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Mario Garrone
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Obiettivi di Mario Garrone
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A Davide ed a Echi che saluto affettuosamente. Davide, in poche parole, hai dimostrato molto buon senso ed acume. Se ti applicassi allo studio dell'acustica, forse potresti diventare un ottimo tecnico e sopratutto un innovatore, cioè quello che ho sempre cercato io di diventare. Comunque coraggio, documentati ed applicati, cercando anche di costruirti o comprarti, dove esistano, attrezzature di rilevamento dati che sono indispensabili. Per quanto riguarda la risposta ai tuoi quesiti, ti ha risposto al meglio Echi e non mi sembra di dover aggiungere nulla. Per ora nient'altro, saluti a tutti Mario
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Davide, ti capisco quando parli di confusione nei riguardi degli spessori della tavola della chitarra. Ma non solo riguardo alla tavola, direi in tutta la liuteria. In effetti il problema non è semplice, perchè secondo me, non è ancora stato affrontato con rigore scentifico. Nel parlare di spessore e di frequenze di risonanza, tieni presente che queste dipendono dal peso e dalla rigidità. E che, mentre il peso di una zona della tavola è direttamente proporzionale al suo spessore, la rigidità della stessa zona cresce al cubo con l'aumento dello spessore. Normalmente si assottiglia tutta la periferia di una tavola armonica per favorire la frequenza fondamentale della stessa che è nell'intorno dei 100 Hz, ed ha una forma a pera, se vista con il metodo di Chladni. Per le frequenze superiori, la tavola stessa inizia a dividersi in compartimenti che sono sempre più numerosi e piccoli al crescere della frequenza. E questi compartimenti si distribuiscono più o meno regolarmente a secondo a che la tavola abbia una struttura più o meno simmetrica, compreso lo spessore delle varie zone. Confermo che secondo me, la tavola deve avere spessori maggiori in alcune zone per favorirne la risonanza a frequenze elevate, e minori altrove per le frequenze intermedie. Credo che il sistema migliore sia quello scritto nel mio libro, dove spiegavo che una assottigliatura conica nel senso trasversale, dia alla chitarra una impostazione generale positiva a questo scopo. Quello che tu dici riguardo alle mie affermazioni scritte sul mio libro, è errato. Non ho mai detto che gli spessori maggiori si lsciano dalla parte dei bassi. Penso che tu ti sia confuso guardando la tavola che è vista dall'interno, confermo che le frequenze più alte necessitano di spessori maggiori o, in ultima analisi, di rigidità maggiori. Questo è tutto. Ciao Mario
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Rispondo a Kokis 80. No, lo psicrometro non va bene per l'uso normale, è molto meglio un igrometro a capello, tarato con lo psicrometro. Il motivo è che lo psicrometro deve funzionare sempre con l'ampolla piena d'acqua e questa si esaurisce rapidamente, e poi occorre fare la lettura dei due termometri, leggere la differenza su una scala apposita e quindi avere il grado di umidità. Al contrario, l'igrometro a capello, che per inciso resta tarato per molti mesi, lo leggi immediatamente. Dimmi dove trovi lo psicrometro a 10 euro. Grazie. Mario G.
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Caro Matteo, mi spiace di non aver letto prima la tua richiesta di spiegazioni. L'igrometro a legno è uno strumento semplicissimo che ti puoi costruire senza attrezzature particolari in pochissimo tempo. Si tratta di incollare assieme due striscie di abete da, diciamo 1-2 mm di spessore, nelle misure, per ipotesi, di cm 3 x 10-12 con la sola accortezza che una striscia abbia la vena per il lungo e l'altra per il traverso. Poichè in presenza di umidità il legno si dilata solo trasversalmente alle vene, delle due striscie si allunga solo quella a vena trasversale, mentre l'altra tiene ed impedisce alla prima di allungarsi. Il risultato è che il pacchetto si deforma in un senso o nell'altro, a seconda che il tasso di umidità cresca o diminuisca. Bloccando una estremità del pacchetto in una scatolina di legno, l'altra è libera di " scodinzolare". Collegando la parte estrema di questo pacchetto che " scodinzola" ad un qualunque dispositivo che manifesti questo movimento, si ha l'igrometro a legno perfettamente funzionante. La taratura e la tracciatura della scala si fa con un po' di pazienza e l'aiuto di un igromentro tradizionale, tenendo presente che questo strumento ha una certa lentezza nel reagire alle variazioni del tasso di umidità e quindo occorre dargli tempo per tararlo. Saluti Mario G.
