Angelo Gilardino Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 3 Gennaio 2008 E ciò a tacer d'altro, come ad esempio alle esigenze commerciali, che portano i maestri a scrivere qualunque cosa solo per venderla... ma che in realtà non vale nulla. Chi agisce in questo modo non è un maestro. E' un laido mercante. dralig però accade spesso.... ce n'è tanta di roba fatta così sul mercato. I mezzi di informazione ci informano spesso dei mali derivanti dalla piaga della prostituzione e da quella della droga, come se fossero dei virus influenzali o delle alluvioni: non dicono mai che chi ne è colpito agisce consapevolmente per procurarseli. Il successo dei falsi maestri è decretato dai loro clienti. Contenti loro... dralig
Piero Bonaguri Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 3 Gennaio 2008 Riguardo alla domanda di De Bonis sul contenuto degli esercizi, nel disco "The Guitar and I" Segovia esemplifica eseguendo alcune scale diatoniche - nei famosi due modi di cui parla nella prefazione - esercizi sui legati (pubblicati in un altro volumetto della Columbia assieme alle ottave cromatiche) ed alcuni arpeggi suggerendo di applicare le formule di Giuliani ad altri accordi per maggiore varietà. In effetti negli esempi registrati, oltre ad usare accordi dissonanti ben diversi dalla successione tonica - dominante dei "120 arpeggi, Segovia cambia anche le formule di arpeggio proponendone qualcuna che non si trova nel volume di Giuliani. Egli stesso comunque suggeriva anche di cercare altre formule oltre a quelle che proponeva, che rimangono molto utili per cercare di cogliere, appunto, un metodo. Questo non è affatto in opposizione, infatti, alla libera ricerca personale, anzi la aiuta. Del resto, provare per credere. Dalle testimonianze sue e anche di allievi "storici" come Diaz e Ghiglia credo si possa affermare con sicurezza che lui quelle cose le faceva proprio.
debonis86 Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 22 Content Count: 178 Reputation: 0 Joined: 15/02/2006 Status: Offline Autore Inviato 3 Gennaio 2008 Riguardo alla domanda di De Bonis sul contenuto degli esercizi, nel disco "The Guitar and I" Segovia esemplifica eseguendo alcune scale diatoniche - nei famosi due modi di cui parla nella prefazione - esercizi sui legati (pubblicati in un altro volumetto della Columbia assieme alle ottave cromatiche) ed alcuni arpeggi suggerendo di applicare le formule di Giuliani ad altri accordi per maggiore varietà. In effetti negli esempi registrati, oltre ad usare accordi dissonanti ben diversi dalla successione tonica - dominante dei "120 arpeggi, Segovia cambia anche le formule di arpeggio proponendone qualcuna che non si trova nel volume di Giuliani. Egli stesso comunque suggeriva anche di cercare altre formule oltre a quelle che proponeva, che rimangono molto utili per cercare di cogliere, appunto, un metodo. Questo non è affatto in opposizione, infatti, alla libera ricerca personale, anzi la aiuta. Del resto, provare per credere. Dalle testimonianze sue e anche di allievi "storici" come Diaz e Ghiglia credo si possa affermare con sicurezza che lui quelle cose le faceva proprio. In sintesi, gli esercizi suggeriti dal grande Maestro sono: a) scale (ed. Columbia); legati (ed. Columbia); c) arpeggi Giuliani, con varianti personali; Insomma, se questi sono gli esercizi, allora direi proprio che l'utilità di un esercizio quotidiano appare di immediata evidenza. Much ado about nothing?
