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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Studio XIX (Numerazione Segoviana), Fernando Sor


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Eccezione: per alcuni "segoviani", le diteggiature di Segovia sono sempre geniali e insostituibili, anche quando, dall'ascolto dei dischi del maestro, risulta evidente che il primo a non adoperarle era lui.

dralig

Uno dei casi più singolari di diteggiatura segoviana non usata dal Maestro è quello relativo allo studio op. 29 n. 13, il n. 19 della sua celebre raccolta, in cui, nelle battute finali, ha interpretato il segno di legatura fra il re e il fa (poi tra il fa e il re) sulla quarta corda, come legato tecnico, con tanto di diteggiatura inequivocabile.

 

A mia memoria non ricordo alcun chitarrista, ma anche alcun revisore (tra coloro che hanno anche apposto la propria diteggiatura), che non abbia ricalcato la versione segoviana.

 

Peccato che proprio Segovia nella sua registrazione (Madrid Agosto 1962, oggi su CD MCAD 42073 “The Segovia Collection” vol 7,) abbia smentito se stesso, ed abbia preferito, coerentemente - secondo me giustamente - con il resto della tecnica usata per tutto lo studio, eseguire il passo in 3a posizione, continuando perciò ad usare accordi arpeggiati sino alla fine del brano, dando testimonianza di saper interpretare i segni da musicista e non solo da chitarrista.

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A mia memoria non ricordo alcun chitarrista, ma anche alcun revisore (tra coloro che hanno anche apposto la propria diteggiatura), che non abbia ricalcato la versione segoviana.

 

Beh, Lucio, io - per non sapere né leggere né scrivere - ho fatto uno staccato...

 

Edit:

Metà e metà, ricordavo male. Prima legature ascendenti (che non stanno male) e poi staccato.

Destabilizzante, piuttosto e anzichenò.

 

[stream]http://www.cristianoporqueddu.com/FileArchive2%5C/Porqueddu-Plays-Sor-XIX.mp3[/stream]

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Uno dei casi più singolari di diteggiatura segoviana non usata dal Maestro è quello relativo allo studio op. 29 n. 13, il n. 19 della sua celebre raccolta, in cui, nelle battute finali, ha interpretato il segno di legatura fra il re e il fa (poi tra il fa e il re) sulla quarta corda, come legato tecnico, con tanto di diteggiatura inequivocabile.

 

A mia memoria non ricordo alcun chitarrista, ma anche alcun revisore (tra coloro che hanno anche apposto la propria diteggiatura), che non abbia ricalcato la versione segoviana.

 

Peccato che proprio Segovia nella sua registrazione (Madrid Agosto 1962, oggi su CD MCAD 42073 “The Segovia Collection” vol 7,) abbia smentito se stesso, ed abbia preferito, coerentemente - secondo me giustamente - con il resto della tecnica usata per tutto lo studio, eseguire il passo in 3a posizione, continuando perciò ad usare accordi arpeggiati sino alla fine del brano, dando testimonianza di saper interpretare i segni da musicista e non solo da chitarrista.

 

Sicuramente il Sor degli Studi non concepiva un arpeggio se non come una serie di proiezioni orizzontali di successioni di accordi. Ogni volta che si tocca una nota che fa parte di un arpeggio soriano, si illumina una voce appartenente a un tessuto armonico idealmente compatto. In altre parole, l'armonia "realizzata" dello Studio n. 1 e quella "evocata" degli Studi in arpeggi sono sostanzialmente la stessa cosa presentata con due aspetti diffetenti. Nello Studio al quale ti riferisci il valore "polifonico" dell'arpeggio è evidente, e quindi bisogna arrampicarsi sugli specchi per evitare di variare il numero di corde-voci chiamate in azione dagli arpeggi. Orribile, poi, il fraintendimento di chi estrae, da uno studio in arpeggi di Sor, una presunta "melodia" (come se le altre voci non stessero implicando, nelle loro linee, dei profili cantabili). Ho dovuto ascoltare centinaia di volte il celeberrimo Studio in Si minore suonato come se fosse "La prière d'une vierge": una voce superiore - scambiata per una melodia - suonata a sbalzo, e uno stinto, disuguale arpeggio sottostante, in cui annegano le altre voci...

