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Si possono fare più master in chitarra in diverse nazioni?


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Salve a tutti!

 

Un dubbio amletico mi attanaglia ormai da diversi giorni: se io ho un diploma e un biennio in Italia, posso andare all'estero a fare un Master in chitarra? Oppure mi è "proibito" dalla legge siccome in teoria avrei già un Master (anche se non sono molto sicuro) in Italia?

 

Grazie per le risposte... [smilie=emoticon_279.gif]

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Il biennio italiano non è un Master. La riforma italiana prevede infatti altri due livelli dopo il biennio (gli esami non finiscono mai, direbbe qualcuno...).

master e dottorato.

Bisognerà controllare bene le equipollenze con i titoli europei, ma credo che che con il biennio italiano si possa accedere al master, sia in Italia (se e quando ci sarà; a Bologna ne volevano attivare per ora uno solo, non ricordo in quale disciplina) che in Europa.

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Velocissimo e chiarissimo, grazie maestro! Ma quindi anche il diploma, essendo uguale al biennio, dà la possibilità di accedere ai Master europei?

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Ospite Alessio Olivieri

Ciao Ruben, puoi partire eccome!

 

Con il primo livello (triennio) conseguito in Italia, o anche un diploma vecchio ordinamento (che ora pare si diventato un secondo livello, vabbè) , si puo accedere a qualsiasi Master all'estero. Il sistema Italiano è ormai come gran parte del resto del mondo (tranne che il loro funziona meglio).

 

Il nostro Primo Livello corrisponde al loro Bechelor(o Undergraduate), il nostro secondo livello corrisponde al loro Master (o graduate).

La parola Master in Italia è da sempre usata impropriamente. In tutto il mondo significa "graduate course" cioè il livello successivo al "bechelor . Qua da noi è sempre stato usato per indicare fantomatici corsi "superiori" di un anno o due con nessun valore accademico.

 

Chi abbia qualsiasi titolo Italiano superiore ad un undergraduate può accedere ad un Master all'estero. Se si possiede già un Master a loro non interessa. Conosco molte persone che hanno conseguito o stanno conseguendo un secondo Master. Io sono uno di quelli.

 

Chiaramente bisogna fare certificare, da un ente preposto del paese in cui vogliamo andare a studiare, che i nostri titoli equivalgano ai loro (ogni nazione ha il suo ente, che si serve di agenzie private per certificare l'equipollenza dei titoli). Considerando che c'è di mezzo l' Italia, nel nostro caso la cosa si complica, ma solo leggermente. Baste sapere come trattare gli incompetenti che lavorano nelle segreterie delle scuole e dei vari ministeri e imboccarli un po.

 

Io studio in America, dove sto conseguendo un Master in chitarra, pur avendo gia un altro Master(vedi laurea specialistica) in Musicologia , una triennale in Musicologia e il diploma diploma di chitarra, più anche un semestre "postgraduate" in Australia. Tutti questi titoli mi sono stati certificati da l'ente preposto americano che si chiama "National Association of Credential Evaluation Services (NACES)" e che si serve di un certo numero di agenzie private che , a fronte di una spesa che si aggira intorno ai 300$, certificano l'equipollenza tra i nostri e i loro titoli, sia a livello generico (solo i titoli) sia nel dettaglio, certificando "esame per esame" l'equipollenza con i loro corsi e anche trasformando i voti da noi ottenuti nel loro sistema , che è a lettere A-F.

 

A noi tocca solo inviare loro gli originali dei nostri "transcripts" (in pratica gli "statini" dell'università) e i vari certificati di laurea/diploma TRADOTTI in inglese. Ovviamente i nostri conservatori e gran parte delle università non rilasciano documenti in inglese, per cui bisogna fare una traduzione giurate e asseverazione (si fa in pochi giorni)... dopodiché si manda tutto a loro.

 

Se vuoi maggiori informazioni non esitare a scrivermi!

 

Buone feste,

 

Alessio

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Alle chiare spiegazioni di Olivieri aggiungerei che probabilmente in Europa la cosa è più facile e forse anche più chiara la terminologia di riferimento.

Il nostro conservatorio "riformato" con il nuovo ordinamento equivale ad esempio, in Spagna, al Conservatorio Superior. Giustamente a quel punto loro hanno anche altri conservatori, che da noi mancano, per i livelli inferiori di studio.

A Madrid c'è un Conservatorio Superior ed altri conservatori, a La Coruna c'è il Superior ed un altro, in un edificio vicino.