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Voglio dire qualcosa anch'io sull'umidità e sugli igrometri. Concordo che gli igrometri montati sulle custodie, e nella fattispecie, sulle VGV fanno quello che possono. Il difetto principale di questi aggeggi è che sono montati in un buco chiuso su tutti i lati, tranne che dalla parte del vetro (ovviamente) per cui non sentono le variazioni di umidità con la necessaria velocità. Personalmente stacco questi piccoli igrometri dalla custodia, faccio un buco con le forbici nella stoffa e lo rimetto in posizione, senza più incollarlo. In questo modo ho la possibilità di effettuarne la taratura e nell'insieme funziona meglio. La soluzione definitiva però ritengo che sia quella di acquistare un igrometro a capello di buona qualità (non a fibra vegetale) e poi tararlo periodicamente con uno psicrometro. Lo strumento suddetto normalmente ha una dimensione non compatibile con la custodia della chitarra, ma d'altronde è meglio che stia fuori e senta repentinamente le variazioni di umidità dell'ambiente. Per chi non lo conosce, lo psicrometro è uno strumento da laboratorio di prezzo moderato, costituito da due termometri identici, dei quali solo uno ha il bulbo che pesca in una bottiglietta d'acqua tramite una calzetta. La differenza di temperatura dovuta all'evaporazione dell'acqua sulla calza, raffredda il termometro corrispondente e la differenza tra le due letture, riportata su una scala apposita, da immediatamnete il grado di umidità relativo. Sottolineo "relativo" perchè questo dipende dalla temperatura ambiente. In ogni caso è inportante che l'acqua immessa nella bottiglietta, sia rigorosamente a temperatura ambiente, altrimente i dati vengono sballati. Se qualcuno volesse farsi un igrometro a legno, preciso e conforme alla sensibilità del legno della chitarra, sono disponibile a darne spiegazione. Cordialmente Mario
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Rispondo a fabio ed a Echi che saluto affettuosamente. Forse non mi sono spiegato bene nel precedente messaggio. Per quanto riguarda il manico, l'inserzioni di un'impedenza acustica (piombi), serve per evitare che il manico, entrando in vibrazione ad una frequenza abbastanza identificata e con un Q (fattore di merito) non certo elevato, sottragga energia all'insieme, nel momento in cui le corde sono pizzicate in quell'intervallo di frequenza(vedi i "buchi" in qualche posizione della tastiera su molte chitarre). Questo si ottiene oltre al vantaggio che viene dal parziale bloccaggio dell'estremità del manico, che migliora il trasferimento di energia dell'altra estremità della corda, quella per intendersi che si allaccia al ponticello. Diverso il discorso dell'accordatura della tavola, anche qui temo di non essermi espresso bene: mi riferivo alla taratura in frequenza della prima risonanza fondamentale della tavola, in accoppiamento alla taratura della prima frequenza fondamentale del fondo ed infine a quella del volume d'aria. Queste tre frequenze fondamentali, sono l'espressione di un sistema costituito da tre oscillatori accoppiati che si interferiscono l'uno con l'altro e le cui frequenze, una volta accoppiate, si spostano notevolmente dai valori iniziali. Il timbro dello strumento proviene, oltre che dal tipo di legno impiegato, dalla componente armonica di queste tre frequenze e dall'intreccio dei parziali superiori che se ben disposti, tendono a livellare la curva d'uscita dello strumento. Io uso periodicamente il sistema Chladni, con le polverine, per identificare le forme ed i modi di vibrazione della tavola e del fondo, prima e dopo il montaggio sulle fasce. Ma sopratutto indago la curva di risposta dello strumento con un dispositivo a percussione accoppiato ad un Pc che mi da la curva di risposta in varie scale ed anche (molto interessante) per terze di ottava. Tutto questo lavoro lo svolgo assieme ad un ingegnere di Torino che ha realizzato questi programmi specifici e col quale collaboro per quanto mi è possibile. L'argomento è tale da far tremare le vene ed i polsi, per cui vi lascio con queste poche note, lieto se qualcuno sta lavorando sulla stessa strada per scambiare le reciproche impressioni ed i metodi. Cordialità Mario
