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LaSestaCorda_NicolaGiuliani_MINI.png[+ZOOM]

 

Ricevo con piacere una pubblicazione di Nicola Giuliani della Levante Editori di Bari.

Si tratta de "La Sesta Corda - Vita narrata di Mauro Giuliani".

Nicola Giuliani ha già pubblicato "Omaggio a Mauro Giuliani (L'Orfeo della Puglia), "Il Teatro nella Baruli del primo ottocento" e "Mauro Giuliani: ascesa e declino del virtuoso della chitarra".

 

Dalla prefazione:

[...]la figura e l'opera del grande musicista biscegliese emergono in una scorrevole e appassionante narrazione. L'autore espone in concatenazione fatti ed avvenimenti che raramente portano a "giudizi" esaltativi, ma che creano un quadro preciso dal quale l'accorto lettore può personalmente trarre conclusioni e pareri. [...]

 

Mauro Giuliani seppe aprire prospettive "nuove" ad uno strumento, fino ad allora considerato "popolare", introducendolo d'autorità in ambienti diversi, più "alti", arricchendone consistentemente il repertorio [...]

 

La chitarra, e si evince chiaramente da quanto riporta il volume, ebbe – a Vienna in particolare, ma anche a Roma – il suo momento magico proprio grazie a Giuliani. [...]

 

Accanto all' impegno meramente musicale, la narrazione della vicenda umana. [...]

 

Ripercorrere, nella limpida narrazione di Nicola Giuliani, la vita del grande Mauro è sicuramente stimolante.[...]

 

Il suo ricordo, oggi, può anche essere documentato da elementi che illuminano vita e opera di una conoscenza che porta a meglio e più consapevolmente apprezzare il suo ruolo di musicista e di persona. Egli seppe arricchire, con peso niente affatto trascurabile, la lunga schiera di genii musicali che, nati in Puglia, meritoriamente si affermarono nel mondo.

 

Link per l'acquisto:

http://www.levantebari.com/frame0.htm


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Ho visto anch'io questo volume dedicato a Giuliani. Senza dubbio è ben fatto ma purtroppo non aggiunge nulla di nuovo a ciò che è già ben ampiamente assodato e riferito a "termini" chitarristici, ma riguarda molti aspetti della vita di quella famiglia Non è tuttavia la mia una critica a Nicola Giuliani - l'autore - che - e lo dice chiaramente - intende far meglio conoscere il Giuliani privato rispetto al Giuliani chitarrista, per il quale - ma è un mio semplice parere - rimando la lettura di un altro libro scritto da Araniti (di difficile reperimento). Colgo però l'occasione per indicare un tema "giulianesco" che - questo sì - farebbe la felicità di ogni chitarrista; riguarda il cosiddetto "quarto concerto" di cui non vi è traccia ma che Giuliani stesso scrive di aver composto. Vi sono a proposito tante supposizioni (anch'io ne ho una) ma nessuna certezza.

Giorgio Tortora


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Maestro Tortora, quali sono queste supposizioni, se lecito? Dove si potrebbero cercare, a Suo (e di chiunque legga) avviso, le tracce di questo manoscritto?

 

EB


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Maestro Tortora, quali sono queste supposizioni, se lecito? Dove si potrebbero cercare, a Suo (e di chiunque legga) avviso, le tracce di questo manoscritto?

 

EB

 

Nella biblioteca del conservatorio di Napoli, città dove Giuliani morì nel 1829, e poi nell'archivio Ricordi. Da lì si dovrebbe incominciare. Dove si finirebbe, è impossibile prevedere.

 

dralig


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l'affermazione pare una costante...da damilano a carulli, da sor a a segovia..."la chitarra fino ad allora, nei secoli dei secoli considerata bassa, si svincola dal giogo popolaresco"

sei tremendo :D:D ma è vero, è una frase che anch'io pronuncio almeno tre volte al dì, a proposito di un numero esagerato di autori. Faccio ammenda. In effetti allo scopo di cui sopra si cimentò con ardore anche Carulli, compilando un metodo che permetteva finalmente al popolo di strimpellatori di fare qualche passo in più verso la Musica oltre che limitarsi ad accompagnare. Giuliani certamente portò il virtuosismo chitarristico a vette notevoli, ma la sua naura "melodica"-senza svilire il termine- forse fu un pò castrante allo sviluppo di una scuola, di uno stile, rimanendo sempre nella scia di un chitarrismo piacevole, godibile, forse musicalmenteun pò essenziale... Sor. Lì si mi sembra ci sia davvero un momento forte di cambiamento... :D


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...Francisco Corbera, Ruperto De Viseo..

(da E. Pujol: Apporto "italiano" alla chitarra classica, nei Quaderni dell'Accademia Chigiana, Ticci, Siena 1953)-

 

Roba da matti!

 

 

C.


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Per l'amico Indina: a me Nicola Giuliani regalò un suo libretto intitolato "Omaggio a Mauro Giuliani" [ l'Orfeo della Puglia ], Bisceglie 1999, ed una edizione dell'Ottocento con il timbro della Biblioteca Giuliani.

Un chitarrista scomparso, Eduardo Caliendo, passò anni alla ricerca (in Napoli) sia della tomba del Nostro che

del famoso quarto concerto.

Molti anni prima del terribile incendio che devastò la biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella" ( dove avevo studiato )

feci una breve indagine anch' io, mentre preparavo una tesi di laurea sul Settecento napoletano. Penso che oggi sarebbe ancor più difficile una ricerca coronata da successo. Nulla però si può affermare definitivamente.


