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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Fantasia-Sonata, Juan Manén


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Prima di dedicarmi alla composizione, io sono stato chitarrista militante, e ho quindi una conoscenza diretta dello strumento. Quando compongo, non uso nessun strumento perché mi affido all'audizione interiore, in altre parole immagino i suoni anche se non li ascolto fisicamente, ma ho sempre presente una "chitarra virtuale" e, scrivendo, penso alla diteggiatura. Quando preparo l'edizione di un brano altrui per chitarra, scrivo la diteggiatura a mente, senza bisogno di provarla sullo strumento. Per questo, in linea di principio, non c'è bisogno che gli esecutori apportino dei cambiamenti alle mie composizioni, che risultano perfettamente eseguibili così come sono. Accade però che gli interpreti più dotati trovino diteggiature più ingegnose di quelle che io ho immaginato, e riescano a inventare, sulle stesse note, combinazioni sonore più efficaci: in questo senso, hanno tutto il mio appoggio, e anzi sono io stesso a stimolare questa loro ricerca. Non accetterei invece modifiche alla sostanza musicale di un brano: un conto è togliere una nota da un accordo, o aggiungerla, senza alterarne la specie armonica, un altro conto sarebbe trasformare un accordo in qualcosa di diverso, o modificare il profilo di una voce: questo no, non mi starebbe bene, e a un interprete che si è permesso di farlo - uno solo, una sola volta - ho detto chiaro e tondo di occuparsi di altro. Segovia non suonava musiche scritte per lui da chitarristi, ma solo da compositori non chitarristi. Era quindi inevitabile che, nei loro brani, si trovassero passi ineseguibili oppure ostici e di scarso rendimento sonoro: lui li modificava per renderli scorrevoli e sonori. Qualche volta - con la musica di Ponce - cadde nella tentazione di modificare anche passi che erano suonabilissimi: in lui, c'era un compositore imbavagliato che tentava di "venir fuori", e Ponce, uomo dal carattere mite e devotissimo all'amico chitarrista, non fu mai capace di ribellarsi. Ma io sono certo che qualche volta, potendo, l'avrebbe fatto volentieri.

 

ag

come mi trovo d accordo con questo.

La registrazione di Segovia non è solo bellissima è epocale. Insieme alle interpretazioni della musica di Llobet, un vero e proprio manifesto del pensiero interpretativo del Maestro.

Fai caso ad un dettaglio: nonostante la registrazione sia stata effettuata oltre 60 anni fa (con tutti le lacune, rispetto ad oggi, in campo tecnologico) ad un ascoltatore attento il suono che è rimasto inciso sul vinile scuote viscere e demolisce certezze. Una dimensione timbrica non solo definita e che disegna uno stile inconfondibile ma che abbraccia un'epoca ed un modo di intendere il repertorio. 

parlando con Corrado Romano,(Biella 90) mi disse di  Segovia, è il " Tocco della musica " , inimitabile.

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Sapevo dell'esistenza di questa nuova edizione ma non l'ho mai letta. Anche io ho ascoltato la registrazione nel CD delle Sonata di Porqueddu per Brilliant e l'ho trovata spettacolare.

La registrazione di Segovia che si trova su Youtube è comunque bellissima

 

Perché sono stati fatti tutti quei tagli e quelle modifiche?

 

Grazie a tutti per le indicazioni, sono utilissime.

Non sapevo della doppia pubblicazione e anche io come harry mi chiedo con quale diritto un chitarrista (anche grande come Segovia) tagli pagine e note...

boh?

Ho capito bene o la versione "originale" è stata pubblicata solo con la collana Segovia Archive di Berben?

Altra domanda: non è successa la stessa cosa anche con Capriccio Diabolico di Castelnuovo Tedesco?

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L'intervento da parte dell'interprete sul testo musicale non è esclusiva del mondo chitarristico.

Horowitz, tanto per fare un nome a cui tutti riconosciamo il diritto di cittadinanza nell'olimpo, rifece la Seconda Sonata di Rachmaninoff, costruendola a partire dalle due versioni, originale e revisionata dallo stesso Rach, e con il beneplacito del compositore stesso. 

 

Certo, i motivi che portano a queste scelte devono essere indagati nelle sfere più personali del grande interprete e della sua concezione estetica della materia musicale in rapporto al mondo, è improponibile che un musicista qualsiasi possa accollarsi la responsabilità di interventi di questa portata sul testo musicale, a meno che non voglia coprirsi di ridicolo.

 

Altra cosa è l'opera di un revisore che interviene sul testo per modificare qualcosa che è tecnicamente ineseguibile sullo strumento, ma qui non stiamo parlando di questo.

  

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1. Ho capito bene o la versione "originale" è stata pubblicata solo con la collana Segovia Archive di Berben?

2.  Altra domanda: non è successa la stessa cosa anche con Capriccio Diabolico di Castelnuovo Tedesco?

 

1. Sì. La versione originale di Manén è stata pubblicata nella celebre collana Bèrben e include anche il manoscritto dell'autore.

2. Nel Capriccio Diabolico, brano di caratura inferiore rispetto alla Fantasia-Sonata, l'intervento è stato altrettanto severo; il revisore ha addirittura inserito nella parte finale una piccola sezione che evoca la celeberrima "Campanella" di Paganini (Il Capriccio Diabolico è un omaggio al grande violinista) con un risultato musicale e formale tremendo.

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Grazie a tutti per le indicazioni, sono utilissime.

Non sapevo della doppia pubblicazione e anche io come harry mi chiedo con quale diritto un chitarrista (anche grande come Segovia) tagli pagine e note...

boh?

 

Attenzione a non fare di tutta l'erba un fascio. Tra un generico chitarrista a "uno grande come Segovia" a mio avviso ce ne passa.

 

Mi spiego: Segovia, come si è già ampiamente detto, ha operato con coerenza sulla base di un'estetica personale forte e matura, solidamente fondata su canoni ben precisi. Ha anche agito in un'epoca e in un contesto piuttosto singolari sui quali lui ha impresso un'impronta propria, quasi un sigillo. In quel contesto, "scivoloni" come la citazione della campanella in coda al Capriccio diabolico diventano quasi marginali, soprattutto se rapportati alla portata del suo lavoro.

 

D'altro canto, quelle scelte erano sue, e sue soltanto. In alcuni casi, i compositori le hanno adottate con entusiasmo, in altri le hanno tollerate, in altri ancora le hanno subite. La critica all'estetica segoviana non può prescindere dalla casistica in cui si collocano questi interventi. Se è un errore grossolano quello di dare per "verità unica" l'interpretazione di Segovia (il quale non di rado si discostava dalle sue stesse edizioni pubblicate), è altrettanto fallace prenderne le distanze tout-court.

 

Quella che conta è la consapevolezza di ciò che si fa. È in grado, il generico chitarrista, di elaborare una propria edizione dell'opera secondo canoni estetici e formali validi e coerenti? È in grado di apporre modifiche che le consentano di aderire a questi canoni senza diminuirne il valore? È in grado di ripetere questa operazione con risultati confrontabili indistintamente su ogni opera interpretata?

 

PS: soprattutto, è in grado, il generico chitarrista, di valutare se l'opera in oggetto abbisogni realmente di modifiche o se, invece, dette modifiche non siano solo riferibili ad altri - solitamente meno nobili - scopi?

 

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