

Edoardo Catemario
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Johann Pachelbel, Variazioni sul Canone in Re - LAGQ
Edoardo Catemario ha risposto a Butterfly nella discussione Interpretazioni
Vorrei salvare la buona fede di chi sta intervenendo e preferisco pensare che si possa, per una volta, parlare di contenuti e non ricadere nel solito "chi sei tu chi sono io" o amenità sulla legittimità formale degli interventi (c'è chi la pensa come me, paga il biglietto per andare a sentire il LAGQ, divertendosi, e chi invece resta a casa tuonando sterili polemiche su come e cosa si dovrebbe suonare). L'operazione del LAGQ non credo avesse alcuna volontà "classicheggiante", è un'operazione in stile americano (vivadio loro sono americani), si tratta di "variazioni attraverso gli stili" (parafrasando un compositore a noi tutti noto) ed, a me personalmente, ha divertito molto. Una esecuzione piena di verve, autentica, emotivamente coinvolgente. Cosa in vero assai rara da ascoltare da un chitarrista (da solo o in compagnia). Il pubblico americano apprezza, loro vincono un Grammy. Tutto il resto mi sembrano chiacchiere da bar vestite di accademia. -
Johann Pachelbel, Variazioni sul Canone in Re - LAGQ
Edoardo Catemario ha risposto a Butterfly nella discussione Interpretazioni
Grazie del post Butterfly. Un esecuzione ed un arrangiamento semplicemente travolgenti. Grammy vinto, teatro pieno (St Louis,scusate se è poco) gente in piedi alla fine del concerto. Chapeau! -
Cosa si pensa prima di suonare in pubblico?
Edoardo Catemario ha risposto a Butterfly nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
In poche parole ai geni lasciamo il solismo e a quei chitarristi non geniali la musica da camera? e gli altri strumentisti che dovrebbero suonare con questi chitarristi che non hanno bisogno di essere geni, possono anch'essi a loro volta essere dei "non geni"? O devono sopperire alla mancanza di genialità del loro collega? Oltre a sembrarmi vagamente contraddittorie, trovo che le sue affermazioni non tengano conto del semplice fatto che moltissimi esecutori "geniali" curano al tempo stesso solismo e musica da camera. E che sarebbe una vera imprudenza consigliare ad alcunchì una carriera professionale i cui orizzonti siano già limitati in partenza. E' un escamotage obsoleto che (per la sovrabbondanza di ottimi esecutori attualmente in circolazione) garantirà al povero sventurato che lo farà suo le famose "pietre in faccia"... Su questo siamo d'accordo. Anzi se posso aggiungere qualcosa credo che la noia sia intrinseca in una escuzione antimusicale. Un vero musicista non corre questo rischio, ha una storia da raccontare e la sa raccontare. Il concertismo, a livello professionale (non parlo dei concerti di parrocchia pseudo amatoriali), si basa sull'eccellenza. Detto questo, vorrei rassicurare i giovani che aspirano al concertismo, chi è veramente bravo, in un modo o in un altro, finisce col trovare la sua collocazione. Ma in realtà ciò vale per tutti... Cordialmente EC -
Cosa si pensa prima di suonare in pubblico?
Edoardo Catemario ha risposto a Butterfly nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Tu non corri questo rischio, Francesco (come d'altronde quello di sembrare patetico, il discorso sulle "scusanti", in concerto, io non te l'ho mai sentito fare). Il punto non sta nella paura. Chi ha un messaggio se ne fa latore sempre. Paura o non paura. Credere che la paura sia il messaggio potrebbe invece significare autorizzare tutti quelli che sono "assuefatti" all'esigenza del push di adrenalina a "farsi" (eh sì l'adrenalina è una droga) credendo di fare musica o, peggio, di provare emozioni. Semmai "una" emozione: la paura... Non vorrei che del lungo post che avevo pubblicato, comprendente anche informazioni pratiche, venissero notate sole le mie "annotazioni a margine"... Cordialmente EC -
Cosa si pensa prima di suonare in pubblico?
