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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Nuoro sotto la neve


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Io a questo ho sempre creduto

dralig

Chi ti conosce da tanti anni lo sa bene, e lo può testimoniare, non finendo mai di ringraziarti. :)

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Ecco le foto di Matera inbiancata. Casa mia si affaccia sulla Matera antica, e alzarsi guardandola innevata, è stato stupendo, ma ahimè sono dovuto scappare di corsa in conservatorio e non ho fatto foto. E' davvero un peccato, però ci sono queste foto fatte da un amico dagli archi di P.zza Vittorio Veneto, godetevi lo scenario.

 

P.s. Io sono fortunato, lo vedo tutte le mattine alzandomi

 

 

M E R A V I G L I O S O !

 

 

ps

io dalla mia finestra vedo il palazzone di 7 piani di fronte al mio. Non è imbiancato, non ci sono delicate luci giallognole, ma solo ridicoli babbi che penzolano dalle finestre (non stanno salendo, stanno fuggendo!) e orrende luminarie su balconi e finestre...

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Penso che questo atteggiamento nuovo, che Lei manifesta e che vedo anche in altri giovani del Sud, sia molto importante e di grande portata socio-culturale: finché i talenti - in ogni campo - emigrano, non ci sarà mai un vero cambiamento. Bisogna rimanere lì, operare sul posto, e convincere i poteri forti (istituzioni pubbliche, fondazioni, banche, etc) a investire in cultura, creando strutture e organizzazioni capaci di inventare e di realizzare eventi di alta qualità e di legarli alle incredibili bellezze dei luoghi.

 

Nuovo, fresco e che oltre che mettere alla prova capacità e volontà può solo portare cose positive.

 

Dovete smetterla di venire a Milano, dovete obbligare i milanesi a venire da voi, e non solo per le vacanze.

 

Il solo pensiero di trasferirmi al 9° piano, scala 12, interno 8/A di una galera color grigio immersa in altre costruzioni simili provoca in me uno stato di malessere prima mentale, poi fisico.

Il mio bisogno di semplicità e spazio intorno (non sono claustrofobico ma non riesco ad immaginare un mondo senza un orizzonte reale visibile) è carburante per tutto quello che faccio e che sono.

 

Augurare ad un giovane del sud, di intraprendere qualsiasi attività lavorativa (soprattutto nel luogo in cui è nato) equivale ad augurargli una fine lenta, prima come uomo, poi come artista.

 

Fabio, abbi pazienza, ma questa è la sagra dello stereotipo.

 

Come artista, dal mio punto di vista, è morto un essere umano costretto a prendere una metropolitana per una media di 1 ora al giorno per tutta la sua vita per raggiungere "il centro" e tornare indietro; è finito un artista che arrivato a casa è costretto a dare due giri di serratura e barricarsi dentro; si muore lentamente (ma non tanto) nel camminare con mascherine al volto per paura di respirare PM10 (http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2006/06_Giugno/22/smog.shtml) e via discorrendo.

 

Sostenere che "rimanere" nel luogo in cui si nasce cercando di creare delle realtà artistiche, culturali (le metto in testa perhè mi riguardano), imprenditoriali o sociali è impossibile o - addirittura - dannoso non solo è una affermazione che lascia il tempo che trova ma non ha alcun genere di base accettabile.

 

Trasferirmi a Milano (o Roma o fate voi). Come no.

Magari non al centro (a meno che non mi accontenti di un bellissimo monolocale costruito nel '40 dalla modica cifra di 150/160.000,00 EUR) ma un po' in periferia perchè altrimenti l'auto dove la metto? (Tra parentesi, mi chiedo sempre perchè chi vive nell'interland di una metropoli tende a dire che vive nella metropoli salvo poi scoprire che vivono a 30/40 km dal centro. E che non è possibile togliere l'auto da un posto macchina che costa mezza rata di un mutuo trentennale

perché giunti al centro - dove sono richieste le fatiche lavorative e dove si fanno 40/60 minuti per una pausa pranzo - è impossibile parcheggiare).

 

Ci sono ovvi svantaggi - ma come ci sono, volendoli trovare, in ogni posto del pianeta - ma vivo in un posto dove posso scegliere di andare al lavoro a piedi e dove, in un momento della giornata, posso scegliere di prendere l'ultimo acquisto fatto il libreria e andare a leggerlo su una scogliera dove regna il silenzio e il rumore della risacca.

