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Che cosa è una "cadenza" in un concerto per chitarra?


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Grazie. A dire il vero ho poche partiture di concerti (più per orchestra e pianoforte che per orchestra e chitarra) e lo spartito su cui cercavo di capire la "cadenza" era il Suo Concerto d'Estate per chitarra e quartetto di chitarre. Se non ho capito male, la cadenza inizia dove c'è l'indicazione "solo", dopo la parte introduttiva.

 

Il "Concerto d'estate" non è scritto nella forma tradizionale del concerto per solista e orchestra, è una cosa diversa. C'è un'alternanza tra il solista e il quartetto, con ben pochi punti di sovrapposizione, e i soli non si possono definire cadenze, sono parti strutturali.

Anche nei concerti con orchestra io uso poco le cadenze, che sono comunque brevissime, e solo nel secondo tempo del recente "Concerto di Novgorod" ho scritto una vera e propria cadenza, e l'ho fatto su precisa richiesta di uno dei consiglieri che mi hanno assistito nella composizione (Matanya Ophee), originariamente non l'avevo scritta - ne diffidavo, invece è venuta bene.

 

Ma cosa significa esattamente che la cadenza può essere scritta dal virtuoso e quanto ampi sono i limiti delle elaborazioni attuate dall'inteprete se sono previste anche cadenze non scritte? Come si mantiene la memoria storica di questi virtuosismi?

 

I limiti sono quelli dettati dall'intelligenza e dal buon gusto dell'interprete.

La memoria viene serbata se l'autore delle cadenze, oltre che eseguirle nei suoi concerti, le scrive.

 

Ho anche la registrazione in vhs di Guitart del Concerto in La maggiore per chitarra e orchestra n. 30 di Mauro Giuliani, dove L. Brouwer dirige l'orchestra di Torino e il M.° Biscaldi.

Adesso ho capito meglio quel che ho visto e ascoltato. Un musicista straordinario che è anche uno straordinario insegnante.

 

Certo. Beati i suoi allievi.

 

dralig

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Grazie, mi riprometto di procurarmi qualche altra partitura, dovrei riuscire a vedere proprio quella del concerto di Giuliani citato. Del Concerto d'Estate mi colpisce sempre lo stacco fra l'introduzione e il tema iniziale e la parte del solista, così diversamente eppure entrambi belle.

Magari corro troppo, ma sono sempre curiosa di capire. Penso che urga da parte mia un po' di studio teorico aggiuntivo, sebbene confidi che al momento giusto anche queste conoscenze faranno parte del programma di studio che mi onoro di svolgere appunto col M.° Biscaldi.

 

 

 

Butterfly

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Grazie, mi riprometto di procurarmi qualche altra partitura, dovrei riuscire a vedere proprio quella del concerto di Giuliani citato.

Magari corro troppo, ma sono sempre curiosa di capire. Penso che urga da parte mia un po' di studio teorico aggiuntivo, sebbene confidi che al momento giusto anche queste conoscenze faranno parte del programma di studio che mi onoro di svolgere appunto col M.° Biscaldi.

 

 

 

Butterfly

 

Con lo studio teorico non si corre mai troppo: fin dove un concetto risulta assimilabile, non c'è la minima ragione per rimandarne l'assimilazione. L'evenienza che le proprie conoscenze teoriche possano sopravvanzare di gran lunga la propria capacità manuale con uno strumento non è da paventare, ed è certo che la solidità della preparazione teorico-musicale rende più facile e più spedito anche il processo di assimilazione della tecnica. Io farei studiare composizione ai bambini di prima media o delle elementari, proprio nello stesso momento in cui iniziano lo studio di uno strumento.

 

dralig

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Con lo studio teorico non si corre mai troppo: fin dove un concetto risulta assimilabile, non c'è la minima ragione per rimandarne l'assimilazione. L'evenienza che le proprie conoscenze teoriche possano sopravvanzare di gran lunga la propria capacità manuale con uno strumento non è da paventare, ed è certo che la solidità della preparazione teorico-musicale rende più facile e più spedito anche il processo di assimilazione della tecnica.

dralig

 

Certo.La teoria e il solfeggio sono le basi .La chitarra è uno ''strumento'' per esprimere l'idea ,il concetto,la struttura della partitura.Inoltre credo a riguardo sia importante maturare un vero e propio ''metronomo'' interiore che tenga conto degli accenti .Penso che l'approccio che si ha eseguendo un solfeggio parlato debba essere identico a quello utilizzato in un esecuzione con lo strumento.L'unica cosa che cambia è il mezzo.A mio parere è di fondamentale importanza avere in primis il possesso ''mentale'' della partitura.Inoltre la tecnica strumentale

a mio parere deve essere adibita allo sgombero di eventuali problemi nella resa della partitura.Inoltre credo che se non si possiede interiormente la quadratura ritmica la tecnica sia inefficiente e inutile.

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Sai Manu, per me non è solo questione di imparare la teoria musicale in sè o collegarla allo spartito per suonarlo correttamente (anche se certamente sto lavorando per riuscire a leggere a prima vista i brani semplici che studio e anche a solfeggiare sequenze progressivamente più complesse); è proprio che quando ascolto la musica guardandone lo spartito, so di essere di fronte a un linguaggio del quale avverto istintivamente la complessità del segno e dei significati ma che vorrei comprendere davvero in profondità. Un po' come quando si studia una lingua straniera e dopo tanto tempo si riesce a scherzare o a pensare in quell'idioma.

Non so spiegarmi bene, penso derivi dal fatto che sono all'inizio e non riesco ancora a interlacciare le diverse materie. Insomma, vorrei riuscire a pensare con le note :D

 

 

 

Butterfly

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Sai Manu, per me non è solo questione di imparare la teoria musicale in sè o collegarla allo spartito per suonarlo correttamente (anche se certamente sto lavorando per riuscire a leggere a prima vista i brani semplici che studio e anche a solfeggiare sequenze progressivamente più complesse); è proprio che quando ascolto la musica guardandone lo spartito, so di essere di fronte a un linguaggio del quale avverto istintivamente la complessità del segno e dei significati ma che vorrei comprendere davvero in profondità. Un po' come quando si studia una lingua straniera e dopo tanto tempo si riesce a scherzare o a pensare in quell'idioma.

Non so spiegarmi bene, penso derivi dal fatto che sono all'inizio e non riesco ancora a interlacciare le diverse materie. Insomma, vorrei riuscire a pensare con le note :D

 

 

 

Butterfly

 

beh cara Butterfly vedi:qua la funzione del solfeggio non finisce nel momento in cui hai smesso di leggere il brano di chitarra o nel momento in cui lo esegui ritmicamente corretto.Secondo me la cosa più bella è capire la partitura ,entrarci dentro,e cercare di portarla fuori attraverso la chitarra.Credo che bisogna far emergere ,attraverso un processo similare a quello scultoreo attuato da Michelangelo,un' essenza gia contenuta nella stessa partitura.

 

PS non ti preoccupare tanto ;entraci dentro con passione ;)

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Grazie Manu, la passione in effetti è comunque il miglior antidoto alla frustazione di non riuscire sempre a capire tutto, però intendo provarci...

 

 

 

 

Butterfly

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