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Quello che ritengo essere il vero spirito giovanile sta innanzitutto nella curiosità unita alla fiducia e a un certo senso dell'incertezza. Incertezza non intesa in senso lavorativo ma come senso del dubbio. Guardando ad un Bernstein o ad un Horowitz in età avanzata la prima cosa che ho sempre pensato era alla giovinezza che si portavano dentro.

 

Perdere curiosità e dubbi penso sia la peggior cosa che possa capitare ad un artista.

 

Horowitz fu protagonista di un rinnovamento interiore, che gli permise di tornare all'attività concertistica dopo la crisi che l'aveva bloccato per un decennio. Il suo rinnovamento fu un fatto spirituale (o psicologico, secondo come lo si vuol definire), e portò a un approccio diverso alla musica, sempre però nell'ambito dello stesso repertorio: del resto, nell'immensità della musica in cui navigava, non aveva bisogno di rinnovare i proprii programmi, ma piuttosto se stesso. Lo fece. Seppe farlo. Una visione tragica della storia della musica porterebbe a guardare all'ecatombe che si verificò tra i suoi "figli" - i pianisti americani della generazione successiva - come al compimento di una nemesi che, per risparmiare lui, sterminò i suoi discendenti: Julius Katchen e William Kapell morti giovani, Leon Fleisher bloccato dalla distonia focale, Byron Janis - il pupillo di Horowitz - fermato dall'artrite, Van Cliburn da una inspiegabile eclissi...Spaventoso.

 

dralig

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Una visione tragica della storia della musica porterebbe a guardare all'ecatombe che si verificò tra i suoi "figli" - i pianisti americani della generazione successiva - come al compimento di una nemesi che, per risparmiare lui, sterminò i suoi discendenti: Julius Katchen e William Kapell morti giovani, Leon Fleisher bloccato dalla distonia focale, Byron Janis - il pupillo di Horowitz - fermato dall'artrite, Van Cliburn da una inspiegabile eclissi...Spaventoso.

 

dralig

 

Sì è incredibile, sono i misteriosi equilibri, le leggi genetiche della storia, é raro che da un padre geniale derivino figli altrettanto baciati dal talento e dalla sorte. Nipoti, quelli sì.

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