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Chi era Frate Cassio da Velletri?


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Ma non si potrebbe trovare un nomignolo, uno pseudonimo, un nome d'arte, per l'autore della Gavotta?

 

Riproduco - tramite il servizio "copia e incolla" - il testo della nota introduttiva che ho scritto per la pubblicazione di un brano dell'autore nell'inserto della rivista "Seicorde" del trimestre aprile-giugno 2008. Da allora, non ci sono stati progressi nella ricerca sulla figura di Fra' Cassio da Velletri, tolta la constatazione - alla quale sono pervenuto tramite un'indagine svolta dal maestro Arturo Sacchetti nel registro in cui sono annotati i nomi degli organisti in servizio attivo presso le parrocchie di Roma nel ventennio 1920-1939 - del fatto che non risulta alcuna annotazione riguardante l'autore (resta dunque un mistero la fonte dell'informazione riportata da Domingo Prat):

 

-----------------

 

Non sappiamo quasi nulla di questo compositore del quale La Biblioteca del Chitarrista dell'editore A. Vizzari di Milano pubblicò negli anni Trenta del secolo scorso alcuni pezzi brevi per chitarra sola.

Il suo nome e la sua musica ci sono stati segnalati dal collega e amico Mario Dell'Ara - che ringraziamo sentitamente. Ma nemmeno lui, nella sua infaticabile ricerca, ha saputo dirci qualcosa in più di questo misterioso autore, . se non che il dizionario Gangi-Carfagna lo identifica con un compositore del quale indica il solo cognome, Gentili, senza peraltro fornire ulteriori informazioni. Le nostre ricerche nelle annate della rivista La Chitarra - la rivista chitarristica italiana dell'epoca - sono risultate infruttuose. Con il cognome Gentili, fu pubblicato dallo stesso editore un Tempo di Gavotta , ben scritto anche se non pro­pria mente chitarristico: era opera di un'autrice, Lisanella Gentili, a noi sconosciuta quanto Fra' Cassio. Qualcosa in più allega Domingo Prat che, nel suo Diccionario de Guita mstas, lo presenta come "distinto della chitarra e organista di cappella a Roma nel 1920. Ciò farebbe supporre che si trattasse effettivamente di un religioso, e che Fra' Cassio da Velletri non sia quindi uno pseudonimo. Alla luce dei brani che abbiamo letto, non possiamo infatti sostenere che dietro tale nom de plume si celi Lisanella Gentili, il cui brano per chitarra non ha nulla che vedere con lo stile di Fra' Cassio.

Nella speranza - per la verità alquanto fioca - di poter far luce sulla sua figura, presentiamo uno dei pezzi pubblicati nel 1937 da Vizzari, una Mazurka nella quale Fra' Cassio si rivela compositore ben più fine della pletora di autori italiani che scrissero musica di genere. Egli è un autore ben preparato, la sua scrittura è ortodossa (si veda, ad esempio, l'impiego delle legature di frase, inusuali nella musica per chi­tarra), la sua armonia ricercata e il suo gusto salottiero, improntato a un elegante e controllato sentimenta­lismo. Ulteriori informazioni potrebbero arricchire la nostra conoscenza del repertorio italiano per chitarra d'inizio Novecento.

 

-----

 

dralig

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...tutto molto interessante...davvero...

 

ma sarebbe preferibile, eventualmente, spendere qualche parola e qualche considerazione sul bellissimo programma di musiche proposte dal M° Tampalini e sulla possibilità per tutti i cittadini di Acerra e zone limitrofe (provincia di Napoli) di ascoltare (gratuitamente) il concerto di uno dei massimi artisti italiani della chitarra...

 

Stupendo, non mancherò. Eugenio, se mi riesce di venire nel pomeriggio di domani posso assistere anche alla sua masterclass? Grazie, Nello. :D

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SI arrichisce sempre più,la mia conoscenza,grazie.

Grazie Giulio col tuo concerto e il tuo programma "nuovo"(di autori) lo hai reso ancor più vivo,e le informazioni di Carfagna e Gilardino ,lo hanno arricchito di preziose ciliegine.

