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  1. Homburg

    Dahlhaus tradotto

    Apprendo direttamente dal Curatore (il quale mi autorizza a fare questa segnalazione e a riprodurre la copertina) dell'uscita imminente di questa raccolta di saggi, probabilmente in libreria nel mese di giugno. Carl Dahlhaus (1928-1989) è stato una delle intelligenze più acute della musicologia del Novecento, noto sia per la vastità dei suoi campi di interesse, sia per il rigore metodologico delle sue indagini, sempre solidamente supportate sia sul versante estetico sia su quello dell'analisi musicale. Il libro, di oltre 500 pagine, contiene da solo oltre un quarto di tutto il Dahlhaus finora tradotto in italiano. Carl Dahlhaus, "In altri termini". Saggi sulla musica, Ricordi, Milano, 2009
  2. Maestro Porqueddu, ormai è chiaro a tutti che a Lei piacciono solo le sfide "facili"... Gli auguri in questi casi sono superflui ma i miei glieli faccio di cuore. Fra l'altro anche per egoismo, sa. Se questo lavoro riesce bene anche la metà di quello precedente (e non ho dubbi che riuscirà benissimo) le nostre CD-teche - sempre faticosamente all'inseguimento dello scaffale delle partiture - si arricchiranno di un'altra pietra miliare del repertorio. Il nostro debito nei Suoi confronti diventerà incalcolabile, ma per una volta saremo tutti felici di indebitarci ancora...
  3. E sarebbe già qualcosa! Almeno lì un mandolino c'è...
  4. E di che? Potessi segnalarne tutti i giorni di libri così! Da ringraziare c'è solo Mario Dell'Ara. Il suo lavoro - sono convinto che molti condivideranno la mia opinione man mano che avranno modo di leggerlo - è di quelli che imprimono una irreversibile spinta in avanti a tutto un settore di studi. Per esempio, non riesco a immaginare come si potrà d'ora in avanti scrivere un qualsiasi capitolo serio sulla musica strumentale del '500-'600 (e parlo di musicologia generale, non di storie chitarristiche) senza tenere conto di questo saggio.
  5. Augurandomi di interpretare la giusta curiosità degli utenti di questo forum, ho chiesto all'autore il permesso di riprodurre la sua prefazione, il sommario e alcune pagine del libro. Il Maestro Dell'Ara, con la consueta disponibilità, mi ha autorizzato a farlo, e di questo lo ringrazio pubblicamente. Non so come inserire più di un file per volta, chiedo quindi agli amministratori di correggere, se necessario, il mio post multiplo. Grazie.
  6. Non ho assolutamente idea di come funzioni la distribuzione. Vi trascrivo i dati inseriti nel pieghevole promozionale del Civico Istituto Musicale "G.B.Fergusio" di Savigliano che ha patrocinato l'edizione. I recapiti per informazioni si riferiscono non solo al libro ma anche alla quarta edizione della mostra di liuteria "Rosa Sonora", Savigliano, 30 maggio - 21 giugno 2009 Museo Civico "Antonino Olmo", Via S.Francesco 17/19 - 12038 Savigliano Civico Istituto Musicale "G.B.Fergusio", Via Einaudi 4 - 12038 Savigliano tel./fax 0172.712269 Direzione Artistica: Michelangelo Alocco e Mario Dell'Ara Informazioni e prenotazioni: cell: 347.5794078 - 320.1815347 tel. 011.6051025 - 0172.712269 http://www.fergusio.it e-mail: info@fergusio.it mario.dellara@alice.it
  7. [+ZOOM] Calligrafia secolare della chitarra Nuovo saggio di Mario Dell'Ara Giovedì 21 maggio è stato presentato a Savigliano (CN) il nuovo saggio di Mario Dell'Ara, Calligrafia secolare della chitarra. Si tratta di una storia della chitarra rinascimentale e barocca. Non dal punto di vista organologico, ma da quello del repertorio. L'autore esamina centinaia di opere di una trentina di autori tra cui Mudarra, Fuenllana, Sanz, Le Roy, Bartolotti, Corbetta, de Visée, Campion. Per lo più sono pagine inedite che Mario Dell'Ara ha trascritto personalmente dalle intavolature nel corso di molti anni. I 451 esempi musicali parlano chiaro: è un'opera senza fronzoli divulgativi che si rivolge espressamente a musicisti e studiosi, e che fa luce su un repertorio non solo sconosciuto ma, per molti, addirittura inimmaginabile, vista la difficile accessibilità di una letteratura interamente consegnata alle intavolature. Dalle forme contrappuntistiche e dalle danze della metà del '500 si arriva, attraverso Francia, Italia e Spagna, fino alle soglie della sonata moderna. Due secoli di repertorio. Raccontato non solo nei suoi aspetti tecnico-strumentali, ma soprattutto nella sua evoluzione linguistica e stilistica in rapporto alla storia generale della musica. Mario Dell'Ara, Calligrafia secolare della chitarra, Rosa Sonora L'Artistica Savigliano, 2009, pp.232
  8. Hummm... materia scivolosa. L'unico consiglio che mi sentirei di dare è: fatti un'idea precisa di che cosa NON ti piace della tua chitarra, così eviti di ritrovarti dopo un po' con uno strumento che magari ha gli stessi limiti (per te) di quello che avevi prima. Per quel poco che mi è capitato di confrontare nel ramo, devo dire che le Esteve di fascia medio-economica in genere hanno una personalità sorprendente per uno strumento di liuteria "industriale". Inoltre con un 200 euro circa in più rispetto al tuo budget vai su una tastiera di ebano, il che non guasta.
