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Abbandonerò l'anneddotica perché - mi pare di capire - l'uso e la difesa che ne faccio sono poco graditi..

A Marcello e Domenico rispondo che sono piuttosto propenso a raccontare quello che i compositori citati    pensavano della propria e  dell'altrui opera per chitarra. Salvo poi ad essere contestato sulla mia attendinilità

 

Nella celeberrima favola del lupo e dell'agnello abbeverantesi a valle dl un ruscello, Fedro narrò di come quest'ultimo fosse apostrofato dalla fiera con un male dixisti mihi pretestuoso ma che gli forniva una giustificazione onde procurarsi un buon pasto.

Il liutaio Bevacqua (tanto per rimanere in tema musicale) venne definito da padre Dante talmente enfio da assomigliare lui stesso ad un liuto.

In un film spassoso, Roberto Benigni e Massimo Troisi incontrano alla fine - impersonato da Paolo Bonacelli - nientemeno che Leonardo da Vinci. Questi, dopo aver precorso i tempi realizzando la locomotiva, si preoccupa soltanto di definire la percentuale commerciale da riconoscere ai due.

Un biografo di Gioacchino Rossini lasciò detto che egli disse di aver pianto solo due volte in vita sua: la prima volta quando ascoltò Paganini che suonava e la seconda quando, trovandosi a pranzo sul terrazzo di una villetta sul lago di Como, vide cadere nelle acque uno splendido fagiano ripieno (autoironia o Paganini lo deluse così tanto?).

 

Pur non essendo né lupo né agnello (soprattutto), pur non essendo un bevitore come  Bevacqua, pur apprezzando la simpatica sceneggiatura di "Non ci resta che piangere" e pur non avendo mai mangiato fagiani ripieni sul lago di Como, devo resistere alla "sindrome" di Rabbit il coniglio che, perseguitato dagli sbirri, fu stanato perché incapace di resistere all' "ammazza la vecchia" e se ne uscì platealmente con il suo "co...ool flit!".

 

D'altra parte, non essendo io (ancora per poco) ricercato dalla polizia, mi conviene dimenticare ogni pensiero negativo; ciò che non è facile per uno che ha buona memoria e l'esercita anche negli intervalli di lavoro, magari piazzando risposte più o meno indecorose su questo forum

Buona Domenica

 

Superior stabat lupus....


Mentre mi impappinavo con i corsivi , sono giunti i due messaggi di Ermanno B. e di Cristiano P.

Li ho graditi entrambi e penso che abbiano contribuito a rassenarmi, il primo sembrandomi  decisamente amichevole ed il secondo, grazie a Dio, tuttaltro che animoso.

Insomma, dovrò rivedere le mie posizioni, e questo in tutta sincerità  non mi dispiace.

Disse il saggio: "non c'è mai nulla di definitvo" (non lo so se lo disse davvero, ma io l' ho ripetuto per tutta la vita e - con altre e ben più belle parole - lo fece il filosofo Hegel).

 

Aggiungerò solo un altro mio pensiero che - mi meraviglio - non ha mai enunciato ancora nessuno, a tutt'ora: "se la pazienza è la virtù dei forti, il chiedere scusa la è dei fortissimi".

Detto questo, non posso ovviamente domandare venia qualora avessi impiegato  toni troppo forti. Sarà per un'altra volta!

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Quando venne chiesta a Stravinskij una firma, lui scrisse "$", cioè "Igor Stravinskij". 


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Quando venne chiesta a Stravinskij una firma, lui scrisse "$", cioè "Igor Stravinskij". 

 

Questa non la sapevo e mi piace apprenderla !

C.


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Ricevuta.

Verrà pubblicata nel blog I Colori della Chitarra a breve.

 

Vero, non avevo fatto caso a questo importante dettaglio. 

Ho interpretato - forse erroneamente - la proposta di Addis come limitata al repertorio per chitarra.

 

Chiediamo a lui lumi...

Certamente postare  l’analisi armonica e strutturale scritta dal M° Carlo Francesco Defranceschi  sulla Sonata III di M.M. Ponce risulterebbe assai interessante per gli amici del forum e non solo. Letta in anteprima mi è sembrata scritta in maniera colta ma allo stesso tempo comprensibile. Con Carlo commentiamo spesso insieme il repertorio Contemporaneo più colto o pseudo tale e, sollecitato da me fino alla nausea, lo sto invitando a fare la “tac” a diverse sonate e devo dire che sono estremamente sorpreso dalle conclusioni tratte dall’amico Compositore.

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Domenica uggiosa dalle mie parti e, avendo un po' di tempo a disposizione, ho letto con calma e interesse questo thread, che avevo finora "tenuto da parte", dal primo "semplice" post a tutto lo sviluppo…
non posso che complimentarmi con tutti per i molti interessanti e acuti interventi…

 

Quali sono i compositori più importanti viventi e quanto potrebbero rivoluzionare il repertorio chitarristico?

Per smuovere un grande compositore ci vuole un grande interprete (es. Walton con Bream).

