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Andeth

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  1. E' vero che manca un Segovia, ma non tanto per la divulgazione della chitarra. Ormai non c'è più bisogno di divulgare ciò che è noto. E credo che non sia nemmeno un problema di badare a compiacere o meno il pubblico. Manca un Segovia perché occorre qualcuno che sappia suscitare l'interesse della critica musicale, non del pubblico. Il pubblico c'è, è l'apprezzamento della critica che serve.
  2. Se ho ben capito, il problema sollevato non è tanto sul valore artistico dei chitarristi, bensì sulla stima incondizionata di cui godono le letterature degli strumenti "seri", cioè indipendentemente da chi li suona. Contrariamente a quanto si pensa, anche la musica vive di marchi, nel senso proprio del marketing. Con tutti gli inconvenienti che comporta. Il pianoforte nel corso dell'ottocento è diventato la "marca" di strumento musicale più nota e diffusa tra musicisti e ascoltatori. Come è noto, ogni marchio è associato a un posizionamento del prodotto: un marchio (se è veramente tale) evoca immediatamente nella mente del consumatore potenziale il valore che egli dà a quel prodotto, il suo uso e lo status che rappresenta. Nella musica, il pianoforte e il violino sono marchi di qualità assoluta per il grande pubblico. L'immagine che evoca il pianoforte è una sala da concerto, con un pianista in frac che si concentra su difficilissimi passaggi di una partitura di Liszt o di Chopin. Poi lo hanno usato Beethoven (altro marchio), Mozart, Brahms, e anche i grandi compositori del novecento. La chitarra invece richiama i cantautori, i Beatles e il rock. Anche le osterie, se si vuole essere sarcastici nel sottolineare la differenza di marca. Insomma, nell'immaginario dell'uomo medio, la chitarra è come un capo acquistato al mercato rionale contro un abito firmato, ovvero un'utilitaria contro un'elegante Rolls Royce. Creare un marchio è difficilissimo, ancora più difficile è modificarne la percezione (in positivo, si intende), per cui i chitarristi devono imparare a convivere con l'immagine che il marketing musicale ha creato per loro, e possibilmente a comunicare con competenza e cortesia che il marchio che caratterizza il loro strumento è ingeneroso. In ogni caso, i musicisti intelligenti conoscono bene la chitarra anche se non la suonano. Mi rendo conto che ciò non attenua la frustrazione di chi, quando dichiara di saper suonare la chitarra, riceve l'invito a far ascoltare una canzone di Battisti o di Guccini. Si può comunque rispondere con un sorriso che non l'abbiamo in repertorio, e magari eseguire uno studio di Sor.
  3. E' giusto e opportuno l'invito del maestro Gilardino a studiare il pensiero che già è stato espresso in proposito dalle grandi intelligenze. A titolo personale, posso descrivere l'impressione "a pelle" che mi deriva dall'ascolto delle composizioni unanimemente considerate grandi. La sensazione che genera in me un'opera d'arte è quella della percezione della bellezza, una bellezza musicale, cioè piena di significato musicale, senza contraddizioni e sbavature. Si tratta di una bellezza chiara e distinta, difficile però da descrivere con le parole. Ogni volta che riascolto la IX di Beethoven la musica si manifesta nella sua bellezza, ma ogni volta non saprei spiegarla a parole. E' una bellezza che si deve percepire musicalmente. Avverto sensazioni analoghe con la musica di altri grandi compositori (Bach, Mozart, Stravinski): direi che quanto più il piacere di ascoltare una musica è indescrivibile con altri linguaggi, tanto più quella musica è grande. Se può valere per spiegarmi meglio, faccio un piccolo esempio. Mi fa piacere ascoltare anche alcune musiche commerciali e da ballo. Tuttavia, in questi casi mi riesce facile associare qualche parola di commento sul perché esse mi risultino gradevoli, e il riascolto conferma le stesse impressioni con le stesse parole. Con la grande musica è diverso. Il senso della grande musica non si lascia spiegare con le parole (non parlo dell'analisi tecnica che se ne può fare, ma del significato che si percepisce all'ascolto), o comunque ogni commento verbale lascia sempre insoddisfatti, perché sembra ogni volta di non aver detto tutto, di essere stati riduttivi.
  4. La gattina Nora sembra affascinata dalla nota RE... gira e rigira, ci torna sempre sopra
  5. Un cordiale saluto a tutti gli utenti del forum italiano di chitarra classica. Sono un chitarrista dilettante, ho appreso alcune cose dell'arte chitarristica nei lontani anni 70, durante la mia adolescenza, quando il mio maestro mi sottopose a 4 anni di studio vero e proprio, dopo l'allegro strimpellamento autodidattico cui mi dedicai tra gli 11 e i 14 anni. Attualmente studio il violino, sono al terzo anni di studi, che sto facendo alla veneranda età di 48 anni (non ancora compiuti però, se mi perdonate il vezzo di vanità) Paradossalmente, studiando il violino mi è tornata voglia anche di ristudiare la chitarra, che avevo lasciato languire per qualche anno Riesco ancora a suonare cose di medio livello e non troppo difficili. Frequento il forum Delcamp da poco meno di un anno, dove sono noto con il nickname Octopus-2006. Ho scoperto questo forum pochi giorni fa. Ho visto che ci scrivono diversi professionisti, oltre che alcuni altri amici che ho già incontrato su Delcamp: mi auguro di poter scambiare opinioni sulla musica e sul chitarrismo con tutti voi. Salute
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