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Vale anche per la musica


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http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte/grubrica.asp?ID_blog=62&ID_articolo=554&ID_sezione=117&sezione=

 

Segnalo questo efficace e spiritoso articolo dell'ottimo pittore Ugo Nespolo, pubblicato dal quotidiano "La Stampa". Con alcuni aggiustamenti, i concetti si applicano benissimo anche alla musica contemporanea (musei=festival, etc.)

 

dralig

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E' un ritratto arguto e sincero della realtà. Per fortuna l'arte esiste sempre, la cosa difficile è riuscire a scovarla e a volte perfino a riconoscerla in mezzo a tutto il resto.

Diffiderei peraltro di qualunque aspirante artista che ponesse fra le sue domande prioritarie, cosa fare per raggiungere il successo.

 

 

 

Butterfly

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Anch’io credo sia un articolo esemplare. Esemplifica e racconta molto bene il provincialismo italiano, il cui servizio pubblico è pronto a spendere 100.000 euro a puntata per la produzione della soapopera Incantesimo (per non parlare di una puntata di sanremo) ma guai al solo pensiero di avere un simil pompidou, un palais de tokyo o una simil tate...guai a sostenere che un museo accartociato risollevi l’economia di un paesino basco mai cagato dal mondo...

fatico a credere poi che il pubblico dei "lettori" del quotidiano, ignari (esclusi i presenti ovviamente) di chi sia Ugo Nespolo, (però pronti sicuramente in modo incondiziato a condividere la Verità dell’autore) posseggano anche l’onestà intellettuale tale da non annoverare tra orifizi ed escrementi anche l'ottimo lavoro del Nespolo stesso. Sono sicuro che li, senza targhetta, verebbe considerato un degenerato pure lui, insieme magari ad un Palladino o Ajmone (a Cattelan Serra e Kapoor o Barney, invece, l’italico buonsenso comune riserva il cappio, o gli esaurimenti isterico-nervosi)...

Ma questo in fondo è il gioco dell’arte: un complesso sistema di convenzioni che scorre, inesorabile, nei secoli dei secoli e che è sostanzialmente indifferente (per fortuna) alle lamentele che ogni tanto passano per la periferia dell’opera...detto questo condivido il giudizio di Nespolo circa alcune derive tragicomiche del postmoderno e della “ripetizione differente” dei baffi alla gioconda...ma da questa considerazione ad identificare tutto il mondo dell’arte come di orifizi ed escrementi ce ne vuole (anche perchè la mediocrità non paga e non ha mai pagato)...

sul fatto che quanto sostiene Nespolo valga anche per la musica...non sono affatto d’accordo...il giro d’affari e la forza lavoro mobilitata che ruota intorno al “sistema musica contemporanea” non è assolutamente paragonabile a quello stratosferico che si è andato imponendo con il sistema delle gallerie e dei musei d’arte. Il confronto è inesistente. Magari esistesse un tale circuito fosse solamente per promuovere meglio la diffusione delle partiture e la ristampa o traduzione in italiano di moltissima letteratura critica...o per meglio finanziare le orchestre e gli ensemble e favorire una maggiore circolazione di tutto...talenti e partiture...

 

La differenza sta nel fatto che la musica non produce oggetti materialmente assoggettabili al diritto di proprierà da parte di acquirenti-collezionisti, perciò il mercato della musica è molto più piccolo di quello dell'arte. Per ogni altro verso, invece, il discorso di Nespolo vale per tutte le arti.

 

dralig

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La differenza sta nel fatto che la musica non produce oggetti materialmente assoggettabili al diritto di proprierà da parte di acquirenti-collezionisti, perciò il mercato della musica è molto più piccolo di quello dell'arte. Per ogni altro verso, invece, il discorso di Nespolo vale per tutte le arti.

 

dralig

 

In linea di principio, direi che in un certo senso vale anche al di fuori del soggetto "arte"; la percezione e la gestione di tutto quello che può identificarsi con la cultura è l'aspetto che probabilmente piu' di altri muta nel divenire sociale, magari con modalità meno eclatanti di una scoperta scientifica ma di altrettanto fondamentale portata.

Peraltro l'autore dell'articolo descrive una situazione che esiste già da tempo.

 

 

 

Butterfly

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La differenza sta nel fatto che la musica non produce oggetti materialmente assoggettabili al diritto di proprierà da parte di acquirenti-collezionisti, perciò il mercato della musica è molto più piccolo di quello dell'arte.

 

dralig

 

vero

è un peccato

la loro vivacità ben sostituirebbe la flemma e l'incompetenza di molti editori che non hanno nemmeno la possibilità (volontà?)di stampare e distribuirele partiture dei loro compositori più importanti

poi, sarebbero numerose le novità

p.es: non le piacerebbe avere, chessò, come gadget, un pupazzetto carillon in platino di Boulez (con una variazione serial integrale della marsigliese) da sostituire al polveroso similmarmoreo beethoven? :lol::lol::mrgreen:

 

Non ho mai tenuto immagini necrofile in casa, alle pareti tengo solo dipinti vivi e talvolta freschi di colore. Comunque, non sarebbe Boulez, grande musicista che amo detestare.

 

dralig

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