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lindina

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  1. Ci riprovo...
  2. Io spero che Carlito e Fernando non siano la stessa persona..............
  3. Kras guitar Festival - Sezana 2008 (Slovenia) Marko Feri chitarra Giorgio Tortora direttore
  4. Il video inserito da Alfredo è semplicemente: bellissimo!!!!!!!! Su Tina Modotti bisognerebbe però capire alcune cose: è stata una figura controversa, affascinata forse più dal suo personale bisogno di libertà che ancora dal bisogno culturale di essere militante. Hemingway, Oriana Fallaci ma anche Zelda Fitzgerald in qualche modo le somigliano. Il Pajsage di Brouwer sottolinea in maniera assolutamente commovente l'ideale che tutti abbiamo, a destra e a sinistra. Tina diviene l'alibi della libertà Giorgio Tortora Giorgio Tortora
  5. La scordatura è prevista in partitura. Questo brano gioca in particolare con il suono dissonante ottenuto dalla percussione di md e ms sulla tastiera. Personalmente mi sembra che l'escuzione non renda giustizia alla composizione banalizzando i clusters e "caricando" i citati effetti percussivi. Un caffè deve avere la giusta quantità di zucchero.... Giorgio Tortora
  6. Io credo di aver capito (e se mi sbaglio mi scuso) che Fabio consenta l'utilizzo del cosiddetto mezzo multimediale quale compendio per spingersi in avanti. Non mi sembra infatti se egli nella sua opera creativa, ma anche di stesura (con sviluppi, annessi econnessi) "lasci fare" agli algoritmi, ma esclami - parafrasando un celebre compositore- "Il catalogo è questo!"; ciò perchè siamo giunti nel 2010. Il cosiddetto sviluppo automatico - credo - rientri ancora una volta nel contesto della filosofia che accetta il presente, senza lamenti o nostalgie per quelle conoscenze - anche le più difficili - che Ciccio Matera dimostra di ben conoscere. A proposito, chiedo se è servita l'intuizione di Fibonacci, ma anche di quella famosa e rudimantale "griglia" che Bach (mica Tortora) a volte utilizzò?. Anni orsono un mio caro amico - preside della Sissa di Trieste - cercò di convincermi che è del tutto inutile far studiare le addizzioni o sottrazioni ai bambini, mentre sarebbe del tutto utile insegnar loro ad utilizzare le (allora) piccole calcolatrici che da poco erano entrate nell'uso comune. E' ovvio che lì non si crea ma il mio chiodo fisso - cioè ragionare secondo le carte che quel preciso momento cuturale o storico - mi indicano (e quindi decido)di appoggioare una apertura, per me assolutamente la piùmoderna. oltre a ciò, Romitelli aveva già fatto di più, ed oggi quelle indagini sul suono più o meno nascosto, sono definite oggi arte. Giorgio Tortora
  7. Lei partecipa ad un forum ma non vuole essere chiamato in causa con affermazioni - secondo il suo punto di vista - insensate? Io scrivo per chi mi vuole leggere; tra l'altro ho scritto che "ricevo" e non che "incasso" le sue bordate. Che poi tra noi due ci sia una profonda idiosincrasia nulla cambia nell'espressione delle proprie reciproche convinzioni che verranno valutate dagli utenti. L'unica cosa che mi infastidisce è lo strisciante disprezzo con cui sottolinea ogni mio (parlo per me) intervento. Giorgio Tortora
  8. La mia "idea" della chitarra parte dal cosiddetto "gesto supremo". Esso non si manifesta in tutti gli individui appassionati o superesperti che siano, ma si rivela nel sentimento che le più disparate persone - per cause naturali - posseggono. Gli sviluppi quindi, le diramazioni, gli incroci seguono un andamento iperbolico, difficili da controllare tantomeno da codificare, ed ecco, questo è il mio modo di "comprendere" il nostro strumento . Quando ascolto un bambino eseguire un piccolo studio di Aguado, Sor o Giuliani, posso rimanere immobile, annoiarmi, divertirmi ma - in alcuni casi - venir rapito da quel linguaggio misterioso che un mio caro amico, Francesco Mander, chiamava affettuosamente "comunicazione non comunicata". Ecco, senza attacchi a chicchessia, il mio punto di vista; sentire Adriano che suona mi basta, ma anche se egli decidesse di modificare l'armonia, il ritmo del più celebre dei brani mi basterebbe lo stesso. Conoscere il numero di scarpe del compositore, per me - che ascolto - non mi interessa. La pittura, ne sono convinto, è sempre stata almeno cinquant'anni davanti alla musica e fenomeni come Hirst, De Lutti, possono oggi decidere il percorso, modificarne i meccanismi anche storici che lo hanno prodotto. Io oggi ricevo parole di disistima forti, bordate inattaccabili giuridicamente da parte di una persona che evidentemente conosce fatti, eventi ecc. Con lui, parlare delle mie frontiere che non ci sono più, è una guerra persa, perchè quei meccanismi mentali non sono disponibili a filtrare altre emozioni. A chi darà ragione il tempo? Giorgio Tortora
