Caro Giorgio,
ti posso dire della mia esperienza personale in altro campo, altrettanto non popolare della musica, ossia la riflessione sul linguaggio. Ho pubblicato - senza mai pagare - con editori piccoli, medi e grandi (nell'ordine di citazione). Spesso, soprattutto con gli editori storici, è necessario ben presentare il vantaggio della pubblicazione. Anche gli editori hanno le loro motivazioni, che non sono obbligatoriamente solo di natura economica, ma anche di prestigio, di copertura di carenze del panorama editoriale, di appeal accademico o scolastico.
Trovo che pagare sia come non pubblicare per davvero. La pubblicazione è già un dialogo (fondato su qualche forma di persuasione artistica o scientifica), soprattutto se non venisse garantita una adeguata distribuzione, che è l'elemento che fa davvero la differenza. Gli editori sono tanti, in Italia, nel Mondo. In genere, se ci si impegna a sufficienza e il proprio lavoro è interessante, si trova chi si prende il rischio (oggi con la tecnologia digitale per molti piccoli editori questo rischio è davvero minimo). Tra l'altro nella valutazione e scelta dell'editore è anche necessario preoccuparsi di come e quanto si impegna a promuovere la pubblicazione e farla arrivare nei luoghi più appropriati (recensioni, fiere, librerie...in modo capillare, internet...). Non conviene proprio pubblicare con un editore che non si carichi di questo tipo di lavoro perché, come è capitato a molti miei colleghi, l'opera poi finisce muta in un magazzino e nessuno oltre l'autore è a conoscenza della sua esistenza.
Il mio ultimo editore (Laterza), di cui sono per ovvie ragioni molto soddisfatta, non solamente non ha chiesto una lira (un euro), ma mi ha fornito un cospicuo numero di copie che ha provveduto anche a spedire in tutto il mondo per me. Continua a fornirmele, non solo con lo sconto autore, ma scalandole dai diritti .
Ci sono alcune rarissime eccezioni a questo panorama...ma io non mi prenderei il rischio di essere una di queste...
Ciao,
Isabella