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...Francisco Corbera, Ruperto De Viseo..

(da E. Pujol: Apporto "italiano" alla chitarra classica, nei Quaderni dell'Accademia Chigiana, Ticci, Siena 1953)-

 

Roba da matti!

 

 

C.

 

Meno male che si trattava dell'"apporto italiano": il testo di quella conferenza è un esempio di totale cecità storica - a parte l'ispanizzazione dei nomi. Viene in mente Domingo Prat e la sua confessione: parlando di Tarrega e dei suoi allievi, dichiara senza mezzi termini: "Eravamo ignoranti".

 

dralig


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Il tema del "quarto concerto" di Giuliani aprirebbe certamente una nuova fase per tutti noi chitarristi. La materia è tuttavia molto complessa perchè mescola elementi musicali (che tutti noi vorremmo fossero certi) con aspetti della vita del nostro protagonista. Quando Giuliani in una delle sue lettere indirizzate all'amico editorie viennese (che poi era un italiano...) scrive che avrebbe potuto consegnare anche il "Maestoso del quarto concerto", non vi è dubbio che quella partitura fosse già presente nella testa di Giuliani, ma valutato temporalmente il momento sgangherato in cui scrisse la missiva, sorgono molti dubbi sia sulla stesura (ovvero che già fosse avvenuta) dell'intero concerto e sia sul suo "sentire" la forza di quella nuova opera. Sono argomenti delicati, da valutare in condizioni "umane" di debolezza e non di forza. Al momento di queste mie precisazioni qualcuno - come al solito - si è inalberato; a costui (e fra poco a costoro) ricordo però che gli argomenti riguardanti le produzioni musicali di chicchessia si confondono molte volte con mille altre questioni il più delle volte di scarso valore. E' il caso di Paganini che, soggiornando sistematicamente in ricche dimore, concedeva al mecenate di turno il privilegio della dedica su piccoli brani scritti al momento durante i suoi tanti dopocena. A Trieste - per esempio - egli era ospite fisso a casa di Elisa Baciocchi , sorella di Napoleone, pertanto è ragionevole pensare che intrecci di convenienza si mescolassero con la miglio arma i quel formidabile violinista. Allo stesso modo Giuliani ebbe rapporti con illustri musicisti, fra cui il grande Beethoven, ma da ciò non si può certo dire con certezza a che livello quei rapporti erano in essere. Oggi, lo storico, "mette in fila" aspetti prettamente musicali con il sogno della grande scoperta, ma egli ben sa che il filtro per una certa attribuzione parte sempre dal basso, dalla vita pratica di persone che professionalmente svolgevano l'attività di musicista. Con questo filtro si spiegano pertanto molte produzioni, ovvero elaborazioni di piccole opere originali con ripieno d'orchestra, nel caso l'impresario di turno l'avesse richiesto magari per un solo concerto, (ed è questo il caso di Giuliani, Paganini,ecc) ma anche di nuove composizioni che - soltanto per il nome del musicista - dovrebbero far saltare di gioia i chitarristi n ( il Quartetto di Donizetti) oggi invece condannato all'oblio semplicemente per pochezza musicale. Come già scritto - il sottoscritto- non ha nessuna verità ma solo supposizioni e per meglio conoscerle vi rimando ad un mio precedente post intitolato "Il caso del Concerto del concerto di Giovanni Bonfante del Panizza".

Giorgio Tortora


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Anni fa scoppiò una polemica musicologica sul "caso Gnecchi-Strauss". Fu documentato come Gnecchi avesse fornito altrui il manoscritto della "Salomè" e che Strauss lo avesse copiato di sana pianta. Le "voci" e alcune lettere, se prese per buone, dimostrerebbero un'opinione diversa. C'è quindi sempre sospetto anche sulla nostra letteratura ma, per essere possibilisti, non sappiamo -per l'appunto- dove andare a parare. Occorerebbero quindi studi "finanziati" e globali ma... figuriamici!

Quando Caliendo ritrovò le notizie su Giuliani, fu preso in giro volutamente: ancora negli anni Sessanta, G. era considerato bolognese e molti (tra cui Pujol) gli avevano allungato la vita di decenni.

A proposito di studi "finanziati", quando Th. Heck venne a Bisceglie ci rendemmo conto che molte cose da lui scritte erano opera del "prevete" parroco della parrocchia di San Pantaleo, che aveva a disposizione il li libro delle nascite e dei battesimi; aveva inviato ad Heck la fotocopia dell'atto di nascita ( noi lo conoscevamo) che gli facemmo vedere in originale.

Per quanto interessato, non sono edotto sui documenti sparsi qua e là e leggerei con piacere altri post in merito.

Personalmente, considero un buon contributo il libro di Araniti, persona che non conosco se non di nome.

Il Berri, poi, dice che Paganini, dopo aver finalmente ottenuto il sospirato passaporto austriaco, "durante la visita in quella città [Trieste] si recò a trovare la sua ex padrona Elisa Baciocchi..." stando ad un articolo pubblicato sul "Piccolo" e cita uno studio di Bruno Tonazzi che non ho, passando poi ad un "Concerto di violino" ricordato dal Bottura e che probabilmente -dice- "si trattava di composizioni dello stesso Paganini", sempre assillato dal problema economico: da cui il percorso soventemente fatto verso la villa della Baciocchi.

 

 

Mi sono lasciato prendere la mano; sicuramente il Tortora ne sa più di me. Chiedo scusa.

 

Carlo Carfagna

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