  9. Mi lascia solo? Lei mi lascia solo?; ma non certo quelli che mi stimano, che suonano la mia musica in giro per il mondo, che desiderano studiare con me; vede dralig, io suono la chitarra come migliaia di altre persone, mezze tacche, bravi, bravissimi, e a questro strumento devo molto perchè mi ha dato da vivere oltrechè emozionarmi, ma non mi ritengo - come lei dice - un lettore perverso e nemmeno un malintenzionato ignorante. Giorgio Tortora
  10. Fabbri ha perfettamente ragione! Ma che senso ha iniziare una nuova discussione segnalando nuove cifre, magari altri significati o inediti parallelismi nei confronti di una opera che rappresenta uno dei momenti più alti della letteratura chitarristica. Il compositore si chiame Rodrigo, ripeto Rodrigo, quello del Concerto di A., della Tonadilla, della Fantasia para un G. nica Tortora! E non mi si venga a dire che non ho compreso il significato della precisazione di Dralig, che non so interpretare, che è meglio stare zitti quando non si sanno le cose. A questo punto voglio, anzi resto ignorante ascoltando semplicemente - da ignorante - un brano che mi commuove. Giorgio Tortora
  11. In quanto friulano sarò anche un poco di parte............. il brano è clamoroso, questo è vero, ma per Adriano andrebbero spesi aggettivi altrettanto clamorosi. Lui ha il "colpo d'ala", "sente l'accento", controlla spontaneamente gli equilibri, che delizia! Giorgio Tortora
  12. Le offese, perchè di questo si tratta, di Mercurio nei riguardi dei professori Zigante e Gilardino sono ridicole. Io non ho condiviso - anni orsono - alcune determinazioni di Zigante, ma a parte - credo - una reciproca "lontananza musicale", registro che egli sostiene le proprie convinzioni con fatti e documenti difficilmente contestabili. Nei pochi miei interventi in questo forum ho sempre sottolineato che dal mio punto di vista la "chitarra" incrocia e mescola una serie innumerevoli di fattori, dai più logici ei più aleatori, considerandoli (evidentemente con ragione logica) allo stesso modo, e quindi non sono in linea con le certificazioni assolute che in qualche modo hanno caratterizzato inizialmente questa discussione. Il Forum serve per questo, per dichiarare qualche cosa e, se ho il piacere di farlo so che anch'io trovo lo spazio, magari in maniera non del tutto apprezzata, condivisa ecc. Andare quindi totalmente fuori strada come ha fatto Mercurio non va bene; fa passare la voglia anche di contraddire, di essere superiori, magari anche di accettare. Ricordo che molti anni orsono una falsa attribuzione (Giuliani-De Call) costò molto caro al sistema nervoso del compianto Tonazzi, il quale tuttavia accettò la "piccola sconfitta musicale" senza sdegno per colui che aveva segnalato il caso . Qui la cosa è diversa 1) due autorevoli chitarristi, acidi e forse troppo pragmatici, certificano semplicemente un fatto assolutamente incontrovertibile 2) Mercurio immotivatamente li offende; anche se ne avesse il motivo per "fatto personale" nulla cambierebbe con la sostanza di quanto Zigante e Gilardino hanno dimostrato, ed è questo che interessa ai chitarristi. Giorgio Tortora
  13. Da quanto ne so io il pasticcio è ancora più ingarbugliato in quanto Segovia non fece mai pubblicare il Preludio. A questo ci pensò Raphael Andia, che con grande ingenuità - e credendo di anticipare un possibile "scoop chitarristico" - trascrisse nota su nota l'incisione discografica di Segovia. Le edizioni (mi sembra Translatlantique) quindi lo pubblicarono attribuendolo (con il Balletto) a Weiss, per poi - una volta capito l'inganno - correggere alcuni mesi dopo la copertina di questa partitura con una ridicola toppa nera.
