoforte e altri strumenti, decine e decine di letture di livello e forse allora il nostro strumento inizierà ad avere una vera considerazione nella musica generale. E per fare questo bisogna studiare anche la "musica" e saper riconoscere la lana dalla seta..non crede..? 

per quanto mi riguarda io amo tutta la musica fatta bene e soprattutto se viene suonata bene.. ;)

 

buona serata

marcello

 

Più che sensato, Marcello, e condivisibile quanto scrivi.
Io sono influenzato dalle "prime maniere" dei Petrassi e dei Berio, persone con cui -  in piccolo, naturalmente - posso dire di acer lavorato.
Non si sono fermati, però, e la loro opera ha poi preso la via che attenne alla  cosiddetta "contemporaneità". Non hanno rinnegato nulla, però, e ci hanno stupito e fatto emozionare più di una volta.
Se  io, da parruccone, stravedo per Stravinski, è forse perché ormai non sono più giovane, ma non mi vergogno nel contempo di dire che il capolavoro novecentesco di un certo genere genere è il "Salmo" di Petrassi piuttosto che la più  nota "Sinfonia dei Salmi", opera stravinskiana che pur lascia il segno in chi l'ascolta per la prima volta.
Pure, Berio e  Petrassi parlavano di musica con entusiasmo e candore, visitavano entrambi  persino gli studenti dei  corsi e delle scuole di chitarra, avevano il piacere di mischiarsi ai "comuni", magari prendendo assieme un caffé in via dei Greci o dopo il concerto.
 
La nostra epoca ha messo insieme l'informatica e lo sport estremo, l'astrofisica e la riscoperta della buona cucina, e via dicendo.. Così è della musica: come l'archeologia non ama "il sasso per il sasso" , egualmente essa non ha da essere "la nota per la nota" o, aggiungo ancora," il rumore per il rumore"  Di qualcosa del genere già parlammo a suo tempo e altrove.
 Scritture di musica tonale o post-moderna (ancora questra parola!), fantastica o applicata, si equivalgono, purché ogni stile non trascenda.
Allora non si potrà fare a meno di dire che valeva la pena si cercasse qualcosa, in esse.
 
Buona notte a te, Marcello.
 
C.
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Quanto al brano, avrei qualche perplessità; si continua a sperimentare di tutto,anche la "traduzione" da arpa a chitarra di opere recenti (ma è così carente il nostro repertorio?).

Del resto, viene da chiedersi, è una maniera del "deja ecoutée" (e da tempo), è sperimentale o è d'avanguardia? O forse di post-avanguardia?

Leggo la sua domanda come provocatoria, dato che sappiamo bene che la letteratura per chitarra è vasta e può soddisfare il palato di ogni interprete...non manca proprio nulla direi.

 

C'è l'inveterata tradizione del trascrivere che in effetti potrebbe anche essere considerata come una parte di tale letteratura, da Tarrega in avanti è stato uno stillicidio di trascrizioni, una sorta di mania compulsiva. E' un po' la condanna, se vogliamo, dello strumento, con la sua capacità di riprodurre in piccolo qualcosa che a monte è più sostanzioso...certo è che le semplificazioni, o riduzioni, a volte suonano come qualcosa "ridotto a", se si conosce il materiale originale.

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