 

Purtroppo delle ciliegine sono rimasti soltanto i noccioli: fu Fra' Cassio non sappiamo praticamente nulla. E' uno degli sconosciuti dei quali la storia della chitarra trattiene solamente una vaga memoria. Guardando alla poca musica che di lui ci è pervenuta, lo collocherei - sia cronologicamente che artisticamente - accanto a Luigi L'Ecrivain, esponente dell'alta borghesia romana, procuratore della Cartiera Italiana, che aveva casa a Palazzo Barberini, e che suonava e insegnava chitarra a Roma nei primi due decenni del Novecento. Il suo "Sogno" per chitarra - ripubblicato a cura dello scrivente per le Edizioni Bèrben - è una pagina che può stare benissimo accanto a quelle di Fra' Cassio. Le poche notizie che affiorano ci inducono a constatare che a Roma, tra Ottocento e Novecento, esistette una cultura chitarristica diffusa non soltanto tra il popolo, ma anche nella borghesia. Branzoli, L'Ecrivain, Fra' Cassio da Velletri, poco più tardi la Mancinelli, e altri, furono esponenti di una passione che evidentemente collocava la chitarra nei salotti buoni della capitale, accanto all'immancabile pianoforte. Quando, nel 1927, Segovia arrivò per la prima volta a Roma, non predicava al deserto...

 

dralig

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Spero che questi noccioli,non si perdano e chi avrà la fortuna di ascoltare Giulio dal vivo(io proprio non riesco a liberarmi,i “benedetti Saggi”),ascolterà, un brano dell’eredità che io non credevo esistesse all’inizio del 900,lasciataci da Branzoli, L'Ecrivain, Fra' Cassio da Velletri, e poco più tardi la Mancinelli, (e altri),che coltivavano la chitarra nei salotti buoni,e quindi creavano a “loro insaputa?” le prime basi per i chitarristi del 1900,poi Segovia col concerto a Roma del 1927,dette una spinta al lancio della chitarra,anche in Italia,sono in errore?

Leggendo e rileggendo giornali, riviste,e i forum,mi arricchisco sempre di più,grazie,grazie.

Raffaele i.

 

Mi riferivo unicamente e in particolare all'ambiente della borghesia colta della capitale, non all'Italia in generale. Intendevo dire che, a Roma, dove esordì nel 1927, Segovia trovò un terreno fertile.

Il panorama nazionale poteva contare su una figura della forza di Luigi Mozzani, concertista, compositore, liutaio (nel senso più ampio del termine) e didatta, che emergeva su tutti per il suo ingegno e per la sua severità.

 

Nel mio libro biografico su Andrés Segovia - di prossima pubblicazione - ho cercato di far luce sulla relazione tra il maestro spagnolo e il maestro italiano.

 

dralig

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Gustave Flaubert, anch'egli artefiice di un Dizionario, lasciò scritto; "E' necessario 'conoscere gli autori' -Superfluo sapere i loro nomi."

Vada quindi per Frate Cassio e Lisanella Gentili, ascosi nelle fumose nebbie del passato...

Ambedue le voci loro afferenti sono contigue sia nel Dizionario de "La Chitarra" del 1937-XV (io ne possiedo un esemplare con dedica manoscritta ad A.Caprani, in data 11 Dicembre 1961, di Benvenuto Terzi al suo allievo, rilegato in pelle*) e nel famoso e talvolta inopportuno Dizionario di Carfagna - Gangi (sic), uso tela verde, del 1968, comprendente 1761 voci.

Il comune amico Arturo Sacchetti (mi rivolgo ad Angelo), uomo di spirito e notevole organista, non ha pensato di chiedere informazioni al comune di Poggio Mirteto (dove lo si voleva nato) oppure, ammesso che Gentili fosse veramente frate ed organista ( ho in merito qualche dubbio ma non ho mai approfondito la cosa) ai registri della Curia di Rieti,visto che nel 1937 era ancora vivo. Quanto al "da Velletri", poi, rientra nel tenebroso mistero infittito dalla ... figura di Lisanella (nom de plume, pseudonimo apotropaico, leggenda?).

Passando ad altro, oltre al policizzatissimo Di Ponio, in Roma operavano allora, soprattutto come insegnanti,

personaggi come il piceno Mario Cerquozzi (detto "er cappellaro matto de via Candia"* ), Romeo Dominici, G.B.Noceti (di questi ho delle musiche ben manoscritte o stampate a proprie spese***), per menzionare soltanto alcuni tra i meno noti.Ill genovese L'Ecrivain apparteva ad un altro sostrato sociale ****- Tutti i nominati erano semiprofessionisti e su di loro circolavano buffi aneddoti.

Va da sé che, come afferma Angelo, Segovia impattò una realta che stava consolidandosi e su cui varrebbe la pena dinsoffermarsi.

