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  1. Nella scenografica cornice dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, lo scorso sabato 14 novembre si sono dati convegno, per la 22ª volta dall’ormai lontano 1933, vecchie e nuove leve del panorama chitarristico nazionale ed internazionale, unite nell’affettuoso ricordo dell’indimenticato Romolo Ferrari, grande protagonista e indiscusso punto di riferimento, sulla scena musicale della prima metà del secolo scorso, delle nostre amate “sei corde”, nel cinquantenario della sua morte. La manifestazione è stata quindi l’occasione per presentare al pubblico il volume “Romolo Ferrari e la chitarra in Italia nella prima metà del Novecento” curato da Simona Boni per Mucchi Editore e dedicato proprio alla figura del grande chitarrista modenese. L’appuntamento di consolidata tradizione (perfettamente organizzato in ogni dettaglio dalla mente e anima dell’evento, Simona Boni), ha visto alternarsi sessioni di studio a momenti più prettamente musicali. Ecco, quindi, che alle interessanti relazioni di Giovanni Indulti (“L’attività compositiva di Romolo Ferrari”), Marco Bazzotti (“Incisioni discografiche e registrazioni di chitarristi italiani nella prima metà nel Novecento”), Luciano Chillemi (“I chitarristi compositori: permanenza di un modello e nuove figure de riscoprire”), Silvia Mastrogregori (“L’istituzione della cattedra di chitarra nei Conservatori italiani”) si sono affiancate le esecuzioni, lungamente applaudite, di musicisti di assoluto valore, quali i Maestri Piero Bonaguri (tra i suoi brani, soprattutto l’“Improvviso” di Ettore Desideri,qui eseguito per la prima volta); Giuliano Balestra, Sergio Sorrentino (impegnato in pagine solistiche e in un gradevole duetto con il violinista Francesco Bonacini), Giulio Tampalini (autore di una vibrante interpretazione di “Pensiero Funebre” del Ferrari). L’aspetto che maggiormente è stato posto in luce, attraverso i vari momenti del convegno, ha riguardato la grande modernità della visione di Romolo Ferrari. È emersa, appunto, la sua notevole capacità di “vedere oltre”, rompendo i confini angusti dentro i quali, fino ad allora (e, forse, ancora oggi), si voleva limitare il contributo di questo nostro strumento al patrimonio musicale, perché, troppo spesso, ritenuto marginale, se non addirittura trascurabile. È stato così tratteggiato l’affresco di un uomo di grande spessore morale, un “pioniere” caparbiamente incurante della malcelata ostilità di un paludato mondo “accademico” in larga parte prevenuto nei confronti delle potenzialità espressive della chitarra. Impegno e passione nei confronti di questo strumento profusi da altrettante figure di spicco, meritevoli di adeguato riconoscimento e perciò ricordate nel corso dell’evento, quali Giovanni Murtula e Benedetto Di Ponio, a buon diritto annoverati tra i padri della cultura chitarristica contemporanea in Italia. La conclusione della intensa giornata è stata giustamente riservata al Maestro Enrico Tagliavini, illustre “decano” dei congressisti e tra i pochissimi, presenti alla manifestazione, ad avere avuto il privilegio di conoscere personalmente Romolo Ferrari e di potersi considerare suo allievo. Il Maestro Tagliavini ha ricordato con profonda emozione la figura quasi paterna di Ferrari, la sua cordiale disponibilità verso quanti condividevano con lui il grande amore per la chitarra, la sua pacata autorevolezza, che erano il conseguente corollario di un evidente, impareggiabile talento. A conclusione del suo intervento, il Maestro ha quindi voluto condividere con i presenti un’intensa esecuzione di “Danza Indiana”, brano di Romolo Ferrari, pregevole conferma dell’ecletticità e dello spirito di ricerca speso dal chitarrista modenese nel corso della sua carriera musicale. Sulle note del Maestro Tagliavini è così calato il sipario su un coinvolgente momento di incontro che, all’ombra delle figura di Romolo Ferrari, ha costituito un virtuale passaggio di consegne nella passione verso la chitarra tra vecchie e nuove generazioni di amanti delle “sei corde”. Andrea Caridi
  2. Qual'è la migliore diteggiatura per la mano destra per la sarabanda della suite BWV 995 di Bach? Grazie
  3. Ciao Max, approfitto della tua domanda per chiedere anch'io una cosa. Qualcuno conosce le chitarre Rodriguez (liuteria "industriale" di Madrid)? Mi sapete dire se sono di qualità migliore delle Esteve? Grazie mille.
