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Tra i pezzi del suo genere è uno dei miei preferiti e lo suono sempre con rinnovato entusiasmo. Ho preferenza di suonarlo con il capotasto per ottenere il suono più liutistico.
Se pur ho discusso più volte con il mio insegnante il pezzo vorrei approfondire sentento il vostro parere su pezzi liutistici come questo (se non questo in particolare). Non ho molta esperienza di questo repertorio.
Dubbi come:
- La durata delle note se è stato scritto per liuto alcune note erano evidentemente destinate a non durare per tutto il loro valore, parlo ad esempio delle legature di portamento, anche se sulla carta sono state scritte, e quindi come interpretarle?
- Io adopero un fraseggio molto deciso e marcato, spezzando molto le frasi sia in dinamica del suono che in velocità, cosa ne pensate?
- Polifonia e cambi timbrici.
- L'accorod finale che spesso liutisticamento veniva spezzato e arpeggiato, suggerimenti?

Grazie


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Fantesia?

Monch, che autore?


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Fantesia?

Monch, che autore?

 

 

Mha...ci provo...Weiss..??


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Scusate l'ho scritto nella descrizione ma non è uscito, uso mac e a volte non è compatibilissimo sembra.

 

Pietro Paulo Borrono da Milano


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Io come titolo del mio post lo leggo l'autore ora che ci faccio caso. Voi no?


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L'ho corretto, monch.


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Ah ecco. Mai visto nessuno gestire un forum così bene e con una presenza così efficace. Dato che non capita spesso ne approfitto per farti i complimenti per questo forum che stà diventando sempre più un punto di riferimento per tutti i chitarristi.


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Tra i pezzi del suo genere è uno dei miei preferiti e lo suono sempre con rinnovato entusiasmo. Ho preferenza di suonarlo con il capotasto per ottenere il suono più liutistico.

Se pur ho discusso più volte con il mio insegnante il pezzo vorrei approfondire sentento il vostro parere su pezzi liutistici come questo (se non questo in particolare). Non ho molta esperienza di questo repertorio.

Dubbi come:

- La durata delle note se è stato scritto per liuto alcune note erano evidentemente destinate a non durare per tutto il loro valore, parlo ad esempio delle legature di portamento, anche se sulla carta sono state scritte, e quindi come interpretarle?

- Io adopero un fraseggio molto deciso e marcato, spezzando molto le frasi sia in dinamica del suono che in velocità, cosa ne pensate?

- Polifonia e cambi timbrici.

- L'accorod finale che spesso liutisticamento veniva spezzato e arpeggiato, suggerimenti?

 

Grazie

 

Quando si esegue la musica per liuto con la chitarra, si crea un "ambiente" sonoro del tutto diverso. La chitarra non è il liuto. Quindi, non serve porsi obiettivi di fedeltà al mondo sonoro liutistico: adottando la chitarra, lo si abbandona per sempre.

 

Conviene invece ricollocare le musiche nel loro nuovo ambiente sonoro, adoperando al meglio le risorse che questo offre. Il capostasto va bene se si adopera una chitarra ad otto o più corde: anche elevando la tessitura dello strumento, il basso rimane sempre ben rappresentato. Con una chitarra a sei corde, adoperando il capotasto si rischia di "appendere" la tessitura a un "soffitto" troppo elevato, impoverendo il basso: bisogna giudicare se il carattere di ogni singolo pezzo ne risulta valorizzato o, al contrario, compromesso. Nel caso di un autore "leggero" qual è Pietro Paulo Borrono, non credo che il brano rischi di diventare troppo canterino: non era un compositore profondo, ma solo piacevole. Con un Dowland, le cose cambiano: tirar su la chitarra esacorde di una terza in una fantasia di Dowland è un rischio che io non correrei.

 

Il liuto ha bisogno di sgranare gli accordi, perché il placcato del liuto, come quello del clavicembalo, è poco estetico. La chitarra può placcare e arpeggiare, quindi si decide caso per caso: in fine di frase l'accordo arpeggiato sta bene, nelle successioni a tre o quattro voci nel corpo della frase in genere è meglio placcare (si tratta di contrappunto, non di accordi), ma qualche volta, sgranando, si può dare rilievo a una voce...

 

Per il fraseggio, non se ne può parlare: ci sono tante risorse, e adoperarle a modo è ars longa (vita brevis).

 

dralig


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C'è anche da valutare la chitarra che si suona, la mia è si un'esacorde ma è una chitarra molto particolare e la profondità dei bassi è tale da non sminuire minimamente la loro parte. Suonavo questo pezzo senza, poi il mio insegnante mi ha chiesto un'esecuzione con capotasto, abbiamo entrambi percepito un miglioramento armonico generale con capotasto in seconda posizione.

 

Pietro P. B. concordo che non è un compositore profondo come un Dowland, ma a volte è proprio da questi compositori che nascono piccoli pezzi, che magari di struttura armonica non sono (sopratutto agli occhi di un compositore esperto) gran che, ma che nascondono per chi le vede e se le sente dentro frasi di bellezza inaspettata. Correggetemi se sbaglio ma a volte la musica, soprattutto quella di questa fattura, va letta certo, ma quello che c'è scritto è solo il 50% di quello che in realtà contiente. Ho spessissimo ascoltato pezzi liutistici eseguiti per chitarra, che risultano mortalmente noiosi perchè mancano di fraseggio e interpretazione, perchè nn viene scoperto nulla di quanto chiunque possa leggere meccenicamente sullo spartito. Poi acquisto lo spartito dello stesso e non vedo questa noia, vedo un mondo sommerso di colori e sonorità. Non essendo un chitarrista di esperienza ne avendo la cultura necessaria, devo poi parlarne con un buon maestro per collocare e capire quanto di tutto quello che sento e vedo rientra nella filologia del pezzo. Dico solo questo perchè nn sono una persona incline a catalogare autori come leggeri e non leggeri, certo si può fare, ma in questa maniera si rischia di sminuire anche il lavoro degli stessi che invece a volte va solo valorizzato.

Anche su questo vorrei sapere come la pensate.

 

Grazie


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Pietro Paulo Borrono da Milano

 

Si, ma Borrono ha scritto più di una Fantasia... quale? tratta da?

Stai usando un'edizione moderna o un'intavolatura?

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