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Rapporto tra arte visiva e musica


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Seguo a volte una trasmissione sull'arte condotta da Phiippe Daverio, su Rai 3. Con piacere, è un bravo critico e un ottimo divulgatore. Quando si parla di arte contemporanea nel campo visivo, scultura, pittura, installazioni, perfomances, il discorso presto si innesta con il mercato, le due cose si fondono, si intersecano, una cosa crea l'altra, la deforma e ingigantisce (Cattelan...Abramovic...) fino a confordersi: l'arte contemporanea vivrebbe oggi senza mercato, o almeno con mercato serio (scusate per la banalità della parola) o ha necessariamente bisogno di fenomeni -in tutti i sensi- sui quali reggersi? Penso poi alla musica contemporanea, spesso usata come cornice sonora e basta, accompagnamento a opere visive...siamo senza mercato? o almeno ne abbiamo davvero una fetta minima, non disturbiamo nessuno...

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Sì, God bless us, ma c'è anche un proverbio che dice "aiutati che Dio ti aiuta".

Io credo che l'arte visiva oggi abbia qualche punto a favore nei confronti della musica e in principal modo perchè è commerciabile o meglio può essere un investimento.

Anche colui che non intende il significato di un quadro può comprarlo e metterselo alla parete di casa; molti compratori seguono un particolare filone artistico come farebbe un investitore in borsa.

Per fortuna, lo stesso non si può fare con una composizione musicale e l'apprezzamento con il conseguente acquisto, deve arrivare da chi veramente la comprende, altrimenti è la noia più totale.

Penso che alla base di tutto debba esserci la cultura, soltanto con l'istruzione e l'educazione all'ascolto si può far in modo che anche un buon brano di musica contemporanea possa essere apprezzato e, soprattutto, distinto da qualcosa che ci viene proposto come artistico, ma che è ben lontano dall'esserlo.

In questo senso uno sforzo maggiore devono farlo i compositori, i quali molto spesso si limitano a presentare un lavoro senza dare spiegazioni particolari, relegando il tutto alla capacità di comprensione del fruitore.

Mi è capitato di assistere a concerti di musica contemporanea preceduti da una breve premessa dell'autore che avvisava il pubblico che alla base del brano non vi era alcun significato e non si voleva comunicare nessun messaggio e nessun sentimento, ma solo suoni.

Questo spiazza l'ascoltatore, al quale è sempre stato detto che la musica è arte e che l'arte è condizionata dalle leggi del sentimento e con queste affermazioni si chiede dove sia la verità.

Purtroppo spesso accade che il musicista non è un buon didatta e non riesce a comunicare con il pubblico se non con la sua musica, ma in questo modo rischia di perdere qualcuno per strada.

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Mi chiedo spesso che persona sia il fruitore medio delle arti contemporanee.

Tolti gli esperti del settore, voglio dire: critici, galleristi, pittori, e poi musicisti, compositori...

Cosa arriva, secondo voi, alle persone non "iniziate"?

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Mi chiedo spesso che persona sia il fruitore medio delle arti contemporanee.

Tolti gli esperti del settore, voglio dire: critici, galleristi, pittori, e poi musicisti, compositori...

Cosa arriva, secondo voi, alle persone non "iniziate"?

 

Le persone "non iniziate" non costituiscono un fronte immutabile. Come i compositori si sforzano di scrivere buona musica - e di certo non la trovano pronta sulla loro scrivania -, e come gli interpreti si ingegnano di essere sempre più bravi e intelligenti - e Dio sa se la loro bravura se la devono guadagnare con un lavoro assiduo e instancabile -, anche i signori ascoltatori non possono ergersi come statue di pietra, esigendo di essere serviti di musica pronta per il loro comprendonio: anche a loro è richiesto un impegno, un affinamento, una ricerca umile e paziente.

 

L'alternativa è sotto i nostri occhi: ascoltatori neghittosi e indolenti, attivi solo nello squalificare musica che vada al di là delle pappe e delle melasse condite di effetti gratuiti e spesso triviali; interpreti proni dinanzi alle esigenze di tali consumatori di muzak, terrorizzati dalla prospettiva di essere "tagliati fuori" se si azzardassero a proporre musica migliore; e, non da ultimo, compositori della domenica che confezionano articoli pseudomusicali alla ricerca di un "successo" che li renda soddisfatti e ben remunerati.