 

dralig

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A mia memoria non ricordo alcun chitarrista, ma anche alcun revisore (tra coloro che hanno anche apposto la propria diteggiatura), che non abbia ricalcato la versione segoviana.

 

Beh, Lucio, io - per non sapere né leggere né scrivere - ho fatto uno staccato...

 

Edit:

Metà e metà, ricordavo male. Prima legature ascendenti (che non stanno male) e poi staccato.

Destabilizzante, piuttosto e anzichenò.

 

Conosco la tua versione, Cristiano, ma io mi riferivo ad un aspetto diverso.

L'articolazione arpeggiata di una successione di accordi, come è in soldoni questo studio, dovrebbe restituirci comunque la linearità delle linee/voci che, sovrapponendosi, determinano quegli accordi. Questa "restituzione" non può che passare attraverso una pronuncia sempre costante delle note che costituiscono le singole linee/voci.

 

Se prendiamo note appartenenti a voci diverse - come sono il re ed il fa in questione - e le suoniamo sulla stessa corda, poco importa se legate o staccate, implicitamente creiamo un piccolo inciso melodico estraneo a quella che dovrebbe essere la conduzione delle parti.

Questo invece non avviene se prendiamo l'accordo in posizione, né più, né meno come le precedenti 55 battute dello studio (che è poi quello che fa Segovia nella registrazione che ho citato....), e credo sia proprio ciò che Angelo auspica quando dice di "evitare di variare il numero di corde-voci chiamate in azione dagli arpeggi."

 

Anzi, ti dirò di più, io sono propenso a credere che quel "segno" apposto da Sor stia ad indicare proprio l'accavallamento dei suoni... ;)

 

Scusatemi, sono andato decisamente OT..

post-43-134848582498_thumb.jpg

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A mia memoria non ricordo alcun chitarrista, ma anche alcun revisore (tra coloro che hanno anche apposto la propria diteggiatura), che non abbia ricalcato la versione segoviana.

 

Beh, Lucio, io - per non sapere né leggere né scrivere - ho fatto uno staccato...

 

Edit:

Metà e metà, ricordavo male. Prima legature ascendenti (che non stanno male) e poi staccato.

Destabilizzante, piuttosto e anzichenò.

 

Conosco la tua versione, Cristiano, ma io mi riferivo ad un aspetto diverso.

L'articolazione arpeggiata di una successione di accordi, come è in soldoni questo studio, dovrebbe restituirci comunque la linearità delle linee/voci che, sovrapponendosi, determinano quegli accordi. Questa "restituzione" non può che passare attraverso una pronuncia sempre costante delle note che costituiscono le singole linee/voci.

 

Se prendiamo note appartenenti a voci diverse - come sono il re ed il fa in questione - e le suoniamo sulla stessa corda, poco importa se legate o staccate, implicitamente creiamo un piccolo inciso melodico estraneo a quella che dovrebbe essere la conduzione delle parti.

Questo invece non avviene se prendiamo l'accordo in posizione, né più, né meno come le precedenti 55 battute dello studio (che è poi quello che fa Segovia nella registrazione che ho citato....), e credo sia proprio ciò che Angelo auspica quando dice di "evitare di variare il numero di corde-voci chiamate in azione dagli arpeggi."

 

Anzi, ti dirò di più, io sono propenso a credere che quel "segno" apposto da Sor stia ad indicare proprio l'accavallamento dei suoni... ;)

 

Scusatemi, sono andato decisamente OT..

 

 

Lucio, anche io trovo che queste legature delle ultime due battute, creano una motivo diverso da tutto il resto del brano,penso che il motivo sia da attribuire ad un significato di chiusura del brano(sempre se Sor voleva questo),sarà uno stacco-coda di chiusura.Almeno cosi penso.

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