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Breve viaggio attraverso l'evoluzione tecnica dell'impostazione della mano destra del chitarrista.


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Breve viaggio attraverso l'evoluzione tecnica dell'impostazione della mano destra del chitarrista.
Buona lettura!

 

A partire dal XVII secolo in poi, con l’aggiunta della sesta corda nell’organologia dello strumento e con il fiorire di metodi scritti da tutti i musicisti dell’epoca l’assetto della mano destra del chitarrista ha avuto un percorso vario prima di definirsi in maniera precisa. A differenza della scuola pianistica, violinistica, violoncellistica e di molti altri strumenti, la scuola della chitarra non vanta una tradizione assodata e unica per quanto riguarda i principi della meccanica delle mani. La mano sinistra, a parte un breve periodo in cui il pollice venne utilizzato sulla tastiera, ha trovato presto la sua impostazione "ideale" mantenendosi fondamentalmente costante nel tempo. L'assetto della mano destra, invece, ha dovuto attraversare molteplici cambiamenti prima di arrivare ad una concezione precisa. Giacomo Merchi, che può essere definito il primo autore “moderno” riguardo un’idea ben definita dell’impostazione della mano, concepisce l’articolazione delle dita utilizzando il pollice nelle corde basse, indice e medio nelle prime tre corde. L’anulare viene usato come punto d’appoggio della mano sul piano armonico. L’utilizzo dell’anulare viene riscontrato per la prima volta nel metodo pervenuto in forma anonima e che oggi è conosciuto come "Metodo Bailleux". Incredibile per quei tempi, Francesco Alberti nel 1786 propone nel suo metodo, l’utilizzo di tutte e cinque le dita della mano destra, tecnica che non troverà alcun favore (la comune “impostazione” dell'epoca rimane quella che vuole l’utilizzo di pollice, indice e medio con l’anulare poggiato sulla tavola). L’impostazione che prevede l’utilizzo del mignolo verrà ripresa solo oggi da alcune scuole statunitensi. Simon Molitor, musicista attivo a Vienna alla fine del XVII secolo spiega i suoi principi nel Metodo pubblicato negli anni 1811-12 nei quali approfondisce l’utilizzo del pollice nei bassi e indice, medio e anulare sulle restanti corde con punto d’appoggio del mignolo sulla tavola, il quale però viene utilizzato per l’esecuzione degli accordi di cinque corde. Molitor utilizza anche la diteggiatura pollice-indice per l’esecuzione delle scale. Il periodo che precede i grandi autori dell’ottocento è un periodo ricco d’innovazioni è la volontà di sfruttare a pieno le potenzialità dell'articolazione delle dita aveva avuto riscontro nel lavoro di alcuni musicisti e didatti; innovazioni che rimasero comunque casi isolati poiché la tecnica utilizzata maggiormente rimaneva sempre quella proposta da Merchi. Ferdinando Carulli, tra i più importanti chitarristi del periodo Classico dello strumento, nel suo metodo op. 27, non stravolge la concezione tecnica di allora ma si limita ad organizzarla ed esporla in maniera chiara e succinta: anche secondo Carulli la mano trova il suo punto d’appoggio sulla tavola con il mignolo ma con una maggiore mobilità per ottenere varietà timbrica; in linea generale il pollice si occupa dei bassi, l’indice di seconda e terza corda ed il medio della prima. Carulli fa delle eccezioni secondo le quali il pollice può arrivare a suonare fino la seconda corda e indice-medio fino alla quinta. Scrisse anche il Metodo op. 241 dove cambia la sua concezione riguardo all’utilizzo dell’indice-medio e propone, questa volta, la loro azione su tutte e tre le prime corde, consigliando l’allievo di studiare da subito con le due dita sulle corde.
L’impostazione Carulliana riscosse molto successo e favore tra i chitarristi dell’epoca. Fino ad allora l’utilizzo dell’unghia della mano destra non venne mai presa in considerazione. Fu Dionisio Aguado che in maniera risoluta enuncia il suo pensiero sulla produzione sonora mediante l’azione polpastrello-unghia della mano destra diventando così precursore della moderna concezione tecnica. Altri autori suoi contemporanei avevano utilizzato tale tecnica ma egli fu l’unico capace di teorizzarla ed applicarla in maniera organica e convincente tanto da essere apprezzato anche dai più scettici. La corda, secondo Aguado, dovrà essere pizzicata in maniera "obliqua". Per l’agilità delle dita consiglia che le unghie non siano né troppo lunghe né troppo corte; il suono ottenuto avrà una qualità, una varietà ed un volume maggiori rispetto alla tecnica con il solo polpastrello.
Aguado bandisce assolutamente il punto d’appoggio relativo al mignolo e utilizza per l’esecuzione delle scale l’allora inedita diteggiatura indice-anulare; particolare la sua attenzione rivolta al “timbro” ed alla sua varietà ottenibile secondo il movimento della mano destra; la ricerca sull'imitazione del timbro di altri strumenti come flauto o arpa (aggiunge quello del fagotto) oltre ai primi scritti su effetti come la "tambura" e l' "etouffes".
Aguado con le sue innovazioni seppe imporre una concezione tecnica che guarda al futuro ed ha come valore e obiettivo principale quello della ricerca timbrica divenendo così precursore della moderna impostazione e tecnica della mano destra.
Sicuramente l’italiano Mauro Giuliani attuò l’impostazione Aguadiana senza appoggio del mignolo, con l’utilizzo dell’anulare. Egli non lasciò nozioni teoriche al riguardo e il suo metodo è interamente incentrato all’atto pratico del suonare lo strumento senza alcun cenno teorico. Certo è che la sua musica parla chiaro: strumentalismo brillante e qualità musicale di prim'ordine.
