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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Quatre pièces brèves, Frank Martin


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Scusa Dralig, ma perchè mi dai del lei?! Sono un bocia di 26 anni. Mi imbarazzi così :oops: ! Dai ah!

Dai, facciamo la pace.

Amici come prima?

Baolo

 

Questo è un forum, e ognuno vi si esprime come gli pare, purché lo faccia rispettosamente. Io do del tu alle persone che conosco e do del Lei a quelle che non conosco. Lei faccia come Le pare. Amici come prima.

 

dralig

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Alfredo: difatti si può benissimo sbagliare, tutti comunque! Sbagliato o no, ci tenevo a precisare che non ho preso Martin come paragone. Semplicemente io sono solito (e sinceramente anche il mio maestro, anche i prof con cui mi son laureato) distinguere il Novecento storico dal Contemporaneo, intendendo con quest'ultimo il periodo a dalle avanguardie post-weberniane e la "scuola americana". Adesso qualcuno parla di Post-moderno addirittura post-contemporaneo!

 

Risolviamo la questione una volta per tutte: mi piacciono tantissimo i Quatre Pieces Breves di Martin. Li trovo dei pezzi estremamenti profondi e rappresentativi del mio sentire la chitarra per quanto riguarda il contemporaneo. Così come adoro Boulez, Cage, Ligeti, Nono, Berio e Vacchi. La mia non dico essere una posizione assoluta: è la mia. Condividiamo!

 

Io non ho assolutamente messo bocca sulle tue preferenze, ripeto, ho obbiettato ad un giudizio di carattere storico-estetico da te formulato.

 

Citi Ponce, Turina e Villa Lobos opponendoli a Martin; secondo me sono tre compositori stilisticamente molto diversi, e hanno raggiunto differenti risultati anche nella scrittura per chitarra.

 

Perchè, ad esempio i "Douze etudes" di Villa Lobos debbano veicolare qualcosa di più "vecchio" rispetto a Martin, non riesco a coglierlo.

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[ad esempio i "Douze etudes" di Villa Lobos debbano veicolare qualcosa di più "vecchio" rispetto a Martin, non riesco a coglierlo.

 

non solo

a mio parere, alcuni più di altri (come il 12), suonano di una "contemporaneità" tale che solo le "acquisizioni" tecnico-interpretative di questa nuova generazionee di interpreti è in grado di evidenziare

 

esatto, Fabio, penso la stessa cosa.

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[ad esempio i "Douze etudes" di Villa Lobos debbano veicolare qualcosa di più "vecchio" rispetto a Martin, non riesco a coglierlo.

 

non solo

a mio parere, alcuni più di altri (come il 12), suonano di una "contemporaneità" tale che solo le "acquisizioni" tecnico-interpretative di questa nuova generazionee di interpreti è in grado di evidenziare

 

A questa nuova generazione di interpreti, caro Fabio, bisogna dire chiaro e tondo che i compositori vivi sono stufi di essere rimandati da morti alla generazione successiva. Questi arrivano adesso, trafelati, con la loro scoperta delle composizioni scritte negli anni Venti e Trenta - e solo con una piccola parte di esse. Sul da farsi, Le cedo la parola, sicuro che Lei saprà trovare le espressioni più calzanti. Niente parole che comincino con la lettera "c", se non castigate.

 

dralig

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CaffE' no, casomai una tazza di liquido di color scuro con capacità ravvivanti il raziocinio.

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Un buon interprete dovrebbe conoscere tutto il repertorio fino alla musica contemporanea per poterla comprendere e poi suonare? Come si fa a conoscere tutto? se un interprete volesse dedicarsi alle musiche di compositori viventi -anche solo per il fatto che è giusto valorizzarli e dare loro un pò di gloria da vivi e non solo da morti- cosa dovrebbe fare? Qui siamo sempre fermi all'ottocento e ai primi del 900. Partire con lo studio dei brani di compositori odierni e tralasciare tutto quello che viene prima? Se uno segue un percorso cronologico, solo per arrivare all'era di Segovia ci mette 10 anni se non di più. Evidentemente seguire l'ordine cronologico non è la via giusta... C'è una via alternativa? Di certo un compositore non affiderebbe la prima delle sue opere ad un neo concertista anche se desideroso di crearsi un repertorio diverso dal resto del mondo.. o forse si?

Chiedo scusa per il discorso confuso, spero che qualcuno riesca a tradurre e a rispondermi.

 

Marco

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Un buon interprete dovrebbe conoscere tutto il repertorio fino alla musica contemporanea per poterla comprendere e poi suonare? Come si fa a conoscere tutto? se un interprete volesse dedicarsi alle musiche di compositori viventi -anche solo per il fatto che è giusto valorizzarli e dare loro un pò di gloria da vivi e non solo da morti- cosa dovrebbe fare? Qui siamo sempre fermi all'ottocento e ai primi del 900. Partire con lo studio dei brani di compositori odierni e tralasciare tutto quello che viene prima? Se uno segue un percorso cronologico, solo per arrivare all'era di Segovia ci mette 10 anni se non di più. Evidentemente seguire l'ordine cronologico non è la via giusta... C'è una via alternativa? Di certo un compositore non affiderebbe la prima delle sue opere ad un neo concertista anche se desideroso di crearsi un repertorio diverso dal resto del mondo.. o forse si?