  14. Il mio ricordo va ai primi anni '80. Frequentavo annualmente un corso di perfezionamento ad Heidelberg (Germania) e fu lì che Carlevaro presentò la chitarra. Da ventenne (circa), e come tutti i giovani "affamati" di notizie chitarristiche pressavo sistematicamente il Maestro per capire, conoscere, sapere: ovviamente per me era un mito. Le notizie che egli mi diede della chitarra furono queste: in Uruguay egli aveva compiuto studi di acustica con un ricercatore suo amico e dilettante di chitarra. Dopo anni Carlevaro si convinse di alcuni principi circa la compressione del suono e per questo ideò un modello che in seguito - qualche esperto liutaio- avrebbe costruito e migliorato. Ebbe l'idea quindi e non le "misure" o gli "spessori" del legno e materiali. La mia impressione fu quella che la costruzione dello strumento da parte di Contreras non rispecchiasse i suoi canoni di aspettative, ma nonostante ciò difese il risultato otenuto tanto da incidere con quella chitarra un disco "Carlevaro plays Carlevaro". Alcuni suoi allievi la adottarono forse per eccessiva fiducia o "figlianza" con il maestro In seguito, dopo la sua morte lo strumento non fu quasi più suonato anche se- credo - che Conrtreras continui a mantenerlo nel catalogo (PS: ad un prezzo fuori mercato) Giorgio Tortora
  15. Abel Carlevaro è stato un chitarrista che per tutta la vita ha cercato di risolvere quesiti o aspetti del nostro strumento attraverso la logica. Nella fattispecie, egli ideò un sistema di costruzione basato sulla cosiddetta "pompa sonora" ovvero attraverso la compressione dell'aria. Il "meccanismo" di ciò ovviamente trova ben più ampie velleità fisiche, peraltro a tutt'oggi ancor da dimostrare. Qesta chitarra vide il proprio battesimo ad Hedelberg durante un concerto dello stesso Carlevaro nel 1982. La costruzione, dopo vari ma inutili tentativi con alcuni liutai americani, fu affidata/accettata da Contreras, che ne produsse un certo numero.
  16. Congratulazioni! Veder la chitarra in "mondi extrachitarristici" è sempre una grande soddisfazione. Giorgio Tortora
  17. Ho già introdotto "A Scuola con la Chitarra" nel percorso didattico che rivolgo ai miei alunni ritenendo il lavoro ottimo;l'aspetto didattico è sempre cosa difficile ma - a mio modesto parere - per la chitarra lo è ancor di più in quanto i vari elementi di crescita progressiva (tocco libero, l'introduzione del pollice, accordi, riconoscibilità dei temi, padronanza della lettura musicale, ecc) molte volte mancano di un saggio bilanciamento. Personalmente, per un primo inizio, non ho mai lasciato il metodo Scheit, per passare in seguito a Carulli, quindi agli studi di Aguado, Sor, Carcassi. Oggi, a questi capisaldi didattici affianco con convinzione anche il lavoro di Giuffredi e quindi benvenuta a questa nuova edizione!! Giorgio Tortora
  18. Non ho la minima intenzione di essere maleducato con chicchessia, egregio Fabio Selvafiorita, ma voglio soltanto sostenere alcuni principi che fanno parte del mio modo di considerare la chitarra. I miei "totem" della chitarra sono piattaforme di ideali (ovviamente legittimi) dalle quali poi nascono considerazioni, stili e quant'altro che - nel tempo - divengono dogmi. Giorgio Tortora
  19. A me sembra di vivere in un altro mondo. Credevo che da questo forum - pur con tutti i distinguo dei casi - ci fosse un unico modo di considerare la chitarra: uno strumento consolidato nella forma, nei contenuti, e soprattutto nella propria filosofia. Per questo varie volte mi sono seccato con le "boutade" di Fabbri che - per contro - dava a tutti noi lezioni di moderne vedute. E' bastato però che uno dei più ascoltati "totem" della chitarra italiana segnalasse questa ridicola storia del chitarrista-violinista-dal gran bel suono, che tutti voi, dietro, a far elogi, a stupirvi. Ma dove siamo? Ma non vi sembra che sia l'ora di smetterla? Mi ritorna allora in mente la filosofia, la stessa che muove il mondo, per convincermi che devo muovermi da solo e quindi riposto il mio pensiero: LA MIA CHITARRA La chitarra è uno strumento strano, straordinario e debole allo stesso tempo come lo sono - del resto - i chitarristi, quei lunatici personaggi che ci mettono sopra le mani, le passioni, l’intera vita. Dimenticato troppo in fretta Segovia, tutti