Edoardo Catemario ha risposto a Butterfly nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Quando si suona in pubblico, il cervello risponde come se fossimo in pericolo di vita. Questo stress genera un "push adrenalinico" che fa sì che abbiamo una percezione alterata (acuita) del mondo che ci circonda. Siamo più reattivi, il tempo sembra scorra più lentamente, la capacità di concentrazione aumenta ed il cervello "pretende" di prendere il controllo della sitazione. L'adrenalina è però anche il maggiore responsabile del tremore, sudore, tachicardia etc. Se non si conoscono gli effetti del push, la paura innescata dai sintomi del push stesso rischia di generare un effetto "loop". Sono sotto stress, il fisico reagisce con l'adrenalina, il mio cervello lo interpreta come se io fossi in pericolo ulteriore e quindi aumenta la soglia di attenzione, io ho paura, altra adrenalina, ulteriore attenzione, maggiori sintomi etc fino al blocco ed al panico (o viceversa). Le mani tremano, io mi difendo irrigidendole, l'adrenalina le fa tremare di più e così via fino al blocco. La necessità di controllare i sintomi tralaltro provoca una specie di "stordimento" (sempre l'adrenalina!) che porta ai vuoti di memoria. Cerchiamo di fare un po' d'ordine. La paura (e l'adrenalina) non "provocano" i difetti di una esecuzione, li amplificano solamente. Sbaglieremo quel passaggio che non sapevamo fare o che "riusciva" una volta su dieci (ma è sufficiente un margine d'errore del 10% per avere la certezza di sbagliarlo in concerto). Appiattiremo l'esecuzione di quei brani di cui non avevamo studiato bene l'interpretazione, avremo vuoti di memoria laddove non è stata curata con attenzione la parte mnemonica. Ora, risolvere tutti i problemi di una esecuzione non è impresa da poco. Per questo motivo i grandi concertisti sono pochi... Bisogna curare ogni singolo aspetto. La tecnica, la precisione, l'interpretazione, la costanza, l'energia, i sentimenti. Serve quindi un training mirato ad ottenere come risultato una esecuzione "a prova di panico". Non solo. Serve un metodo di studio che ci permetta di essere pronti nell'ora e luogo del concerto. Non altrove nè altrimenti. La scusante "a casa mi riesce meglio" la possono usare solo gli studenti. Nella bocca di un concertista non suona ridicola, è patetica! E' stato scritto molto su come dominare le proprie paure, sul training mentale, sui metodi di memorizzazione, sulla respirazione, tecniche di rilassamento etc.. Tutte cose utilissime che potrebbero risolvere (come anche no) le vostre paure. Voglio qui condividere un semplice consiglio dato dal mio amico Yair Kless (grande violinista) ad un suo allievo durante una lezione al Mozarteum: "quando un brano viene bene dieci volte a lezione, sei pronto per un corso magistrale, quando viene bene dieci volte ad un corso magistrale sei pronto per un piccolo concerto, quando viene bene dieci volte in un piccolo concerto sei pronto per un concerto "medio", poi dopo dieci concerti medi per uno grande, dopo dieci grandi per un concorso, dopo dieci concorsi per un disco..." Potrebbe sembrare una facezia, non lo è. A mio avviso, restituisce la dimensione reale della quantità di lavoro che un musicista, degno di definirsi tale, umilmente dedica ai brani che vuole eseguire in concerto. Solo l'umiltà ed il lavoro ben fatto (con un Maestro che ci insegni come raggiungere gli obiettivi) portano alla sicurezza che non è ostentazione del sè ma condivisione della bellezza di cui un musicista si nutre ogni giorno e che, per la maggioranza del pubblico che viene ad ascoltare, è un "miracolo". Dio scampi tutti i professionisti degni di tale nome dal diventare come tu dici, Francesco! Io non ne conosco di artisti di alto livello che siano come dici tu. Però mi fido delle tue parole, magari esistono ... Un minimo di tensione, i giorni prima di un concerto, specialmente quelli importanti, è assolutamente normale. Anche per un grande artista. Ai miei allievi inglesi dico "The more you care the more you're scared!" (Più ti sta a cuore, più hai paura - in un inglese volutamente approssimativo che però rende talmente bene l'idea da averlo fatto diventare un motto). Aver fatto un buon lavoro, comunque, ti da quel minimo di sicurezza che non ti obbliga a dover controllare la paura o le mani ma ti permette di concentrarti unicamente sulla musica. Cordialmente EC -
Metodo di studio
Edoardo Catemario ha risposto a monch nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Premesso che non era mia intenzione offendere nessuno nè gratuitamente nè a pagamento e premesso che mi sembrava di dire cose di una ovvietà quasi imbarazzante, mi scuso con Francesco che si è sentito offeso e colgo l'occasione per ringraziare monch del suo intervento. I grandi interpreti non sono grandi per caso. Hanno studiato, vengono da una grande scuola ed una grande tradizione. Aver avuto grandi maestri, in passato, era una garanzia pressochè certa di risultato. Oggi, con la sovrabbondanza di informazione è molto più facile eccellere. Ed allo stesso tempo più difficile... In una scuola si impara una linea estetica per imitazione che ci da sicurezza interpretativa. I modelli non sono visti come qualcosa da distruggere o evitare ma sono modelli positivi. Si tende ad essi e si "copia" nella speranza di poterli superare. Tutto ciò non ha niente a che vedere con l'ascolto. Ascoltare altri esecutori, preferibilmente grandi esecutori, a prescindere dalla nostra adesione estetica, non può che fare del bene. In qualunque momento della propria vita. A meno di non credere di essere Dio e di avere già tutte le risposte a tutte le domande (oppure non avere nè le prime nè le seconde ed allora va bene qualunque cosa...). Per Fernando: con tutto il rispetto, eviterei di mescolare compositori ed esecutori. I primi compongono musica che verrà eseguita dai secondi. Sono due cose diverse. Un esecutore esegue. Questo è tutto. Cordialmente Catemario -
