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Metodo di studio


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Un saluto a tutti (non so se questo argomento sia già stato trattato.. cercando non ho trovato nulla).

Andando avanti con lo studio della chitarra sento sempre più l'esigenza di costruirmi un metodo standard e sicuro di apprendimento dei brani.

Fin ora i risultati positivi non sono mancati, ma vorrei qualcosa di più.. per questo mi rivolgo a tutti coloro che hanno una solida esperienza a riguardo.

Qual'è il vostro approccio allo studio? Come preparate un brano che dovrà affrontare il giudizio di una giuria, di un pubblico? Come studiate quando dovete preparare un'ora di programma? In quante fasi si divide il vostro studio? Usate o conoscete metodi in particolare per la memorizzazione (memoria meccanica, memoria della note)?

Alessandro

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Ciao,

sono domande le tue, molto giuste, ma con risposte che verranno col tempo.

Se parli di apprendimento di brani, bhe, bisogna affrontare il discorso, secondo l autore che si tratta.

Per quanto riguarda la scelta, il pezzo va scelto innanzitutto secondo la propria padronanza dello strumento.

Altra fase importante è quella di studiare il pezzo ripetendo le battute piu volte, e fermarsi su quelle piu complicate, creando degli esercizi sulle posizioni o gli agganci, che si presentano in maniera poco brillante.

Le ora da dedicare, ognuno le spende secondo il tempo disponibile, si puo studiare 6 ora di seguito senza concludere niente, rispetto 1 ora fatta con i dovuti criteri.

Generalmente per mia scelta personale, non ascolto mai nessuna registrazione, prima di affrontare il pezzo, potrebbe influenzarmi e rendere meccanico lo studio mettendo all ombra le parti che nella registrazione non si possono udire.

Per la memoria, secondo me cerca di imparare un brano secondo il fraseggio le cadenze e tutto quello che ti puo servire per ricordarlo, senza trascurare i passaggi che servono ad aiutarti in caso di lapsus accidentale da "pubblico".

 

Spero che i miei consogli ti siano utili.

Ciao e buon lavoro.

S

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Ciao Salvo, ti ringrazio molto per la tua risposta.

 

Quello che faccio riguardo lo studio è molto simile a ciò che mi consigli:

- discuto dei brani da scegliere col mio insegnante;

 

- leggo in maniera generale tutto il brano per avere un'idea su come dovrò impostare il lavoro;

 

- studio a sezioni dedicandomi in maniera più serrata a tutte quelle parti tecnicamente più complesse, studiando molto lentamente e velocizzando qualche tacca di metrono ogni 2-3 ripetizioni;

 

- una volta portate tutte le sezioni allo stesso livello, studio il brano eseguendolo lentamente ogni giorno e provando (se pronto) qualche esecuzione ogni tanto;

 

- per quanto riguarda la memoria, tengo conto soltanto della memoria meccanica e della linea melodica.. non mi è mai capitato di imparare a memoria le note. So che molti lo fanno.

 

Per studiare prima di un concorso, di un esame, o di un concerto, studio il programma molto lentamente concedendomi qualche esecuzione al termine dello studio.

 

Per quanto riguarda l'ascolto del brano prima dello studio, devo ammettere che ogni tanto è un "lusso" che mi concedo (ovviamente tenendo conto della credibilità della versione in questione). A volte mi aiuta parecchio ascoltare la resa finale di un pezzo, facilita e velocizza la scelta di una strategia di impostazione delle diteggiature e dei tempi esecutivi: studiando la Rossiniana n. 5 non avrei mai potuto "azzeccare" lo stile esatto senza l'ascolto delle arie a cui fa riferimento; senza un ascolto preventivo di alcune versioni della 998 avrei studiato e memorizzato diteggiature in funzione di voci dei bassi che non sapevo si potessero portare all'ottava alta (mi riferisco all'allegro).

 

Un saluto

Alessandro

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Con tutti i limiti di una breve risposta scritta, ci provo.