Piero Bonaguri Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 3 Gennaio 2008 Non ho capito la sua risposta. Se è polemica, non ne vedo la ragione. Segovia - come altri- ha consigliato quello che lui ha scoperto e faceva trovandone utilità. Questi consigli (a parte l'autorevolezza della fonte) sono offerti alla verifica di chiunque voglia prendersi la briga di provarne l'efficacia. Per quanto mi riguarda, ho provato e per esperienza dico che funzionano, oltretutto molto più di tante altre cose. La stessa cosa ha detto qualche mio allievo che ha provato seriamente. Se uno trova di meglio e lo propone lo ascolterò con molto interesse, ancor più se quello che offre è frutto di un cammino di cui si possano anche apprezzare i risultati artistici.
debonis86 Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 22 Content Count: 178 Reputation: 0 Joined: 15/02/2006 Status: Offline Autore Inviato 3 Gennaio 2008 Non ho capito la sua risposta. Se è polemica, non ne vedo la ragione.Segovia - come altri- ha consigliato quello che lui ha scoperto e faceva trovandone utilità. Questi consigli (a parte l'autorevolezza della fonte) sono offerti alla verifica di chiunque voglia prendersi la briga di provarne l'efficacia. Per quanto mi riguarda, ho provato e per esperienza dico che funzionano, oltretutto molto più di tante altre cose. La stessa cosa ha detto qualche mio allievo che ha provato seriamente. Se uno trova di meglio e lo propone lo ascolterò con molto interesse, ancor più se quello che offre è frutto di un cammino di cui si possano anche apprezzare i risultati artistici. Assolutamente, nessun intento polemico. La mia è solo una constatazione che si svolge su due piani (intrecciando quanto discusso con lei e quanto con il M° Gilardino): 1) la tecnica pofessata da Segovia si risolve, alla fine, nelle scale diatoniche, nelle legature e negli arpeggi di Giuliani. 1° conlusione: lo stesso Maestro faceva un uso contenuto della tenica: limitata ai fondamentali, che ogni chitarrista non può non avere tra le dita, dal dilettante al professionista. 2° conclusione: non trovo esatto attribuire all'insegnamento di Segovia una enfatizzazione del momento tecnico, in quanto la tecnica dallo stesso professata si risolve, in fin dei conti, a quanto farebbe chiunque spontanemaente e a quanto hanno fatto e fanno importanti didatti italiani (si pensi al Chiesa, le cui opere didattiche seguono, appunto, la triade segoviana). 3° conclusione: del resto, quando ascolto Segovia, io sono piu' attratto dalle sue capacità espressive che non dalla sua tecnica, che forse non è nemmeno la piu' eccelsa (mentre, eccelse erano certamente le capacità interpretative). Secondo me, fare di Segovia un tecnico è una operazione errata. 2) Se Segovia si è limitato a scale, legati e arpeggi di Giuliani, la domanda è questa: che fare di tutto quel tecnicismo estremo che oggi c'è sul mercato? a me pare fuffa commerciale (4° conclusione)!
Vladimir Inviato 3 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 37 Content Count: 621 Reputation: 1 Joined: 19/12/2005 Status: Offline Device: iPhone Inviato 3 Gennaio 2008 Io non ho mai comprato un metodo, se non l'Aguado per gli Studi della terza parte e il Chiesa per le scale. Per i legati, mi esercito sulle Variazioni su un tema di Sor di Llobet, su Teresa de Rogatis e Villa-Lobos. Per le scale e la velocità, mi ha aiutato molto Giuliani. E' utile esercitarsi sulle pagine più importanti del repertorio, anche per consolidare automatismi che i metodi, a parer mio, non forniscono.