Metodo di studio
Edoardo Catemario ha risposto a monch nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Mi è capitato piuttosto sovente di confrontarmi con allievi (anche in corsi di perfezionamento) particolarmente attenti (per non dire ossessionati) all'esigenza dell'originalità. La domanda che più spesso mi sento fare è: "se ascolto un altro suonare dove finisce la mia originalità?". Devo confessare che trovo questa domanda di una profonda immaturità. Sarei anche tentato di pensare che essa costituisca una comoda scusa per nascondere una generale mancanza di cultura musicale. Come potrebbe l'apertura al mondo esterno renderci più poveri? Quand'anche una persona riuscisse a fare una copia esatta dell'opera di un altro, basta che provi a fare la stessa cosa cambiandone l'oggetto e la copia diventerà "reinterpretazione". Mi spingo oltre, se si riprova a fare una copia senza avere l'originale sotto gli occhi (o orecchi), quand'anche lo conoscessimo perfettamente, essa avrà delle sottilissime differenze, continuando nel tempo a non guardare l'originale ci si potrebbe scoprire, anni dopo, a fare una "copia" del tutto "originale". Basta con questa manfrina del non ascoltare per non essere influenzati. Chi non ascolta può solo affermare, a giusto titolo, di non conoscere. Non può neanche sapere se è o non è "originale". Non c'è interesse nella scoperta "originale" di "verità" già note da secoli ad altri. Ciò detto, per tornare al quesito di Monch, trovo che sia estremamente utile avere una lista. Sia utile avere ben chiaro come si vuole affrontare un pezzo. La disciplina è una delle chiavi del successo, secondo me. Il problema è che alla fine bisogna saper "incarnare" tutte le conoscenze in un suono culturalmente ed affettivamente coerente con l'autore che stiamo interpretando. Per poter fare questo serve una capacità di ascolto ed autoascolto notevoli. Tutte cose che un ottimo insegnante dovrebbe poter insegnare. Ecco quindi che l'affermazione di Francesco non è per nulla peregrina. Spingere un allievo ad ascoltarsi è una pratica fondamentale. Magari poi lo si può incoraggiare a registrare la propria esecuzione e poi compararla a quella di altri (magari anche quelli che critica tanto...). Lo si può incoraggiare poi, dopo qualche settimana, a riascoltarsi, partitura alla mano, per fare lezione a "quello della registrazione" (se crede, può farlo anche con il concertista di turno, tanto per capire che scelte ha fatto e perchè). Ascoltare ed ascoltarsi non si escludono, si completano. Cordialmente Catemario -
Consigli per lettura a prima vista
Edoardo Catemario ha risposto a Ilaria Tallarida nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Cara Ilaria, il primissimo passo è imparare a leggere qualche nota "più in là" di quella che stai suonando. Prova a leggere, per cominciare, qualche melodia facile (anche letteratura per bambini) cercando di guardare in anticipo almeno un paio di note oltre. Se questa pratica ti è già nota e la domini alla perfezione, il secondo passo potrebbe essere quello di isolare i bassi di una composizione a due voci (anche qui si comincia da qualcosa di molto semplice e poi si incrementa la difficoltà) e suonarli (sempre con il sistema di cui sopra) prima da soli poi uniti alla prima voce. Poi Un ulteriore piccolo aiuto è dato dalla conoscenza degli accordi. Sapere come si muovono le parti ed "aspettarsi" un certo tipo di cadenze, almeno nella musica tonale, aiuta non poco. Prova a studiare qualche semplice successione di accordi, magari prova anche ad accompagnare qualche canzone (con o senza spartito). Un esercizio molto in voga in Spagna ed in Sudamerica che serve ad aumentare la coordinazione mani-cervello è improvvisare piccole cadenze casuali (melodiche e ritmiche) utilizzando tutte le note contenute, ad esempio, in un intervallo di quinta (ma potrebbe essere un'ottava o una sesta o qualunque altro). In questo modo quando pensi una nota le mani devono suonarla e mentre suoni il tuo cervello correrà a quella successiva e così via. Il punto della lettura all'impronta, quando domini almeno un po' le pratiche di cui sopra, è riuscire a "buttare le mani"... Ovvero avere tempi di reazione brevi e discreta coordinazione occhio mano. Non è fondamentale essere meccanicamente perfetti (almeno non subito) ma riuscire a suonare "comunque" (preferibilmente a tempo). Un ultima cosa: stabilisci un punto di partenza e di arrivo, dì a te stessa "leggo tutto il primo rigo" e non fermarti nel mezzo se sbagli. Naturalmente la pratica renderà il tutto assolutamente naturale. Un esercizio per volta. Con calma. Spero ti sia di aiuto. Catemario -
tecnica, velocità e rilassatezza...
Edoardo Catemario ha risposto a Andrea De Vitis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Le tue parole, Lucio, sono come al solito estremamente appropriate. Mi associo e le faccio mie. In un forum, a mio avviso, l'unica ricchezza è l'interazione tra individui diversi. Quanto più diversi tanto più ricco. Sono convinto che non ci siano domande stupide. Talvolta le risposte lo sono. In una comunità virtuale variegata, con un po' di intelligenza e passando sopra le reciproche intemperanze, si riesce a "chiacchierare" di argomenti che ci stanno a cuore. In un clima disteso c'è anche la possibilità che, rispondendo ad un amateur, affiori qualche osservazione profondamente onesta che sfugga a propositi autocelebrativi o meramente pubblicitari. Io non mi auspico un forum di soli professionisti, e tu? EC -
tecnica, velocità e rilassatezza...
