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Riprendiamoci - ragazzi aquilani si raccontano


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Ospite Neuland
Inviato

Vi riporto una iniziativa dell'associazione di genitori adottivi Genitori si diventa, che con una raccolta fondi tra i soci finanzia questo proggetto. Mi sembra un contributo genuino e molto onesto di aiuto/autoaiuto e per contrastare la tendenza di dimenticare colloro che per anni sentiranno le conseguenze del terremoto.

 

GENITORI SI DIVENTA ONLUS PRESENTA

Riprendiamoci

Ragazze e ragazzi aquilani raccontano e si raccontano

 

Il progetto ha come obiettivo la rielaborazione creativa dell’esperienza vissuta dai ragazzi durante e dopo il terremoto.

L’idea è che possano avere uno spazio dove discutere le emozioni, i sentimenti, le difficoltà di questa esperienza.

L’idea è anche che possano confrontarsi con altri, rapportarsi agli adulti o ai loro coetanei, agli addetti ai lavori, ad altri cittadini di diversa età con diverso ruolo che hanno vissuto l’esperienza pur secondo altre prospettive e con altri vissuti.

La telecamera viene scelta come strumento apprezzato dai ragazzi, immediato, legato ad un linguaggio multimediale con cui i giovani hanno confidenza.

La regia del video viene effettuata dai ragazzi stessi con il coordinamento di Francesco Paolucci, giovane giornalista e regista aquilano

 

http://www.youtube.com/watch?v=QVROhDZEBTk

 

Saluti, Neuland


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Tutti i nostri problemi diventano sciocchezze.

Grazie per i video.

Ospite Neuland
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Terza Puntata: visita al centro con pagliaccio

 


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Inviato

Grazie per la segnalazione!

Allucinante!


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Le poche strade aperte al traffico, fuori del centro storico de L'Aquila, si percorrono in silenzio e anche un po' alla svelta, fra ali di palazzi sventrati e tra i cui squarci si guarda quasi con imbarazzo, come se si violasse una intimità svelata ai nostri occhi per errore.

Uffici, camere e cucine, balconi con il bucato ancora appeso, oggetti di tutti i giorni ancora al loro posto, come assurde quinte di scene teatrali senza attori, in cui la quotidianeità è fermata per sempre.

Da quelle stanze qualcuno è fuggito, altri sono rimasti feriti, altri ancora hanno visto morire la propria famiglia.

E così si distoglie lo sguardo per una sorta di rispetto verso una città fantasma, sulla quale perfino il cielo azzurro e il sole sembrano aver portato una primavera irreale.

 

In qualche modo, le distruzioni edilizie ricordano i crolli visti in zona di guerra, eppure sono bastati 28 secondi di oscillazione terrestre a provocare il tutto.

Se proviamo a trattenere il respiro e contare fino a 28, forse non riusciamo a ripercorrere nemmeno tutti i ricordi più importanti della nostra vita, eppure c'è chi racconta di aver vissuto la vicinanza al momento estremo in questa sorta di flash mnemonico.

 

Nelle privazioni e nell'essenzialità della vita in tenda, sembrano essere i bambini e gli anziani quelli che riescono ad adattarsi più velocemente alla nuova situazione.

Non fisicamente, perchè più sofferenti per le escursioni termiche (specie nelle tendopoli ai piedi del Gran Sasso), le condizioni igieniche e l'alimentazione, ma perchè i primi ricordano la guerra e hanno imparato che si può ricominciare da qualunque "peggio" e i secondi trovano nella fantasia della crescita, nuove risorse e imprevisti giochi.

 

Per questa emergenza, la task force di supporto psicologico impiegata dai diversi dei soggetti coinvolti nelle operazioni di soccorso è stata imponente come mai, ed ha evidenziato come la fascia di popolazione in età adolescenziale abbia particolarmente risentito delle improvvise mutate condizioni di vita provocate dall'evento sismico.

Privati dei loro punti di riferimento per le relazioni amicali (la scuola, la piazzetta vicino casa, il computer, il cellulare), i ragazzi sentono la necessità di esprimersi e ritrovare la scansione del loro "tempo"; se molti scoprono la realtà concreta dei valori di solidarietà e partecipazione, altri si chiudono in più nevrotici tratti di isolamento e conflitto con gli adulti.

Al limite fra l'età della spensieratezza e quella delle prime assunzioni di compiti e responsabilità, probabilmente in loro il terremoto lascerà un segno profondo.

Delicatissimo il lavoro di supporto e accompagnamento del ritorno a condizioni di vita "normali".

Ma fra i tanti, un plauso incondizionato va ai Vigili del Fuoco, perchè inoltrarsi fra pilastri di cemento deformato e cercare effetti personali percorrendo frammenti di solai crollati, sapendo tutto ma trattenendo per sé l'emozione, è lavoro arduo e mai abbastanza compreso.

 

 

 

Butterfly

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