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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Roberto Fabbri suona "il bacio" di Giovanni Allevi


Ospite francesca
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In un discorso a due

 

E' un discorso a oltre 700, Domenico. Tanti sono gli iscritti a questo forum.

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In un discorso a due

 

E' un discorso a oltre 700, Domenico. Tanti sono gli iscritti a questo forum.

 

Effettivamente hai ragione.

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ho detto

sei davvero stato maleducato e prepotente, scusa se te lo dico. E poi basta, ogni volta che intervieni devi per forza parlarti addosso, e i tuoi libri e le tue dediche e i tuoi editori e che caspita, che roba noiosa, dai
Poi il turpiloquio caro Giorgio Signorile, lascialo fuori da questo forum, io non l'ho mai usato! Chi è allora il maleducato?

Chiedo scusa per il mio turpiloquio, ho detto cose gravissime e prive di ogni fondamento. Mi defilo da questo post a testa china

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Gli insegnanti di composizione, insegnano la musica...non ad essere umili caro ciccio...

 

Hai perfettamente ragione, infatti quella è una virtù innata, che magari non posseggo, o magari si, ma nel mio messaggio non vedo nemmeno l'ombra di presunzione.

E' appunto perché gli insegnanti di composizione insegnano la musica che ho consigliato questo, ma non a Roberto Fabbri (contro cui tra l' altro non ho nulla di personale, ci mancherebbe, non lo conosco neppure), io lo consiglio a tutti.

 

Parlare serve sempre, ciccio_matera.

Serve perchè ci consente di esporre punti di vista che - anche se controcorrente - ci consentono di prendere coscienza della nostra personalità.

Serve perchè parlando, specie in un forum, possiamo capire molto del nostro interlocutore.

Serve perchè è molto più difficile stare zitti che dire quello che si pensa.

 

Caro Cristiano, è vero che tacere è più difficile che dire quello che si pensa (e te lo dice un ragazzo che "non sta mai zitto" :) ), ma dipende dalla gravità e dal peso che io do alle affermazioni, e soprattutto vedo la volontà altrui di un dialogo, altrimenti è meglio tacere, perchè il dialogo "pour parlée" non mi interessa.

Io ho capito che nella vita è importante formarsi, sempre, e più vado avanti più mi rendo conto di non capire nulla o quasi della musica che eseguo, ma me ne rendo conto e cerco di rimediare studiando, chiedendo al mio insegnante, poi magari rileggo lo stesso spartito dopo un pò di tempo e mi accorgo di cose di cui non mi accorgevo prima, e questo è sinonimo di progresso nella conoscenza. Ora, che un musicista (ma, attenzione, ce ne sono tanti in giro...anche non chitarristi) affermi una cosa come quella che il M°Fabbri afferma, non è compito mio, in quanto suo (molto prossimo) collega, "illuminarlo"; se lui, come altri, vorrà capire, dovrà andare da chi di dovere (cioè un insegnante di composizione), come faccio io. Questo è tutto. Poi ognuno è libero di esprimersi o no quando legge un post, e se non una persona non si esprime c'è un motivo, per dirla con Dante: "non ti curar di loro, ma guarda e passa".

 

Cordialmente, Francesco

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dove fra i tanti autori c'era naturalmente anche il nostro Dostoevskij.

 

Il nostro Dostoevskj?

 

Non mi hai capito,

 

Ma si che ho capito, Roberto. Mica è un testo di Dostoevskij.

 

Poi ritornando sull'essere più o meno offensivi, Dostoevskij non è assolutamente complicato caso mai, come scrive lo stesso Tolstòj, è pesante!

 

Pesante è un aggettivo che funziona bene per un blocchetto armato usato per la costruzione dei muri portanti di una casa, per un Tir che trasporta granito o per il comportamento appiccicoso di ometti invadenti e presuntuosi, forse, con un po' di immaginazione si può usare per un risotto allo zafferano con troppo zafferano ma sicuramente non per un riferimento fondamentale della letteratura del Novecento.

 

« Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni del mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità, e anche oltre, fin sopra la testa, sì che alla superficie della felicità non salga che qualche bollicina, come sul pelo dell'acqua - gli si diano la tranquillità e di che vivere, al segno che non gli rimanga proprio nient'altro da fare se non dormire, divorare pasticcini e pensare alla sopravvivenza dell'umanità; ebbene, in questo stesso istante, proprio lo stesso essere umano che avete reso felice, da quel bel tipo che è, e unicamente per ingratitudine, e per insultare, vi giocherà un brutto tiro. Egli metterà in gioco persino i pasticcini, e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e capriccioso elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità... »

Questo è Dostoevskij, "Memorie dal Sottosuolo."

 

Quanto al rapporto Tolstoj - Dostoevskij, argomento interessante su cui hai fatto un po' di confusione, la contrapposizione - se mai ci fu - tra i due venne effettuata dalla critica francese del periodo.

Marcel Proust diede, da scrittore, un'interpretazione brillante che sbaragliò tutto: "Quant à Dostoïevski, je ne le quittais pas tant que vous croyez en parlant de Tolstoï, qui l’a beaucoup imité. Et chez Dostoïevski il y a, concentré, encore contracté et grognon, beaucoup de ce qui s’épanouira chez Tolstoï. Il y a chez Dostoïevski cette maussaderie anticipée des primitifs que les disciples éclairciront"

Nell'opera À la recherche du temps perdu il narratore mentre descrive ad Albertine il suo punto di vista sulle opere di Dostoevskij parla del forte legame (altro che contrapposizione) al che unisce il lavoro di Tolstoj e quello di Dostoevskij.

