Come e già stato scritto su queste pagine, la capacità di riconoscere l'altezza di una nota senza bisogno di alcun riferimento viene definito “Orecchio Assoluto” ed è determinato da fattori genetici.
Si può acquisire col tempo invece la facoltà di riconoscere esattamente gli intervalli tra le note, ma non le note stesse (“Orecchio Relativo”).
Purtroppo nei Conservatori italiani viene data poca importanza allo sviluppo dell’orecchio, basandosi sulla comoda affermazione che la recchia «o ce l’hai o non ce l’hai», infatti non esiste nessun esame dove si debbano dimostrare specifiche capacità di riconoscimento legate all’orecchio (l’impostazione del corso di Teoria e Solfeggio è troppo obsoleta e banale per avere una qualche utilità).
Si viene a creare spesso una situazione paradossale, vale a dire che persone incapaci di intonare decentemente anche una sola nota o di riconoscere il più banale degli intervalli arrivano a diplomarsi brillantemente in Conservatorio, quando a stretto rigor di logica nessuno dovrebbe fare il musicista senza avere un buon orecchio musicale.
[…] La comune didattica soffre ancora troppo spesso di un difetto che è quello delle didattiche sorpassate, e cioè pensare che per ottenere una certa valenza tecnica, la strada migliore sia quella di esercitarsi esclusivamente nella forma metodologica che lo sintetizza. Nel nostro caso, l’esame comporta cantato e dettato? E dettato e cantato sia per tutto il corso di solfeggio. Sistema che invece di insegnare a padroneggiare un’area tecnica nel suo complesso, abitua, nel migliore dei casi, a padroneggiare esclusivamente l’oggetto della prova. […] (PIAZZA Giovanni, Educazione dell’orecchio, RICORDI).
Un sistema didattico interessante per sviluppare al meglio le capacità melodiche poterebbe essere quello adoperato da tempo nel Nord Europa: sviluppare l’orecchio «atonale», cioè la possibilità di intonare o riconoscere qualsiasi intervallo orizzontale o verticale basandosi sull’apprendimento sistematico dei rapporti, isolandoli da qualsiasi contesto tonale.
In questo caso l’uso del computer può essere utilissimo per l’esercizio quotidiano dell’orecchio, magari proprio con l’uso di programmi di «Ear Training» a cui faceva riferimento Zorba.
Saluti