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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Ancora sul diritto d'autore


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Leggo sul "Sole 24 Ore" ed altri quotidiani come, tra gli ultimi atti del decaduto governo, ci sia stato quello di promulgare una legge che allunga il periodo di percepimento del diritto d'autore da 50 a 70 anni.

La notizia non può che colmarci di gioia al pensiero che i nostri pronipoti,nella prima infanzia, godranno dell'acquisto di qualche gelato in più, memori dei propri avi, che avranno  reso possibile l'acquisto con i proventi dell'"opera dell'ingegno" .

Avi che nel frattempo, giovani o attempati che oggi siano, non riescono - il più delle volte - a regalarsi neanche un'automobilina di seconda mano per girare in città, con quei proventi, e non è certo con l'emozione di un tempo  che riceve il fatidico "rendiconto" la cui veridicità gli è sempre stato impossibile accertare.

Il diritto sulla carta stampata è crollato (tutti disponiamo nella stampante casalinga di una efficace fotocopiatrice) e, soprattutto per i maestri più giovani, è incomprensibile l'acquisto di quanto rinvenibile e quindi da poter fotocopiare  fotocopiare ( poi però si lamentano se gli editori non ne accettano i  lavori).

Il diritto di esecuzione è poi semplicemente ridicolo. Non solo, ma  chi organizza si preoccupa, per prima cosa, di come fare ad evaderlo (un autogol, spesso) e le Società preposte - che però pretendono sia loro elargita una quota annua non proporzionale ai cespiti- non si curano di essere beffate, introitando somme ingenti dai quorum della discgrafia di largo consumo, della musica applicata e dall'emittente radiotelevisiva "di stato", che però - al pari delle grandi organizzazioni - spesso non paga (ed io mi chiedo come faccia)

Provate a fare ricorso e viaccorgerete di come stiate perdendo tempo.

C'è poi la recente "regola del minuto" e quella del "numero dei posti"; nel frattempo, ci si avvoltola nell'espressione "cultura" ( quanto mi dà fastidio, questa parola).

E allora?

Allora dirò che i musicisti se la sono andata a cercare, forti magari del (poco) denaro ricavato dall'insegnamento e delle gratificazioni provenienti da piccoli ambienti che nulla hanno a che fare con quanto sopra.

C'è anche chi, come me, non ha il diritto di lamentarsi più di tanto, sia pure consapevole che apparternere ad un ambiente di "sfigati" non è davvero cosa esaltante.

Ma il Consiglio dei Ministri ha idea di tutte queste cose?

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