Edoardo Catemario ha risposto a Andrea De Vitis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Il confronto, a mio avviso, non può e non deve avere argomenti tabù. La tecnica strumentale, in un forum sullo strumento, è uno degli argomenti possibili. Se diventasse l'UNICO argomento di conversazione, io sarei uno dei primi ad abbandonare discussione e comunità non per disprezzo ma per noia! Cordialmente Catemario Infatti, caro Edoardo, a dire il vero - e considerando gli argomenti, i contenuti e il tenore abituali dei Suoi interventi in questo forum - non ho capito a quale necessità rispondesse il Suo sopraggiungere in una discussione sulla tecnica, al fine di manifestare il superamento, da parte Sua, di concezioni manualistiche della medesima, e il conseguimento di una tecnica declinata nelle particolari esigenze del Suo fare musica: ciò è del tutto ovvio per un concertista. Nessun artista adopera solo una tecnica imparata a scuola o da uno o più manuali, ed è artista anche nella misura in cui si forgia le tecniche proprie. Nel Suo caso - essendo i Suoi concerti e le Sue registrazioni di pubblico dominio - è anche evidente e nessuno, ch'io sappia, si è mai sognato di mettere tutto ciò in forse. Io non sento il bisogno di sottolineare il fatto che non adopero il contrappunto fuchsiano nelle mie composizioni, ma un contrappunto mio: che diamine, se no sarei un chierichetto, non un compositore, non Le pare? dralig In questo forum, credo, ci sono altre persone che leggono, oltre a Lei ed a me. Le mie considerazioni sulla mia tecnica e i suoi manuali sono logicamente a margine della mia carriera e assolutamente ininfluenti sulla Sua. Io mi limito, come già in passato, a scrivere il resoconto della mia esperienza. Nella onesta speranza che essa possa essere di aiuto a qualcuno che io non conosco e che probabilmente non conoscerò. Non mi ha neanche sfiorato il sospetto che qualcuno potesse o volesse mettere in discussione le mie capacità tecniche. Non v'era alcun intento polemico neanche celato, solo la considerazione di un fatto: l'esigenza di storicizzare un testo (la cui utilità non mi sembra fosse in discussione) riportando la mia esperienza personale. Non credevo fosse in discussione l'opportunità del mio intervento. Se è così mi scuso (in ritardo) dell'inutilità ed inopportunità. Cordialmente Catemario -
Quinta corda muta decimo tasto
Edoardo Catemario ha risposto a Alberto Pala nella discussione Liuteria
Alcuni strumenti di fattura particolarmente pregiata, risentono in misura assai minore di questo problema. Il problema comunque c'è. Anche io ho provato a riflettere già tempo addietro sul perchè. L'idea che mi sono fatto è che probabilmente questo fenomeno dipende da una serie di concause. Ad esempio dal rapporto tra densità, calibro e lunghezza della quinta corda oltre l'ottavo tasto. Suoni come il Sol sul decimo tasto producono una vibrazione con un attacco "spinto" (fuso di vibrazione ampio) con tempi di decadimento assai brevi. Gli strumenti che non sono in grado di mettere in movimento masse di materia adeguate all'attacco di quelle note entrano in una sorta di "controfase". O perchè la tavola ha un tempo di rilascio troppo breve, o perchè non è in grado di liberare energia sufficiente etc... I liutai con i quali ho parlato io sono pervenuti a considerazioni simili. Il produttore di corde al quale io mi affido da ormai 15 anni ed io stiamo sperimentando una corda che limiti considerevolmente questo problema, fermo restando che in uno strumento di livello ottimo esso è già piuttosto limitato. EC -
tecnica, velocità e rilassatezza...
Edoardo Catemario ha risposto a Andrea De Vitis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
I nani, spesso, non si misurano con il metro... La mia era naturalmente una provocazione riferita ad un suo messaggio precedente. Il taccuino è stato utile a molti allievi ed al sottoscritto. Quando parlo degli anni della mia prima formazione mi scopro spesso a parlare di cose che sembrano venire dal pianeta Marte... In quel momento avevamo una grande "sete" e le fontane a cui dissetarci (concertisti, didatti e trattatistica) erano poche ancorchè note a tutti. Io stesso durante il corso che tenevo a Parigi mi sono visto costretto a pubblicare (ad uso esclusivamente interno) un taccuino di appunti sull'interpretazione. Una sorta di Vademecum per mettere un po' d'ordine nella testa dei moltissimi allievi che non sapevano neanche da dove si cominciasse ad eseguire... Il confronto, a mio avviso, non può e non deve avere argomenti tabù. La tecnica strumentale, in un forum sullo strumento, è uno degli argomenti possibili. Se diventasse l'UNICO argomento di conversazione, io sarei uno dei primi ad abbandonare discussione e comunità non per disprezzo ma per noia! Cordialmente Catemario -
tecnica, velocità e rilassatezza...
