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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Invito a registrare musica dell'Ottocento


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Io,come tanti,considero i primi 20 anni dell'800 un periodo irripetibile per la chitarra e spero che su questo non mi possa dare che ragione dopo aver fatto questo semplice ragionamento.Nel libro su Giuliani di Marco Riboni a pag.85 l'autore documenta un concerto in cui viene eseguita per la prima volta, la Sinfonia n.4,un concerto per pf. e Orch. e l'Overture Coriolano di Beethoven,nello stesso concerto,certamente sarà stato presente anche Beethoven;Mauro Giuliani suonò l'op.30;mi dica se si è più ripetuto un concerto così.oggi questo sarebbe una cosa miracolosa.Le stagioni concertistiche dei Teatri italiani, la chit. è totalmente assente;credo,che in Italia,nell'87 solo Segovia fece un concerto al Conservatorio Verdi di Milano.Julian Bream nei primi anni 70 ha suonato vicino a dove abito io,a Figline Valdardo,invece che,come sarebbe stato più logico, al Comunale o alla Pergola di Firenze.Per me un'interpretete deve spaziare su tutto il repertorio della chit. ma chi ha detto che un chitarrista deve essere settario; infine, smettere di lamentarsi che non ha opere di Mozart, Beethoven,Chopin ecc.Il punto debole della chitarra classica sono state le troppe trascrizioni;bisogna suonare la letteratura originale,altrimenti è meglio cambiare strumento.

Il suo intervento mi risulta un po' confuso, ma il senso è chiaro e lo condivido per la maggior parte.

Non ho voglia - mi scusi - di tornare sulle questioni dell'Ottocento come età dell'oro: non mi va di addentrarmi in paragoni tra ciò che era e ciò che è. Io continuo ad essere convinto che dopo il 1830 la chitarra sia pressoché scomparsa e che la sua rinascita e la sua reale apoteosi sia giunta solo nel XX secolo. Ben inteso, nello stesso secolo, la chitarra - meglio: i suoi esecutori - è tornata ad essere relegata a strumento di basso rango, soprattutto quando, morto Segovia, molti impresari si sono categoricamente rifiutati di avere che fare con altri chitarristi.

Personalmente, io non do molto peso all'ampiezza cronologica di un programma da concerto: piuttosto, mi colpisce la struttura formale che forma il programma stesso. Rifuggo come la peste i programmi d'esame da diploma che partono con le Diferencias sobre Guardame las vacas, passano per il Grand Solo di Sor, la Sonatina di Torroba, due studi di HVL e finiscono con Piazzolla e/o Dyens. Ben vengano i programmi à travers les siècles, ma siano concepiti con un criterio solido. Criterio che, tuttavia, può anche restringere il campo senza per questo perdere di validità (mi verrebbe da aggiungere un anzi, ma lo tengo solo tra parentesi...)

Quanto al repertorio dei grandi, quella che dice è una cosa che io non ho mai scritto. Io non mi lamento in alcun modo per l'assenza di brani a sei corde scritti da Beethoven o altri. La constato, prendo atto, e cerco altrove pagine importanti del nostro repertorio. E quando le trovo, le leggo, le studio, le registro e le porto in concerto, consapevole che il mio modo di suonare sia più consono a pagine quali il Nocturnal di Britten o la Sonatina di MCT anziché le Fantasie di Sor o le Sonatine di Giuliani. Se questo mi rende, agli occhi di chicchessia, un interprete scadente, ne diverrò consapevole, me ne farò un ragione e continuerò, comunque, per la strada che credo mi sia più congeniale e coerente.

 

EB

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Il suo intervento mi risulta un po' confuso, ma il senso è chiaro e lo condivido per la maggior parte.

Non ho voglia - mi scusi - di tornare sulle questioni dell'Ottocento come età dell'oro: non mi va di addentrarmi in paragoni tra ciò che era e ciò che è. Io continuo ad essere convinto che dopo il 1830 la chitarra sia pressoché scomparsa e che la sua rinascita e la sua reale apoteosi sia giunta solo nel XX secolo. Ben inteso, nello stesso secolo, la chitarra - meglio: i suoi esecutori - è tornata ad essere relegata a strumento di basso rango, soprattutto quando, morto Segovia, molti impresari si sono categoricamente rifiutati di avere che fare con altri chitarristi.

Personalmente, io non do molto peso all'ampiezza cronologica di un programma da concerto: piuttosto, mi colpisce la struttura formale che forma il programma stesso. Rifuggo come la peste i programmi d'esame da diploma che partono con le Diferencias sobre Guardame las vacas, passano per il Grand Solo di Sor, la Sonatina di Torroba, due studi di HVL e finiscono con Piazzolla e/o Dyens. Ben vengano i programmi à travers les siècles, ma siano concepiti con un criterio solido. Criterio che, tuttavia, può anche restringere il campo senza per questo perdere di validità (mi verrebbe da aggiungere un anzi, ma lo tengo solo tra parentesi...)

Quanto al repertorio dei grandi, quella che dice è una cosa che io non ho mai scritto. Io non mi lamento in alcun modo per l'assenza di brani a sei corde scritti da Beethoven o altri. La constato, prendo atto, e cerco altrove pagine importanti del nostro repertorio. E quando le trovo, le leggo, le studio, le registro e le porto in concerto, consapevole che il mio modo di suonare sia più consono a pagine quali il Nocturnal di Britten o la Sonatina di MCT anziché le Fantasie di Sor o le Sonatine di Giuliani. Se questo mi rende, agli occhi di chicchessia, un interprete scadente, ne diverrò consapevole, me ne farò un ragione e continuerò, comunque, per la strada che credo mi sia più congeniale e coerente.

 

EB

Maestro,mi dispiace non trovarsi d'accordo su cose che non c'è discussione da fare,da quanto sono ovvie.Tanto di cappello,quindi,a un chitarrista come David Starobin che suona la musica dell'800,come pezzi della più estrema avanguardia.

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mi dispiace non trovarsi d'accordo su cose che non c'è discussione da fare,da quanto sono ovvie.

 

Limpido. Grazie. Se solo avesse scritto una cosa simile prima, avremmo risparmiato molti interventi che, stando alle sue stesse parole e a ciò che esse implicano, sono del tutto inutili. Benedetta ovvietà!

 

Buon proseguimento.

 

EB

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