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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Che tristezza.


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Credo a priori che Domenico abbia immaginato bene, anche se dovrei fare una ricerca tra le mie carte sia per gli estensori del "programma dell'albergo" che per i componenti della spedizione ministeriale.

Dralig sa che avevamo nemici (più che avversari) non soltanto per mercimonio ma anche per posizioni che se fossero state serie si sarebbero potute definire... "ideologiche". C.

 

Non abbandonarti a svenamenti di generosità, caro maestro Carfagna: nel "mondo musicale" italiano le ideologie circolavano solo nelle classi di composizione, mentre, tra chitarristi, circolavano chiacchiere, fanfaluche e, non di rado, immondi pettegolezzi. Non era difficile procurarsi dei nemici, nel chitarrume: bastava essere musicisti normali e, anche senza far nulla a nessuno, ci si ritrovava segnati a dito e guardati in tralice da "maestri" ai quali, con il solo fatto di esistere, si stava "rovinando la piazza" (testuale, udita in un'assemblea dell'associazione chitarristica italiana nel 1966).

 

dralig.

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Io mi sono sempre chiesto se sia giusto che gli studenti arrivino a fine corso, per la maggioranza delle volte, senza conoscere un solo concerto per chitarra e orchesta

 

...salvo poi prescrivere, come prova d'esame dei concorsi a cattedra, l'analisi e l'esecuzione di un concerto per chitarra e orchestra. In quale istituzione scolastica pubblica i candidati si saranno istruiti all'analisi musicale richiesta dal bando di concorso, non si sa, dal momento che, nella formazione degli strumentisti, l'unico accenno all'analisi musicale è quello che si fa nel biennio di armonia complementare (glissons...). Come dire: vi esamineremo su una materia che non vi abbiamo mai insegnato, e nella quale le competenze di chi vi giudicherà saranno del tutto ipotetiche. Ho letto un volume su Castelnuovo-Tedesco con un'analisi della Sonata nella quale l'autore non era nemmeno riuscito a individuare correttamente il secondo tema (volume pubblicato).

 

dralig

Il quadro generale è davvero sconfortante... migliaia di chitarristi e pochissimi musicisti
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Lo ricordo anch'io, Angelo: la piazza era quella di Milano e l'autore della gaffe è scomparso da tempo. Per anni, a Roma, ci abbiamo scherzato sopra, ed anche noi due ne abbiamo riso durante i memorabili pranzi "segreti" da Miscia, in Ancona.

L'eliminazione del concerto fu un assurdo; come, prima c'era, e poi, una volta istituita la "scuola", non più?

Era scritto "accennare sullo strumento" e "dimostrare di conoscere...", poi nemmeno quello. Anche al corso settennale di una volta c'era chi lo faceva fare. Gli insegnamenti di chitarra erano tre in tutta Italia, però, e soltanto noi a Napoli lo praticavamo (io feci naturalmente quello di Castelnuovo T).

La musica d'insieme veniva demandata alla ludicità di qualche insegnante che, magari, voleva essere accompagnato al suo mandolino o altro, nel migliore dei casi.

Coloro della nostra generazione che avevano frequentato per qualche anno i conservatori scrissero ( e ancora lo fanno )"diplomato al ...." senza aver sostenuto alcun esame, né di armonia complementare ( materia utile a seconda di chi la insegna e che ci si teneva tanto a definire "cultura musicale generale") né di storia della musica, quando non di solfeggio.... e forse di chitarra.

Non eravamo, noi chitarristi, ammessi agli esami di licenza e così io - da interno - sostenni come arpista privatista quello "ramo canto" e, dopo aver studiato l'armonia seriamente, non dovetti realizzare il basso e me la cavai con un poco onorevole "sette", pur avendo sostenuto bene l'intiero esame.

Al contrario, Luigi Ronga mi fece leggere una partitura (non al piano) prima di assegnarmi la tesi di laurea.

