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Obra completa para guitarra de Manuel M. Ponce


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Spedirla proprio non me la sento: dovrei estendere la fiducia anche al sistema postale... e poi per me queste cose sono strumenti di lavoro di cui potrei aver bisogno in qualsiasi momento, spero capisca...

Però me la posso portare dietro in qualsiasi occasione, volentieri.

 

E' interessante anche la introduzione scritta da Alcàzar ad ogni brano compreso nel volume; da essa si evince che Segovia suonò tutti i movimenti della Suite tranne la Gigue.

 

Capisco molto bene non si preoccupi, non insisto oltre.

Mi dispiace solo che un chitarrista esecutore desideroso di riportare alla luce una suite originale per chitarra così bella, deve faticare così tanto per poterla anche solo visionare.

Ci dovrebbero essere cataloghi aggiornati e disponibili, biblioteche comunali o di conservatorio (come in finlandia per esempio).

Credo anche che copie degli originali di autori defunti dovrebbero essere in qualche modo facilmente reperibili. Poi ci si lamenta perchè ad un concerto di chitarra si ascolta il solito programma trito e ritrito.

 

Mah... misteri del mondo della chitarra?

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Del resto lo stesso Alcàzar è prudente al riguardo, infatti scrive (traduco): "Secondo i programmi di Segovia, sembra che egli non giunse mai ad eseguire la Suite Completa, visto che ne ne metteva in programma sempre due movimenti: Preludio e Gavotta: o tre: Preludio-Gavotta-Corrente; o anche quattro: Preludio -Gavotta-Sarabanda-Corrente, ma sempre senza la Giga, che forse trovava meno brillante di quella della "Suite di Weiss"..."

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Mi dispiace solo che un chitarrista esecutore desideroso di riportare alla luce una suite originale per chitarra così bella, deve faticare così tanto per poterla anche solo visionare.

 

 

La Suite in questione è pubblicata da 40 anni, quindi non è una composizione da riportare alla luce. Alcune incertezze testuali possono essere facilmente risolte da un insegnante che conosca a fondo lo stile del compositore. Almeno a questo riguardo, non c'è da lamentarsi.

 

 

Ci dovrebbero essere cataloghi aggiornati e disponibili, biblioteche comunali o di conservatorio (come in finlandia per esempio).

 

 

Esiste un ottimo catalogo di tutta la musica per e con chitarra del Novecento. E' stato compilato da un musicologo italiano, il dottor Vincenzo Pocci, viene aggiornato ogni anno ed è disponibile in CD. S'intitola: "Pocci 2007/ Guitar Reference/Guide do the guitarist's modern and contemporary repertoire". Comprende autori, titoli, organici, editori, indirizzi dei medesimi, etc.

 

 

 

Credo anche che copie degli originali di autori defunti dovrebbero essere in qualche modo facilmente reperibili. Poi ci si lamenta perchè ad un concerto di chitarra si ascolta il solito programma trito e ritrito.

 

Mah... misteri del mondo della chitarra?

 

Non ci sono misteri nel mondo della chitarra, è tutto alla luce del sole: i chitarristi leggono poco, e quel poco che leggono non si peritano di fotocopiarlo. Gli editori non sono più interessati a pubblicare musica che pochi comperano, e questo ha condotto all'attuale situazione di stallo. I magazzini delle case editrici sono pieni di musica invenduta, e i compositori che possono contare su editori disposti a pubblicare le loro nuove opere sono ormai ben pochi. Se, da un lato, c'è un chitarrista curioso e volonteroso che fatica a trovare un pezzo che vorrebbe suonare, dall'altro lato ci sono centinaia di ottimi pezzi pubblicati e disponibili che nessuno compera e legge: quindi, la ripetitività e il conformismo dei programmi non sono causati dall'irreperribilità della musica, ma dalla pigrizia mentale e dall'inadeguatezza degli esecutori.

 

dralig

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Non trovo molto utile avere un catalogo aggiornato se poi le cose che vorrei suonare non sono disponibili.

 

Ho ascoltato credo tutte le incisioni esistenti della suite e ascoltato esecuzioni dal vivo di vari chitarristi professionisti che conosco e a mio parere invece c'è molto da riportare alla luce anche se è pubblicata da 40 anni, anzi, sopratutto per questo. Ovviamente non parlo solo delle incertezze del testo, ha mai avuto la sensazione che un brano pur essendo stato eseguito mille volte non è mai stato suonato davvero? Questo è quello che intendo e per non fare arrabbiare nessuno aggiungo vilmente che è una cosa personale e che non è un attacco a nessuno ne una esaltazione del sè, solo una cosa che si sente spontaneamente dentro.

 

Non sempre le cose da riportare alla luce sono inedite, a volte abbiamo meraviglie sotto gli occhi e non ce ne accorgiamo e allora si cerca negli archivi polverosi qualcosa di inedito per poter dire al mondo che abbiamo riscoperto qualcosa. Vero e giusto. Ma è anche vero e giusto leggere approfonditamente e suonare la musica già nota, o poco nota come in questo caso, valorizzandola e non semplicemente suonare le note che ci sono sopra come un software midi, senza nemmeno chiedersi se sono sbaglaite o meno, senza chiedersi il "perchè".