 

Io parto sempre da uno stimolo musicale che il pezzo mi dà; questo può implicare l'averlo sentito, come spesso accade, ma in modo che l'eco di quel che ho sentito diventi una idea musicale che faccio mia. Quando ciò non è possibile, come nel caso dei pezzi di musica contemporanea "commissionati" ai compositori, cerco comunque di farmi subito un'idea sintetica del pezzo, oppure di parti di esso, leggendo ovviamente lo spartito, ma anche dialogando con il compositore finchè mi si accende la lampadina.

 

Comunque parto da questa idea musicale che si forma in me, che poi, chiarendosi e definendosi durante lo studio, mi guida nelle varie scelte (ad esempio la diteggiatura).

 

Riguardo i tempi di apprendimento, dipendono dai ritmi della vita lavorativa. In questo momento devo tenere d'occhio alcune scadenze anche lontane con programmi diversi,e lascio maturare lentamente le cose più lontane nel tempo guardandole ogni tanto, e concentrandomi su quelle che devo suonare a breve. Ero abituato a metterci più tempo ad imparare o ripassare i pezzi, ma adesso non posso più farlo perchè i programmi cambiano spesso, credo che su questo l'esperienza fa capire fino a che punto ci si può spingere.

Amo studiare i pezzi suonandoli molto lentamente da capo a fondo, e fermandomi tutte le volte che c'è qualche intoppo, andando poi avanti fino alla fine; mi aiuta a non perdere l'idea globale. Mi piace anche studiare suonando pianissimo. Nessuno mi ha mai detto di farlo, mi sono trovato a farlo spontaneamente; mi pare che serva molto a non irrigidirsi ed a mantenere il controllo fine del suono e delle dinamiche. Ripensandoci, ho letto qualcosa in merito sul metodo Gieseking, che uso anche per la memorizzazione veloce. E' un libretto stampato anni fa che si può applicare, con le differenze del caso, anche ai chitarristi.

Studiare lento in realtà implica pensare veloce, ascoltando ogni particolare in rapporto al tutto, ascoltando la propria resa e cambiando "al volo" quel che c'è da cambiare.

Mi serve, poi, fare come nelle scale: suonare il pezzo prima lento e forte,e poi più piano e veloce; questo anche quando devo dare una rinfrescata a pezzi vecchi.

Dedico tendenzialmente sempre un certo tempo alle scale, come praparazione ad una condizione fisica delle mani che risolve in partenza tanti problemi che si possono presentare nello studio dei pezzi. So che su questo ci sono idee discordanti, ma siccome non mi sono mai pentito di averlo fatto e mi sono sempre pentito di non averlo fatto per me il problema non si pone; mi serve e quindi lo faccio. Se trovassi un sistema migliore non avrei problemi a cambiare subito.

Un'altra cosa che mi serve tantissimo è la "prima esecuzione": mi fa capire o verificare tante cose che finché non si esegue il pezzo in pubblico non si capiscono. Considero questa prima esecuzione una parte integrante dello studio di un pezzo; magari la chiamo anteprima e la faccio per amici.

La cosa che mi pace meno quando ascolto altri suonare - specie i chitarristi - è la trascuratezza: di suono, di idee musicali..."Andiamo, non si sa dove" si diceva nel sessantotto...La cosa che apprezzo di più è quando si sente che ogni suono è pensato e deciso in funzione di una idea musicale chiara e convincente. Chiaramente questo influenza anche il mio modo di studiare e di insegnare. Cerco di studiare almeno cinque ore al cgiorno, spalmandole su tutta la giornata.

Avrò dimenticato un sacco di cose in questo frettoloso raccontino, magari mi vengono in mente in seguito.

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Grazie mille per le risposte! Ovviamente non è un'argomento semplice da trattare, e il numero delle risposte ne è la prova (a meno che non siano le risposte in sè a mancare).

Un saluto

Alessandro

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  • 7 mesi dopo...

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memorizzazione: il pezzo è memorizzato solo quando senza chitarra in mano sei in grado di scriverlo interamente sulla carta pentagrammata. Ripetere meccanicamente le battute non serve, a mio parere, assolutamente a nulla perchè in concerto basterà anche solo un improvviso cambio di diteggiatura(dettato dalla tensione) che basterà a far crollare la memoria. Bisogna sapere tutto ciò che si suona, nota per nota

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