I miei "colleghi" insistevano con il "concerto" di Vivaldi, che hanno sostenuto fino alla fine per il triennio e biennio; novità questa forse lungimirante ma che non ha tenuto conto della scarsa (o nulla) preparazione di molti insegnanti;più d'uno ha finito poi per mercanteggiare sulle ore "pagate" e persino di introdurre colà uno scambismo sulla pelle altrui. Guadagnare denaro non è cosa ignobile, ma... Marchese ha ragione.

Vale!

Carlo

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mi permetto quindi di suggerire allora a rms magari di evitare di parlare a nome di altri, attribuendo un generico "serie B" ad una comunità di persone che invece lavorano seriamente all'interpretazione (interpreti) e allo studio (musicologi) e al rinnovo (compositori) del repertorio

 

io sono fiero dello strumento che suono e spero in futuro di non diventare una volgare chitarrista ma un musicista che suona la chitarra. ci sono tanti volgari pianisti o violinisti in giro, ma pochi musicisti. cmq se lei parla con un pianisti e violinisti considerano la chitarra uno strumento di serie "B". in più incoraggio vivamente quelle persone che lavorano in modo serio per il nostro repertorio. e non era mia intenzione offendere nessuno.:)

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frequentiamo ambienti diversi...:) tutto qui. nessun problema:)

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Coloro della nostra generazione che avevano frequentato per qualche anno i conservatori scrissero ( e ancora lo fanno )"diplomato al ...." senza aver sostenuto alcun esame, né di armonia complementare ( materia utile a seconda di chi la insegna e che ci si teneva tanto a definire "cultura musicale generale") né di storia della musica, quando non di solfeggio.... e forse di chitarra.

 

Carlo

 

Ecco, poiché hai toccato il tema, sarà bene che i giovani colleghi che ci leggono sappiano la verità. Parecchi docenti di conservatorio della prima leva - cioè quelli che ebbero accesso alle cattedre (ossia, ai corsi straordinari, poi diventati permanenti, e infine trasformati in "scuole") appena istituite - furono nominati sulla base di un titolo conseguito ai corsi estivi dell'Accademia Chigiana di Siena, dove insegnava Andrés Segovia. Attenzione: per essere ammessi ai corsi di perfezionamento di Siena, i pianisti, i violinisti, i cantanti, etc., dovevano essere in possesso di un titolo di studio (diploma di conservatorio). Ebbene, quando i corsi Segovia furono istituiti (1950), ai chitarristi tale titolo non si poteva richiedere, semplicemente perché non esisteva. Che cosa chiedeva Segovia ai candidati perfezionandi del suo corso? Un programma da concerto paragonabile a quello di un esame di diploma? No: gli bastavano le scale, un Preludio di Ponce (della serie da lui edulcorata, e non senza ragione definita "facile") e qualche altro studietto. Quindi, qualcosa di paragonabile a un odierno esame di compimento inferiore - ma assai più breve. E, alla fine del corso, a chi l'aveva frequentato, che cosa veniva rilasciato? Il diploma di un corso di perfezionamento, pari a quello che, nella stessa accademia, conseguivano pianisti che sapevano a memoria il Clavicembalo ben temperato e le Sonate di Beethoven. Parecchi dei chitarristi che uscirono dalla Chigiana con il diploma di perfezionamento non avevano nemmeno conseguito la licenza di solfeggio (il cui esame era accessibile a tutti, anche se non iscritti a una scuola di strumento nel conservatorio), e con il titolo chigiano ottennero le cattedre in conservatorio. Non ci voleva molto a corroborare quel titolo con una ventina di concerti tenuti in provincia - concerti dei quali, tra l'altro, bastava presentare un programma a stampa, senz'alcuna ulteriore verifica. I primi concorsi a cattedra nei quali si impose ai candidati di dar prova delle loro effettive capacità ebbero luogo 40 anni dopo, cioè poco meno di 20 anni fa.