 

Si tratta di operare una scelta di campo, che non è esattamente la stessa imposta dai Vangeli - Dio o Mammona - ma che molto le assomiglia.

 

dralig

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..........anche i signori ascoltatori non possono ergersi come statue di pietra, esigendo di essere serviti di musica pronta per il loro comprendonio: anche a loro è richiesto un impegno, un affinamento, una ricerca umile e paziente.

 

L'alternativa è sotto i nostri occhi: ascoltatori neghittosi e indolenti, attivi solo nello squalificare musica che vada al di là delle pappe e delle melasse condite di effetti gratuiti e spesso triviali; interpreti proni dinanzi alle esigenze di tali consumatori di muzak, terrorizzati dalla prospettiva di essere "tagliati fuori" se si azzardassero a proporre musica migliore; e, non da ultimo, compositori della domenica che confezionano articoli pseudomusicali alla ricerca di un "successo" che li renda soddisfatti e ben remunerati..............

 

dralig

 

 

 

 

Gli autori della domenica trovano terreno fertile dove l'ignoranza la fa da padrona.

L'ascoltatore dev'essere preso per mano e accompagnato attraverso un percorso educativo che deve partire direttamente dalle istituzioni fin dalla piccola età.

E' molto difficile in età adulta e con una cultura sommaria, carente delle più elementari nozioni storico/artistiche, impegnarsi in un qualsiasi affinamento culturale. Il risultato non può essere che il rifiuto di tutto ciò che comporta un impegno intellettuale, aprendosi a facili conquiste da parte degli autori di cui sopra.

Questo relativamente alle basi su cui costruire la cultura individuale.

In una fase successiva dev'essere il compositore in prima persona il promotore e divulgatore del suo pensiero musicale, descrivendolo anche all'interno delle confezioni dei propri lavori discografici con i quali l'ascoltatore viene a contatto.

Non si può aspettare il Restagno della situazione per conoscere la filosofia della musica contemporanea o il pensiero di Ligeti.

Tempo addietro ho cercato disperatamente qualcosa che mi permettesse di fare un'analisi sulla musica di Henze e di Rhim; inutilmente.

Sarebbe stato interessante se gli autori stessi avessero reso palesi le loro teorie sul proprio modo di comporre; invece di affidarci a qualcuno che il loro linguaggio lo interpreta e conseguentemente ci informa in modo indiretto e secondo il proprio modo di vedere.

Pochi hanno avuto questa umiltà, forse Boulez, ma molti altri dovrebbero seguirne l'esempio.

 

 

m.

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Ho sempre negli occhi l'immagine di Valeria Marini che entra tutta feliciotta e impomatata al teatro alla Scala per l'inaugurazione della stagione lirica.

In programma Wagner, qualcosa dall'anello del Nibelungo, non ricordo dovrei controllare...

Io amo molto Wagner, ma avrei amato anche vedere la sua faccia (della Marini non del grande Richard) all'uscita dopo quattro ore di rappresentazione in tedesco stretto (ed eseguito da Muti per giunta).

Quante Valerie Marini in queste occasioni?

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Gli autori della domenica trovano terreno fertile dove l'ignoranza la fa da padrona.

L'ascoltatore dev'essere preso per mano e accompagnato attraverso un percorso educativo che deve partire direttamente dalle istituzioni fin dalla piccola età.

 

Concordo. Ho sempre sostenuto che, per il futuro della musica, e della cultura e delle arti, oggi il lavoro dei docenti di materie musicali nelle scuole elementari e medie è più importante delle esibizioni dei divi dell'opera e dei concerti.

 

 

 

Sarebbe stato interessante se gli autori stessi avessero reso palesi le loro teorie sul proprio modo di comporre; invece di affidarci a qualcuno che il loro linguaggio lo interpreta e conseguentemente ci informa in modo indiretto e secondo il proprio modo di vedere.

Pochi hanno avuto questa umiltà, forse Boulez, ma molti altri dovrebbero seguirne l'esempio.

 

 

m.

