Ospite Attademo Inviato 24 Novembre 2007 Inviato 24 Novembre 2007 Cari Amici, venti anni sono già passati dalla scomparsa di Andrés Segovia. Penso che sia importante ricordarlo ed è questa la ragione che mi ha spinto a cercare con forza di realizzare questo convegno di Firenze del prossimo 6 dicembre, nonostante la poca attenzione verso questo anniversario e l'assenza di istituzioni come l'Accademia Chigiana - che evidentemente a dispetto dell'apparente continuità storica si ricorda di Segovia solo quando ne ottiene lustro e non quando è il momento di rendergli un tributo. Non c'è un chitarrista che io conosca, anche fuori dall'ambito della chitarra classica, che non sia stato sensibile al carisma di Segovia o addirittura folgorato da esso. Riferisce Alvaro Company, descrivendo il primo incontro con Segovia, che “ascoltandolo suonare … ci trovammo immersi nella sua musica; la sua poetica mi offriva aspetti che scardinavano i miei concetti estetici e stilistici … cosicché concettualmente in certi casi avrei addirittura respinto certi modi di fraseggiare se non mi avessero già allora affascinato per il loro senso di intima poesia" Penso che questo stimoli una riflessione, quello di restituire la dimensione poetica a una prassi - quella del suonare - che come tutto il resto si è secolarizzata. Un'altra cosa che mi preme ricordare è che Segovia - una scoperta per molti, tra l'altro - era un uomo dalla cultura molto vasta come dimostrano gli studi che il figlio Carlos sta conducendo su materiali della sua biblioteca (e di cui presenterà un inedito saggio sui taccuini di appunti del padre). Cultura e musica devono andare di pari passo e questo è un tema che passa a noi anche attraverso la figura di Segovia. Mi piacerebbe avere i vostri pareri. Un saluto Luigi Attademo
Giorgio Signorile Inviato 24 Novembre 2007 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 24 Novembre 2007 Bella iniziativa. Sai, l'attenzione sovente fa rima con l'utile che puoi ricavarci.. Comunque, tanti di noi hanno avuto come primo riferimento i dischi di Segovia, ricordo un vecchio l.p. con alcuni brani di Platero y yo e molti altri poi, come ricordo il suono di quei dischi, avvolgente, caldo. Al di là delle emozioni, tante cose positive delle figura di Segovia verranno ancora fuori nel futuro credo, soprattutto, come rilevi nel post, nell'aspetto culturale in senso lato. Altrimenti non avrebbe potuto fare e ottenere ciò che ha fatto e ottenuto. Le dita non bastano. Ciao
Ospite Attademo Inviato 26 Novembre 2007 Inviato 26 Novembre 2007 Grazie Giorgio. Come vedi anche se è vero che ci sarà tempo per approfondire, il tema Segovia non è molto gettonato tra gli appassionati di chitarra. Un po' perché le generazioni cambiano e i miti diventano più recenti e anche -purtroppo -meno mitici. Un po' perché la maggioranza di quelle persone che si richiamavano a Segovia lo hanno fatto in modo inconsapevole, senza creare quela continuità storica che andrebbe creata con personaggi così determinanti del passato. Insomma, molti parlano e hanno parlato di Segovia senza aver capito che cosa ha fatto davvero. E così si è disperso un po' il suo messaggio molto articolato - insomma una scuola segoviana che non ha fatto scuola, se guardiamo al presente L
cla Inviato 26 Novembre 2007 Group: Membri Topic Count: 19 Content Count: 139 Reputation: 0 Joined: 10/05/2006 Status: Offline Inviato 26 Novembre 2007 Comunque, tanti di noi hanno avuto come primo riferimento i dischi di Segovia, ricordo un vecchio l.p. con alcuni brani di Platero y yo... Ehi, è stato il primo disco di chitarra che ho preso! Ehm... però era un cd, non un lp! Seguito a breve distanza da un cd nel quale suona diversi studi dell'Ottocento ed un altro dove suona Bach. Forse non sono in grado di coglierne la bellezza, forse non sono ancora abbastanza maturo per contestualizzare quelle incisioni nel modo corretto, ma (e mi vergogno quasi nel dirlo), buona parte di quei 3 soli cd che ho incisi da Segovia non mi piace. Forse ormai sono "vittima" dei tempi correnti, di un certo timbro, della qualità delle incisioni odierne ultra pulite (ri-pulite) e forse anche delle scelte interpretative che oggi differiscono dal passato (credo di ricordare certi respiri che Segovia prendeva suonando Bach...), ma fatico ad apprezzarli. Se non pensando che, in qualche misura, lui era il primo, erano altri tempi, eccetera eccetera... Più volte ho cercato di convincermi ad acquistare altro materiale per conoscerlo meglio, ma alla fine, ho sempre preferito utilizzare quei soldi in modo diverso. Mi dicevo "ma sì, ma tanto poi lo sai che non ti piace, che non si sente molto bene, che non è molto pulito, che esagera coi rubati, che quando cambia timbro esagera spudoratamente..." e compravo i super moderni Russell, Barrueco & c. Ora mi domando: al di là del rispetto e del fascino che esercita indubbiamente la figura di Segovia, un giovane dilettante come me può ancora ritrovare nelle sue incisioni elementi di novità? Può ancora essere un modello?
