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Inviato

Carissimi, scrivendo una tesi mi sono trovato nelle condizioni di giustificare razionalmente il mio tipo di impostazione (mano destra). Si parlava di "attacco istantaneo" e "attacco a svincolo progressivo" (che è quello che uso di norma) e... mi sono ritrovato a scrivere questo:

 

 

È bene spendere ancora alcune considerazioni in merito ai due tipi di attacco: nessuno dei due può essere considerato “migliore dell’altro” a priori, in quanto si presuppone che il musicista selezioni il tipo di suono innanzi tutto in base alle esigenze espressive musicali, nota dopo nota, e non per l’appartenenza ad una non ben precisata “religione chitarristica” (da cui deriverebbe un evidente handicap musicale).

È però innegabile che, partendo da presupposti differenti (ovvero l’osservazione dello strumento e della fisiologia umana) un tipo di attacco “di default” risulti più naturale e, semplicemente, più logico dell'altro.

L’arte dello strumentista sta nel padroneggiare entrambi i tipi di attacco, ma il dosaggio dell’uno e dell’altro avrà come naturalissima base fondante l’impostazione che avrà scelto, si auspica nella maniera più razionale possibile e con tutto quello che ne consegue, dando così la sua visione della chitarra sia musicalmente, che tecnicamente.

 

Tutto ok... se non mi fossi accorto che dico che "la tecnica deriva dalla musica"... e anche l'opposto. :shock:

 

Ben'inteso: questa notte dormirò tranquillissimo, nonostante il paradosso. Mi interessava però sapere cosa ne pensate voi in merito e se esistono già trattazioni che parlano di questo argomento e come si intitolano. :)

 

 

Grazie a tutti per l'attenzione.

Ciao :)

Ospite NicolaPignatiello
Inviato

Ricordo una citazione di Nikolaus Harnoncourt: "Non esiste suono bello o brutto, solo suono appropriato e non appropriato". Se non ricordo male dovrebbe trovarsi in "Baroque music today", che è una raccolta di suoi saggi.

Ospite Nicola Mazzon
Inviato

Il tipo d suono è un pò come la nostra voce, o meglio, il nostro modo di parlare, tutti riescono a variare il tono di voce, ma ognuno mantiene quello che di confà alla sua personalità.

Che ci sia un rapporto tecnica/musica...beh...penso sia ormai il caso di togliere certe convinzioni riguardo alla "tecnica fine a se stessa" e alla "musica che non necessita di tecnica", le due cose vanno a braccetto.

Chi ha un istinto musicale straordinario e non studia una sua tecnica è un musicista monco, se al contrario pensa di esercitarsi fisicamente tralasciando lo studio dell'espressività e coltivare le proprie idee come possibilità di esprimere la propria intelligenza artistica....è monco ugualmente.

 

Da notare che al giorno d'oggi nei concerti e nei concorsi (di bassa lega oserei dire, anche se non sono pochi) regnano queste due cose, l'esaltato fraseggiatore bisognoso di donare al prossimo la sua melassa sentimentale e il funnambolo che spara note a raffica, come se dovesse mitragliare i nemici della trincea di fronte.

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