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Mi permetto di rinnovare un'informazione che avevo già dato mesi fa, relativa alla pubblicazione di un nuovo libro sulla chitarra: pubblicazione che - rimandata per questioni di permessi riguardanti l'iconografia - adesso è imminente. Uscirà infatti a settembre - e verrà distribuito nelle normali librerie, non soltanto nei negozi di musica - un mio lavoro intitolato semplicemente "La chitarra". L'ho scritto su commissione delle Edizioni Curci di Milano. L'editore intende creare una collezione di volumi intitolata "Lezioni private" (se volete sapere il perché di questo titolo, non rivolgetevi a me). Ciascun volume sarà dedicato a uno strumento e, ch'io sappia, è in programma la pubblicazione di una prima serie di quattro volumi; tocca alla chitarra aprire la serie: si vede che l'editore crede nella popolarità del "nostro strumento" e, forse, un poco anche nella penna dell'autore al quale ha affidato il compito di scrivere il primo libro.

 

Ogni libro che non sia un romanzo o una raccolta di poesie si scrive pensando a una tipologia di lettori. Questo volume non fa eccezione. E' stato scritto supponendo che , a leggerlo, non siano chitarristi già consci del loro repertorio, ma musicisti che - avendo formato la loro conoscenza della storia della musica nei tradizionali percorsi scolastici - della musica per chitarra non sanno niente; oppure - e non di meno - ascoltatori che hanno dimestichezza con il repertorio orchestrale sinfonico e con la musica da camera e per pianoforte - di rado si imbattono - disorientati - in un concerto di chitarra o nel CD di un chitarrista. A farla breve, questo libro è stato scritto per chi ama la musica ma non suona, né conosce, la chitarra.

 

Il rivolgersi a questa tipologia di lettori richiede ovviamente l'uso di un linguaggio appropriato. Quindi, niente lezioni accademiche scritte con il lessico musicale che escluderebbe dalla comprensione - se non il pianista o il direttore d'orchestra - l'avvocato, l'ingegnere, il perito chimico. Diciamo che, con un po' di sforzo, questo libro lo potrebbe leggere persino il vostro portinaio (magari, consegnandovi la posta, vi chiederà che cosa vuol dire "atonale" - un termine che non ho potuto non impiegare, ma l'ho fatto il più raramente possibile _- e allora voi gli direte semplicemente: dei suoni che si comportano come corpi in uno spazio privo della forza di gravità).

 

Le 230 pagine del libro sono quindi una finestra spalancata sul panorama della musica per chitarra a sei corde (non avevo spazio per la chitarra barocca) e presentano autori e opere in modo da fornire al lettore i mezzi per ascoltare un chitarrista - in carne e ossa o in registrazione - senza trovarsi spaesato e pieno di dubbi. Naturalmente, non ho trattato tutti gli autori nello stesso modo: nel caso di compositori la cui opera e la cui biografia sono facilmente accessibili nelle corrispondenti voci dei vari dizionari della musica, e che hanno scritto anche un pezzo per chitarra, ho parlato dell'opera chitarristica e non della loro vita; mentre, dei chitarristi-compositori dei quali nei dizionari si trova poco o nulla - e magari quel che c'è è impreciso - ho tracciato profili biografici che mirano a rendere le loro figure vive e ben caratterizzate, in modo da permettere a chi legge di farsi un'idea riguardo ai personaggi.

 

Chi compera un libro del genere è verosimilmente interessato a sapere, della chitarra, qualcosa che - quando legge o sente il nome Regondi o il nome Barrios - non lo induca alla manzoniana domanda: "Carneade, chi era costui?".

 

Mi domanderete, a questo punto, perché mai io pubblichi questa nota informativa su un forum di chitarristi - i quali invece il repertorio del loro strumento... Ecco, accade che, come membro (coatto) di commissioni d'esame di diploma in conservatorio, io abbia afflitta contezza di quel che è il grado di conoscenza che i diplomandi hanno degli autori e delle opere del repertorio della chitarra. Credo quindi che gli allievi dei conservatori e delle scuole di musica potranno giovarsi di questo libro come di una sorta di compendio o pro-memoria per quello che sicuramente dovrebbero sapere e che probabilmente già sanno. E, se non lo sapessero...

 

E' la prima volta che mi cimento in un lavoro divulgativo. Conto sulla saggezza, sulla buona volontà e, perché no?, anche sull'ironia dei miei colleghi dotti, che formuleranno le più svariate ipotesi sui motivi che mi hanno spinto a tentare quest'avventura. Potrei cercare una scappatoia elegante, dicendo che mi sono divertito a scriverlo, questo libro, ma mentirei: adattarmi alle esigenze imposte dal dover parlare di musica per chitarra a dentisti e a clarinettisti è stato sicuramente più difficile che comporre il Quintetto per chitarra e archi. Quindi, se questo libro lo riceverete con favore, e farete in modo che l'editore sia obbligato a ristamparlo una dozzina di volte, io sarò molto contento. Magari, mi renderete addirittura famoso: fate pure, ci tengo moltissimo ad "andare in tivu"...

 

Vostro aff.mo

 

dralig


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Complimenti per l'iniziativa maestro.

A cominciare dal titolo, semplicemente "La chitarra". Senza inutili aggettivi e fronzoli vari, come disse il buon Petrassi.

Fare della buona divulgazione è arte che appartiene a pochi.

Però credo sia un peccato aver tralasciato la parte sulla chitarra barocca.

