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Ospite Matteo Pesle
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Maestro, io leggo sempre le note che scrive per i CD della rivista seicorde, ed ho ovviamente letto quelle del CD di Tampalini. Quello di Mesirca non l'ho ancora preso, ma lo farò a breve.

Non pensi che passino inosservate.... anzi!

Una volta lo scrissi, su qualche forum, che il valore dei CD di Seicorde sta anche nelle note scritte dal maestro Gilardino....

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Perchè "umiltà"?

 

Boulez è un uomo di gran cultura, eccellente direttore (sul Novecento imbattuto), che fa il suo lavoro benissimo, ma il termine "umiltà" a lui associato mi suona piuttosto strano...


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Inviato

 

 

 

Concordo. Ho sempre sostenuto che, per il futuro della musica, e della cultura e delle arti, oggi il lavoro dei docenti di materie musicali nelle scuole elementari e medie è più importante delle esibizioni dei divi dell'opera e dei concerti.

 

 

 

Alle elementari la nostra maestra ci aveva fatto ascoltare Malipiero!


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Sensibile a questa causa, ho scritto le note del CD di Giulio Tampalini, dedicato interamente a composizioni mie, e per il CD di Alberto Mesirca, contenente anche (ma non soltanto) composizioni mie...................

.......Mentre i CD sono stati abbondantemente elogiati, non ho letto una sola parola dalla quale risultasse che le mie note erano state, o potevano essere, per gli ascoltatori, di una qualche utilità.

 

dralig

 

 

 

Non è con qualche recensione e per di più su riviste del settore che si risolve il problema della cultura musicale, ma è certamente un passo avanti e le sono grato per averlo fatto.

Comunque non creda che le sue siano tutte parole vane e il non essere gratificato da un pur semplice apprezzamento non significa che non abbiano raggiunto lo scopo.

L'evoluzione, semmai ci sarà, sarà lenta e coinvolgerà più di una generazione.

Però io insisto sull'ambito entro il quale fare informazione.

L'ambiente specializzato è già in un certo qual modo un luogo in cui il dibattimento e l'ascolto avvengono ad armi pari, tra persone che hanno una bagaglio nozionistico di livello superiore e non coinvolge elementi che di nozioni sono privi e che a quell'ambito vedono preclusa ogni possibilità di accesso.

Lungi da me l'idea di fare un paragone politico, ma quando nei paesi dell'est si insegnava l'arte fin dalla scuola elementare abbiamo assistito ad un proliferare di talenti sotto ogni profilo culturale, che sono stati alla guida di importanti scuole.

Ora che l'est europeo è inserito in quel processo di globalizzazione che coinvolge tutto il mondo assistiamo alla più penosa involuzione artistica mai conosciuta.

Ripeto, questa è una considerazione puramente pratica, che evade dal considerare tutte le storture che i regimi dell'est hanno portato all'interno del mondo artistico e ne abbiamo un esempio con Shostakovic, ma che vuole portare a riflettere sul risultato che ha ottenuto l'insegnamento in quei paesi in quel periodo.


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Penso che alla base di tutto debba esserci la cultura, soltanto con l'istruzione e l'educazione all'ascolto si può far in modo che anche un buon brano di musica contemporanea possa essere apprezzato e, soprattutto, distinto da qualcosa che ci viene proposto come artistico, ma che è ben lontano dall'esserlo.

In questo senso uno sforzo maggiore devono farlo i compositori, i quali molto spesso si limitano a presentare un lavoro senza dare spiegazioni particolari, relegando il tutto alla capacità di comprensione del fruitore.

Il compositore compone, da sempre, ed affida i propri fogli di carta ad un interprete che traduce in suoni quelle cosine nere e bianche, scritte su una serie variabile di fili neri orizzontali.

Tutto quello che ha da dire lo fa direttamente in partitura.

Per il fruitore non v'è via di scampo che affidarsi - ahimè - alla benevolenza di un interprete coraggioso e competente che abbia voglia di investire il proprio tempo in un'operazione artistica spesso incerta e quasi sempre biasimata dalla maggioranza dei fruitori.

Le postille, le premesse, le note a piè di pagina, prefazioni, introduzioni, spiegazioni della propria musica da parte di un compositore è fatica inutile. La musica non è fatta di parole e le parole non possono esprimere i suoni.

Il compositore, specie quello odierno, senza un interprete semplicemente non esiste.


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Concordo pienamente.


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Concordo pienamente.

 

Mi riferivo a pure informazioni altrimenti non disponibili. Se un ascoltatore del disco di Tampalini non conosce villancicos e cosautes, penserà che il canto del secondo tempo della "Sonata del Guadalquivir" sia una mia invenzione, mentre io ho invece adoperato, come soggetto di una polifonia in stile madrigalistico, la canzone "Tres morillas": il farlo sapere agli ascoltatori ignari non è inutile, li induce a cercare di ascoltare l'antico canto eseguito da qualche ensemble di musica antica, e in questo modo li aiuta a espandere le loro conoscenze e li mette anche in grado di capire meglio il tipo di lavoro che io ho fatto su quel soggetto.

 

dralig


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Mi riferivo a pure informazioni altrimenti non disponibili. Se un ascoltatore del disco di Tampalini non conosce villancicos e cosautes, penserà che il canto del secondo tempo della "Sonata del Guadalquivir" sia una mia invenzione, mentre io ho invece adoperato, come soggetto di una polifonia in stile madrigalistico, la canzone "Tres morillas": il farlo sapere agli ascoltatori ignari non è inutile, li induce a cercare di ascoltare l'antico canto eseguito da qualche ensemble di musica antica, e in questo modo li aiuta a espandere le loro conoscenze e li mette anche in grado di capire meglio il tipo di lavoro che io ho fatto su quel soggetto.

 

dralig

 

 

E' vero.


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Il compositore compone, da sempre, ed affida i propri fogli di carta ad un interprete che traduce in suoni quelle cosine nere e bianche, scritte su una serie variabile di fili neri orizzontali.

Tutto quello che ha da dire lo fa direttamente in partitura.

Per il fruitore non v'è via di scampo che affidarsi - ahimè - alla benevolenza di un interprete coraggioso e competente che abbia voglia di investire il proprio tempo in un'operazione artistica spesso incerta e quasi sempre biasimata dalla maggioranza dei fruitori.

Le postille, le premesse, le note a piè di pagina, prefazioni, introduzioni, spiegazioni della propria musica da parte di un compositore è fatica inutile. La musica non è fatta di parole e le parole non possono esprimere i suoni.

Il compositore, specie quello odierno, senza un interprete semplicemente non esiste.

 

 

 

Non sono d'accordo.

In questi ultimi tempi ci giungono informazioni attraverso filmati di registrazioni di musica contemporanea ( Boulez, Rhim, Henze, Penderecki, Schnittke e altri ) nei quali il compositore detta delle regole precise su come eseguire la propria partitura.

E' proprio la musica contemporanea che non lascia molto spazio all'interpretazione e necessita come mai prima delle dritte di colui che l'ha creata il quale non si limita più a scrivere "cosine nere e bianche" su un foglio di carta, ma si diverte anche a contornarle di ulteriori "ornamenti": vedi le partiture di Crumb per esempio.

Beato te se riesci a suonare la musica contemporanea interpretandola senza un minimo di confronto con chi l'ha scritta.


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Ecco perchè non sopporto la musica di Boulez, Stockhausen, Crumb e compagnia.

 

Tanto vale farla suonare ad un computer.

 

Troppe cosine bianche e nere.

Sicuramente è molto divertente da scrivere quel tipo di musica.

 

Ma c'è musica?

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