Butterfly Inviato 24 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 227 Content Count: 1196 Reputation: 0 Joined: 31/01/2006 Status: Offline Inviato 24 Dicembre 2006 Mi accorgo che non ho risposto prima. La poesia di Trakl in questione s'intitolava appunto "Kindheit", cioè "Infanzia". Un tema sul quale sono ritornato nella recentissima Sonatina-Lied n. 5 per oboe e chitarra, il cui ultimo tempo ha in epigrafe una strofetta tratta da una poesia di.... "O monachino scintillanti e belle che il camin nero inghiotte, volate forse a riveder le stelle? Buona notte, faville, buona notte!" Forse è nei libri di scuola ancora oggi, com'era negli anni Quaranta, quando io la imparai... dralig Nel mio libro delle elementari la poesia di Panzacchi era illustrata con un grande camino, dentro al quale si levavano le piccole scintille. In Toscana ancora oggi vengono chiamate monachine le scintille che producono i gusci delle castagne, arrostendosi sulla brace del camino. Enrico Panzacchi fu anche storico dell'arte e divenuto assessore all'istruzione, promosse l'insegnamento di questa materia nelle scuole bolognesi, promulgando una apposita circolare. Non so che cosa leggano oggi i bambini più piccoli; se avessi dei figli non mancherei di fargli sfogliare le belle pagine illustrate dei miei vecchi libri "di lettura" (si chiamavano così) dove si parlava di fiori, piccoli animali del bosco e degli abissi marini, di stelle e di stagioni. Probabilmente troverebbero più utile o interessante un manuale di informatica ma forse, a distanza di anni, sarebbero contenti, come me, di aver studiato a memoria la poesia sulle monachine, chiedendosi davvero se andavano a riveder le stelle... Butterfly
Butterfly Inviato 24 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 227 Content Count: 1196 Reputation: 0 Joined: 31/01/2006 Status: Offline Inviato 24 Dicembre 2006 Certo.Un'altra grave dimenticanza riguarda la poesia dialettale, che nel '900 annovera poeti di valore indiscutibile. Io sono a andato a scovarmi nomi e cognomi per i fatti miei perchè a scorrere i libri di testo pare trattarsi di un aspetto aleatorio della lirica italiana. mah... I grandi della poesia piemontese insorgerebbero contro la tua definizione di poesia dialettale. Il piemontese letterario era ed è una lingua, come il catalano. I vari Costa e Olivero non hanno niente da invidiare al Carducci e a Ungaretti. dralig Accade anche in altri settori culturali e interessa tutto il nostro sistema di istruzione, fino all'università e oltre. Uno dei "problemi" della tradizione storiografica italiana è il regionalismo e la struttura per "scuole", eredità della situazione preunitaria, che ancora permane in molti campi. Capita così di studiare la storia dell'arte in Lombardia, la storia dell'arte in Liguria ecc. o le analoghe "scuole" letterarie, finendo per conoscere bene il proprio ambito territoriale ma ignorando spesso i dettagli di ciò che accadeva parallelamente nel resto della penisola. La definizione di lingua, piuttosto che di dialetto, è cosa abbastanza complessa e si basa su principi che spaziano dalla glottologia, alla storia della lingua, alla sociolinguistica. Al di là delle definizioni, nulla toglie ad ogni contesto culturale legato a un territorio la ricchezza delle sue radici e dei sentimenti, espressione di quel popolo nelle diverse epoche e nelle diverse forme. Per questo motivo, la presenza o meno in una antologia (per non parlare di internet) non è significativa della maggiore o minore importanza e/o del valore di un letterato o un artista. Butterfly
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