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Sto ascoltando, guardando lo spartito, "La serra" (sette preludi) di Mario Barbieri, nell'interpretazione di Luigi Biscaldi.
Uno dei brani, "Viola del pensiero gigante" è composto per chitarra eptacorde.
Mi chiedevo se questa scelta ha un qualche significato particolare nell'opera di questo autore.
Nella presentazione dello stesso Barbieri, che precede la raccolta, edita da Bèrben (rev. di F. Orsolino), il compositore si sofferma su alcune caratteristiche della forma musicale e dei diversi movimento del brano, ma non fa cenno a questa peculiarità.

Trovo questi preludi bellissimi; ognuno è dedicato a un fiore e riesce davvero ad evocarne la misteriosa essenza vitale.

Butterfly


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Sto ascoltando, guardando lo spartito, "La serra" (sette preludi) di Mario Barbieri, nell'interpretazione di Luigi Biscaldi.

Uno dei brani, "Viola del pensiero gigante" è composto per chitarra eptacorde.

Mi chiedevo se questa scelta ha un qualche significato particolare nell'opera di questo autore.

Nella presentazione dello stesso Barbieri, che precede la raccolta, edita da Bèrben (rev. di F. Orsolino), il compositore si sofferma su alcune caratteristiche della forma musicale e dei diversi movimento del brano, ma non fa cenno a questa peculiarità.

 

Trovo questi preludi bellissimi; ognuno è dedicato a un fiore e riesce davvero ad evocarne la misteriosa essenza vitale.

 

 

 

Butterfly

 

La raccolta di sette Preludi intitolata "La serra" fu composta da Barbieri per chitarra normale. Nell'edizione, figurano alcune alternative tra chitarra esacorde e chitarra eptacorde perché il chitarrista genovese che curò l'edizione, Federico Orsolino, era eptacordista, ma non ci fu una precisa opzione del compositore per quest'accordatura.

 

Barbieri scrisse la sua musica per chitarra (oltre a "La serra", ben tre concerti con orchestra) in età matura, ispirato dalla sua passione per una giovane chitarrista genovese, sua allieva di armonia. Non corrisposto - la chitarrista in questione si sposò all'estero -, al momento della pubblicazione cambiò la dedica, e il nome di Orsolino prese, nel frontespizio, il posto di quello di Elisabetta Tagore. Quando diedi a Savona la prima esecuzione pubblica della raccolta (anno 1976), raccontai brevemente in pubblico la storia. L'interessata era in sala.

 

dralig


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L'interessata era in sala.

 

dralig

 

Come ha reagito?


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L'interessata era in sala.

 

dralig

 

Come ha reagito?

 

Come una persona mite e gentile, che vede riparato un torto subito anni prima. Senza di lei, quella musica non sarebbe esistita, e questo qualcuno doveva dirlo. Tra l'altro, non mi limitai a dirlo in occasione della "prima". Più avanti nel tempo, scrissi anche un articolo per "Seicorde". Se vuoi, te ne posso mandare il testo privatamente.

 

dralig


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La raccolta di sette Preludi intitolata "La serra" fu composta da Barbieri per chitarra normale.

 

Non li ho mai letti. Ne vale la pena?


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Eccome!


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Barbieri scrisse la sua musica per chitarra (oltre a "La serra", ben tre concerti con orchestra) in età matura, ispirato dalla sua passione per una giovane chitarrista genovese, sua allieva di armonia. Non corrisposto - la chitarrista in questione si sposò all'estero -, al momento della pubblicazione cambiò la dedica, e il nome di Orsolino prese, nel frontespizio, il posto di quello di Elisabetta Tagore. Quando diedi a Savona la prima esecuzione pubblica della raccolta (anno 1976), raccontai brevemente in pubblico la storia. L'interessata era in sala.

 

dralig

 

Ho capito, grazie.

La storia è un po' malinconica ma fa capire ancora meglio cosa intendesse probabilmente l'autore per "la serra" e anche l'andamento di tutti i sette preludi.

Un fiore che sboccia eppure non vive di luce diretta, ma del sogno del sole. Fuori da quel mondo sospeso, fra vetri traslucidi, un solo alito di brezza più fredda spegnerebbe l'illusione di ogni delicato petalo.

Scrive Barbieri a proposito di "Gelsomino d'India": "Non c'è commento: il titolo è già di per sè una delicata storia d'amore che ogni lettore può intendere come più gli aggrada".

 

Mi permetto di azzardare che forse la mancata dedica non avrebbe dovuto essere interpretata dalla diretta interessata come un negato riconoscimento alla musa ispiratrice: nulla trattiene di più una persona innamorata che il timore di esprimere (o imporre) un sentimento non corrisposto.

La chitarrista avrebbe dovuto saperlo bene, visto che proprio Rabindranath Tagore ha intitolato una delle sue raccolte poetiche "L'amore inespresso è sacro".

 

 

Butterfly


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Mi permetto di azzardare che forse la mancata dedica non avrebbe dovuto essere interpretata dalla diretta interessata come un negato riconoscimento alla musa ispiratrice: nulla trattiene di più una persona innamorata che il timore di esprimere (o imporre) un sentimento non corrisposto.

La chitarrista avrebbe dovuto saperlo bene, visto che proprio Rabindranath Tagore ha intitolato una delle sue raccolte poetiche "L'amore inespresso è sacro".

 

 

Butterfly

 

La chitarrista in questione non disse mai una parola al riguardo. Fui io a trovare il manoscritto autografo con la dedica a lei; quello con la dedica a un altro chitarrista - che fu la fonte della pubblicazione - fu redatto da un'altra mano, quella del nuovo dedicatario. Che "La Serra" fosse una composizione originariamente dedicata a lei, e non al "valoroso araldo della chitarra", Eli Tagore lo apprese dalle mie parole la sera della prima esecuzione, e fu solo in quella circostanza che si rese conto di aver subito un torto, ma non protestò contro nessuno.

 

 

 

dralig


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Per tornare alla domanda iniziale, dal punto di vista storico c'è da aggiungere che era molto forte a quell'epoca la "sponsorizzazione", come la chiameremmo oggi, della chitarra eptacorde, sulle pagine della rivista bimestrale L´Arte Chitarristica, da parte di vari redattori del comitato direttivo quali Romolo Ferrari e lo stesso Orsolino.

E infatti proprio nel numero 63 della stessa rivista (anno 1957), i sette preludi dell'opera furono presentata con le parole dallo stesso compositore. E qui finalmente non si parla di eptacorde, ma solo di ispirazione e musica.

 

(En passant noto che la rivista suddetta contiene recensioni di concerti di Antonio Barbieri e musiche per chitarra eptacorde di Martino Barbieri)

 

Appare quindi che che l'adattamento per l'eptacorde della "Viola del pensiero gigante" sia stata fortemente caldeggiata proprio dal revisore dell'opera, che già nel 1948 vagheggiava che «oggi si fa ancora distinzione tra la chitarra esacorde e quella eptacorde, domani si parlerà semplicemente di chitarra intendendo l´eptacorde...» (Arte chitarristica n°10-11).

La storia è di certo andata diversamente, ma al di là di altre considerazioni che si possono fare, rimane il fatto che una sperimentazione era in atto in quegli anni pioneristici, e oggi, se riusciamo a guardarvi con il distacco che il tempo consente, penso stia dando i suoi frutti.

 

Ecco, era un mio piccolo contributo che nasce da un ringraziamento per aver ricordato un'opera che rileggo sempre con rinnovato interesse.

Saluti a tutti


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Grazie Marcobaz, ho letto con interesse il tuo intervento.

 

 

 

 

Butterfly

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