Ospite Attademo Inviato 26 Novembre 2007 Inviato 26 Novembre 2007 Forse non sono in grado di coglierne la bellezza, forse non sono ancora abbastanza maturo per contestualizzare quelle incisioni nel modo corretto, ma (e mi vergogno quasi nel dirlo), buona parte di quei 3 soli cd che ho incisi da Segovia non mi piace. Forse ormai sono "vittima" dei tempi correnti, di un certo timbro, della qualità delle incisioni odierne ultra pulite (ri-pulite) e forse anche delle scelte interpretative che oggi differiscono dal passato (credo di ricordare certi respiri che Segovia prendeva suonando Bach...), ma fatico ad apprezzarli. Se non pensando che, in qualche misura, lui era il primo, erano altri tempi, eccetera eccetera... Più volte ho cercato di convincermi ad acquistare altro materiale per conoscerlo meglio, ma alla fine, ho sempre preferito utilizzare quei soldi in modo diverso. Mi dicevo "ma sì, ma tanto poi lo sai che non ti piace, che non si sente molto bene, che non è molto pulito, che esagera coi rubati, che quando cambia timbro esagera spudoratamente..." e compravo i super moderni Russell, Barrueco & c. Ora mi domando: al di là del rispetto e del fascino che esercita indubbiamente la figura di Segovia, un giovane dilettante come me può ancora ritrovare nelle sue incisioni elementi di novità? Può ancora essere un modello? Questa osservazione è veramente interessante e offre uno spazio alla riflessione. Al di là dei gusti personali, se parliamo da storici dobbiamo cercare di contestualizzare non solo gli autori ma anche gli interpreti. In un tempo in cui fu Casals nel 1927 a registrare una suite per violoncello di Bach per intero, in cui la retorica del tardo Ottocento era le koiné sulla quale si era formata tutta la prima generazione di grandi interpreti (Quelli che registrano negli anni '20, come Cortot, Casals, Kreisler, Heifetz, cone le debite differenze stilistiche, ovviamente - ecco, in quel tempo, passare dal repertorio che suonavano Barrios e Llobet a quello che ha fatto Segovia era un passo gigantesco, era come scalare per la prima volta l'Everest. Ma i pianisti avevano una tradizione alle spalle, mentre quella della chitarra nella seconda metà dell'800 era ben poca cosa. La Ciaccona di Bach che Segovia portò in pubblico a Parigi nel '36 venne menzionata da Casella nel suo trattato do orchestrazione come esempio di quali fossero le grandi possibilità della chitarra. C'è poi un aspetto estetico. Si suol dire - non solo in relazione a Segovia ma anche di pianisti contemporanei in relazioni ai pionieri- che sono bravi ma noiosi, precisi ma senza poesia. Un po' è vero ed è un fatto storico. La musica, secondo queste prime generazioni di interpreti, ancora intrisi di tardoromanticismo, aveva in sé un aspetto rivelativo e trascendente che poneva l'artista in una posizione di medium rispetto a qualcos'altro (la verità, il sacro, il bello, scegliete voi). Leggete a tale proposito la biografia di Segovia quando parla del suo incontro con Cortot come una vera e propria rivelazione religiosa. Dunque bisogna storicizzare prima e poi ascoltare, non avendo paura di accettare i più strani arbitrî. Oggi non è possibile suonare così e chi lo fa cade nella migliore dell'ipotesi nel manierismo, ma all'epoca era un'altra cosa la percezione della musica - meno forma e più dettaglio: un portamento o un suono poteva valere tutto il significato di un intero pezzo. Ovviamente Segovia privilegiava per questa ragione le forme brevi. Ma comuqnue - ecco la validità del suo esempio - non è mai sceso al di sotto di una soglia di qualità del repertorio, soglia oggi ampiamente varcata dagli esempi di impeccabilità sopra citati. Solo questo dovrebbe far riflettere. L