Edoardo Catemario ha risposto a Andrea De Vitis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Per non essere frainteso come in passato faccio una premessa: Non sto contestando nessuno e non mi sto riferendo a nessuno in particolare! A me questa idea di 'tecnica onnivora' non convince moltissimo per due motivi: 1-Mi da tanto l'idea di una panacea per tutti i mali,il che è francamente impossibile,mi sembra un'utopia.. 2-Ognuno è portato per un certo tipo di repertorio,ha una certa indole,di questo ce ne rendiamo conto da soli ma ce lo fa notare anche il fatto che molti grandi hanno voluto suonare tutto ed è andata a finire che sono stati ricordati come grandi esecutori solo di un certo tipo di repertorio.. Quello che mi chiedo è questo,non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio piuttosto che cercarne una che ci permetta di 'suonare tutto'(dubito dell'esistenza di questa tecnica..)ma con il rischio di non distinguersi mai in nessun 'campo'? Ribadisco il fatto che queste sono mie considerazioni e che sarei contentissimo se qualcuno mi inducesse,con motivazioni,a cambiare la mia opinione. Non penso di essere ipocrita,infatti come dice la frase allegata ad ogni mio messaggio,il mezzo per non cambiare è non pensare,quindi al momento giusto e con le valide motivazioni sono prontissimo a cambiare le mie opinioni. Il minimo che possa fare un buon esecutore è avere una tecnica in grado di fargli affrontare serenamente ogni tipo di brano. In realtà la tecnica, da sola, non basta. C'è bisogno di metodologia di studio e capacità di controllo (meccanico e musicale) che permettano di affrontare qualunque brano con la sicurezza di poterlo suonare una volta studiato. L'indole, le scelte estetiche, la capacità interpretativa etc... non dovrebbero in alcun modo essere influenzate dalla tecnica. Semmai è vero il contrario. Magari la scelta delle soluzioni tecniche adottate terranno conto dei propri limiti fisici. Ora, un primo grado (molto elementare) tecnico è quello di appropriarsi di meccaniche corrette. Meccaniche che ci permettano: indipendenza delle singole dita, movimenti di ampiezza minima, applicazione della forza in maniera ragionata etc... in funzione di una massima resa sonora (ampiezza dinamica, differenziazione timbrica, pulizia, velocità, agilità, forza etc). Il passo successivo consiste nella capacità di dare "vita alle idee", trasformare in suono la nostra interpretazione, fare bellezza e verità. Qui è possibile un confronto tra i diversi modi di risolvere i problemi; confronto basato sul risultato sonoro. Come giustamente fa notare dralig una tecnica è il risultato di una scelta estetica. Tuttavia è sorprendente notare come tecniche che adottano meccaniche molto diverse portino talvolta a risultati sorprendentemente simili. Oggi la situazione della chitarra è mutata radicalmente, dall'epoca in cui il Maestro Gilardino ha pubblicato il suo trattato. E' possibile, oggi, reperire trattati di tecnica fra i più disparati. Esistono e sono stati adottati con maggiore o minor successo da diversi concertisti (di 1,80, 1,60, 1,50 e meno). Per quanto mi riguarda ho studiato in passato il libro di tecnica del Maestro Gilardino. Mi è servito, molti anni addietro, e non mi è bastato. L'ho usato e sono andato oltre. Ho sviluppato negli anni una tecnica che si è arricchita di influenze le più disparate e che mi permette di affrontare in maniera soddisfacente tutto il repertorio; una tecnica ed una metodologia di studio che sno adeguate alle mie capacità musicali. Questo non limita, comunque, la mia curiosità nè mi impedisce di cercare ulteriori soluzioni... EC -
Donne e chitarra
Edoardo Catemario ha risposto a Mirella Pani Landolfi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
A me vengono in mente: Maria Luisa Anido, Olga Pierri, Monina Tabora, Teresa De Rogatis... -
Recital Box
Edoardo Catemario ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
E' una sorta di riverbero. Non è assolutamente una novità. Consiste di due o tre molle di acciaio che vengono messe in risonanza dalla vibrazione delle corde grazie ad una linguetta metallica che si inserisce tra l'osso del ponte ed il nodo della corda. Aggiunge un effetto cattedrale. Una vera manna per chi non è in grado di fare una frase legata neanche in condizioni tecniche "di grazia", una disgrazia per quelli che invece non amano la confusione... Cordialmente Catemario -
Difficoltà degli esami di conservatorio
Edoardo Catemario ha risposto a Lucio Matarazzo nella discussione Leggi e musica
Non devo essermi spiegato bene. A mio avviso sessanta minuti di repertorio (anche difficilissimo) non bastano. Neanche come infarinatura. Neanche aggiungendogli gli altri sessanta minuti dell'ottavo. E' troppo poco. Un allievo dovrebbe conoscere un repertorio adeguato. Qualcosa che gli permetta di poter dire di conoscere il linguaggio del tale o talaltro compositore. Un aspirante concertista (ma anche un dignitoso strumentista) è costretto ad usare la sua buona volontà, i propri soldi, il proprio tempo per cercare altrove le informazioni che gli mancano. Se è intelligente. E chi dice il contrario? Se l'obiettivo principale dei conservatori è quello di formare impiegati che abbiano i "requisiti minimi" di legge, mi sembra che stiamo dicendo la stessa cosa. Non mi sembra di aver auspicato di avere specializzazioni particolari (che neanche quattro programmi da concerto garantiscono) ma una preparazione strumentale che vada un tantinello oltre l'infarinatura. Ad un medico condotto si richiede di saper diagnosticare i malesseri più comuni e di farsi giustamente da parte (invocando cure specialistiche) quando non è in grado di garantire una diagnosi appropriata. Siccome invece i diplomati sono tutti uguali, nessuno sa chi sia un medico condotto e chi no. Anzi, alle volte, medici condotti dirigono ospedali e "spacciano" rimedi e magari (tanto per rendere la cosa più stimolante) rendono la vita difficile a bravissimi specialisti il cui unico difetto è di essere giovani... Cordialmente Catemario -