 

Tornando poi a Giulio ed avendo io studiato a "San Pietro a Maiella", la mia celata napoletanità mi porta a dire, parafrasando Totò, "chitarristi si nasce, e lui lo nacque."

Un saluto a Silva ed all'entusiasta Iervolino.

 

 

 

 

*il Dizionario, non Caprani

** che poi costituì un duo con Mario Gangi, più giovane di lui di quattordici anni.

*** mi furono fornite dal M° Luigi Gallucci che aveva studiato prima con loro, poi con il Di Ponio ed infine con me che ero (e sono) più giovane di lui, cronologicamente il primo ad ottenere il !diploma " di chitarra.

**** di lui ci parlava l'ingegner E.Fausto Ciurlo, che fu suo discepolo e primo presidente della Società chitarristica ASCHIT, cui tanto deve il chitarrismo professionale che, purtroppo, se ne frega dei tempi andati (che ha avuto.....chi ha dato...)

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Il comune amico Arturo Sacchetti (mi rivolgo ad Angelo), uomo di spirito e notevole organista, non ha pensato di chiedere informazioni al comune di Poggio Mirteto (dove lo si voleva nato) oppure, ammesso che Gentili fosse veramente frate ed organista ( ho in merito qualche dubbio ma non ho mai approfondito la cosa) ai registri della Curia di Rieti,visto che nel 1937 era ancora vivo. Quanto al "da Velletri", poi, rientra nel tenebroso mistero infittito dalla ... figura di Lisanella (nom de plume, pseudonimo apotropaico, leggenda?).

 

La richiesta a Sacchetti di svolgere ricerche negli archivi romani è stata formulata dal sottoscritto sulla scorta di quanto scrive Domingo Prat nel suo Diccionario, e cioè: Velletri, Fray Cassio de. Disitinguido aficionado a la guitarra y organista de capilla, en Roma, año 1920 (seguono apprezzamenti riguardo alla sua Mazurka). Conoscendo l'acribia con la quale Prat svolgeva le sue ricerche, non ci si può esimere dal ritenere che le sue informazioni fossero, se pur sommarie, precise, altrimenti non si capisce come avrebbe potuto corredare la notizia che Fra' Cassio era organista con una datazione di tale incarico (1920) e del luogo in cui lo svolgeva (Roma).

 

Per questo motivo ho chiesto al maestro Sacchetti di cercare negli archivi ecclesiastici di Roma. Io, di Poggio Mirteto, del fatto che Fra' Cassio si chiamasse Gentili, che nel 1937 fosse vivo, non ho alcuna certezza, anzi non so proprio nulla. Come tu ben sai, in campo musicologico, se si afferma qualcosa, bisogna essere pronti alla fatidica e salutare domanda: quali sono le tue fonti? Per localizzare l'attività di Fra' Cassio a Roma, una fonte io ce l'avevo. E solo per quello.

 

Comunque, una cosa è certa: l'autore che ha scritto la "Mazurka" firmata Fra' Cassio da Velletri e l'autrice del brano pubblicato come opera di Lisanella Gentili non possono essere la stessa persona celata da due diversi pseudonimi. I loro stili sono troppo dissimili. La Gentili scriveva per chitarra molto meno bene di Fra' Cassio: è evidenza inequivocabile. Tra l'altro, io non ho letto una composizione di Fra' Cassio intitolata "Gavotta" (che Giulio ha in programma).

 

Passando ad altro, oltre al policizzatissimo Di Ponio, in Roma operavano allora, soprattutto come insegnanti,

personaggi come il piceno Mario Cerquozzi (detto "er cappellaro matto de via Candia"* ), Romeo Dominici, G.B.Noceti (di questi ho delle musiche ben manoscritte o stampate a proprie spese***), per menzionare soltanto alcuni tra i meno noti.Ill genovese L'Ecrivain apparteva ad un altro sostrato sociale ****- Tutti i nominati erano semiprofessionisti e su di loro circolavano buffi aneddoti.

Va da sé che, come afferma Angelo, Segovia impattò una realta che stava consolidandosi e su cui varrebbe la pena dinsoffermarsi.

