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Pierluigi Potalivo - Rondò - YouTube Video


Ospite Pierluigi Potalivo
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Maestro Potalivo, il suo lavoro è mirabile e vorrei risponderle non con un linguaggio convenzionale bensì semplicemente attingento al mio Spirito, libero da ogni vincolo, sicuro che Lei comprenderà.

 

Devo dirle come fossi rimasto bitumato da Giuliani e che Antani (e Ikea prima di tutti) avesse voluto incalzarla a destra ma con un tale vigore da lasciarmi sboccato. Concordo (ma anche forse anzichenò) che il concetto di forma sia del tutto aprioristico e vada smaltito nell'indifferenziato ma solo nei giorni dispari ogni sabato di martedì notte. D'altro canto (perché la lirica è importante) se frullo una nespola non uscità certo un fico d'india e se frullo Giuliani è una buona idea per uno splatter ma quei film non li guardo che poi ho gl'incubi.

 

Lei dice questo perché vede nell'immobilità del significato di un'opera un valore assoluto: ma ignora, o si rifiuta di concepire, che lo stesso significato può essere veicolato anche con una forma diversa.

 

Certo, qui si ignora e rifiuta di concepire. L'umiltà, forse.

Ma se il suo messaggio musical-spirituale fosse così lampante, così trascendente, qual bisogno di un post chilometrico per spiegarlo? Non dovrebbe praticamente spiegarsi da solo, senza bisogno di parole, senza bisogno (guarda un po') di quel linguaggio che si avvale della razionalità e della condivisibilità per trasmettere contenuti tra esseri umani?

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Ospite Pierluigi Potalivo

Sempre tenendo conto del Tarapia Tapioca, naturalmente...

 

Bravissimo Luca! [smilie=emoticon_54.gif]

 

Sei allegro spiritoso...lo vedi che anche tu hai 'spirito'? Sei del party allora...

 

Non scherzo, mi hai fatto ridere davvero con la trovata della superc....la, che mi ha sempre divertito un casino. Perché non me l'aspettavo, che è la cosa che fa scattare la risata. Caffé pagato se passi a Roma (e non scherzo), per la tua performance. Lo spirito è sempre ben accetto, e accolgo davvero a braccia aperte l'invito a non prendersi mai troppo sul serio, anche nelle questioni più importanti.

 

Insomma, ci sta in fondo che ti sia venuto il mal di testa. Alla tua età in questi giorni si sta ancora al mare in dolce compagnia. Ti ho dato una buona idea magari?...

 

Ora, riguardo alla domanda

 

Ma se il suo messaggio musical-spirituale fosse così lampante, così trascendente, qual bisogno di un post chilometrico per spiegarlo? Non dovrebbe praticamente spiegarsi da solo, senza bisogno di parole

 

 

fammi essere spiritoso anche a me: mica ti ho venduto una pillola di Viagra che poi ti lamenti che era fasulla...è semplicemente un brano di musica. Non ti piace? Ecchessarammai, lupetto?

 

Auuuuuuuuuuuu....

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Alla nostra età si lavora, si paga un affitto, si studia, ci si mantiene e si è insegnato per almeno cinque anni gratuitamente o sottopagati. Altro che mare. Nella mia mancanza di capacità superiori continuo a non suonare a memoria e a leggere il più fedelmente possibile la partitura.

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Ospite Pierluigi Potalivo

E tutto questo ti fa onore, davvero. Era una risposta spiritosa la mia, per significare che c'è un'età per tutto, anche per dilungarsi in trattazioni che possono sembrare cervellotiche, ma che secondo me ci riguardano, come musicisti. Non era certo un dare del bamboccione al povero Luca.

 

La fedeltà è una gran bella dote, Akaros, ben fatto. Quando stacchi un attimo e te voi fa' 'na lasagna vieni a Roma. Magari, chi lo sa, scopri che andiamo d'accordo su tutto (rielaborazioni a parte...)

 

Pierluigi

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Alla nostra età si lavora, si paga un affitto, si studia, ci si mantiene e si è insegnato per almeno cinque anni gratuitamente o sottopagati. Altro che mare. Nella mia mancanza di capacità superiori continuo a non suonare a memoria e a leggere il più fedelmente possibile la partitura.

 

Precisamente, caro Marco. Evidentemente al Maestro è sfuggito il particolare che il mio intento fosse tutto tranne che far ridere e che non fosse propriamente una supercazzola così incomprensibile.

 

 

Potevo fermarmi tranquillamente là.

 

Doveroso tuttavia far notare che quando si arriva, dopo voli pindarici e vaneggiamenti vari in cui si giunge ad asserire che l'analisi è sopravvalutata e dona "poco" in termini artistici ("poco" quanto? mi verrebbe da chiederle), a definire il concetto di "spirito" (ovvero il cardine del suo mirabolante discorso) ne dà una definizione di una vaghezza davvero toccante. Raggiungendo poi l'apice asserendo che il pensiero non ha forma (secondo me uno dei concetti filosofici più nefasti che l'Umanità potesse concepire, opinione giustificabile a richiesta).

 

 

Ad ogni modo è vero: perché inserire il proprio pensiero in inutili forzature? Un noto compositore (di cui mi sfugge il nome, evidentemente perché era un povero incompetente) diceva che traeva la massima sfida quando si poneva il maggior numero di paletti possibili. Tanto è vero che partoriva solo pezzuncoli.