 

C'era un limite nel numero delle pagine. Inserire anche solo una ventina di voci rguardanti i vari Crobetta, de Visée, Roncali, Bartolotti, Sanz, avrebbe comportato un assottigiamento delle voci riguardanti i compositori-chitarristi del secolo XIX e i compositori del secolo XX: ho fatto una scelta, ma nessuno mi impedirà - nel caso di un buon risultato nella diffusione della prima edizione - di aggiungere voci nelle edizioni successive.

 

dralig


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Molto interessante M° ... complimenti e in bocca al lupo per le vendite...


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Inserire anche solo una ventina di voci rguardanti i vari Crobetta, de Visée, Roncali, Bartolotti, Sanz,

 

Non è già stato detto molto, in merito?

Ovvero, non è meglio dare spazio a compositori che spazio, nella letteratura e nelle interpretazioni ne hanno avuto ben poco?


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Molto interessante M° ... complimenti e in bocca al lupo per le vendite...

 

Le vendite sono certo un aspetto fondamentale nell'attività degli editori, i quali possono essere anche mecenateschi (assai di rado), ma sicuramente poco inclini a portare i libri contabili in tribunale, e siccome anche gli autori mangiano, bevono, si vestono, pagano il mutuo e le bollette, nemmeno loro hanno motivo di ostentare sovrano disinteresse per i resoconti dei distributori.

 

Senza ipocrisie, voglio però far notare che il successo di un libro - dal punto di vista culturale - non si misura soltanto con le vendite, e ancor meno con le recensioni (favorevoli o contrarie), ma con un'accoglienza che ha luogo in diversi luoghi non registrati dalla contabilità: una copia di un libro in una biblioteca pubblica molto frequentata può essere letta da cento persone, mentre dieci copie regalate da un acquirente munifico ad altrettanti destinatari che non le leggeranno non significano nulla. I buoni libri si rivelano a lungo termine e i loro effetti non sono misurabili in moneta, ma con una scala di valori che non si manifesta nei numeri.

 

Comunque, grazie per l'augurio.

 

dralig


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Inserire anche solo una ventina di voci rguardanti i vari Crobetta, de Visée, Roncali, Bartolotti, Sanz,

 

Non è già stato detto molto, in merito?

Ovvero, non è meglio dare spazio a compositori che spazio, nella letteratura e nelle interpretazioni ne hanno avuto ben poco?

 

A dire il vero, una decina di pagine sullo stravagante genio di Francesco Corbetta o sul melanconico lirismo di Robert de Visée, insieme ad alcune note su quel che era la chitarra alla corte del Re Sole, io le avrei scritte volentieri, e sono sicuro che, raccontandole a modo mio, non sarei caduto nella ripetizione di cose già dette. Ho dovuto rispettare delle direttive precise ma - ripeto - se il libro troverà buona accoglienza, suppongo che l'editore mi permetterà di arricchire le future ristampe con l'inserimento di altri autori. Magari, mi ci metterò pure io (come faceva Regino Sainz de la Maza, quando, da critico musicale di ABC, noto quotidiano spagnolo, recensiva i suoi stessi concerti).

 

dralig spero


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Molto interessante M° ... complimenti e in bocca al lupo per le vendite...

 

Le vendite sono certo un aspetto fondamentale nell'attività degli editori, i quali possono essere anche mecenateschi (assai di rado), ma sicuramente poco inclini a portare i libri contabili in tribunale, e siccome anche gli autori mangiano, bevono, si vestono, pagano il mutuo e le bollette, nemmeno loro hanno motivo di ostentare sovrano disinteresse per i resoconti dei distributori.

 

Senza ipocrisie, voglio però far notare che il successo di un libro - dal punto di vista culturale - non si misura soltanto con le vendite, e ancor meno con le recensioni (favorevoli o contrarie), ma con un'accoglienza che ha luogo in diversi luoghi non registrati dalla contabilità: una copia di un libro in una biblioteca pubblica molto frequentata può essere letta da cento persone, mentre dieci copie regalate da un acquirente munifico ad altrettanti destinatari che non le leggeranno non significano nulla. I buoni libri si rivelano a lungo termine e i loro effetti non sono misurabili in moneta, ma con una scala di valori che non si manifesta nei numeri.

 

Comunque, grazie per l'augurio.

 

dralig

 

Giustissimo appunto al mio frettoloso commento...

Il mio augurio era ed è per una soddisfazione a 360 gradi per questo suo nuovo lavoro...

 

saluti, Rossano...


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Letto, con piacere e tutto d'un fiato. Bello, perchè traccia con il consueto stile dello scrittore e saggista Gilardino i confini del repertorio chitarristico storico di maggior qualità con l'immagine della chitarra più conosciuta al pubblico che frequenta i concerti chitarristici.

Il pubblico e chiunque sarà così felice di fare la conoscenza di compositori tanto importanti quanto meno noti ai più, insieme a chiarire defintivamente la paternità di Gochi proibiti, il concetto e la fortuna della musica per "chitarra" di Antonio Vivaldi o il rapporto esistente tra Bach o Scarlatti e la chitarra.

Insieme alla dose impressionante di riferimenti musicali spesso extra-chitarristici, colpisce a mio parere una precisa e deliberata leggerezza nello stile espositivo, che rende la lettura molto piacevole e che non mancherà di interessare ogni lettore appassionato.

A me piace pensare che un volume come questo potrà entrare nelle case di tanti italiani, portando ovunque una ventata di cultura e di valorizzazione della nostra amata chitarra. Congratulazioni di cuore.

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