 

La legge recentemente approvata dice che ogni conservatorio italiano adesso deve attrezzarsi per mettere ad ordinamento i corsi di secondo livello, ed ha un anno di tempo per farlo:

 

"105. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le istituzioni di cui all'articolo 2, comma 1, della legge 21 dicembre 1999, n. 508 concludono la procedura di messa a ordinamento di tutti i corsi accademici di secondo livello."

 

Una volta fato questo, il biennio conseguito avrà il valore che la legge gli attribuisce.

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Leggo con interesse, ma mi viene da chiedere due cose:

1) perché fuori d'Italia' funziona' meglio? Una ragione ci sarà, e, benché fuori della mischia, mi piacerebbe saperlo.

2) come mai,poi, più d'un ex studente passato per le mie classi insegna ora in Università europee ed americane e, lamentandosi dei loro livelli, si dice rassegnato a subire il sistema?

'Nemo propheta in patria...', d'accordo, ma qualcosa ci deve essere, sotto sotto.

 

P.S.= mi auguro che Alessio ( ed anche Piero) abbia letto e interpretato il mio post sull'affilatura dei coltelli.

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Non pretendo di dare risposte esaurienti.

Mi pare che spesso all'estero le cose funzionino meglio che da noi dal punto di vista delle strutture, dei soldi, del personale.

Ad esempio in Italia la riforma è stata gestita, almeno nel mio conservatorio, a "costo zero" nel senso che lo stesso personale di segreteria e gli stessi spazi hanno dovuto gestire una situazione fattasi di colpo complicatissima con la presenza simultanea di allievi del VO, preaccademico, trienni sperimentali, trienni ordinamentali, bienni sperimentali...accumulo di nuove materie, bandi per gli affidamenti, eccetera. Questo per anni ci ha fatto vivere nel caos, con corsi che partivano ad aprile o dopo, eccetera...

 

Quando vedo gli spazi e le attrezzature, non dico del Royal College di Stoccolma o del Conservatoire di Lyon, ma perfino della Arts Academy di Hong Kong, e penso a come siamo messi noi dal punto di vista economico, organizzativo, burocratico...

 

Quello poi che dicono i tuoi allievi, caro Carlo, non è contraddittorio con la situazione che ho appena descritto.

Noi abbiamo (più o meno consapevoli) una tradizione, siamo circondati di cose belle (l'itinerario che faccio tutte le settimane a Bologna per recarmi da casa al conservatorio è mozzafiato, ogni tanto devo ricordarmelo perché si rischia di abituarsi a tutto nella vita), certe cose le abbiamo nei cromosomi...ricordo l'emozione con cui un compositore, che mi accompagnò a Firenze nella sala dei Cinquecento dove dovevo eseguire un suo pezzo, mi diceva che secondo lui l'aria di quel luogo era ancora satura di tutta la storia che ci precede...questo, senza essere retorici e senza chiudere gli occhi di fronte ai problemi, per me non è uguale a zero. Quanto ne siamo consapevoli o meno è un altro problema - certo pertinente anche quello.

 

Ho letto il simpatico post sui coltelli...che dire? Favoritismi e cose simili credo ci siano in quantità...però preferisco guardare all'entusiasmo che hanno i ragazzi e che prende anche me quando penso alla bellezza con cui ci possiamo confrontare ogni giorno nel nostro lavoro in mezzo a mille ostacoli e meschinità, magari anche nostre; guardo quello e mi vien voglia di studiare, insegnare, suonare...

A Bologna abbiam fatto 'sta due giorni su Segovia, le tre classi di chitarra han suonato, i tre docenti pure, anche in duo, son venuti a trovarci gratis Company , Tagliavini ed il poeta Rondoni che ha letto la sua commovente poesia su Segovia...insomma, abbiam fatto cultura, in quel bellissimo spazio che è la Sala Bossi...per chi c'era è stata una cosa bella; per me questo è altrettanto reale che guardare le cose che non vanno in me e negli altri, solo che questa bellezza mi fa venir voglia di lavorare meglio che si può...

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Grazie davvero :) Molto gentili!

Perché in Italia le cose funzionano peggio? Sto vedendo proprio in questi giorni le procedure per richiedere borse di studio all'Estero: il bando è quasi sempre molto chiaro. In Italia i bandi sono fatti alla carlona: date sbagliate, procedure errate, incongruenze palesi. Avevo dei dubbi sul bando per le borse Estere e ho chiamato in ambasciata: mi hanno saputo rispondere a tutto in maniera chiara e veloce. L'ultima volta che ho chiamato per una borsa di studio da avere in Italia la risposta è stata "Mi dispiace ma non so che dirti, non me ne intendo di conservatori. Magari qualche collega sa qualcosa ma non saprei".

Potrei andare avanti ancora per molto...

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