Che idiozia... e poi quei quaquaraqua tipo Surian & co. che si mettono a sostenere che abbia rivoluzionato il 900 musicale... che addiritura gli abbia dato il via... Poveretti, vero? buoni solo a scrivere libri noiosi. Uno si legge Fabio Volo che è meglio, dico.

 

 

Non le pare che con i suoi discorsi si possa praticamente giustificare qualsiasi produzione che abbia un intento artistico (ma che di artistico potrebbe non avere un bel nulla)?

 

Vorrei anche farle una domanda non retorica, ora: Lei pensa che la sua creazione sia classificabile come opera d'arte? se sì, perché?

 

 

Chiedo anche questo: l'ascoltatore dovrebbe vedere il suo lavoro come "coerente"? Perché? Semplicemente perché è un rondò piuttosto che un'altra qualsiasi forma o c'è dell'altro?

 

 

Zanichelli 2008

- COERENTE -

[vc. dotta, lat. cohaerente(m), part. pres. di cohaerere ‘essere unito, aver connessione’, comp. di cum ‘con’ e haerere ‘essere attaccato’; 1584]

agg. (assol.; + con)

1 Detto di sedimento o di roccia cementata e compatta.

2 Che è saldamente connesso in ogni sua parte: materiale composito ma coerente.

3 (fig.) Che è privo di contraddizioni, di squilibri: discorso, idea, individuo coerente; una scelta coerente con le proprie idee | Essere coerente con sé stesso, di chi agisce in modo conforme alle proprie idee.

4 (fis.) Detto di fenomeni periodici che hanno uguale frequenza, che mantengono nel tempo la loro differenza di fase.

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Ospite Pierluigi Potalivo

Ah è così? io vi offro caffè e lasagne e voi mi trattate in codesto modo? :roll:

 

Luca, continui a starmi simpatico, che ci posso fare? ...Ora ho capito: a te un misero caffè e ad Akaros una lasagna...ti è partita la sclero. Hai ragione, 2 lasagne e non se ne parla più!

 

Hai avuto davvero bisogno di Surian per sapere chi abbia rivoluzionato il '900 musicale?...e potevi farmi uno squillo su Skype, non ti costava niente e ti passavo il segreto lo stesso!

 

Ora fatemi lavorare, sto rielaborand...cioè ho da fare...(o volevi una risposta?) :)

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o volevi una risposta?

 

Faccia come più l'aggrada. Direi che il suo contributo è stato già largamente esaustivo.

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Ospite Bernardo Gui

@ Luca P

 

Ma se il suo messaggio musical-spirituale fosse così lampante, così trascendente, qual bisogno di un post chilometrico per spiegarlo? Non dovrebbe praticamente spiegarsi da solo, senza bisogno di parole, senza bisogno (guarda un po') di quel linguaggio che si avvale della razionalità e della condivisibilità per trasmettere contenuti tra esseri umani?

 

È buffo constatare come l'esigenza di far precedere accompagnare e seguire il proprio messaggio musical-spirituale - altrimenti destinato a essere incompreso - da un tortuoso fiume di parole, nasca dalla stessa esigenza musical-spirituale (io la chiamerei molto più prosaicamente "storico-culturale") che ha portato ai ripetuti nocchini sulla cassa della chitarra, esigenza che tra i meandri del fiume di parole stesso viene criticata.

 

(Devo ammettere che il saggetto scanzonato sui Preludi di Giuliani mi era piaciuto decisamente di più.)

 

se frullo una nespola non uscità certo un fico d'india

 

Vedi, io perdo i giorni e le notti a scrivere le risposte al Potalivo e poi mi arriva un Luca P a caso, che con una - dico UNA - frase spettacolare mette brillantemente fine alla discussione. Invidia.

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Ospite Pierluigi Potalivo

Salve Bernardo, beh da parte mia è un po' deludente invece che mi si facciano domande e poi, all'arrivo di una risposta (lunga sì, ma per cercare di essere il più esaustivo possibile su quelle che sono solo e solamente le mie idee) mi si rimproveri sulle sue dimensioni - che sarebbero dunque della stessa pasta dei tomi che io, è vero, non posso soffrire. Quelle dei forum sono 'discussioni', e una chat è un'altra cosa, premesso che ognuno fa come più gli piace.

 

Potrebbe essere, inoltre, che tra 3 fogli e mezzo di A4 e valanghe di costosissime 'gnoseologie' e 'prassi varie' si può ancora scorgere una differenza. Ma, in ogni caso, io non ho criticato la lingua astrusa di quei libri (per poi usarla, sembrerebbe, io stesso); io criticavo una modalità di forgiare i pensieri di chi si affida con speranza a loro. La semplicità e spontaneità che mi si dice di non avere l'ho espressa almeno due volte, dicendo: ho fatto un lavoro, non piace? Pazienza. Ognuno è libero di scegliere quello che più lo soddisfa.

 

Ma, in fin dei conti, uno non parla volentieri di quello che non ama, pertanto perché tutto questo interesse? Comunque, allora niente risposta del sabato...ok mi accontenterò del mio frullato. E buone nespole a tutti!

 

Un saluto,

Pierluigi

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