Chiedo scusa per il discorso confuso, spero che qualcuno riesca a tradurre e a rispondermi.

 

Marco

 

Ovviamente, nessuno può conoscere tutto il repertorio. Uno studente, deve studiare il repertorio imposto dai programmi di studio della sua istituzione. Se le forze e la capacità di lettura lo sorreggono, può allargare la sua ricerca, leggendo musica fuori dai programmi e orientandosi verso quelle aree del repertorio che maggiormente lo attraggono (non deve niente a nessuno).

 

Un concertista fa la selezione dal repertorio in base al suo profilo professionale, alla sua tecnica , al suo stile, al suo gusto e, perché no, ai suoi interessi.

 

Gli ascoltatori che comperano i biglietti dei concerti e i dischi e ora anche i file audio si comportano come vogliono: vogliono istruirsi, crescere, oppure soltanto divertirsi.

 

I critici commentano le musiche, le interpretazioni, le scelte dei concertisti e anche quelle degli ascoltatori. Possono dirne meraviglie oppure peste e corna, oppure niente del tutto.

 

I compositori deceduti non dicono più niente. Quelli viventi, si lamentano perché le loro musiche, se molto eseguite, non sono eseguite moltissimo, se poco eseguite, non sono eseguite molto, e se non eseguite per niente, proprio a causa di ciò.

 

Tutto normale, tutto lecito, tutto umano e tutto umanamente non coincidente.

 

dralig

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Un buon interprete dovrebbe conoscere tutto il repertorio fino alla musica contemporanea per poterla comprendere e poi suonare? Come si fa a conoscere tutto?

 

Non è la domanda giusta.

 

Ognuno di noi sa quello che vuole e la curiosità nel cercare è la soluzione al problema.

Il fatto, caro Marco, è che manca questo elemento cardine in molti musicisti: perchè devo spendere tempo e fatica su un repertorio nuovo se quello "solito" funziona e lo registrano tutti?

Perchè rompermi le mani e studiare seriamente (smettendola di strofinare il mobile) se poi il direttore artistico di turno vuole Aranjuez?

 

Fai in modo che queste domande cadano nel vuoto e il tuo gusto musicale, culturale e la tua sensibilità abbiano la meglio hai la strada da seguire.

 

Non devi avere il pensiero di conoscere tutto ma di conoscere bene quello che sai e farsì che il tuo repertorio sia il frutto di una tua personale ricerca legata alla storia, alla letteratura e all'arte in genere.

Provo pena per chi ascolta l'ultimo CD del big di turno e fa carte false per ricopiare il repertorio registrato.

 

10 anni di tempo?

Anche 20, se necessari.

Butta via l'orologio. Lo dico sempre. In un percorso di conoscenza non è importante la conoscenza in sè ma il modo in cui sei arrivato all'obiettivo. Quella strada - presa con serietà ed entusiasmo e senza paura di star seduto a lavorare notti intere - ti arricchirà in modo che nessun corso, metodo o insegnante può fare.

 

La domanda da porsi, ahimè, è: "Ma perchè non si ha voglia di studiare?"

Una mezza idea sulla risposta l'avrei, ma andrei off-topic e credo di esserlo già abbastanza. Forse, sull'argomento, sarebbe meglio aprire un nuovo thread.

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Un buon interprete dovrebbe conoscere tutto il repertorio fino alla musica contemporanea per poterla comprendere e poi suonare? Come si fa a conoscere tutto?

 

Non è la domanda giusta.

 

Ognuno di noi sa quello che vuole e la curiosità nel cercare è la soluzione al problema.

Il fatto, caro Marco, è che manca questo elemento cardine in molti musicisti: perchè devo spendere tempo e fatica su un repertorio nuovo se quello "solito" funziona e lo registrano tutti?

Perchè rompermi le mani e studiare seriamente (smettendola di strofinare il mobile) se poi il direttore artistico di turno vuole Aranjuez?

 

Fai in modo che queste domande cadano nel vuoto e il tuo gusto musicale, culturale e la tua sensibilità abbiano la meglio hai la strada da seguire.

 

Non devi avere il pensiero di conoscere tutto ma di conoscere bene quello che sai e farsì che il tuo repertorio sia il frutto di una tua personale ricerca legata alla storia, alla letteratura e all'arte in genere.

Provo pena per chi ascolta l'ultimo CD del big di turno e fa carte false per ricopiare il repertorio registrato.

 

10 anni di tempo?

Anche 20, se necessari.

Butta via l'orologio. Lo dico sempre. In un percorso di conoscenza non è importante la conoscenza in sè ma il modo in cui sei arrivato all'obiettivo. Quella strada - presa con serietà ed entusiasmo e senza paura di star seduto a lavorare notti intere - ti arricchirà in modo che nessun corso, metodo o insegnante può fare.

 

La domanda da porsi, ahimè, è: "Ma perchè non si ha voglia di studiare?"

Una mezza idea sulla risposta l'avrei, ma andrei off-topic e credo di esserlo già abbastanza. Forse, sull'argomento, sarebbe meglio aprire un nuovo thread.

 

Cristiano solo una cosa: diventerai un docente bravissimo.

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Aprirò un nuovo tread allora...

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