oggi conoscono una nuova “verità”, quella del nascosto arcano, della deduzione, dell’insidioso parallelismo. Difficile farsi accettare nei forum che impazzano in rete; essi, da autorevoli totem del distinguo indicano i nomi e le direzioni da intraprendere agli ottusi, e se un ingenuo sedicenne sbalordisce il mondo intero con una qualsivoglia mirabolante esecuzione, questo sì potrà finalmente ambire a qualche lezione totemiaca al cospetto reverente dei soliti noti dottori. Ma non è un peccato che la nostra (di tutti) chitarra venga smussata da questi cosiddetti sapienti , che - come proci – detengono quel potere misterioso che si chiama burocrazia? Troppo grande la critica? Troppo sibillina? La risposta sta nelle sale da concerto, quelle autorevoli, che non ospitano da anni il nostro strumento; nei troppi “Maestri della Chitarra” che – dal supremo pulpito del giudizio burocratico ne affliggono in realtà il fascino, appiattiscono le difficoltà, imponendo - tracotanti - una nuova cifra. Ma che piacere un giovane chitarrista maleducato e spavaldo, che riderà di quel sapere concettuale e suonerà solo ciò che gli dirà la sua anima! GIORGIO TORTORA
  20. La mia chitarra La chitarra è uno strumento strano, straordinario e debole allo stesso tempo come lo sono - del resto - i chitarristi, quei lunatici personaggi che ci mettono sopra le mani, le passioni, l’intera vita. Dimenticato troppo in fretta Segovia, tutti oggi conoscono una nuova “verità”, quella del nascosto arcano della deduzione, dell’insidioso parallelismo. Difficile farsi accettare dagli autorevoli totem del distinguo che indicano i nomi e le direzioni da intraprendere agli ottusi, e se un ingenuo sedicenne sbalordisce il mondo intero con una qualsivoglia mirabolante esecuzione, questo sì potrà finalmente ambire a qualche lezione (totemiaca) al cospetto reverente dei soliti noti dottori. Ma non è un peccato che la nostra (di tutti) chitarra venga smussata da questi cosiddetti sapienti , che - come proci – detengono quel potere misterioso che si chiama burocrazia? Troppo grande la critica? Troppo sibillina? La risposta sta nelle sale da concerto, quelle autorevoli, che non ospitano da anni il nostro strumento; nei troppi “Maestri della Chitarra” che – dal supremo pulpito del giudizio burocratico ne affliggono in realtà il fascino, appiattiscono le difficoltà, imponendo - tracotanti - una nuova cifra. Ma che piacere un giovane chitarrista maleducato e spavaldo, che riderà di quel sapere concettuale e suonerà solo ciò che gli dirà la sua anima! Giorgio Tortora
  21. Il tema del "quarto concerto" di Giuliani aprirebbe certamente una nuova fase per tutti noi chitarristi. La materia è tuttavia molto complessa perchè mescola elementi musicali (che tutti noi vorremmo fossero certi) con aspetti della vita del nostro protagonista. Quando Giuliani in una delle sue lettere indirizzate all'amico editorie viennese (che poi era un italiano...) scrive che avrebbe potuto consegnare anche il "Maestoso del quarto concerto", non vi è dubbio che quella partitura fosse già presente nella testa di Giuliani, ma valutato temporalmente il momento sgangherato in cui scrisse la missiva, sorgono molti dubbi sia sulla stesura (ovvero che già fosse avvenuta) dell'intero concerto e sia sul suo "sentire" la forza di quella nuova opera. Sono argomenti delicati, da valutare in condizioni "umane" di debolezza e non di forza. Al momento di queste mie precisazioni qualcuno - come al solito - si è inalberato; a costui (e fra poco a costoro) ricordo però che gli argomenti riguardanti le produzioni musicali di chicchessia si confondono molte volte con mille altre questioni il più delle volte di scarso valore. E' il caso di Paganini che, soggiornando sistematicamente in ricche dimore, concedeva al mecenate di turno il privilegio della dedica su piccoli brani scritti al momento durante i suoi tanti dopocena. A Trieste - per esempio - egli era ospite fisso a casa di Elisa Baciocchi , sorella di Napoleone, pertanto è ragionevole pensare che intrecci di convenienza si mescolassero con la miglio arma i quel formidabile violinista. Allo stesso modo Giuliani ebbe rapporti con illustri musicisti, fra cui il grande Beethoven, ma da ciò non si può certo dire con certezza a che livello quei rapporti erano