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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Metodo di Dionisio Aguado. Esiste?


Ospite Enzo Rossi
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Il volume con l'edizione critica degli Etudes deve ancora uscire, come è noto; per quello che so di questo lavoro, grazie alle informazioni cortesemente fornitemi in anteprima dallo stesso Zigante, si tratta di una edizione realizzata mettendo a confronto almeno sei diverse fonti, le cui discrepanze sono minutamente analizzate nelle note che seguono il testo musicale.

Negli Studi che suonò ( ad esempio nel n.8 ), Segovia introdusse qualche modifica; quanto di questo fosse concordato con l'autore (come raccontava Diaz citando Segovia) è difficile dimostrare oggi. A livello di aneddoti, ricordo che al corso di Ginevra Segovia disse che in realtà lui avrebbe voluto fare molti cambiamenti, ma siccome Villa-lobos non voleva allora scrisse nella prefazione che bisognava lasciare tutto come scritto dal compositore.

Alla fine del lavoro di confronto rimane sempre un margine di rischio nelle scelte interpretative - tra le discrepanze che cita Zigante ce n'è una curiosa: una nota che compare in alcune versioni e non in altre, e che è dovuta forse alla errata interpretazione da parte di un copista di una macchia d'inchiostro caduta sul pentagramma...

io stesso mi sono permesso di segnalare a Zigante alcuni dettagli di cui terrà conto se crede.

Non dico altro per non togliere la sorpresa a chi leggerà il volume quando uscirà.

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Il volume con l'edizione critica degli Etudes deve ancora uscire, come è noto; per quello che so di questo lavoro, grazie alle informazioni cortesemente fornitemi in anteprima dallo stesso Zigante, si tratta di una edizione realizzata mettendo a confronto almeno sei diverse fonti, le cui discrepanze sono minutamente analizzate nelle note che seguono il testo musicale.

Negli Studi che suonò (ad esempio nel N°8), Segovia introdusse qualche modifica; quanto di questo fosse concordato con l'autore (come raccontava Diaz citando Segovia) è difficile dimostrare oggi. A livello di aneddoti, ricordo che al corso di Ginevra Segovia disse che in realtà lui avrebbe voluto fare molti cambiamenti, ma siccome Villa-lobos non voleva allora scrisse nella prefazione che bisognava lasciare tutto come scritto dal compositore.

Alla fine del lavoro di confronto rimane sempre un margine di rischio nelle scelte interpretative - tra le discrepanze che cita Zigante ce n'è una curiosa: una nota che compare in alcune versioni e non in altre, e che è dovuta forse alla errata interpretazione da parte di un copista di una macchia d'inchiostro caduta sul pentagramma...

io stesso mi sono permesso di segnalare a Zigante alcuni dettagli di cui terrà conto se crede.

Non dico altro per non togliere la sorpresa a chi leggerà il volume quando uscirà.

 

Caro Piero, un conto sono gli aneddoti, un altro conto sono i documenti. Segovia apportò delle modifiche in alcuni punti dello Studio n. 7 nelle sue, personali esecuzioni e nella sua incisione, ma non volle modificare l'edizione, e lo dichiarò esplicitamente. Non abbiamo, quindi, versioni segoviane dei pezzi di HVL così come le abbiamo invece dei brani di Ponce, Moreno-Torroba, Turina, Tansman, Castelnuovo-Tedesco, Mompou, etc.

 

Non credo che Segovia abbia, da un lato, scritto che intendeva lasciare la musica di HVL così come il compositore l'aveva scritta e, dall'altro lato, abbia dichiarato il contrario, affermando che l'avrebbe voluta cambiare, ma che HVL non lo permise. Non lo credo perché ho letto con i miei occhi le lettere - anzi, le ho pubblicate per primo - in cui HVL gli chiedeva di scrivere le diteggiature.

 

Stiamo ai fatti, per favore.

 

dralig

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A parte il fatto che l'edizione di Gangi e Carfagna su cui il sottoscritto e un interminabile stuolo di chitarristi si sono formati sia nel passato che nel presente, la ritengo assolutamente valida (ma sia il mio che naturalmente tutti i giudizi presenti in un forum sono sempre personali e naturalmente non hanno valore assoluto), credo che ad uno studente di V anno sia eccessivo richiedere la visione di tutti gli originali da confrontare prima di affrontare lo studio di questo autore.

 

Questo in virtù del fatto che uno studente di quel livello non possiede ancora le capacità critiche per poter operare le eventuali correzioni ed aggiustamenti inevitabili in un originale, caso mai questo lavoro lo dovrebbe fare congiuntamente al suo insegnante di conservatorio che gli fornirebbe il supporto tecnico-musicale.