 

Fotocopiare una partitura è proibito dalla legge, anche se credo tutti lo abbiamo fatto almeno una volta e io stesso non sono contrario almeno nei casi come la suite in questione che sembra irreperibile.

 

Concordo invece sull'ultima parte del suo messaggio.

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Non trovo molto utile avere un catalogo aggiornato se poi le cose che vorrei suonare non sono disponibili..

 

Incominciamo a leggere i cataloghi e a renderci conto di ciò che esiste e che è disponibile, e constateremo come la quantità di testi non facili da reperire sia minima rispetto a quella dei brani disponibili: questo è il senso della mia esortazione. Un catalogo come quello di Pocci è uno strumento indispensabile a chiunque voglia conoscere a fondo il repertorio del Novecento.

 

Ho ascoltato credo tutte le incisioni esistenti della suite e ascoltato esecuzioni dal vivo di vari chitarristi professionisti che conosco e a mio parere invece c'è molto da riportare alla luce anche se è pubblicata da 40 anni, anzi, sopratutto per questo. Ovviamente non parlo solo delle incertezze del testo, ha mai avuto la sensazione che un brano pur essendo stato eseguito mille volte non è mai stato suonato davvero? Questo è quello che intendo e per non fare arrabbiare nessuno aggiungo vilmente che è una cosa personale e che non è un attacco a nessuno ne una esaltazione del sè, solo una cosa che si sente spontaneamente dentro.

 

Sacrosanto. Nulla da obiettare. Aggiungo che il contributo di un interprete - se originale, fresco, intelligente - può dire qualcosa di nuovo anche riguardo a pagine già interpretate benissimo: il Ponce della Piera Dadomo - per rimanere in tema - non assomiglia per niente al Ponce di Segovia e dei segoviani, e getta una nuova luce sui valori musicali delle Variazioni sulla Follia e dei Preludi.

Questa possibilità non è preclusa dal fatto che i testi disponibili non siano quelli dei manoscritti autografi: la Follia è andata perduta ma, a partire dal testo segoviano, l'interprete in questione è stata capace di ricostruire, con l'aiuto del suo ex-insegnante, quello che poteva essere il dettato originale. Quindi, la strada è aperta, e anche la Suite in re può essere letta e suonata in modo nuovo e artistico, pur senza disporre del manoscritto autografo che, tra l'altro, non sappiamo nemmeno dove sia: Paolo Mello, il curatore dell'archivio Ponce, mi ha detto di persona (qui a casa mia) che non ce l'ha, e Alcazar non dice qual è la sua fonte (strano, da parte di un musicologo che presenta l'edizione dell'opera completa di un autore).

 

dralig

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Si capisco e concordo. Strano davvero che Alcazar non cita la propria fonte, viene da pensare che temesse la propria edizione perdesse valore.

 

Per i pezzi disponibili, capisco, ma sà... al cuore non si comanda.

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Alcazar, poi, è tutt'altro che una bibbia, al riguardo: nel titolo del suo volume ponciano scrive "de acuerdo a los manuscritos originales", ma poi pubblica il primo tempo della "Sonata romantica" nella versione segoviana (senza darne credito a Segovia), benché l'originale gli sia del tutto accessibile, e riproduce tal quale, nella cadenza finale della "Sonata clasica", un macroscopico errore dell'edizione Segovia-Schott.

 

M° a titolo di cronaca può indicarci questo errore? O vuole dare spazio ad un mistero come quello (ancora irrisolto) sulla "nota di troppo" del Nocturnal :D ?

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Alcazar, poi, è tutt'altro che una bibbia, al riguardo: nel titolo del suo volume ponciano scrive "de acuerdo a los manuscritos originales", ma poi pubblica il primo tempo della "Sonata romantica" nella versione segoviana (senza darne credito a Segovia), benché l'originale gli sia del tutto accessibile, e riproduce tal quale, nella cadenza finale della "Sonata clasica", un macroscopico errore dell'edizione Segovia-Schott.

 

M° a titolo di cronaca può indicarci questo errore? O vuole dare spazio ad un mistero come quello (ancora irrisolto) sulla "nota di troppo" del Nocturnal :D ?

 

No, la nota "di troppo" nel "Nocturnal" non è un errore, ma il risultato di una coincidenza - mancata perché materialmente impossibile - tra la logica della forma musicale e la logica della chitarra.

 

L'errore nella cadenza finale del primo tempo della Sonata classica di Ponce è invece sesquipedale: la penultima battuta dell'edizione Segovia contiene, nel basso, un fa. E' evidentemente un errore del copista, non rilevato da Segovia (che ovviamente non scrisse su quella nota alcun numero di diteggiatura, dando per scontato che si trattasse di una corda a vuoto). La nota è ovviamente un la - al quale per sbaglio è stato aggiunto un taglio addizionale. Passi in una prima edizione. In un'edizione critica, no, non può passare.

 

Nella sua nuova edizione di alcune opere di Ponce, Tilman Hoppstock ha corretto l'errore e riproposto il testo originale: l'accordo in levare della terzultima battuta è a tre parti (mi-re-sol diesis), con il mi in quarta corda.

Sulla penultima battuta, c'è la risoluzione solo nel basso (la), mentre le parti superiori mantengono l'armonia di settima di dominante, aggiungendo la quinta (la-mi-si-re-sol diesis), e l'accordo finale è la-mi-la-do diesis - la.

 

dralig

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