in essere. Oggi, lo storico, "mette in fila" aspetti prettamente musicali con il sogno della grande scoperta, ma egli ben sa che il filtro per una certa attribuzione parte sempre dal basso, dalla vita pratica di persone che professionalmente svolgevano l'attività di musicista. Con questo filtro si spiegano pertanto molte produzioni, ovvero elaborazioni di piccole opere originali con ripieno d'orchestra, nel caso l'impresario di turno l'avesse richiesto magari per un solo concerto, (ed è questo il caso di Giuliani, Paganini,ecc) ma anche di nuove composizioni che - soltanto per il nome del musicista - dovrebbero far saltare di gioia i chitarristi n ( il Quartetto di Donizetti) oggi invece condannato all'oblio semplicemente per pochezza musicale. Come già scritto - il sottoscritto- non ha nessuna verità ma solo supposizioni e per meglio conoscerle vi rimando ad un mio precedente post intitolato "Il caso del Concerto del concerto di Giovanni Bonfante del Panizza". Giorgio Tortora
  22. Ho visto anch'io questo volume dedicato a Giuliani. Senza dubbio è ben fatto ma purtroppo non aggiunge nulla di nuovo a ciò che è già ben ampiamente assodato e riferito a "termini" chitarristici, ma riguarda molti aspetti della vita di quella famiglia Non è tuttavia la mia una critica a Nicola Giuliani - l'autore - che - e lo dice chiaramente - intende far meglio conoscere il Giuliani privato rispetto al Giuliani chitarrista, per il quale - ma è un mio semplice parere - rimando la lettura di un altro libro scritto da Araniti (di difficile reperimento). Colgo però l'occasione per indicare un tema "giulianesco" che - questo sì - farebbe la felicità di ogni chitarrista; riguarda il cosiddetto "quarto concerto" di cui non vi è traccia ma che Giuliani stesso scrive di aver composto. Vi sono a proposito tante supposizioni (anch'io ne ho una) ma nessuna certezza. Giorgio Tortora
  23. E' uscita la mia "Sonata".(Ed. Le productions d'OZ - Montreal - CD incluso chit. Marko Feri)). Voglio essere contemporaneo! La "Sonata" rappresenta ciò che io vedo oggi; un viaggio in autostrada potrebbe essere la cifra che la identifica. ll movimento di di automobili, ognuna delle quali possiede al suo interno un microcosmo di vita parallela alla mia, ne rappresenta la cifra: un casale che racchiude anch'esso una storia, due ragazzi all'autogrill che che si abbracciano, un cane che dalla strada vicina ti abbaia rincorrendoti. Questa è la mia contemporaneità, un viaggio che non ricorda e che non progetta. Chi conosce i guai della vita (ed io li conosco bene) sa che una situazione "bloccata" alimenta paradossalmente nuovi mondi, valori, colonizza nuovi territori sia materiali che psichici. Ecco, la "Sonata" blocca le rivendicazioni stilistiche ma fotografa il fiume dentro il quale tutti stiamo. Un effetto Doppler al contrario. I titoli dei movimenti evocano confini: "The Lions of Delphi" (confine concettuale); "Signs" (confine materiale). Ho aperto il cuore soltanto in "Theme" (il secondo movimento), affinchè - con la telepatia - i nobili amici che mi seguiranno cercheranno di raccontare una storia ai loro figli, mogli, ed amanti. Desidero ringraziare Marko Feri che ha compreso il mio criptico pensiero, e senza indugi ha inciso questo mio lavoro. Giorgio Tortora Sonata.pdf
  24. A mio parere credo che invece questa discussione debba continuare. La chitarra (siamo nel 2008!) prevede innumerevoli chiavi di lettura:di percezione, di convinzione, di totem del sapere, di varia modernità ecc. A me non preoccupa ciò che deriva dalla sua inevitabile contemporaneità perchè, oltre a questa carina disputa che mi vede in parte protagonista, ci sono a difenderla non tanto i cosiddetti "saggi del sapere", bensì i "nobili del sapere". Essi agiscono con una strana telepatia artistica che, pur non prevedendo la reciproca conoscenza,regole scritte, o simposi, creano il movimento del giusto. Carlevaro, Castelnuovo Tedesco, i fratelli Abreu, sono i miei preferiti perchè li vedo eleganti e nobili. Tuttavia anche adesso, e così tra dieci, cent'anni, l'inevitabile destino ne eleggerà altri dimostrando che a nulla centra la nostalgia o il mito. E' l'Etica che importa, e con lei - allo stesso pari - la sua figlia l'Estetica.
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