 

Credo che uno studente che debba preparare il quinto anno faccia bene a prendere una valida revisione attuale e studiarla interamente (e non solamente il brano che poi porterà all'esame) questo già richiederà molto del suo tempo, d'atro canto se ogni volta che questi dovesse studiare un nuovo brano, fosse costretto ad andare a ricercare tutti gli originali prima di affrontarne lo studio, sarebbe come se per accendere un fuoco iniziassimo a strofinare due pezzettini di legno invece di usare un semplice fiammifero! Se così non fosse in effetti a che servirebbero le aggiornatissime edizioni critiche e revisioni di metodi che continuano ad uscire? Sarebbe da considerare tutto lavoro inutile?

 

Non fraintendetemi, e naturalmente con tutto il rispetto per il maestro Gilardino che non mi sognerei mai di offendere e spero che interpreti nel giusto verso queste mie parole, credo che la ricerca musicologica sia assolutamente una parte fondamentale della crescita e dell'istruzione di un musicista, ma credo che questa abbia anche dei tempi, la vedo più a ridosso magari di un esame di diploma, magari prima di affrontare una rossiniana di Giuliani. Mi si potrebbe obiettare che prima di affronare comparazioni su brani così importanti bisognerebbe partire da situazioni più circoscritte, giustissimo però sempre nei tempi giusti, ossia nel periodo superiore del conservatorio o magari nel famigerato biennio.

 

Roberto Fabbri

 

Caro Maestro Fabbri, non tema, da parte mia, fraintendimenti di quello che scrive: non sono né ottuso né permaloso, e la franchezza che adopero nei confronti delle persone con cui discuto (e a volte dibatto) è sempre pienamente rispettosa.

 

Io non ho risposto a un candidato a un esame di corso inferiore (quinto anno), ho invece risposto a un lettore, il signor Rossi, che domandava, testualmente:

 

"sto cercando il metodo di aguado, ne ho trovato uno in rete che si chiama "25 pezzi per la chitarra estratto del metodo di aguado" vorrei sapere se ne esiste uno completo....."

 

e ho risposto di conseguenza, innanzitutto informando che "Metodo di Aguado" è praticamente una locuzione che si riferisce a un "work in progress" iniziato nel 1820 e terminato nel 1849 (con una mezza dozzina di edizioni differenti), e poi suggerendo di consultare le ristampe in facsimile delle edizioni d'epoca. Non conoscendo il profilo della formazione del lettore, non vedo perché avrei dovuto decidere che si trattava di un candidato all'esame di quinto anno e somministrargli le informazioni sul metodo aguadiano seguendo una posologia da pediatra.

Lei si è formato sull'edizione Gangi-Carfagna? Benissimo. In Spagna, è tuttora in auge l'edizione di Regino Sainz de la Maza, in Argentina quella di Antonio Sinopoli, etc etc., e io, oltre a studiare le edizioni originali, ho letto accuratamente anche tutte quelle moderne e tradotte. Al lettore che vuole conoscere Aguado, ho suggerito di leggere Aguado. Se il lettore avesse domandato quali erano le revisioni moderne del metodo di Aguado, avrei risposto elencando tutte quelle che conosco e, tra di esse, anche quella che Lei ha adoperato.

 

Quanto alla Sua metafora dei bastoncini e dei fiammiferi, potrei risponderLe che chi voglia andare a Napoli partendo da Roma non ha bisogno di passare per Milano o per Budapest. Ma forse, è più efficace ricordare quello che dice il sommo poeta:

 

"...Che il perder tempo a chi più sa, più spiace".

 

dralig

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Caro Dralig

vedo che sei preparato sull'argomento VilaLobos - Segovia. Ovviamente ognuno conosce una storia, la più sicura, chi diteggiò quei lavori per primo, Carlevaro, la leggenda di suo fratello Augustin, l'idiosincrasia subliminale tra Villa Lobos e Segovia stesso. Tutto, di più, ancora, ... del concerto che doveva nascere per chitarra e orchestra di percussioni ecc. Ma vedo che ho toccato nervi scoperti! Gli stessi che creano infinite sere di scuole, di dogmi, di verità, nel gioco perverso di colui che sa! Chi ha ragione oggettiva?, Chi avrà ragione filtrando i pensiero con la filosofia dei punti di vista? Eri forse con Segovia quando egli "rifiutò cortesemente" di diteggiare? Sai chi ha ragione? Colui che fa le cose con i due soli possibili dogmi dell'arte: ETICA & ESTETICA! Ci rimarranno altrimenti infinite discussioni su chi sa di più (e ci sarà sempre nel mondo uno in testa)o di meno. Comunque sono pronto finchè non mi stufo e ti lascio il dogma del sapere.