 

Tornando a quella che ho percepito come "semplice intenzione" del "post originario", includerei nella "lista" il M° Carlo Francesco Defranceschi, del cui lavoro (per chitarra e non),  ho grande stima…

 

Lavoro sapiente, personale e ricco di una grande varietà di linguaggi compositivi che, a mio avviso e tra gli altri, ha il grande pregio di riuscire a "catturare" in maniera colta e mai banale l'orecchio e le emozioni dell'ascoltatore…

 

Certamente postare  l’analisi armonica e strutturale scritta dal M° Carlo Francesco Defranceschi  sulla Sonata III di M.M. Ponce risulterebbe assai interessante per gli amici del forum e non solo. Letta in anteprima mi è sembrata scritta in maniera colta ma allo stesso tempo comprensibile. Con Carlo commentiamo spesso insieme il repertorio Contemporaneo più colto o pseudo tale e, sollecitato da me fino alla nausea, lo sto invitando a fare la “tac” a diverse sonate e devo dire che sono estremamente sorpreso dalle conclusioni tratte dall’amico Compositore.

 

Sono incuriosito e mi farebbe molto piacere leggere questa analisi della "Sonata III", anche perché a me personalmente (e penso non solo a me) sarebbe di grande utilità visto che a breve vorrei dedicarmi allo studio e alla registrazione di questo capolavoro del M° messicano…

…sarebbe l'ennesimo interessantissimo argomento che contraddistingue il livello qualitativo di questo forum…

buona serata… :)

 

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Quando venne chiesta a Stravinskij una firma, lui scrisse "$", cioè "Igor Stravinskij". 

Stravinskij viveva di commissioni e di diritti d'autore, non aveva altri introiti per mantenere sé stesso e la sua famiglia. Inoltre, poiché la sua concezione del mestiere di compositore non faceva alcun affidamento sulla "ispirazione", ed era basata su un sapere di tipo "artigianale", ne conseguiva la sua disponibilità alla committenza. Come qualunque altro professionista in qualunque altro campo - anche non artistico - in cambio dei suoi lavori pretendeva un onorario. Trovo tutto ciò lecito, giusto, eticamente impeccabile. L'ironia con la quale talvolta manifestava questa sua pretesa di essere pagato era un condimento tutto sommato innocente di un principio sacrosanto. Questa capacità di autotutela è stata spesso, nella vita dei compositori, alternativa alla fame. Condizione nella quale un altro maestro del Novecento, non altrettanto capace di difendersi, visse gli ultimi anni della sua grama esistenza, e nella quale morì: Bela Bartok.


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Certamente postare  l’analisi armonica e strutturale scritta dal M° Carlo Francesco Defranceschi  sulla Sonata III di M.M. Ponce risulterebbe assai interessante per gli amici del forum e non solo. Letta in anteprima mi è sembrata scritta in maniera colta ma allo stesso tempo comprensibile. Con Carlo commentiamo spesso insieme il repertorio Contemporaneo più colto o pseudo tale e, sollecitato da me fino alla nausea, lo sto invitando a fare la “tac” a diverse sonate e devo dire che sono estremamente sorpreso dalle conclusioni tratte dall’amico Compositore.

concordo con Domenico sull'importanza di avere suggestioni da Compositori, magari non chitarristi anzi meglio, sulle opere importanti del nostro repertorio. Offrire spunti di approfondimento, paralleli a quelli costruiti col proprio sapere o col proprio insegnante può essere molto utile e stimolante. Aspettiamo questo contributo

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Stravinskij viveva di commissioni e di diritti d'autore, non aveva altri introiti per mantenere sé stesso e la sua famiglia. Inoltre, poiché la sua concezione del mestiere di compositore non faceva alcun affidamento sulla "ispirazione", ed era basata su un sapere di tipo "artigianale", ne conseguiva la sua disponibilità alla committenza. Come qualunque altro professionista in qualunque altro campo - anche non artistico - in cambio dei suoi lavori pretendeva un onorario. Trovo tutto ciò lecito, giusto, eticamente impeccabile. L'ironia con la quale talvolta manifestava questa sua pretesa di essere pagato era un condimento tutto sommato innocente di un principio sacrosanto. Questa capacità di autotutela è stata spesso, nella vita dei compositori, alternativa alla fame. Condizione nella quale un altro maestro del Novecento, non altrettanto capace di difendersi, visse gli ultimi anni della sua grama esistenza, e nella quale morì: Bela Bartok.

Anche Stravinskij di fame ne fece parecchia, a quanto ne so.

concordo con Domenico sull'importanza di avere suggestioni da Compositori, magari non chitarristi anzi meglio, sulle opere importanti del nostro repertorio. Offrire spunti di approfondimento, paralleli a quelli costruiti col proprio sapere o col proprio insegnante può essere molto utile e stimolante. Aspettiamo questo contributo

Ricordo di aver letto un bell'articolo riguardante il primo tempo della Sonata III di Ponce ad opera del Maestro Gilardino, su un numero del Fronimo di alcuni anni fa, o di molti anni fa...tempus fugit. Ci sono anche chitarristi-compositori che conoscono l'armonia e il contrappunto. Pochi, ma ci sono. 


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perbacco se ci sono...ma la memoria mi difetta, tempus fugit, in ogni caso in questa materia qualche contributo in più non fa male no? ciao


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Certo Alfredo ricordo ed ho riletto con piacere, sollecitato dal tuo post, l'articolo che si trova n.63 del Fronimo, dal titolo  "Alcune note sull'interpretazione della Sonata III di Ponce" .

L'analisi scritta da Carlo è complementare all'articolo scritto dal M° Gilardino.

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