Matteo Carcassi non dice nulla di nuovo alla tecnica di quel periodo ancorandosi al pensiero di Carulli.
Fernando Sor da un punto di vista dell’innovazione, fa ben poco, pur essendo musicista di eccelso e tra i più importanti della storia della letteratura dello strumento. La sua impostazione: punte delle dita su una linea retta parallela al piano delle corde permettendo in questo modo assoluta mobilità al pollice senza alcun movimento della mano. L’anulare interviene solo negli accordi di quattro note.
Nella concezione dell’impostazione della mano destra, i classici, per grandi linee, partono da un punto d’ancoraggio immaginario dove pollice, indice e medio si occupano delle prime tre corde dando possibilità di movimento al pollice, con l’anulare impiegato nella produzione di accordi di quattro note e negli arpeggi mentre il mignolo viene appoggiato sulla tavola.
Il periodo romantico è portatore di progressi soprattutto con Giulio Regondi, il quale abbandona totalmente il punto d’appoggio del mignolo utilizzando indice, medio ed anulare sulle varie corde facendole muovere ovunque secondo i propri modelli di scrittura. I suoi arpeggi sono concepiti ancora a parti strette ma l’anulare è portato a lavorare in maniera eguale all’indice e al medio così come avviene nella realizzazione del tremolo.
Dopo un periodo di declino artistico attraversato dalla chitarra nella seconda metà dell’ottocento, fu Francisco Tarrega e la nuova idea sulla costruzione della chitarra portata dalle innovazioni di Antonio Torres che risollevarono lo strumento considerando l’articolazione delle dita della mano destra anche in funzione della nuova concezione di “suono”. La tecnica di Tarrega era incentrata tutta sulla “verticalità” delle dita con un’insistenza del tocco appoggiato privilegiando la parte melodica del fraseggio e del risultato sonoro. Tra gli allievi di Tarrega, Emilio Pujol, nel metodo intitolato "Escuela razonada de la guitarra", illustra le sue convinzioni riguardo l’approccio allo strumento senza l'utilizzo dell'unghia. Egli descrive quali, secondo lui, sono le prerogative e i vantaggi del tocco con il polpastrello a discapito di quello con l’unghia, attraverso un’analisi fisica del suono sulla linea di suoi predecessori come Sor e Tarrega. Ovviamente tali teorie andarono in contrasto con l’inarrestabile ascesa di Andrés Segovia, strenuo sostenitore della tecnica con l’unghia, il cui modo di suonare ben presto divenne leggenda e "regola".
Molto si è scritto sulla tecnica della mano destra di Andrés Segovia. Le caratteristiche peculiari furono la potenza e la bellezza del suono, che vanno ricercate in altri fattori piuttosto che in particolari caratteristiche della sua impostazione la quale non rivela innovazioni di nessun tipo. L’impostazione è quella di Aguado con la differenza riguardante l’alternanza dell’utilizzo del tocco appoggiato e del tocco libero.
Abel Carlevaro, con la sua "Escuela Razonada" del 1979, scrive un Trattato di ampie proporzioni dove in maniera chiara e analitica esplica il suo pensiero sulla tecnica citaristica.
Charles Duncan nel suo metodo, "The Art of Classical Guitar Playing" tratta l’argomento della “tensione funzionale”. Basato sul tocco “preparato”, la tecnica da lui proposta, si sviluppa con il solo attacco dell’unghia e sul contatto dito-corda prima della "percussione". Da qui ne deriva un’interessante esposizione del suo pensiero riguardo le varie angolazioni del polso, curvatura delle dita, sui contrasti di colore e sull’alternanza di tocco libero e appoggiato che ne determinano le molte sfumature timbriche.
Dal suono parte anche l’assetto tecnico concepito da Angelo Gilardino, secondo cui la chitarra è un membrafono a percussione indiretta. L’esposizione del suo pensiero riguardo la tecnica della mano destra viene esposto nel suo Trattato di tecnica chitarristica dal titolo "La tecnica della chitarra – fondamenti tecnici". Il punto di partenza per Gilardino è il "suono". L'impostazione della mano sta al servizio del risultato sonoro con tutti quei procedimenti che permettono la creazione di varianti timbriche, di sfumature. Riguardo a ciò, nel suo trattato, vengono analizzati minuziosamente tutti gli aspetti su impostazione, unghia, angolazione della mano, preparazione dei suoni: nulla viene lasciato al caso ed analizzato in maniera molto precisa e chiara. Il suo pensiero si rivela nel suo scritto alla fine del Trattato: "La tecnica è perfetta quando presenta il risultato artistico annullandosi in esso: allora nessuno lo nota e l'artista che, possedendola, l'ha sublimata, è veramente puro".
Molto interessante appare la ricerca dell’australiano Jonathan Price che sfrutta l’articolazione di tutte e le cinque dita della mano destra rifacendosi al pensiero “profetico” di Francesco Alberti nel XVII secolo.

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Piccolo, quasi, off-topic: Il testo di Charles Duncan contiene altre chicche decisamente interessanti e forse è uno dei pochi che per una volta entra nel merito di certi problemi tecnici oltre la "teoria", come il "tremolo" e le "scale" (e non solo). 

 

Esiste un altro "piccolo" libro a cura di Alice Artz, non proprio un metodo ma che offre spunti molto interessanti sulla metodologia dello "studio" ( che personalmente amo molto e trovo ancor oggi molto illuminante).

m

 

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