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Caro Dralig

vedo che sei preparato sull'argomento VilaLobos - Segovia. Ovviamente ognuno conosce una storia, la più sicura, chi diteggiò quei lavori per primo, Carlevaro, la leggenda di suo fratello Augustin, l'idiosincrasia subliminale tra Villa Lobos e Segovia stesso. Tutto, di più, ancora, ... del concerto che doveva nascere per chitarra e orchestra di percussioni ecc. Ma vedo che ho toccato nervi scoperti! Gli stessi che creano infinite sere di scuole, di dogmi, di verità, nel gioco perverso di colui che sa! Chi ha ragione oggettiva?, Chi avrà ragione filtrando i pensiero con la filosofia dei punti di vista? Eri forse con Segovia quando egli "rifiutò cortesemente" di diteggiare? Sai chi ha ragione? Colui che fa le cose con i due soli possibili dogmi dell'arte: ETICA & ESTETICA! Ci rimarranno altrimenti infinite discussioni su chi sa di più (e ci sarà sempre nel mondo uno in testa)o di meno. Comunque sono pronto finchè non mi stufo e ti lascio il dogma del sapere.

 

I miei nervi sono saldissimi. Colui che sa non si abbandona a giochi perversi, parla quando sa, altrimenti tace. La filosofia, qui, non c'entra niente: ci sono soltanto dei fatti, chi li conosce e chi li ignora. Eticamente, scrivere di ciò di cui non si sa nulla è scorretto. Se quello che ha da dire è esemplificato in quello che ha detto finora, si stufi pure, sta arando il mare.

 

dralig

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se ogni volta che questi dovesse studiare un nuovo brano, fosse costretto ad andare a ricercare tutti gli originali prima di affrontarne lo studio, sarebbe come se per accendere un fuoco iniziassimo a strofinare due pezzettini di legno invece di usare un semplice fiammifero!

 

Esempio meno calzante non potevi farlo, Roberto.

Uso il fiammifero, certo, perché so che il risultato è lo stesso che otterrei sfregando due bastoncini di legno.

Nel caso di musiche originali scritte per chitarra o di metodi non vedo come si possa preferire una revisione ad un originale, peraltro a priori, senza avere la più pallida idea di ciò che il compositore o didatta, nel caso di metodi, ha scritto.

 

A parte il fatto che l'edizione di Gangi e Carfagna su cui il sottoscritto e un interminabile stuolo di chitarristi si sono formati sia nel passato che nel presente, la ritengo assolutamente valida, credo che ad uno studente di V anno sia eccessivo richiedere la visione di tutti gli originali da confrontare prima di affrontare lo studio di questo autore.

 

Non leggo da nessuna parte la messa in dubbio la qualità del lavoro di Mario Gangi e Carlo Carfagna. Perchè invece di agitare bandiere non argomentiamo sulla base delle conoscenze?

Uno studente del V anno, con l'ovvio aiuto del docente, deve proprio essere in grado di conoscere la differenza tra quello che il compositore ha scritto e quello che il revisore ha corretto o il suo repertorio sarà composto da punti di vista, non dalla musica per chitarra.

Il lavoro dell'insegnante, manoscritti alla mano, è quello di selezionare delle revisioni da sottoporre all'allievo con lezioni basate sul perché degli interventi del revisore.

Il primo esempio all'altezza di un allievo di V anno che mi viene in mente è leggere gli studi di Heitor Villa Lobos dalle edizioni Schott un'altra dai manoscritti; chi esegue musica scritta per il suo strumento (primo anno o diplomando) deve sapere chi ha scritto e che cosa ha scritto: il repertorio di uno strumento è la sua identità.

Che poi vi siano delle revisioni valide nessuno lo mette in dubbio, ma mettiamo sul tavolo sempre entrambe le cose.

 

"se ogni volta che questi dovesse studiare un nuovo brano, fosse costretto ad andare a ricercare tutti gli originali prima di affrontarne lo studio"

E' proprio il modo di procedere corretto! Dopodichè ci si procurano tutte le revisioni che si ha il tempo di leggere per valutare (anche con l'aiuto di un docente, nel caso di allievi ai primi anni) le soluzioni adottate incluse le diteggiature le alterazioni alla scrittura e (ahimè) i tagli.

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Vedo che nessuna edizione Italiana è stata citata!