 

Io ho svolto una ricerca su L'Ecrivain, proprio partendo dai ricordi di Ciurlo, prima di ripubblicare, nella biblioteca di "Seicorde", il brano intitolato "Sogno". Sono arrivato alla fine di un vicolo senza sbocco. L'unico discendente di L'Ecrivain ancora in vita al momento in cui io ricercavo, era un imprenditore di grande successo attivo a Milano, che ricordava benissimo l'antenato Luigi come procuratore della Cartiera Italiana - e fu lui a dirmi che aveva casa a Palazzo Barberini - ma che, quando seppe che era anche un valente chitarrista-compositore e didatta, cadde dalle più alte nuvole e si meravigliò moltissimo. Di recuperare vecchie carte appartenute allo zio Luigi, nemmeno parlare: negli archivi di famiglia non c'era traccia. Pensai a Ciurlo, che mi aveva mostrato un manoscritto di L'Ecrivain, ma anche del suo lascito documentale si è persa ogni traccia.

 

dralig

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Per questo motivo ho chiesto al maestro Sacchetti di cercare negli archivi ecclesiastici di Roma. Io, di Poggio Mirteto, del fatto che Fra' Cassio si chiamasse Gentili, che nel 1937 fosse vivo, non ho alcuna certezza, anzi non so proprio nulla. Come tu ben sai, in campo musicologico, se si afferma qualcosa, bisogna essere pronti alla fatidica e salutare domanda: quali sono le tue fonti? Per localizzare l'attività di Fra' Cassio a Roma, una fonte io ce l'avevo. E solo per quello.

 

 

 

 

E'strano che il Prat indichi il frate come organista e che il Dizionario del '37 non ne faccia cenno. "Pour çe que nous concerne", non cita a sua volta le sue fonti (ma Federico Chabod ci insegnava che anche la tradizione orale costituisce fonte).

Nel merito, sono propenso a credere al Dizionario di Terzi-Vio-Raspelli in quanto edito da "La Chitarra", e cioè dal medesimo editore che ha fatto scrivere egli aver prodotto "numerose composizioni di buona fattura!", dopo aver specificato "dimorante a Poggio Mirteto (Rieti)". Dedurre il resto (con qualche certezza ed alcune incertezze) è conseguenziale. Di "organista" non si parla, eppure credo che gli autori senz'altro avranno consultato il precedente volumetto di Prat.

Il sogno di Lisanella (bel titolo per un pezzo) è poi riaffermato quando Terzi scrive che il suo "Reminiscenze", pubblicato da "Il Plettro", presenta "particolari pregi".

Perché, poi, nel Dizionario del '37, i due nomi contigui sono asteriscati?

Domando ad Angelo ed a chi viene preso da questa filologia chitarristica: mai sentito nominare un certo Stefano Severino De Regibus?

 

 

 

 

P.S.= non so se valga la pena di aprire un altro thread, al fine di non frastornare il povero Giulio Tampalini che, in questo ragionare tra maturi appassionati, abbiamo non volutamente messo da parte.

Forse no.perché magari il tutto è gradito anche a lui.

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E'strano che il Prat indichi il frate come organista e che il Dizionario del '37 non ne faccia cenno. "Pour çe que nous concerne", non cita a sua volta le sue fonti (ma Federico Chabod ci insegnava che anche la tradizione orale costituisce fonte).

Nel merito, sono propenso a credere al Dizionario di Terzi-Vio-Raspelli in quanto edito da "La Chitarra", e cioè dal medesimo editore che ha fatto scrivere egli aver prodotto "numerose composizioni di buona fattura!", dopo aver specificato "dimorante a Poggio Mirteto (Rieti)". Dedurre il resto (con qualche certezza ed alcune incertezze) è conseguenziale. Di "organista" non si parla, eppure credo che gli autori senz'altro avranno consultato il precedente volumetto di Prat.

Il sogno di Lisanella (bel titolo per un pezzo) è poi riaffermato quando Terzi scrive che il suo "Reminiscenze", pubblicato da "Il Plettro", presenta "particolari pregi".

Perché, poi, nel Dizionario del '37, i due nomi contigui sono asteriscati?