Suonare in duo
Edoardo Catemario ha risposto a Ilaria Tallarida nella discussione Quinto anno, Ottavo anno, Diploma
Un maestro è un riferimento. Prende su di sè una parte (anche gran parte) dell'ansia. Ci da coraggio e sicurezza anche semplicemente dicendoci che abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Anche quando noi abbiamo l'impressione di non aver suonato al meglio. E' qualcuno di cui potersi fidare. Ci si "affida" al suo giudizio, si verifica che ci siano i miglioramenti desiderati e ci si continua ad affidare. Se non ti sembra naturale affidarti a questo maestro, trovane uno che ti sembri adeguato alla tua sensibilità ed esigenze. Detto questo. L'emotività è assolutamente naturale. Anche la paura. Si ha paura quando ad una cosa ci si tiene. Esistono molti modi di controllarla (training mentale, autogeno, tecniche di memorizzazione avanzata per evitare i vuoti di memoria etc.). Ci sono comunque anche della semplici riflessioni da fare. Il "push" di adrenalina che suonare in pubblico provoca è naturale. Ci si comporta come se fossimo in pericolo di vita. Si reagisce agi stimoli con una maggiore velocità e si ha una percezione "aumentata" della realtà. Aumenta (grazie sempre all'adrenalina) il livello di attenzione e la tachicardia ci porta a credere che tutto ciò che suoniamo sia lento (anche quando ciò non è vero). Un discorso a parte andrebbe fatto sui sintomi della paura (sudorazione eccessiva, tendenza a tremare, irrigidimenti e, naturalmente, tachicardia) e su come questi sintomi influiscano sul modo di suonare. Varrebbe anche la pena di riflettere su di una evidenza banale: alle volte (molto spesso) alcuni strumentisti percepiscono come scadente il proprio suono quando hanno una cattiva sensazione "tattile". Un buon maestro che abbia già risolto in passato questo genere di problemi avrà le risposte alle tue perplessità e potrà dirigerti nella direzione migliore per te. Personalmente credo che ognuno di noi abbia già le risposte a molti dei propri dubbi. Essi persistono quando intuitivamente percepiamo di essere su di una strada che non ci soddisfa. Suonare in pubblico non è una sfida, è un piacere. Anche un esame lo può diventare. Non si tratta di una prestazione atletica. Non c'è nulla da vincere. Si suona per delle persone che hanno fatto della chitarra la propria vita. Persone (maestri) che amano ascoltare la chitarra. Anche un esame di quinto. Persone che non stanno con il fucile puntato in attesa di errori ma che si aspettano quella scintilla di novità, di freschezza che contraddistingue un allievo. Magari guardano anche bonariamente all'emotività. Il risultato dell'esame, poi, può servire a molte cose. A sapere se sei sulla buona strada, se stai lavorando bene, a darti fiducia per proseguire o per cercare altrove. Suonare è una cosa bellissima, di cui andare fieri... Cordialmente Catemario -
Difficoltà degli esami di conservatorio
Edoardo Catemario ha risposto a Lucio Matarazzo nella discussione Leggi e musica
Lungi da me ogni intento polemico nei confronti del conservatorio come istituzione e lungi anche l'idea di criticare i programmi ministeriali ma io, sinceramente, tutta questa difficoltà negli esami di chitarra del vecchio ordinamento non l'ho mai trovata. Furbi o non furbi l'esame dovrebbe servire da termometro di una preparazione ampia e profonda. A titolo puramente esemplificativo mi permetto di riportare quello che io chiedo ai miei allievi del corso di Firenze: repertorio solistico (due programmi da concerto per anno) due concerti per chitarra ed orchestra alla fine dei due anni del mio corso superiore ed un programma di musica da camera. Nella mia immaginazione questo dovrebbe essere il minimo per dare un po' di credibilità ad un programma di studi. Questo ovviamente oltre il carico di studi, letture etc.. Poi, per dare un po' di "peperoncino" alla cosa, alla commissione è permesso scegliere il programma da concerto che il giovane candidato suonerà (con un mese di anticipo). Un po' come avviene in molte stagioni concertistiche, dove un direttore artistico capace chiede di presentare varie opzioni di programma. Magari poi gli si fa suonare, il secondo giorno di esame, il concerto con orchestra (anche con pianoforte per carità), si prevede una prova di musica da camera per vedere se un giovane è o non è in grado di fare un minimo di concertazione, se ha un po' di lettura all'impronta etc. Sono convinto che babbuini et similia si terranno ben alla larga da me... Sono totalmente d'accordo. Nella mia formazione ho avuto la fortuna di avere dei maestri davvero straordinari. I miei maestri me li sono scelti. Non mi sono "capitati". Se c'era da fare kilometri la cosa non mi spaventava. Circa la musica, a mio avviso, è possibile acquisire una buona preparazione solo essendo presenti a sè stessi. Senza menzogne. Avendo ben chiara la propria lista delle priorità. Se la priorità consiste nel "pezzo di carta" ben venga la maniera più breve e "furba" di ottenerlo. Naturalmente con il solo pezzo di carta sarà possibile turlupinare, circa