Come intendere, in un pezzo del periodo romantico, la forma "capriccio"? E la "serenata"? Come si conciliano? Ho messo a confronto tre interpretazioni che riterrei emblematiche: quella di Russel, quella di Bream e quella di Parkening (che si conforma su quella di Segovia, anche nelle modifiche). Nessuno rispetta i valori delle note (chi si avvicina di più è Russel). Ad es. le tre quartine della seconda battuta, pur in accelerando (ma Tarrega non lo dice, v. ad es. batt. 19 e 20), sono sempre semicrome a 48 MM. Capisco la libertà dei fraseggi, ma non l'alterazione del ritmo (v. Segovia, Parkening; meglio Russel). Credo che la vera bravura sia quella di andare QUASI a metronomo (nella fattispecie semiminima a 48 c.a.) e all'interno della pulsazione muoversi con i rubati. Basti alscoltare, ad es. Benedetti Michelangeli dell'ultimo periodo (ascetico e preciso). Che ne pensate? Gradirei anche l'autorevole parere di Dralig. Vi ringrazio e un abbraccio a tutti. Paolo Marchini