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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Deuxième Arabesque, Debussy-Segovia


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Ma evidentemente l'operazione avrebbe un significato di omaggio a Segovia - omaggio debitamente firmato - ed alla sua lungimiranza artistica.

 

Vista così, mi sembra una iniziativa simpatica.

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Maestro Porqueddu grazie per la precisazione!!!

 

Ma evidentemente l'operazione avrebbe un significato di omaggio a Segovia - omaggio debitamente firmato - ed alla sua lungimiranza artistica.

 

Vista così, mi sembra una iniziativa simpatica.

 

Non saprei, anche se rispetto la sua opinione :)

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nel quale potrai constatare - come ho fatto io - che il giovane Segovia si fece forte del pezzo debussiano, e della sua trascrizione del medesimo, non soltanto dinanzi agli ottusi allievi di Tárrega.

 

Siamo nel 1913!

 

dralig

 

Dovrete perdonarmi per questo intervento, ma non condivido l'emozione. Quello che abbiamo qui è un annuncio giornale di un concerto che si svolgerà nel futuro prossimo, esta noche. Che non è una prova sufficiente che un tale concerto in realtà ha avuto luogo. Il treno avrebbe potuto deragliare dai ribelli marxisti marocchini, l'artista avrebbe potuto ammalato la sera prima, o più probabilmente, innamorato di una giovane donna a Barcellona, troppo lontano per fare il collegamento con la ferrovia, e di altri incidenti. Se non abbiamo informazioni che il concerto ha effettivamente succedere, e che l'artista ha effettivamente eseguire il programma annunciato, e non cambiare all'ultimo minuto, come i chitarristi, avendo preso loro idea da Segovia spesso, l'esistenza di questa trascrizione Debussy e / o il pezzo originale di Segovia stesso non sono altro che speculazioni divertente.

 

Questo è il principio stesso, o se si vuole, le regole delle prove, che dobbiamo sempre prendere in considerazione nella ricerca storica. Il recente dibattito sulla presunta concerto Legnani-Paganini, per esempio.

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nel quale potrai constatare - come ho fatto io - che il giovane Segovia si fece forte del pezzo debussiano, e della sua trascrizione del medesimo, non soltanto dinanzi agli ottusi allievi di Tárrega.

 

Siamo nel 1913!

 

dralig

 

Dovrete perdonarmi per questo intervento, ma non condivido l'emozione. Quello che abbiamo qui è un annuncio giornale di un concerto che si svolgerà nel futuro prossimo, esta noche. Che non è una prova sufficiente che un tale concerto in realtà ha avuto luogo. Il treno avrebbe potuto deragliare dai ribelli marxisti marocchini, l'artista avrebbe potuto ammalato la sera prima, o più probabilmente, innamorato di una giovane donna a Barcellona, troppo lontano per fare il collegamento con la ferrovia, e di altri incidenti. Se non abbiamo informazioni che il concerto ha effettivamente succedere, e che l'artista ha effettivamente eseguire il programma annunciato, e non cambiare all'ultimo minuto, come i chitarristi, avendo preso loro idea da Segovia spesso, l'esistenza di questa trascrizione Debussy e / o il pezzo originale di Segovia stesso non sono altro che speculazioni divertente.

 

Questo è il principio stesso, o se si vuole, le regole delle prove, che dobbiamo sempre prendere in considerazione nella ricerca storica. Il recente dibattito sulla presunta concerto Legnani-Paganini, per esempio.

 

Hai ragione Matanya, non è una prova, ma prova sicuramente un fatto: che Segovia, nel 1913, aveva in mente il pezzo di Debussy. Aveva l'idea. Questo è certo. Qui si pensava, da parte di alcuni chitarristi: l'idea di Segovia, di trascrivere per chitarra la Deuxième Arabesque di Debussy potrebbe essere ripresa oggi, e realizzata come omaggio a Segovia (ricorre quest'anno il centesimo anniversario del suo esordio concertistico che, secondo i suoi biografi, ebbe luogo a Granada nel 1909)? Probabilmente, qualcuno l'ha già trascritta (Julio Gimeno segnala la trascrizione di un concertista svedese per chitarra a dieci corde), ma ecco che, nello stesso giorno, è venuta in mente a due chitarristi - che non si sono parlati tra di loro e che forse nemmeno si conoscono - la stessa domanda.

 

In quanto a prove, io sono molto peggio di san Tommaso, il didimo. Però, se mi viene un'idea...Come tu ben sai, in questo mondo le idee stanno alla base di tutte le realizzazioni...

 

dralig

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Guardando la partitura pianistica mi pare che si capisca come a Segovia possa essere venuta l'idea.

Dall'inizio del pezzo con i due righi scritti entrambi inusualmente in chiave di violino, ad alcune situazioni armoniche che possono essere ben tradotte sulla chitarra, al fatto che probabilmente non c'è bisogno di cambiare "tonalità" - uso il termine improprio per farmi capire - ci sono diversi elementi che possono suggerire l'idea.

Certo, in qualche punto del pezzo occorre sacrificare molto in una versione chitarristica; e questa può essere la considerazione che ha poi convinto Segovia a non continuare a proporre il pezzo.

