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Chitarristi e/o Musicisti?


Ermanno Brignolo

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Nelle discussioni che sono spuntate in questo 3d è emerso l'accenno ad una considerazione che da anni mi stuzzica la curiosità: perché tanti continuano, consapevolmente o meno, a far differenze di fatto tra "chitarristi" e "musicisti" (resto dei musicisti o altri musiisti, nelle migliori situazioni)?

Recentemente, in alcune lezioni/discussioni col M° Saggese, si è parlato dell'interpretazione di alcuni brani o passaggi di essi, e mi ha colpito molto la dualità di visione - a tratti controversa - nell'analizzare i brani dal punto di vista "chitarristico" e dal punto di vista "musicale"...

Perché se io immagino un fraseggio (letto in partitura senza "preconcetti o filtri") eseguito da un clavicembalo o da un fagotto o un violoncello, allora lo posso pensare in un modo, mentre se lo penso come "brano per chitarra" allora alcune delle idee musicali ad esso associate devono venir meno?!?!?!

Credo che parte della mancanza della chitarra nei cartelloni di alcune grandi (ma anche piccole!!) stagioni sia dovuto ad un'auto-emarginazione che nasce proprio dalla personalità di alcuni interpreti.

Credo, d'altra parte, che molte persone stiano riuscendo a proporre un nuovo modo di vedere le cose, e questo mi rincuora.

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Non so cosa intendesse il M.° Saggese però penso che le presunte (e non auspicabili) "differenze" tra chitarristi e musicisti siano da intendere su un piano diverso e di piu' ampia portata.

Non vorrei fare la pouce avec la toux :oops: ma mi sembra che abbia un senso analizzare un brano da un punto di vista musicale, in senso generale, e da un punto di vista strettamente legato allo strumento per il quale è pensato... illuminatemi... :roll:

 

 

 

Butterfly

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Nelle discussioni che sono spuntate in questo 3d è emerso l'accenno ad una considerazione che da anni mi stuzzica la curiosità: perché tanti continuano, consapevolmente o meno, a far differenze di fatto tra "chitarristi" e "musicisti" (resto dei musicisti o altri musiisti, nelle migliori situazioni)?

 

Il fenomeno si riscontra in campo chitarristico con particolare evidenza, ma non è certo limitato alla chitarra. La formazione degli strumentisti che si dedicano a uno strumento prevalentemente solistico qual è la chitarra ben di rado si estende al di là delle cognizioni del solfeggio e di una assai modesta conoscenza dell'armonia, e insiste invece sulla tecnica strumentale e sul lavoro manuale. Non era così ai tempi di Bach e ai tempi di Sor e di Giuliani. E' quindi abbastanza normale incontrare chitarristi che, provveduti di un adeguato bagaglio di tecnica meccanica, sono inetti in quelle fasi critiche della lettura del testo che vanno oltre la pura e semplice decifrazione delle note e degli altri simboli della notazione. Se ciò non è grave in un professore d'orchestra - che deve semplicemente tradurre in atto le indicazioni del direttore, e non è responsabile dell'interpretazione - in un chitarrista si rivela spesso come un limite, e gli errori (non quelli di lettura o di dita, ma quelli di fraseggio, di articolazione, di accentazione, etc.) purtroppo non sono infrequenti.

Ecco quindi strumentisti avvezzi a lavorare con direttori d'orchestra eccellenti e comunque istruiti al fraseggio dalla pratica abituale della musica d'insieme trovarsi spesso a disagio con chitarristi che si rivelano poco istruiti. Questa situazione, ancora in atto, è tuttavia in fase di netto miglioramento, e in alcuni casi è dato di constatare che certi chitarristi sono capaci di fraseggi ancora più eleganti e sottili di quelli di altri strumentisti. E' un problema residuale che ha cause storiche, culturali e didattiche, e la cui soluzione - già acquisita individualmente da un buon numero di chitarristi - si sta avvicinando anche per una buona media della categoria. E' chiaro che rimarranno sempre delle code scadenti, ma questo avviene anche in ogni altro strumento: ci sono pianisti, violinisti, cantanti, flautisti, etc. , che fraseggiano male, solo che, nel loro caso, viene emesso un giudizio individuale e non si attribuisce la colpa all'intera corporazione...

 

 

Recentemente, in alcune lezioni/discussioni col M° Saggese, si è parlato dell'interpretazione di alcuni brani o passaggi di essi, e mi ha colpito molto la dualità di visione - a tratti controversa - nell'analizzare i brani dal punto di vista "chitarristico" e dal punto di vista "musicale"...

Perché se io immagino un fraseggio (letto in partitura senza "preconcetti o filtri") eseguito da un clavicembalo o da un fagotto o un violoncello, allora lo posso pensare in un modo, mentre se lo penso come "brano per chitarra" allora alcune delle idee musicali ad esso associate devono venir meno?!?!?