Vivo in un luogo dove le domeniche primaverili è sufficiente chiudere gli occhi, fare un giro su me stesso e sollevare un braccio indicando una direzione da seguire per poter scegliere paesaggi, tradizioni e usi a meno di 15 km di distanza (quella coperta da un abitante di Napoli o di Palermo o di Torino per recarsi al lavoro).

Vivo in un luogo dove in estate, se lascio solo le zanzariere alle finestre, sento i grilli e non autoambulanze o sirene della polizia.

 

Quindi, Fabio, fammi una cortesia: trasferisciti tu.

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Beh, vuol proprio dire che per vedere la neve dovrò trasferirmi in Sardegna, dato che ormai anche quella al nord latita.

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E' necessario viverle alcune cose per poi accorgersi che lo stereotipo è nulla in confronto alla tragedia della realtà.

Quando vado in vacanza, nell'amato paese calabrese, faccio prima un salto al cimitero, a trovare un paio di amici.

 

La tragedia della realtà è per me un'altra ma come puoi ben leggere si tratta di punti di vista.

Tu mi arricchisci con il tuo ma non puoi fare a meno di prendere atto che si tratta esclusivamente del tuo. Ci sono altre realtà, centinaia, migliaia,, diverse dal paesino dove ti rechi a passare i due/sette/quindici giorni di vacanza.

Se se invece di recarti da quelle parti per prendere il sole e sorseggiare bibite fresche nel baretto della piazza per unirti al gruppo di lamentele e del banale "è tutto uno schifo" vi importassi la tua vasta cultura, sensibilità e capacità artistica le cose sarebbero diverse. Per nulla facili, ma diverse.

 

E scrollatevi di dosso questo provincialismo da quattro soldi e rimboccatevi le maniche.

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L'indifferenza nei confronti anche del sentimento di morte non è punto di vista. E'menefreghismo.

 

Morte?

Devo aver frainteso qualcosa, Fabio.

Ti pare che mi sognerei mai di fare una cosa del genere?

 

Piano con le parole. Oltre a non conoscere e sapere nulla di quello che io faccio, li e altrove, stai parlando del luogo in cui sono cresciuto umanamente e artisticamente oltre a essere il luogo dove sono nati e cresciuti i miei genitori, nonni e bisnonni.

 

Si, credo che ci sia un equivoco.

La mia è una esortazione generica a usare capacità e energie per migliorare le realtà nelle quali siamo nati e cresciuti.

Mi sembrava di aver capito che per te sarebbe stato deleterio lavorare in quelle realtà.

Rileggo con più attenzione.

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Non ho affatto capito male.

Ma tengo a precisare che rispondevo a questa tua affermazione per me completamente fuori strada:

 

Il sud Italia è un posto meraviglioso, non c'è dubbio, e io le migliori amicizie le ho coltivate tra ragazzi della campania e della calabria. Ma Lei è troppo ottimista.

Ma un conto è fare quello che Lei ha fatto, con merito (è sempre persona autorevole che proviene dal nord). Augurare ad un giovane del sud, di intraprendere qualsiasi attività lavorativa (soprattutto nel luogo in cui è nato) equivale ad augurargli una fine lenta, prima come uomo, poi come artista.

Ciò che è auspicabile è proprio quello che Lei ha fatto. Arrivare da fuori con la propria autorità, accende in chi già la nutre, nei ragazzi, una speranza. Che deve essere, se non vogliono rovinarsi la vita, coltivata altrove

 

Non mi sembra dia spazio a molte interpretazioni.

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Anche il Viale Angeli di Cuneo, lungo tre chilometri, col traffico chiuso e la neve è meraviglioso.

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Augurare ad un giovane del sud, di intraprendere qualsiasi attività lavorativa (soprattutto nel luogo in cui è nato) equivale ad augurargli una fine lenta, prima come uomo, poi come artista.

A costoro rimangono ben poche soluzioni: droga, depressione, delinquenza, annulamento della personalità nell'indifferenza impiegatizia burocratico-statalista, immigrazione. Interi comuni sono fuori legge, per non parlare delle regioni che andrebbero commissariate. Lo schifo in un luogo meraviglioso e tra molte persone per bene ma senza alcun potere.

 

una speranza. Che deve essere, se non vogliono rovinarsi la vita, coltivata altrove

Devo dire che questo piagnisteo eterno, tipico soprattutto dei meridionali che hanno abbandonato le proprie regioni di origine (scusami Fabio, non vorrei essere offensivo, ma me l'hai proprio tirata di bocca 'sta cosa), mi lascia sempre molto perplesso.