  4. Gentili utenti del forum, alla veneranda età di 32 anni,a 20 anni esatti di distanza dall'unico tentativo fatto (quando avevo 12 anni sono risultato idoneo non vincitore), qualche anno da privatista e tanti di inattività, sono stato colto dall'ossesione senile di provare ad accedere al primo anno di conservatorio (Bologna). domanda da profano: esistono limiti anagrafici per provare ad entrare, oppure posso provare a prepararmi? resterà un mio idillio senile? grazie per ogni dritta! andrea soviet
  5. alla fine, ben consigliato da fonte attendibile, ho orientato l'acquisto (alzando un pò il capitolo di spesa) su una Picado 49, descritta come preferibile, a parità di prezzo, con una Esteve della linea Adalid (tipo 9C). Ci sarebbe anche la possibilità di una Picado 60 "usato garantito", ma non vorrei che alla fine fosse troppo sovradimensionata...come si dice a Napoli: "a f....a mmane rè ccriature!". Lunghi i tempi di consegna, non prima di settembre inoltrato, però! grazie per tutti i vostri consigli!!!
  6. Secondo voi una Ramirez di cedro mod.R1 a 770 euro sarebbe un acquisto più consigliabile rispetto ad un' Ahlambra 6P a circa 700 o ad un'Esteve 08 sui 600?
  7. Non avendo la possibilità di ricorrere all’ “usato sicuro” (non ho una persona di fiducia che sia in grado di supplire alla mia inesperienza e di garantirmi così dalla “sola”), diciamo che sarei intenzionato a restringere la scelta ai prodotti industriali “made in Spain” e, quindi,tra ALHAMBRA ed ESTEVE (a meno di vostri suggerimenti alternativi, graditissimi). Della mia attuale e modesta Yamaha CG120A patisco la “durezza” nel posizionare correttamente la mano sinistra - non so se dipenda esclusivamente dalle corde (monto le Augustine blu) – e la “freddezza” del suono; provando qualche ESTEVE di fascia medio - alta ne ho apprezzato il suono caldo e profondo. Ed è soprattutto questa caratteristica che cerco nel nuovo strumento che vorrei acquistare. Sono comunque disposto ad alzare anche di 200 € o poco più il budget iniziale (500) se questo può servire a garantirmi uno strumento valido (per i miei standard, sia chiaro…). Però, sfogliando dal sito il catalogo ESTEVE, ho notato che alcuni modelli medi (tipo 1GR08, intorno ai 600€) sono descritti come interamente in massello (anche se di vari legnami, tipo cedro e palissandro) e, soprattutto, con il manico in ebano; mentre “pari grado” dell’Alhambra (tipo 4P, 4C, 5P, 5C, da listino tutte, bene o male, intorno a quella fascia di prezzo) hanno parti in impiallacciato (il fondo, sebbene in noce, è “contrachapado”…). Ma non vorrei farmi portare fuori strada da preconcetti extra musicali (es. la solidità e la qualità del legname), anche perché da quanto ho sentito fin qui mi sembra che nel confronto ESTEVE/ALHAMBRA quest’ultima sia favorita… Insomma, a voi di nuovo la palla! Grazie mille!
  8. Gentili frequentatori del forum, mi affido alle vostre competenze per un consiglio sull’acquisto della chitarra. Dopo diversi anni di interruzione ho ripreso a suonare questo strumento e, al momento, ho rispolverato il mio vecchio modello di studio Yamaha CG120 A. Ho deciso di comprarne una nuova, destinando un budget non superiore ai 500 euro. Qui iniziano le dolenti note: cosa acquistare? Premesso che non sono nè sarò mai un concertista (anche se suono in pubblico ogni settimana brani classici come sottofondo durante le funzioni religiose) e che quindi rinuncio in partenza a prodotti di liuteria “su misura”, nel corso di diverse “ricognizioni” per negozi mi sono state prospettate diverse soluzioni: 1)rinunciare in partenza alle “orientali”, tipo Yamaha, anche le versioni più elaborate (ho visto una mod. CG201S a 440 euro); 2)rivolgermi sui prodotti Spagnoli: Esteve ( mod. 1.7SM a 376.00 euro; mod. 1.GR07 a 399.00 euro; mod. Adalid intorno ai 700) ; ALHAMBRA (mod. 3C intorno ai 350 euro); oppure qualche avanzo di marche dismesse (a San Marino ho visto una Valdez del ’94 a 300€, con lieve graffio della tavola, una mod. 103 del 94 a 280 euro, una mod. 110 del 94 a 450 euro e una Pacomarin Valencia mod. 6 del 97 a 300€.). Mi hanno sconsigliato le HOFNER. A occhio (e un po’ di orecchio) preferisco le Esteve alle Alhambra. Ammetto comunque la mia ignoranza e quindi chiedo a voi un sincero e spassionato consiglio per gli acquisti; preciso che non intendo ricorrere all’usato e che preferisco spendere 50€ in più extra budget per un prodotto decente, piuttosto che risparmiarli e avere qualcosa di scadente per le mani. Quali i negozi più seri cui rivolgersi a Bologna e dintorni? Grazie per ogni consiglio che vorrete darmi!
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