 

Certo che no: la grammatica e la sintassi del discorso musicale sono le stesse per tutti gli strumenti. Attenti però a due fattori reali. Il primo è l'area idiomatica della chitarra, che - come e più di ogni altro strumento - offre una serie di peculiarità di suono che si riflettono anche sul fraseggio (pensiamo solamente alle legature della mano sinistra e alle conseguenze che ne derivano nel profilo "oggettivo" della frase) con risultati particolari: questi idiomatismi non vanno sacrificati al mito di un'oggettività musicale assoluta, e se adoperati consapevolmente, con gusto e misura, possono insaporire il fraseggio con soluzioni preziose, senza deturparne la logica strettamente musicale. L'altro fattore si riferisce invece alla coerenza dei testi: non sempre il compositore (specialmente se non suona la chitarra) ha un controllo completo e realistico del suono, e può quindi allegare, a determinati passi, dinamiche, segni di espressione o di fraseggio del tutto impraticabili e, se ricercati a tutti i costi, controproducenti. Mentre si capisce la logica astrattamente musicale che induce un compositore a prescrivere un ff furioso là dove scrive una linea singola nel registro sovracuto, o a indicare una forcella di crescendo là dove scrive delle legature di portamento fattibili solo con la mano sinistra, bisognerà, all'atto dell'esecuzione reale, temperare il ff furioso in modo da renderlo compatibile con le sonorità reali di cui lo strumento dispone in quel registro, e rinunciare al crescendo in favore delle legature della mano sinistra, o viceversa. Sono solo due casi molto generici, ma indicativi di un tipo di problemi con i quali il chitarrista, pur capace e musicalmente preparato, può trovarsi di fronte a situazioni senza apparente via d'uscita e obbligato a divergere dalla lettera del testo a favore di un risultato esteticamente più soddisfacente.

 

dralig

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la grammatica e la sintassi del discorso musicale sono le stesse per tutti gli strumenti. Attenti però a due fattori reali. Il primo è l'area idiomatica della chitarra, che - come e più di ogni altro strumento - offre una serie di peculiarità di suono che si riflettono anche sul fraseggio (pensiamo solamente alle legature della mano sinistra e alle conseguenze che ne derivano nel profilo "oggettivo" della frase) con risultati particolari: questi idiomatismi non vanno sacrificati al mito di un'oggettività musicale assoluta, e se adoperati consapevolmente, con gusto e misura, possono insaporire il fraseggio con soluzioni preziose, senza deturparne la logica strettamente musicale. L'altro fattore si riferisce invece alla coerenza dei testi: non sempre il compositore (specialmente se non suona la chitarra) ha un controllo completo e realistico del suono, e può quindi allegare, a determinati passi, dinamiche, segni di espressione o di fraseggio del tutto impraticabili e, se ricercati a tutti i costi, controproducenti.

 

 

Avrebbe la pazienza di rispiegarmelo piu' "semplici"? Grazie!

 

 

Mentre si capisce la logica astrattamente musicale che induce un compositore a prescrivere un ff furioso là dove scrive una linea singola nel registro sovracuto, o a indicare una forcella di crescendo là dove scrive delle legature di portamento fattibili solo con la mano sinistra, bisognerà, all'atto dell'esecuzione reale, temperare il ff furioso in modo da renderlo compatibile con le sonorità reali di cui lo strumento dispone in quel registro, e rinunciare al crescendo in favore delle legature della mano sinistra, o viceversa.

 

Questo è quello che appunto, goffamente, intendevo pensando alla lettura di un brano da un punto di vista strettamente "chitarristico". Mi manca qualche pezzo... :roll:

 

 

 

Butterfly

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Non so cosa intendesse il M.° Saggese però penso che le presunte (e non auspicabili) "differenze" tra chitarristi e musicisti siano da intendere su un piano diverso e di piu' ampia portata.

Non vorrei fare la pouce avec la toux :oops: ma mi sembra che abbia un senso analizzare un brano da un punto di vista musicale, in senso generale, e da un punto di vista strettamente legato allo strumento per il quale è pensato... illuminatemi... :roll:

 

 

 

Butterfly

 

Tengo a precisare che con Saggese l'unica cosa che non si fa è restare chiusi su un'interpretazione univoca, anzi!! (chi lo conosce ne converrà certamente).

Quello che io intendevo dire (in modo forse poco chiaramente provocatorio e sarcastico) è esattamente quello che Lei ha detto. Sfortunatamente, mi sono spesso imbattuto in persone che mettevano in prima posizione la tecnica chitarristica a discapito della musica, probabilmente in seguito a propri limiti di interpretazione o a insegnamenti che affondano le radici in quelle "cause" cui il m° Gilardino accenna nella Sua risposta.

Mi permetta un pò di retorica: la chitarra (come qualsiasi altro strmento) non è un fine, bensì un mezzo tramite il quale il compositore e l'interprete possono esprimersi... Io non credo che Mel Gibson abbia deciso di girare "The Passion of the Christ" perché voleva far recitare gli attori in aramaico o in latino (fine), bensì abbia scelto l'aramaico (mezzo) perché meglio contestualizzava il concetto che voleva portare sullo schermo... (lasciando perdere questioni di pronuncia che comunque potrebbero arricchire la similitudine...). Daltro canto, citando nuovamente la risposta del m° Gilardino (che ringrazio per la precisione e la prontezza), fortunatamente le cose stanno cambiando (per molti versi sono cambiate) e le "code scadenti" stannno scemando.

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Sì Ermanno, grazie della risposta. Possiamo darci del "tu"?

 

 

 

Butterfly

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Sì Ermanno, grazie della risposta. Possiamo darci del "tu"?

 

 

 

Butterfly

 

Molto volentieri... Scusa, ma preferisco sempre rivolgermi agli altri in terza persona, soprattutto se non li conosco!

 

A presto e grazie a te!

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