Piero Bonaguri Inviato 26 Novembre 2007 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 26 Novembre 2007 Oltre alle argomentazioni di Attademo se ne possono portare altre. Senza anticipare i contenuti di quello che vorrei dire alla tavola rotonda di Firenze cui sono stato gentilmente invitato, ci sono diversi fatti di cui sono testimone che potrebbero spingere i chitarristi - perché ha ragione Attademo, forse siamo proprio noi quelli a cui la cosa sembra interessare meno - a chiedersi se forse non si possano vedere le cose in altro modo. Cito tre o quattro di questi fatti, in ordine sparso: Uno dei compositori con cui ho l'onore di collaborare, e che certo non è "segoviano" come immediata somiglianza estetica, diceva "come mai una volta c'erano grandi personalità di interpreti, e che sbagliavano note, e oggi non si sbagliano più note ma le grandi personalità non ci sono più?".E certe intuizioni segoviane sul suono mi si sono rivelate illuminanti per cogliere il valore di pagine di questo compositore...ma non posso approfondire quil'argomento. Un altro fatterello: l'organista e direttore artistico del festival che mi ha recentemente invitato a suonare proprio la Ciaccona trascritta da Segovia nel suo festival mi ha recentemente confessato che deve il suo amore verso la chitarra all'ascolto della incisione segoviana della ciaccona. Ora, si tratta di un organista, tra l'altro più giovane di me, docente d'organo in conservatorio, presumibilmente esperto di filologia e quant'altro....Perché dice così? O perché Uto Ughi si disse così positivamente colpito dalla esecuzione segoviana della fuga di Bach trascritta dal violino che Segovia (ormai vecchissimo) suonò alla Fenice quando ricevette il premio "una vita per la musica"? O perchè, a quanto citato da Philippe de Fremmery nella introduzione al volume delle trascrizioni segoviane inedite pubblicato da Bérben, Bream citava stupito le straordinarie "accelerazioni e pressioni" che gli aveva di mostrato la tecnica di Segovia in quel lontano loro incontro in un hotel di Londra? Che ci sia stato un problema di "trasmisione" dell'insegnamento segoviano è un fatto su cui sono d'accordissimo. Ringrazio Cla per la sua sincera testimonianza, e posso aggiungere che a Casa Luthier di Barcelona, dove hanno tutto ma proprio tutto sulla chitarra, una mia allieva non trovò neanche un disco di Segovia. Mi fermo qui alla domanda:non è che ci stiamo perdendo qualcosa, e perché sta succedendo questo? A Firenze proverò a rispondere a questa domanda.
Ospite Attademo Inviato 26 Novembre 2007 Inviato 26 Novembre 2007 Bravo Piero, grazie della tua voce. L
Ospite Attademo Inviato 3 Dicembre 2007 Inviato 3 Dicembre 2007 Mi fermo qui alla domanda:non è che ci stiamo perdendo qualcosa, e perché sta succedendo questo? Forse c'è bisogno di un'ulteriore riflessione di fronte a quanto scrivi, Piero. Devo dire che iniziando già dallo scorso anno a pensare a questo convegno ho incontrato delle resistenze e degli inspiegabili - in realtà spiegabilissimi, se si rovesciano le prospettive - dinieghi. Uno fra tutti quello dell'Accademia Chigiana, il cui direttore artistico non crede alle celebrazioni e non vuole dare luogo a queste forme di ricordo, considerando Segovia alla stregua di un personaggio locale la cui famiglia insiste a chiederne la commemorazione: ma stiamo parlando di uno dei maggiori interpreti del '900, riconosciuto storicamente, uno che dava del tu a Rubinstein e Cortot! A questo si è aggiunta la mancanza di collaborazione - diciamo così eufemisticamente - di chi a Siena si proclama discendente diretto di Segovia - ma in quest'occasione purtroppo non ha dato il suo contributo positivo, anzi... Le nuove generazioni hanno molto da imparare da Segovia e penso che bisognerebbe anche riflettere non solo su quello che Segovia ha comunicato alle generazioni successive, ma anche su quello che le generazioni successive a Segovia non hanno fatto né per Segovia né per le generazioni future. un saluto Luigi
akaros Inviato 3 Dicembre 2007 Group: Membri Topic Count: 29 Content Count: 657 Reputation: 0 Joined: 21/04/2006 Status: Offline Device: Android Inviato 3 Dicembre 2007 Io ci sarò, credo dalle 10 della mattina.
Roberto Guariglia Inviato 3 Dicembre 2007 Group: Membri Topic Count: 16 Content Count: 55 Reputation: 0 Joined: 13/09/2006 Status: Offline Inviato 3 Dicembre 2007 Proclamarsi e troppo facile ,penso che un avvenimento del genere deve essere visto come un arricchimento per i giovani studenti, ed e necessario ricordare la storicita di un personaggio come Segovia ,e dell a"rivoluzione" che ha fatto.Nessuno puo affacciarsi al mondo della chitarra senza conoscere la Storia del nostro strumento quindi ben vengano questi appuntamenti. Mi dispiace solo sentire che c'è chi si oppone a tutto cio.
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