 

Semplicemente perchè sono state citate le edizioni che riportano i manoscritti (urtext).

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Matanya sa bene che il "problema" delle cosiddette "dediche" è sempre molto delicato. Nel microcosmo della chitarra, ovvero quello rappresentato dalle attribuzioni, dediche, collocazioni, stesure, ecc. tutto va contestualizzato ad altrettanti argomenti. Egli - che da una vita si applica con passione e competenza alla storia della chitarra - probabilmente avrà ragione, ma spieghi meglio il suo punto di vista. La pubblicazone di Aguado del 1826 si intitola effettivamente "Seconda Escuela spagnola....." ma è scritta già in francese,

 

Il controllo bibliografico non è un problema "delicato". Uno conoscete di che cosa state parlando, o non. Ho nella mia bibliotecha privata copie originali reali delle 1826 seconda edizione spagnola della Escuela di Aguado e della versione francese parallela, quella tradotta da de Fossa. La versione spagnola, sono spiacente segnalare, è scritta nello Spagnolo e non, come dite, "ma è scritta già in francese". Il titolo reale è:

 

Escuela /de / guitarra / por / D. Aguado / Secunda Edicion, corregida y aumentada / Propriedad del Autor -- precio 30f. / A Paris / En Madrid en la Guitarreria de Muñoa, Calle Angosta de Majaderitos....

 

Il titolo reale della versione francese è:

 

Méthode Complète / Pour la Guitare / Publiée en Espagnole / par / D.D. AGUADO / Traduite en Français / sur le Manuscrit corrigé et augmenté de la 2e Edition Espagnole / par F. DE FOSSA / Propriété de l'Auteur / Prix 30f. A PARIS....

 

Mentre entrambi i libri contiene il riconoscimento entusiastico ed ampio del ruolo di de Fossa nel fornire la sezione sulla modulazione e per avere "inventate" armoniche artificiali , non includono, dovunque in loro pagine, che cosa conosciamo come dedica.

 

e quindi la dicitura della dedica a De Fossa può venir recepita in vari modi.

 

Quelli, per sempio?

 

Il mio primo incontro con Matanya

 

Irrilevante, fuori del soggetto, storia eliminata.

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Ospite gasgas

Non parliamo di bandiere, per favore; la cosa avrà infastidito il principale interlocutore di questo forum. Oltre tutto, come si è arrivati da qui a Villa Lobos? Recentemente sono apparse sul forum musiche "riviste" dallo stesso

autore. In un libretto, Bruno Canino si dice convinto che esistono musicisti

certi dell'esistenza da qualche parte del signor Urtext (vademecum del

pianista da camera -Passigli ed.). Qualcuno dovrebbe inoltre convincersi che esiste una differenza tra fac-simile e "manoscritto"! Il post poi era stato messo come "fino al V anno". Sono sconcertato vista anche la quantità di fac-simile che dovrò procurarmi quanto prima per indottrinare

i miei studenti!

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Il volume con l'edizione critica degli Etudes deve ancora uscire, come è noto; per quello che so di questo lavoro, grazie alle informazioni cortesemente fornitemi in anteprima dallo stesso Zigante, si tratta di una edizione realizzata mettendo a confronto almeno sei diverse fonti, le cui discrepanze sono minutamente analizzate nelle note che seguono il testo musicale.

 

Non credo che una tal edizione sia possibile. Il motivo che dico questo è perché ora sto studiando questo problema per parecchi anni, in anticipazione di una nuova traduzione in inglese della traduzione del de Fossa. Tutta l'edizione che considererà tutte le versioni dello stesso studio, sarà un fusione di qualcosa che non esista mai prima. Poiché abbiamo versioni pubblicati di questi studi, tutto che dobbiamo fare deve prenderlo uno alla volta.

 

Negli Studi che suonò ( ad esempio nel n.8 ), Segovia introdusse qualche modifica;

 

Ciò semplicemente non è vero. Per molti anni ho posseduto la copia reale del Nuevo Método di Aguado (l'edizione 1919 di Faustino Fuentes), da Segovia fare le sue registrazioni di DECCA. Il libro ha incluso tutta la diteggiatura del Segovia, nella sua scrittura a mano inequivocabile ed anche tutti i tagli e giunture (splices) hanno fatto dall'assistente tecnico della registrazione. Ho confrontato la registrazione a questo libro e sono sicuro che fino alle note reali, Segovia ha suonato esattamente che cosa era nel libro. È una storia lunga come sono venuto possedere questo libro. In tutto il caso, due anni fa ho restituito il libro al relativo proprietario legittimo, Carlos A. Segovia.

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