Angelo Gilardino Inviato 4 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 4 Gennaio 2008 Io non ho mai comprato un metodo, se non l'Aguado per gli Studi della terza parte e il Chiesa per le scale. Per i legati, mi esercito sulle Variazioni su un tema di Sor di Llobet, su Teresa de Rogatis e Villa-Lobos. Per le scale e la velocità, mi ha aiutato molto Giuliani. E' utile esercitarsi sulle pagine più importanti del repertorio, anche per consolidare automatismi che i metodi, a parer mio, non forniscono. Non tutti gli studenti hanno le tue mani e la tua mente musicale: sei un'eccezione. Secondo alcuni pedagoghi, non bisogna dire ai ragazzi dotati che sono tali, perché si monterebbero la testa. Io penso che chi si monta la testa è - a qualunque età - poco intelligente, e credo che chi ha talento debba invece esserne consapevole per diventarne responsabile: il talento è solo una dotazione naturale, poi occorre svilupparlo, e per fare ciò bisogna essere consci del proprio stato. Fai bene a far tecnica sul repertorio, ma non è così per tutti. dralig
Angelo Gilardino Inviato 4 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 4 Gennaio 2008 2) Se Segovia si è limitato a scale, legati e arpeggi di Giuliani, la domanda è questa: che fare di tutto quel tecnicismo estremo che oggi c'è sul mercato? a me pare fuffa commerciale (4° conclusione)! Calma. Bisogna prima leggere, poi capire e poi giudicare. Sono inutili le pubblicazioni che si limitano a riportare, in forma più o meno diversa, cose già note dai tempi del metodo di Aguado. Molte pubblicazioni appartengono a questa categoria, ma ne esistono altre che contengono dei contributi originali allo sviluppo della tecnica, e queste non sono "fuffa commerciale". dralig
Piero Bonaguri Inviato 4 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 4 Gennaio 2008 A quanto pare è vero che Segovia parlava di tecnica in senso stretto lavorando - in maniera originale a mio modo di vedere - sui "fondamentali" che, come De Bonis osserva giustamente, sono di per sè patrimonio condiviso della didattica chitarristica. Il suo approccio tecnico è - sempre a mio modo di vedere - strettamente legato ai suoi risultati interpretativi; accennando qui solo velocemente, la sua capacità di cambiare velocissimamente suono e modo d'attacco da una nota all'altra, anche in velocità, è anche frutto di uno scatto ed elasticità - lui parlava sempre di "flessibilità" - ottenuta attraverso un certo lavoro tecnico, come sottolineava lui stesso. Poi - o prima - certo, c'era la genialità artistica. Nella prefazione alle scale dice chiaramente che esse servono a raggiungere la bellezza "fisica" del suono, mentre il bel suono in senso artistico è frutto dell'eccellenza dello spirito. A quanto si può evincere, lui preferiva usare i "fondamentali" per mettere le mani "in condizione" e poi lavorava sul repertorio. Nella autobiografia dice anche che estrapolava esercizi appositi dai passaggi difficili, e certo ha usato anche gli Studi. Certo Segovia non era un "tecnicista" nel senso di concepire la tecnica come un fine; per lui era un mezzo, ovviamnete indispensabile.
ciccio_matera Inviato 4 Gennaio 2008 Group: Membri Topic Count: 29 Content Count: 282 Reputation: 0 Joined: 16/02/2006 Status: Offline Device: Android Inviato 4 Gennaio 2008 Io non ho mai comprato un metodo, se non l'Aguado per gli Studi della terza parte e il Chiesa per le scale. Per i legati, mi esercito sulle Variazioni su un tema di Sor di Llobet, su Teresa de Rogatis e Villa-Lobos. Per le scale e la velocità, mi ha aiutato molto Giuliani. E' utile esercitarsi sulle pagine più importanti del repertorio, anche per consolidare automatismi che i metodi, a parer mio, non forniscono. infatti, io non vedo la necessità ad un certo livello di studi di riprendere scale, arpeggi e legature. Basta il repertorio: dagli Studi di Villa-Lobos (che non sono certo una passeggiata) al repertorio da concerto, su quelli si lavora più che bene. Il Maesto Bonaguri magari avrà ragione, ma io ho provato per 3 mesi ad esercitarmi su scale e arpeggi, sui testi di Giuliani, ma non ne ho trovato giovamento. Invece mi bastano 15 minuti degli studi 1,2,3 di Villa-Lobos che le mani sono più che pronte allo studio.
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