Io naturalmente non sono certo un giovane, ma conosco tanti giovani, alunni, amici, parenti che si sono rimboccati le maniche e che si sono perfettamente realizzati in una propria dimensione artistico-lavorativa di tutto rispetto senza andare via dal proprio territorio.

 

Un mio alunno di S.Bartolomeo in Galdo, piccolo paesino sperduto sulle montagne, equidistante 70 km (di curve) da Foggia, Benevento e Campobasso, noto perché vi è un famoso ospedale in costruzione da trent'anni, dopo essersi diplomato brillantemente, ha messo su un gruppo di scuole private di buon livello qualitativo ed è sempre in giro a far concerti! E non è certo il solo.

Senza contare che un giovane avellinese, fresco di diploma con 10 e lode e di laurea in lettere con 110 e lode, qualche anno fa si è inventata una rivista che è diventata un punto di riferimento a livello internazionale ed ha contatti in tutto il mondo oltre che tener testa (e tenerla anche molto bene) alle sue concorrenti del tanto attivo nord.

 

Per contro proprio l'altro ieri un mio vecchio amico del nord (del profondo nord), passato di recente di ruolo in un conservatorio del sud (del profondo sud), mi confidava di pensare di trasferirsi definitivamente nel meridione, visto che oramai l'ideologia dominante dalle sue parti, sponsorizzata da noti partiti separatisti, è solo quella del dio denaro e si corre il rischio di gettare le basi per la disgregazione di ogni rapporto umano vero e genuino.

 

Caro Fabio, io sono del sud e al sud ci sto benissimo. Non mi sognerei mai di lasciare la mia città e mi rattrista molto il fatto che per altri non sia così.

Forse possiamo pagar pedaggio nel periodo della formazione, ed andare lontano a studiare, come ho fatto io e tanti altri come me, ma...chi vale, vale ovunque, e spesso il limitarsi a denunciare i mali del sud, come molti giovani d'oggi fanno, diventa solo un alibi per coprire i propri fallimenti o quantomeno la propria inerzia.

 

Un abbraccio,

L

 

PS: ...e quando vado a Cirella, mi sento ancora meglio :!:;):)

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Lo credo anch'io, caro Fabio, che la questione sia un pò più profonda. Io sto studiando musica, innanzi tutto perchè è la mia passione (anche se nei conservatori la fanno passare...), e perchè spero di poter portare ai miei futuri allievi una leggera consapevolezza della bellezza profonda dell'arte. Io non ho manie di grandezza, sono cosciente che la vita del concertista è troppo per me, l'onere e l'onore del concertismo lo lascio ad altri (parlo ovviamente del concertismo ad un certo livello), ma non capisco perchè, e come soprattutto, tu dici che io "morrò" artisticamente rimanendo qui. Io so solamente che voi avete le industrie, e conseguenzialmente avete più soldi, ma non credo che gli artisti del nord "campino" meglio...anche perchè stando a quanto mi dicono i miei amici e colleghi, loro sono primi in graduatoria nelle scuole di Venezia, Milano, Genova..i diplomati del nord non credo suonino tutti in orchestra stabilmente o siano tutti acclamati concertisti..indipercui presumo che siano disoccupati. Secondo appunto: se intendiamo per vita artistica una carriera artistica, posso ammettere ma non concedere che sia così, che da voi c'è più possibilità, ma se intendiamo la vita artistica nel suo senso credo più compiuto, cioè di creazione, interpretazione, studio della propria arte, allora non posso più essere d'accordo; io posso benissimo vivere la mia vita da impiegato, dirigente, assicuratore, bancario, panettiere, commerciante ecc. pur coltivando la mia vita artistica in ambito familiare, condominiale, rionale, comunale, regionale, proponendomi per concerti, anche non retribuiti, ma che hanno comunque una finalità artistica. Io credo in questo, e può essere che un giorno io faccia il lavoro di mio padre, può accadere, ma non lascerò mai da parte la mia passione; Io credo che comunque un fondo di verità in quello che dici c'è, che comunque è una terra martoriata, ma immezzo ai soldi che spariscono, alle inefficenze dell'amministrazione regionale, c'è ancora un popolo cordiale, che si ferma a parlare nella piazza, che ti da una mano e anche il braccio quando può, ma soprattutto ancora non totalmente raggiunto (almeno fino ai ragazzi della mia età, perchè guardando la mia sorella più piccola...) da quella smania dei soldi, del potere, del successo che porta le persone all'estraneità. Questo è quello che penso e che sperimento, poi ognuno è libero di esercitare la propria libertà.

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