 

dralig

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Coloro della nostra generazione che avevano frequentato per qualche anno i conservatori scrissero ( e ancora lo fanno )"diplomato al ...." senza aver sostenuto alcun esame, né di armonia complementare ( materia utile a seconda di chi la insegna e che ci si teneva tanto a definire "cultura musicale generale") né di storia della musica, quando non di solfeggio.... e forse di chitarra.

 

Carlo

 

Ecco, poiché hai toccato il tema, sarà bene che i giovani colleghi che ci leggono sappiano la verità. Parecchi docenti di conservatorio della prima leva - cioè quelli che ebbero accesso alle cattedre (ossia, ai corsi straordinari, poi diventati permanenti, e infine trasformati in "scuole") appena istituite - furono nominati sulla base di un titolo conseguito ai corsi estivi dell'Accademia Chigiana di Siena, dove insegnava Andrés Segovia. Attenzione: per essere ammessi ai corsi di perfezionamento di Siena, i pianisti, i violinisti, i cantanti, etc., dovevano essere in possesso di un titolo di studio (diploma di conservatorio). Ebbene, quando i corsi Segovia furono istituiti (1950), ai chitarristi tale titolo non si poteva richiedere, semplicemente perché non esisteva. Che cosa chiedeva Segovia ai candidati perfezionandi del suo corso? Un programma da concerto paragonabile a quello di un esame di diploma? No: gli bastavano le scale, un Preludio di Ponce (della serie da lui edulcorata, e non senza ragione definita "facile") e qualche altro studietto. Quindi, qualcosa di paragonabile a un odierno esame di compimento inferiore - ma assai più breve. E, alla fine del corso, a chi l'aveva frequentato, che cosa veniva rilasciato? Il diploma di un corso di perfezionamento, pari a quello che, nella stessa accademia, conseguivano pianisti che sapevano a memoria il Clavicembalo ben temperato e le Sonate di Beethoven. Parecchi dei chitarristi che uscirono dalla Chigiana con il diploma di perfezionamento non avevano nemmeno conseguito la licenza di solfeggio (il cui esame era accessibile a tutti, anche se non iscritti a una scuola di strumento nel conservatorio), e con il titolo chigiano ottennero le cattedre in conservatorio. Non ci voleva molto a corroborare quel titolo con una ventina di concerti tenuti in provincia - concerti dei quali, tra l'altro, bastava presentare un programma a stampa, senz'alcuna ulteriore verifica. I primi concorsi a cattedra nei quali si impose ai candidati di dar prova delle loro effettive capacità ebbero luogo 40 anni dopo, cioè poco meno di 20 anni fa.

 

dralig

 

Tutto ciò è a dir poco pazzesco.....ecco perchè la chitarra veniva e viene tuttora considerata lo zimbello degli strumenti musicali....e sfortunati furono quegli allievi che studiarono con 'insegnanti' del genere....

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volevo una precisazione... oggi la chigiana di seria è una delle scuole più serie per la chitarra classica? cioè, non che non lo fosse al tempo di segovia, non direi mai cio, ma volevo sapere se i chitarristi sono selezionati con maggior severità.

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A me non piace la severita; preferisco la competenza. I tempi sono cambiati, caro Rms. Se però il mio amico Dralig dice il vero ( e come!), i danni sono rimasti. Non sono infatti cose di centinaia di anni fa, ma solo di pochi decenni or sono. D'altra parte, allora, il corso di chitarra era pressoché unico

( almeno in Italia ) mentre oggi se ne contano a centinaia Chissà perché?

C

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A me non piace la severita; preferisco la competenza.

 

Saggia risposta, maestro Carfagna. La competenza e l'approfondimento - non sempre presenti nelle docenzi dei corsi - sono un parametro che consentono agli allievi di scegliere una strada piuttosto che un'altra.

 

i danni sono rimasti.

 

Pecco forse di ottimismo sfacciato se dico che oggi vi si sta ponendo rimedio in tempi relativamente brevi e che l'orientamento di chi fa musica per e sulla chitarra è ben diverso da allora?

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