il reale livello artistico, solo chi di musica capisce poco o niente. Mi sembra di aver capito, trasversalmente, che su di una cosa siamo tutti d'accordo. E cioè che l'apprendimento della musica avviene in maniera "artigianale" grazie ad un vero maestro che le cose le sa e che è in grado di farle apprendere ad un allievo. In maniera diretta. Con l'applicazione costante dell'allievo e la presenza costante del maestro. A questo punto l'unico reale problema consiste nella scelta del maestro. Ho sempre pensato che per capire come insegna un maestro bastasse ascoltare i suoi allievi. Se essi (tutti o almeno più d'uno) ci piacciono, con buona probabilità avremo trovato il maestro che fa per noi. Se poi ci dovessimo anche trovare bene caratterialmente allora srà il non plus ultra. Posto questo, posta la quantità e la facile reperibilità di informazione, posto che è possibile andare ad ascoltare maestri, allievi, concertisti et similia un po' dappertutto, mi domando come sia possibile la sopravvivenza di studenti il cui livello tecnico musicale è molto scadente. Come sia possibile che ancora si prepari giusto quell'oretta striminzita di repertorio che garantisce il passaggio dell'esame. Come sia possibile che ancora il repertorio di molti strumentisti sia legato ai programmi ministeriali. Come sia possibile che si perpetui un approccio cialtrone alla musica. Come possano sopravvivere tanti luoghi comuni già ampiamente sfatati. E' tutta colpa degli allievi? Colpa dei maestri? Dei conservatori? Degli esami? Cordialmente Catemario -
Difficoltà degli esami di conservatorio
Edoardo Catemario ha risposto a Lucio Matarazzo nella discussione Leggi e musica
Ho preso un po' di tempo per risponderti perchè con MusicaSiena, i concerti, i corsi ed il resto ho l'impressione che la mia vita sia un passo avanti a me e faccio una fatica tremenda a tentare di starle dietro... La mia affermazione circa l'oretta striminzita di repertorio è il frutto di una semplice constatazione: molti miei "nuovi allievi" quando mi fanno vedere il risultato di dieci anni di sforzi accademici arrivano a presentarmi, nella maggior parte dei casi, un repertorio che non arriva alle dimensioni di un francobollo... A me le richieste ministeriali circa gli esami hanno sempre fatto un po' sorridere. Mi sembra puntino a fare in modo che l'esame sia "abbordabile" invece che "selettivo". Come tu ben sai, ai "nostri tempi", feci ottavo e decimo nella stessa sessione con programmi diversi. Tralaltro potendo scegliere nel mio repertorio ciò che a me, all'epoca, sembrava più adatto all'esame. Ho l'impressione che l' occupazione primaria dei conservatori ancora oggi non sia quella di formare e selezionare (individuando talenti che effettivamente potrebbero dedicarsi alla professione) ma piuttosto quella di permettere più o meno tutti gli studenti di ottenere il sospirato pezzo di carta. La musica (quella selettiva per richieste e capacità) è rimandata a dopo il conservatorio. Quando un allievo non si reputa più tale (e anche qui...) e deve confrontarsi "da maestro" con altri maestri. Cordialmente Catemario -
Suonare in duo
Edoardo Catemario ha risposto a Ilaria Tallarida nella discussione Quinto anno, Ottavo anno, Diploma
Suonare in duo è divertente. Può anche essere estremamente utile a livello didattico. Magari uno dei due componenti ha delle caratteristiche che l'altro non ha. Magari ad entrambi fa bene andare un po' più a tempo. Serve anche a far aprire le orecchie ad un allievo che è incapace (in minore o maggior misura) di ascoltare il suono che produce. Oltre al fatto che stimola la lettura all'impronta, la curiosità, obbliga a "buttare le mani" per seguire il proprio compagno, staccare tempi diversi da quelli che avresti scelto da solo, adeguare le dinamiche all'altro... Tutte cose che fanno diventare musicisti migliori. Per quanto riguarda le remore dovute alla "vicinanza" della data dell'esame, queste sta al maestro di Ilaria scioglierle. Magari la preparazione è già buona. Magari Ilaria prende questo esame troppo sul serio ed il suo maestro vuole "scuoterla" un po'. Il rischio di restare fermi su di un repertorio troppo a lungo è quello di arrivare ad un concerto o ad un esame senza energia. Quel particolare repertorio ci ha già detto tutto e noi ci siamo fossilizzati nella nostra interpretazione. Con il rischio di "standardizzare" la prestazione fisica al prezzo di una certa aridità esecutiva. Anche in un esame dovrebbe sempre trasparire il piacere di suonare. Un maestro, cara Ilaria, serve proprio a questo. Dovrebbe essere in grado di suggerire ad un allievo quei passi che salvaguardino la sua crescita come musicista e strumentista e che magari preservino anche la sua salute mentale. Personalmente sarei incline a suggerire di suonare in duo, in trio, in quartetto ed in qualunque altra formazione. Diventerà una musicista più "pronta" e tornerà a casa con la voglia di suonare ancora, da sola o in compagnia... Cordialmente Catemario -
Difficoltà degli esami di conservatorio
Edoardo Catemario ha risposto a Lucio Matarazzo nella discussione Leggi e musica
Oh no. Questo è quello che si dice quando le cose vanno male... ma quando vanno bene il livello degli esami è dato dai docenti che preparano gli esaminandi. Agli studenti va bene così? -
Francesco Diodovich è un pazzo scatenato
