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Andrès Segovia Archive


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Ritorno dopo aver studiato un pò l'una e l'altra versione. In effetti la versione di Castelnuovo-Tedesco è dal punto di vista compositivo, molto più solida, si riconoscono benissimo le trasposizioni tematiche nel primo tempo, anche se a volte non capisco i movimenti delle parti, ad esempio tra l'accordo di La maggiore in levare di battuta 39 e l'accordo di 7a diminuita del battere seguente, c'è una falsa relazione che spicca non poco all'ascolto, non so, sono passabile di correzione, ma credo che anche la concatenazione successiva non sia migliore, anche qui falsa relazione, udibilissima all'ascolto, in aggiunta ad un ritardo con la nota ritardata in contemporanea, creando un colore sonoro che falsa un pò la percezione funzionale dell'accordo, salvata poi però dalla scala successiva, evidentemente votata alla tonica. Ovviamente io esprimo giudizi parziali date le mie poche conoscenze e quindi non ho la pretesa di aver ragione; ma ad esempio qui la versione di Segovia mi sembra più lineare. Magari potremmo prendere spunto dal topic per discutere di passaggi come questo, potrebbe risultare interessante scendere nell'analisi, potrebbe essere un arricchimento per tutti noi.

 

Francesco

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però non capisco: se suonava la sua versione sicuramente MCT era consenziente! Sicuramente MCT avrà chiesto aiuto a Segovia non essendo lui un chitarrista!

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però non capisco: se suonava la sua versione sicuramente MCT era consenziente! Sicuramente MCT avrà chiesto aiuto a Segovia non essendo lui un chitarrista!

 

Appunto perché MCT non era chitarrista, doveva dipendere dai suggerimenti di Segovia, che era un grande chitarrista. Uno, non tutti i chitarristi del futuro, ciascuno dei quali, oggi, ha il diritto di suggerire a sé stesso - riguardo la musica di MCT - soluzioni diverse da quelle inventate da Segovia. MCT approvò la versione segoviana, certo, ma non ne vide altre, e non ebbe scelta. Approvò anche le mie versioni dei suoi "Caprichos de Goya", ma io mi guardai bene dal pubblicarle come testo unico e definitivo, le pubblicai insieme al testo originale: Lei preferisce leggere solo le mie alternative, o anche quello che MCT aveva in mente?

 

dralig

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Ospite Nicola Mazzon

Non è per sminuire le capacità di Segovia, ma ad esempio nell'omaggio a Boccherini le soluzioni adottate dal maestro (secondo me) non migliorano la resa sonora del pezzo ma migliora solamente la comodità dell'esecuzione.

A battuta 39 e 40 le parti non fanno nulla di speciale,vanno per moto contrario creando un allargamento dell'armonia con uno scopo percussivo, la relazione che vedi nell'accordo successivo è dovuta ad un'appoggiatura, a mio avviso suona tutto magnificamente, certo non si deve guardare questo con una forma mentis armonica del 700 :)

 

Altri accordi che Segovia aveva compresso nel primo tempo sono per esempio quelli di batt.31-33 o 156 -158, nella forma originale non c'è paragone...

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Ciao Fernando :D. Sono perfettamente d'accordo, infatti ho esordito dicendo che dal punto di vista della solidità della composizione, la versione originale è eccezionale, tuttavia ci sono dei movimenti che vorrei capire (magari il M° Gilardino ci aiuterà in questo). Quindi dicevo, a battuta 39-40 c'è un movimento che allarga le parti, ma il problema è la falsa relazione tra do# e do naturale, in cui il do# salta di una quarta invece di scendere di semitono e le due voci basse saltano su una settima diminuita (in cui tralaltro è contenuto il do), non metto in dubbio che non sia armonia del 700, ma è a mio avviso un movimento un pò duro, movimento invece molto mitigato nella versione segoviana. Nell'accordo in cui c'è l'appoggiatura sul battere di battuta 40 c'è anche la nota reale insieme all'appoggiatura che la ritarda, e in questo accordo non è una nota indifferente, ma è la settima, per cui ci troviamo un re# che suona come sensibile di Mi (e che quindi la appoggia), ma in simultanea abbiamo un re (bequadro), che funge nell'armonia da settima di dominante, ed è come se ci trovassimo di fronte un accordo politonale, che poi si dichiara appartenente alla tonalità di La maggiore, per cui è un colore che sul pianoforte probabilmente funziona, data "l'uguaglianza" timbrica dei tasti, ma sulla chitarra non risulta chiaro, perchè la sonorità delle note dipende dalla posizione. Tuttavia ho deciso di suonarlo così, perchè successivamente questo frammento si ritrova trasposto di un semitono, a battuta 88, e qui invece ha un suono decisamente migliore.

 

Francesco

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Intervengo qui, non so se sono off topic!

 

Faccio una premessa:

 

In generale ho sempre considerato con molto rispetto le edizioni stampate di pezzi per chitarra approvate (addirittura con un contratto scritto con l'editore) dal compositore, specie se di autori non chitarristi e "filtrate" da collaboratori di gran classe, come nel caso delle revisioni di Segovia; la scoperta postuma di manoscritti precedenti certo ci dà notizie ulteriori, ponendo però anche ulteriori problemi perché bisognerebbe essere sicuri sulle reali intenzioni dell'autore, che spesso e volentieri cambia anche idea nel tempo...- per quanto mi riguarda, posso testimoniare che nella mia lunga esperienza di rapporto con i compositori, quello che si può considerare come il vero "originale" è l'ultima versione approvata dall'autore, e non certo la prima, come può sembrare invece ovvio a chi non ha esperienza di come le cose succedono... Per fortuna i compositori con cui ho collaborato sono ancora quasi tutti vivi e possono confermare questo.(Fine della premessa).

 

Però, naturalmente, occorre vedere caso per caso.

Dico questo perché ho avuto la fortuna di imbattermi in ben tre manoscritti diversi di un pezzo pubblicato, l'Improvviso di Ettore Desderi.(Manoscritti firmati dal compositore).

 

I manoscritti appartenevano al chitarrista bolognese Raffaele Suzzi, che me li cedette e che presumibilmente ne curò la revisione per Bérben - i tre pezzi, Serenata, Improvviso e Tarantella uscirono anche come supplementi musicali de L'Arte Chitarristica.

 

E' abbastanza agevole, osservando le "correzioni" via via apposte a matita sui manoscritti e confrontandole con la edizione stampata, capire il loro ordine temporale. Si tratta probabilmente di successive stesure che il compositore proponeva al revisore, tenendo anche conto dei suggerimenti che mano a mano gli arrivavano. Un modo complicato, ma a quei tempi non si usava il computer e relativi programmi di scrittura...

 

Il problema si pone perché Suzzi, o chi fece le revisioni, aveva le competenze musicali e strumentali che aveva, e di fronte a problemi di eseguibilità del manoscritto proponeva le soluzioni che le sue competenze musicali e strumentali gli suggerivano. Come diceva prima Angelo Gilardino, il compositore non poteva "scegliere" e doveva un po' fidarsi di quello che il revisore gli proponeva. A me pare che in molti casi si potessero trovare soluzioni migliori.

 

Nel prossimo convegno di Modena, di cui è data notizia su questo Forum, sono stato invitato a suonare anche quella che si può considerare come la prima esecuzione assoluta di una versione di Improvviso che sto preparando basandomi sui manoscritti, oltre che sulla edizione a stampa. Porterò a Modena anche i suddetti tre manoscritti e, tempi permettendo, sarà interessante affrontare il problema, documenti alla mano, con chi fosse interessato.

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