  9. In effetti non ho mai capito perché l'edizione 2003 di Stover, in due volumi, pur comparando tra loro le varie fonti che dichiara, e riportando in appendice le varianti, rimane poi nel vago quanto all'ubicazione e all'accessibilità delle fonti stesse, di cui omette i facsimili. Ammetto che parlare di edizione critica, in queste condizioni, è improprio, anche se in altre edizioni la comparazione tra le fonti manca del tutto e quindi, almeno in apparenza, dovrebbero ritenersi ancor meno critiche e meno affidabili di questa. Non saprei dire, non conoscendo direttamente gli attori della vicenda, se la cosa sia da attribuirsi a trascuratezza dell'autore o, ad esempio, a scarsa disponibilità dell'editore per un progetto editoriale che - immagino - coi facsimili, avrebbe avuto altri costi e altri obiettivi di mercato. Mi piacerebbe conoscere la sue opinioni al riguardo, maestro Gilardino. Per quanto riguarda l'argomento di partenza del 3D, ribadisco la mia perplessità per il fatto che l'esecuzione di Russell non coincide con nessuna delle edizioni che ho potuto vedere. Se ne sarà fatta una tutta sua, o magari avrà scoperto anche lui un manoscritto di cui non sapremo mai l'ubicazione? H.
  10. Ciao Andres. Devo dire che concordo solo parzialmente con ciò che dici. Al di là del fatto che ogni chitarrista sceglie il proprio strumento soprattutto seguendo i suoi gusti, non di rado questi vengono anche influenzati, mi riferisco in special modo agli studenti, dalla chitarra con cui suonano. E' chiaro che in generale tutto ciò che è la componente timbrica dell'interpretazione è il frutto di un mix tra strumento e strumentista, ma è pur vero che vi sono chitarre che hanno una variabilità e una modulabilità di colori le cui caratteristiche possono essere anche abissalmente differenti. Tra l'altro proprio le Damman in nomex sono conosciute per la loro grande potenza più che per la varietà di sfumature timbriche ed anche ascoltando più Damman, ho potuto notare come spesso quelle di potenza un po' più contenuta (se non erro ne ho ascoltata una in mano al bravissimo Adriano Del Sal) abbiano poi una ricchezza di colori superiore. LM Sono del tutto d'accordo con Lucio per quanto riguarda il giudizio sulla timbrica, tanto più che ad ascoltare i suoi dischi quello che mi colpisce di più, a parte il valore indiscutibile dell'interpretazione, è proprio la meravigliosa qualità timbrica degli strumenti che usa (mi riferisco ad esempio al disco con i Capricci op.20 di Legnani, ma anche a quelli con gli studi di Giuliani o alla recente miscellanea LM&friends) e del modo in cui li usa. A titolo del tutto personale aggiungo che anch'io ho grosse perplessità sulle Damman, pur non avendone mai provata personalmente una. Ho sentito Barrueco dal vivo con quella chitarra è non mi è sembrato niente male, ma in disco, non so perché, quello strumento lo trovo deludente. Due soli esempi: ancora Barrueco in EMI, e poi World Dances di Andrea Vettoretti. Anche qui non entro nel merito dell'interpretazione - non è la sede - ma mi riferisco esclusivamente al timbro, che a mio giudizio risulta legnoso e poco sfumato nonostante la bravura di chi suona. Che ne pensate? Infine, tornando al topic, trovo molto bella l'interpretazione di Julia Florida fatta da Russell (non posso accedere al video su Youtube, ma se è lo stesso che ho visto io altrove, si tratta di una registrazione fatta per una Tv spagnola). Quello che non mi torna è che Russell ridisegna a modo suo la forma del brano con alcuni tagli e ritornelli sistemati in un modo che non coincide né con l'edizione Schott curata da Raymond Burley né con l'edizione critica Mel Bay curata da Richard Stover. Qualcuno ha notizie in merito? Ciao a tutti Homburg
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