Edoardo Catemario ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Gli ascoltatori non sono indolenti. O perlomeno non lo sono molto più di ognuno di noi... L'offerta di materiale sonoro registrato ha, in questi anni, raggiunto una saturazione totale del mercato. Soprattutto in considerazione del fatto che ormai chiunque può registrare e pubblicare un disco. La sovrabbondanza di materiale scadente rende quindi difficile l'individuazione delle esecuzioni "di rilievo" da parte dei non addetti ai lavori. Il pubblico però non è per nulla stupido, è stato subissato di porcheria e (giustamente o ingiustamente) diserta le sale. O "gioca sul sicuro" andando ad ascoltare quei programmi che neanche un quartetto di tube riesce a rendere noiosi. Pronto però ad applaudire scelte anche rischiose se una stagione è ben fatta e propone musica degna di essere chiamata tale. Il Guitart Quartet ha suonato per MusicaSiena. L'anno scorso. Concerto di apertura. Nella seconda parte (su mia richiesta) hanno magnificamente interpretato musica minimale (Brouwer e Reich). C'è chi ne parla ancora... Questo livello di esecuzioni fa del bene al nostro strumento ed al pubblico. Questa sera suona l'AriaEnsemble (quintetto di fiati) musiche di Beethoven, Ligeti, Hindemit e Berio. Sono convinto che sarà un successo. Buona serata a tutti Catemario -
Francesco Diodovich è un pazzo scatenato
Edoardo Catemario ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Francesco Diodovich terrà Il concerto a Siena il 9 Giugno 2006 nella stupenda "Sala del Mappamondo" (in piazza del Campo), alle 21,00. Il programma include opere di Sor, Segovia, Aguado, Bach e Gilardino. In effetti è vero. Il pubblico del mio piccolo festival aumenta di anno in anno. Ho programmato moltissima musica contemporanea e ricevuto grandi consensi. Le persone sono stanche di doversi adeguare a prodotti di basso livello e vorrebbero poter scegliere. Chi può, cerca di offrire un po' di cultura e permettere (nonostante tutto) una scelta. Perchè dunque venire solo al concerto di Diodovich? Noi di concerti ne organizziamo sette e tutti molto belli (AriaEnsemble, Confluences, Curiel, Wiedmer, Yoko Ono, Tomoko Kato, Wibaut). A titolo personale, devo dire che non ho niente contro il tango (come non ho niente contro le canzoni napoletane o quelle francesi). Non trovo affatto che si tratti di un prodotto di infima categoria musicale. Il problema come al solito sta negli esecutori. Esistono esecutori di basso livello anche nella musica così detta popolare. Le frasi come quella di Antonio Ballista vanno contestualizzate in un ambito più ampio. Ballista ha accettato di prendere il posto del compianto Roberto Negri al pianoforte del gruppo "Caffè Italiano" (di cui faccio parte anche io) che propone arie d'opera ma anche canzoni napoletane. Non credo dunque che le affermazioni del Maestro Ballista fossero "selettive" nei confronti del genere musicale ma piuttosto della qualità e dell'intelligenza con cui viene preparato un programma o una stagione. Cordialmente Catemario P.S. Carulli, se suonato bene, non è affatto male. -
Disco d'oro per la musica classica
Edoardo Catemario ha risposto a Alex nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Cristallino. A costo di diventare Muzio Scevola (o Django Reinhardt) la mano sul fuoco la metto anche io... Grazie Catemario -
Disco d'oro per la musica classica
Edoardo Catemario ha risposto a Alex nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Vorrei spezzare una lancia a favore di Gio. Per quello che ho potuto capire in questi mesi di frequentazione di forum, non mi è mai parso "avvelenato", forse talvolta un tantino avventato ma mai velenoso. Nutro la serena speranza che nessuno si abbia a male del mio intervento. Il premio Echo è effettivamente un premio di portata un tantinello meno limitata all'ambito chitarristico della "chitarra d'oro". Vi figurano nomi di tutto rispetto e molto raramente (per non dire mai) chitarristi. Un premio analogo (sempre per i dischi) potrebbe essere il Midem Award, consegnato a Cannes in occasione del salone annuale del disco. Un premio che viene assegnato non in base alle vendite ma grazie ad un sistema di votazione basato sulle recensioni di alcune riviste (una ventina credo) europee. Il concorso di Alessandria è forse il concorso storicamente più prestigioso d'Italia. Le "chitarre d'oro" vengono assegnate solo da qualche anno. Resta comunque un fenomeno chitarristico o poco più. Comparare questi riconoscimenti è un'azione superficiale. Gli ambiti sono diversi, il pubblico è diverso, diversi i giudici, le motivazioni etc etc... Ciò detto, anche io riconosco come infelice l'idea di stendere veli. Non credo sia in discussione l'effettivo valore dei premi (almeno questa è la mia interpretazione di quanto letto) quanto l'idea del "circolo", della "parrocchietta". Se fossi convinto che questo premio fosse un'azione da "parrocchietta" lo direi senza avere alcun timore. Di parrocchie in Italia ne abbiamo viste molte, tutte barcamenarsi con alterne vicende con l'unico tratto in comune dell'esclusività. Premiamo i "nostri", recensiamo i "nostri", organizziamo concerti per i "nostri", innalziamo i "nostri". Mi fa ricordare Mafalda di Quino che alla lavagna divide in buoni e cattivi la classe: Buoni=io Cattivi=tutti gli altri. Visto tralaltro i risultati (se misurati in termini economici o di pubblicità) che alcuni premi producono l'argomento non sarebbe neanche degno di discussione... Perchè non cercare, caro Angelo, di far capire al nostro amico Giò perchè questo premio (la chitarra d'oro) non è di "parrocchia"? Che so, spiegargli chi lo assegna ed a chi è andato negli ultimi anni... Cordialmente Catemario P.S. Prego tutti di voler usare indulgenza e fare salva la mia buona fede.