 

Non credo che sia questione di mancanza di umiltà, ma di mancanza di occasioni: ben raramente ai compositori è offerta una possibilità di parlare della propria opera. A lamentare l'isolamento culturale e sociale in cui è costretto oggi il compositore di musica non commerciale fu proprio Ligeti, in uno scritto dettato non molto tempo prima della sua scomparsa. Se qualche affermazione di un compositore filtra oggi nella colata di notizie propinate dai mass media, è quasi sempre in relazione a eventi extra-musicali (l'ignobile uscita di Stockhausen riguardo i fatti dell'11 settembre). I telegiornali di stato informano dell'uscita dell'ultimo album di un cantautore, non dell'ultima composizione di un maestro. Del resto, se chiamano in causa un filosofo o uno scrittore, è solo per conoscere il suo pensiero su un fatto di cronaca...

 

dralig

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...........Non so se sei mai stato alla mediateca dell'IRCAM a Parigi. Non solo hai a disposizione quasi la totalità delle partiture del novecento...........

Naturalmente è necessario conoscere le lingue, almeno due tenendo sempre a mente che la musicologia, l..............Quindi io non lo ritengo un obbligo, per il compositore, quello di esplicitare linguisticamente (poeticamente) le strategie del proprio fare. Se una interpretazione è riuscita, la musica manifesta tutta la sua eccellenza formale................

 

 

 

 

 

La mediateca dell'Ircam è una fonte inesauribile di informazioni, ma il problema della lingua non è da sottovalutare, addentrarsi in un trattato di musicologia comporta più di una conoscenza approfondita dell'idioma e spesso ci si deve sforzare per comprendere perfino quelli scritti nella nostra.

La crescita culturale non la si può affidare ad una visita all'Ircam, che per straordinaria che sia è pur sempre a Parigi e non nella biblioteca della nostra città e comunque non è un approccio da consigliare a un neofita o a chi è privo delle più elementari informazioni musicologiche; queste devono fornirle le istituzioni di cui parlavo precedentemente.

 

Obblighi da parte dei compositori di fornire informazioni sul proprio operare non ve ne sono, ma cenni sul pensiero, tanto per cominciare, potrebbero essere espressi anche all'interno dei libretti allegati ai dischi.

 

Ma è, secondo me, il sistema con cui si fa cultura che deve essere cambiato.

Il musicista deve cercare il dialogo con gli studenti e gli ascoltatori per far comprendere dov'è la differenza tra il suo comporre e quello di Verdi, Mahler o Brahms.

La mentalità di un compositore americano, a tal proposito, è differente da quella di un europeo.

E' molto facile negli Stati Uniti incontrare un musicista nell'ambito delle università musicali o nei conservatori impegnato a scambiare idee con gli studenti in modo informale: vedi Bernstein, Copland, Brouwer e, perchè no, Quincy Jones e Miles Davis.

Il contatto con il pubblico, anche studentesco, porta ad allargare e a diffondere il pensiero musicale con conseguente incremento della discussione fino all'adesione a differenti correnti filologiche.

I ragazzi oggi sono prigionieri di sistemi mediatici che impongono il loro regime incondizionatamente, facendo forza proprio su quella carenza culturale presente su tutti i campi, non solo in quello musicale; è qui che deve farsi varco la volontà di cambiare.

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Obblighi da parte dei compositori di fornire informazioni sul proprio operare non ve ne sono, ma cenni sul pensiero, tanto per cominciare, potrebbero essere espressi anche all'interno dei libretti allegati ai dischi.

 

Sensibile a questa causa, ho scritto le note del CD di Giulio Tampalini, dedicato interamente a composizioni mie, e per il CD di Alberto Mesirca, contenente anche (ma non soltanto) composizioni mie. Ho evitato, com'era ovvio, qualunque apprezzamento riguardo i miei pezzi e ho fornito il massimo di informazioni atte a far comprendere le musiche (il massimo compatibilmente con lo spazio a disposizione).

 

Mentre i CD sono stati abbondantemente elogiati, non ho letto una sola parola dalla quale risultasse che le mie note erano state, o potevano essere, per gli ascoltatori, di una qualche utilità.

 

dralig

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