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Rispondo a Fabio Boch. Anch'io ricordo quell'articolo, che poi ho ritrovato in una serie di scritti dell'ing. Ciurlo successivamente. Non credo che Ciurlo avesse ragione, perchè il manico cavo, e quindi alleggerito, tende a divenire un elemento risonante nel corpo di una chitarra e quel che è peggio, avendolo alleggerito, tende ad entrare in oscillazione in un campo di frequenze che sono proprie delle fondamentali della chitarra. Personalmente ho applicato per anni delle impedenze acustiche nel manico della chitarra per aumentarne il peso e portare la sua frequenza di risonanza propria al di fuori della banda utile. Il risultato inoltre era di aumentare la potenza dello strumento, perchè l'impedenza acustica, applicata in cima al manico, consentiva una inerzia maggiore al manico stesso nel momento del transitorio di attacco della oscillazione sinusoidale, con il risultato di poter scaricare sul ponticello una frazione di energia maggiore rispetto alle condizioni solite di costruzione. Sono disponibile, se lo credi, a dare qualche ulteriore spiegazione su questa tecnica. Cordialmente. Mario
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Caro Echi2, purtroppo ho perso la tua e-mail che mi avevi gentilmente comunicato, a causa della débacle del mio pc. E' interessante la discussione che avete aperto sull'uso di diversi legni per condizionare la risposta della chitarra. Come ho scritto direttamente a Esc poco fa, credo che la resa acustica più o meno spinta verso i bassi o verso gli acuti, dipenda dall'accordatura dei piani armonici della chitarra e dalla interazione degli stessi con la frequenza di base dell'aria entrocontenuta, che in una chitarra di normali misure è di circa 128-130 Hz. Per cui, volendo ottenere una certa combinazione armonica nella resa acustica di una chitarra, si può lavorare sulla taratura dei piani armonici, intendendo con questo le frequenze della tavola e del fondo. Parlare genericamente di rigidità o meno di un fondo, a mio parere, non contribuisce alla soluzione del problema, mentre ammetto che la scelta di un legno piuttosto di un altro, serva a spostare il collocamento delle armoniche superiori in una zona più o meno elevata della banda delle frequenze fondamentali della chitarra. Ma in ogni caso questi fenomeni sono controllabili dal liutaio e servono appunto a caratterizzarne il timbro. Saluto tutti simpaticamente. Mario Garrone
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Caro Lucio, grazie per i complimenti che fai ale nostre mecaniche. Ero sicuro del risultato anche sulla tua Giussani, perchè ad un buon strumento, ben si adatta una meccanica speciale. Inoltre ritengo che la vita di queste Exagon sia lunghissima, vorrei dire infinita ma peccherei di presunzione. Un abbraccio Mario garrone
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Ad Alberto, dopo la esauriente spiegazione di Dralig, che condivido assolutamente, dalle spiegazioni che mi hai dato capisco che non si tratta del disturbo che avevo ipotizzato, ed allora non resta che vedere lo strumento di persona, sperando di riuscire ad identificare la provenienza della vibrazione. Prova a percuotere gentilmente la tavola in vari punti con le nocche delle dita e fai altrettanto sul fondo. Se è una catena scollata, riesci senz'altro a metterla in vibrazione ed allora non resta che la ripararla. Cordialità Mario
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Ad Alberto Pala. Se ho ben capito, vibra il tratto di corda dietro il 6° tasto sulla 6°corda, quando suoni la 3° corda al 9° tasto. In effetti entra in vibrazione perchè si suona il Mi sulla terza corda e quel tratto di corda sulla sesta dietro il 6° tasto è accordato in MI. La vibrazione faastidiosissima avviene perchè la 6° corda sfiora il 1° tasto quando premi al 6° tasto. Basta alzare quanto basta il capotasto, inserendo sotto al capotasto un cartoncino adeguato. Ciao Mario