"Tolstojper molti aspetti imita Dostoevskij, la sua opera sviluppa e porta a compimento elementi presenti in maniera contratta nell’opera del grande romanziere" (M. Proust)

E Proust amava Tolstoj, non vi è una critica (non dice, "pesante" come puoi vedere.) alla tendenza delle celebri "ripetizioni". Egli lo descrive come “un Dio sereno”.

 

Fin dai primi del Novecento la critica francese tende sempre più a contrapporre per differenze di natura estetica opera dei due scrittori russi. In Dostoïevski del 1911 André Suarès descrive lo scrittore come un autore "capace di astenersi dall’analisi razionale delle passioni umane, capace di creare un’arte proveniente direttamente dalle emozioni"

Jacques Rivière e André Gide alcuni anni dopo, mettono in risalto invece l'irrazionalità delle opere di Dostoïevski e la capacità, a differenza di Tolstoj, di creare delle vere e proprie auree oscure intorno ai suoi personaggi.

Una visione propria solo della critica del periodo.

 

"L'idiota", insomma, alla luce di questa querelle è il romanzo che meno si addice ad essere usato nella bilancia del paragone estetico tra i due grandi romanzieri russi anche perchè è proprio in questo romanzo che Tolstoj fa uso dei principali temi della narrativa Dostoevskjana.

Tra l'altro, l'idiota è "[...]uno che cerca nell'intimo della sua coscienza le motivazioni essenziali del suo modo di essere evitando da una parte le insidie della volontà di autoaffermazione e dall'altra ogni tentazione di voler rappresentare un modello o un esempio per gli altri [...]"

 

La tua citazione e il tortuoso (inutile?) modo di arrivare al romanzo di Tolstoj solo per citarne il titolo (questo credo sia palese per tutti gli utenti del forum) non ha niente a che fare con il suo contenuto.

Ma è sempre divertente leggere il tentativo di fuga dall'oggetto principale del thread e dalle critiche che sono state mosse contro il tuo modo di fare.

 

Per chi fosse veramente interessato alle figure dei tre geniali scrittori russi (Dostoevskij Gogol Tolstoj) non per citare titoli nei thread di musica da piano bar, consiglio la lettura di un saggio che ho letto in estate: Gli spiriti della rivoluzione russa di Nikolaj A. Berdjaev (2001)

Link: http://www.camplus.it/cultura-e-tempo-libero/rubriche-e-recensioni/libri/i-demoni-della-rivoluzione-nel-genio-di-dostoevskij-gogol-e-tolstoj/

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E dopo questo io dico che è giunto il momento di chiudere questo 3d.

A Fabbri il mio invito ad accettare serenamente le critiche.

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E dopo questo io dico che è giunto il momento di chiudere questo 3d.

A Fabbri il mio invito ad accettare serenamente le critiche.

 

La qualità delle discussioni è un parametro fondamentale nella mia valuzione di un Forum. Uno dei motivi per cui ho deciso di iscrivermi a questo Forum specifico - oltre alla passione per la chitarra classica - è stato la qualità delle discussioni e la presenza di interpreti e compositori - a mio giudizio - di grande valore.

In questa discussione - purtroppo - leggo poca qualità: polemiche sterili talvolta puerili al limite della rissa verbale da bar. Si è capito che ci sono due schieramenti contrapposti, molto contrapposti. Quando i due schieramenti vengono a contatto il tono della discussione inevitabilmente si accende. Non è però una discussione pacifica, leale, seria e costruttiva: al contrario si demolisce tanto e si costruisce poco. Reciprocamente.

Non voglio fare il moralista - per l'amor di Dio - però questa discussione effettivamente non ha più nulla da dire. Forse non aveva nulla da dire sin dal principio.

Io credo e ribadisco che ognuno di noi all'interno di questa comunità sia in grado - in base alla propria cultura e preparazione - di valutare serenamente ciò che gli viene proposto dal mercato musicale. Ritengo - e lo dico senza falsa modestia - di essere ancora in grado di distinguere una operazione musicale importante con intenti culturali o didattici da una con solo scopi commerciali attribuendogli di conseguenza il giusto valore.

 

Taltomar

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A mio parere credo che invece questa discussione debba continuare. La chitarra (siamo nel 2008!) prevede innumerevoli chiavi di lettura:di percezione, di convinzione, di totem del sapere, di varia modernità ecc. A me non preoccupa ciò che deriva dalla sua inevitabile contemporaneità perchè, oltre a questa carina disputa che mi vede in parte protagonista, ci sono a difenderla non tanto i cosiddetti "saggi del sapere", bensì i "nobili del sapere". Essi agiscono con una strana telepatia artistica che, pur non prevedendo la reciproca conoscenza,regole scritte, o simposi, creano il movimento del giusto. Carlevaro, Castelnuovo Tedesco, i fratelli Abreu, sono i miei preferiti perchè li vedo eleganti e nobili. Tuttavia anche adesso, e così tra dieci, cent'anni, l'inevitabile destino ne eleggerà altri dimostrando che a nulla centra la nostalgia o il mito. E' l'Etica che importa, e con lei - allo stesso pari - la sua figlia l'Estetica.

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vorrà dire che aumenterà il mio già notevole record personale di 3d eliminati!

 

Chiudo il thread perchè ha avuto l'opportunità di dire la sua Fabbri non mi va di darle ulteriori spiegazioni ma quella che dice è una bugia grossa come una casa. Nessun suo thread è stato eliminato.

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