Debussy nel 1913 era ancora vivo e quindi nel proporlo il ventenne Segovia si paragonava con una punta della composizione contemporanea.

 

Sarebbe simpatico che una nuova trascrizione di Arabesque figurasse come pezzo imposto, che so, al concorso Tàrrega, a testimonianza di un finale anche se tardivo riconsocimento da parte dei "tarreghiani"...

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Guardando la partitura pianistica mi pare che si capisca come a Segovia possa essere venuta l'idea.

Dall'inizio del pezzo con i due righi scritti entrambi inusualmente in chiave di violino, ad alcune situazioni armoniche che possono essere ben tradotte sulla chitarra, al fatto che probabilmente non c'è bisogno di cambiare "tonalità" - uso il termine improprio per farmi capire - ci sono diversi elementi che possono suggerire l'idea.

Certo, in qualche punto del pezzo occorre sacrificare molto in una versione chitarristica; e questa può essere la considerazione che ha poi convinto Segovia a non continuare a proporre il pezzo.

Debussy nel 1913 era ancora vivo e quindi nel proporlo il ventenne Segovia si paragonava con una punta della composizione contemporanea.

 

Sarebbe simpatico che una nuova trascrizione di Arabesque figurasse come pezzo imposto, che so, al concorso Tàrrega, a testimonianza di un finale anche se tardivo riconsocimento da parte dei "tarreghiani"...

 

Caro Piero, credo che la prospettiva storica sia profondamente mutata - dai tempi delle polemiche segoviane nei riguardi degli allievi di Tárrega. Come tu sai, Segovia era un uomo molto intelligente - a parte la sua genialità musicale - e capace di distinguere, anche se urtato nella sua suscettibilità - che era molto acuta - il caposcuola dai suoi stolidi seguaci: fu così che, tracciando netto il solco che lo separava da quei poveri di spirito, e dichiarando apertamente che si sentiva orgoglioso di non essere stato allievo di Tárrega (cioè, simile a loro), non si fece influenzare dalla loro ostilità, e seppe andare dritto alla musica di Tárrega: storicamente, il più potente alfiere dei pezzi di Tárrega fu infatti Segovia, non uno dei devoti del maestro valenciano. Segovia incise, in epoche diverse della sua carriera, ben undici composizioni tarreghiane e, di fronte al valore artistico di quelle registrazioni, e al contributo che esse hanno dato alla fama di Tárrega, quel che possono dire i superstiti del culto tarreghiano oggi - posto che ce ne siano - è del tutto irrilevante. Il riconoscimento di Segovia da parte dei tarreghiani di oggi assomiglierebbe a quello dei discendenti di Benedetto Croce alla memoria di Marcel Proust: nessuno saprebbe che cosa farsene.

 

dralig

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Sarà certamente così; tuttavia mi pare che sarebbe una cosa simpatica ugualmente...comunque se ci sarà la trascrizione poi si potrà usare in vari modi.

 

Non c'entra molto, ma questa la volevo raccontare, per dire che l'"ambiente" continua ad avere certe, diciamo, peculiarità:

 

Questa estate ero in Spagna al Festival Herrero e mi hanno detto che se uno fa domanda di insegnamento di chitarra in un conservatorio spagnolo viene esaminato dai docenti di chitarra di quel conservatorio; e se ha la sventura di suonare con l'impostazione della mano destra somigliante a quella di Segovia (che è poi simile a quella di Tàrrega) il posto di lavoro non glielo danno di sicuro...per non dire che a casa Luthier di Barcelona una mia allieva chiese ingenuamente un disco di Segovia per sentirsi rispondere che non li tenevano prorpio...

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Sarà certamente così; tuttavia mi pare che sarebbe una cosa simpatica ugualmente...comunque se ci sarà la trascrizione poi si potrà usare in vari modi.

 

Non c'entra molto, ma questa la volevo raccontare, per dire che l'"ambiente" continua ad avere certe, diciamo, peculiarità:

 

Questa estate ero in Spagna al Festival Herrero e mi hanno detto che se uno fa domanda di insegnamento di chitarra in un conservatorio spagnolo viene esaminato dai docenti di chitarra di quel conservatorio; e se ha la sventura di suonare con l'impostazione della mano destra somigliante a quella di Segovia (che è poi simile a quella di Tàrrega) il posto di lavoro non glielo danno di sicuro...per non dire che a casa Luthier di Barcelona una mia allieva chiese ingenuamente un disco di Segovia per sentirsi rispondere che non li tenevano prorpio...

 

Hai ragione Piero, il piccolo mondo della chitarra è pieno di comportamenti miserabili. La categoria dei chitarristi è piccola, ininfluente, emarginata. Avrebbe tutto da guadagnare nel compattarsi intorno a pochi punti essenziali, dei quali potrebbe farsi forte, ma invece si spacca in una serie assurda di lotte interne: i capponi di Renzo Tramaglino...

 

dralig

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La ventilata trascrizione potrebbe assumere un valore interessante nel momento in cui venisse ricostruita come trascrizione segoviana, seguendone l'estetica e le peculiarità strumentali proprie del fu Maestro.

 

Si tratterebbe, chiaramente, non di un falso storico o di un pedissequo tentativo di imitazione, quanto piuttosto di un pregevole rinvenimento borgesiano.

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