 

 

Il significato dell'asterisco posto accanto al nome dei due Gentili (così come ad altri nomi) è spiegato nella nota che segue l'introduzione. Essa recita: "L'asterisco posposto ad alcuni nomi sta ad indicare l'incompletezza dei relativi testi biografici per non esserci stati trasmessi i dati richiesti". Il che significa: "Non sappiamo nulla di loro, salvo il fatto che hanno scritto e pubblicato musiche per chitarra". Ci sarebbe voluto poco - ottenendo l'indirizzo preciso degli interessati dal loro editore - a chiamarli al telefono o a inviare a casa loro un incaricato (l'Italia chitarristica di allora era una specie di confraternita, i chitarristi si incontravano come gli anarchici o i cultori dell'esperanto,e corrispondevano scambiandosi informazioni) a scuoterli dalla loro indifferenza (sempre che la richiesta dei dati fosse loro pervenuta). I compilatori del Dizionario del 1937 erano - lo dico affettuosamente - degli ingenui sprovveduti, e lo dimostra il fatto che non furono capaci di capire, leggendo la musica del Frate Cassio e della Gentili, che i due non suonavano affatto la chitarra. Specialmente lei, la Lisanella, componeva per chitarra adoperando, come sostegno, il pianoforte. Molto meno ingenuo, e pur dalla lontana Buenos Aires, il Prat riuscì ad appurare qualcosa di più credibile e di più circostanziato. Ed è per questo che ho chiesto a Sacchetti di fare delle ricerche a partire da quel che scrive il Prat, piuttosto che dal Dizionario di Terzi-Vio-Raspelli. Poggio Mirteto non è comunque in Afghanistan, qualche laureando in chitarra al conservatorio sarà prima o poi capace di andare in municipio e in parrocchia a compulsare le carte - piuttosto che scrivere la millesima tesi su Castelnuovo-Tedesco, no?

 

dralig

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D'accordo pressoché su tutto, ed ecco perché penso che i due nomi non dovevano essere asteristcati. Credo che accanto all'ingenuità degli autori sia intervenuta la pigrizia (oltre al malfunzionante telefono di allora si poteva ricorrere anche alle Regie Poste).

Per istinto, non sarei però tanto sicuro dell'attendibilità del Prat, che usava avvalersi di qualche tarregata da consegnare a suo nome alla Ricordi di Buenos Aires (es. la "Serenata morisca" per due chitarre che lui diede alles tampe in parti staccate anziché in partitura). Comunque, "de minimis non curat praetor".

Nel mio primo intervento (risposta a Silva) già avanzavo cripticamente qualcosa che hai esplicitato.

Se penso che nel Dizionario del '68 abbiamo inserito Sandro Lopopolo e Valeria Ciangottini mi viene un brivido,

pur volendo significare un costume di allora. E che dire di M. Giuliani, fatto morire nel 1840 a Vienna secondo i dettami di Pujol? Ed Emilia, che faceva concerti ancor prima di essere nata? E taluni pezzi di M.Giuliani, in cui la M. probabilmente si riferival figlio Michele? Come in Storia e Filologia, il testo ultimo dovrebbe aver ragione e pertanto se qualche giovane facesse la spola tra Velletri, Poggio Mirteto e Rieti, a costo di terminare l'indagine con qualche chiletto in più, sarebbe il benvenuto, dopo la montagnaq di copia e incolla prodotta dai biennalisti dei Conservatori (chiamamioli ancora così).

La notizia che L'Ecrivain abitasse a palazzo Barberini, , visto il momento storico, è alquanto singolare, ma se Ciurlo così diceva (fonte orale) avrà avuto un fondamento.

Avevo chiesto di Stefano Severino de (o De) Regibus perché tanti anni fa trovai (forse su un carrettino) una pubblicazione consistente in un pezzo di costui, di estrema semplicità e banalità. La pagina intterna di sinistra è in mi minore e titolata "Si?" mentre la parte di destra porta il titolo "Si!" ed è tutta un programma, essendo stesa in mi maggiore. Tra le migliaia di spartiti che ho archiviato, non lo ritroverei prontamente, ma ne ricordo il frontespizio rosa seppia ornato da tralci ed amorini; nulla mi sovviene dell'editore. Primo a poi lo cercherò assieme a qualcuno perché, se è in basso ,la mia schiena comincerebbe a fare i capricci.

Ecco perché ha fatto quella domanda, anche se dovrei dire addirittura "de infimis non curat praetor!".Almeno musicalmente.

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Mi sembra di essere in un libro di vite vissute.

Raffaele.

 

 

 

Beh, in fondo è così.

Spero però che non siano soltanto i "diversamente giovani" (e, gratta gratta, Dralig e Graf lo sono quando si appassionano ad un fruttuoso passato lontano ) a coltivare interessi apparentemente futili e di poco conto, ma---

Non avrei mai pensato di dedicarmi a questo titpo di ricerca e, preso il mio tempo, penso che qualcosa scoverò ( o scoveremo?).

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