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Ma come ho fatto a non pensarci prima?


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Forum come questo consentono di sviscerare approfonditamente i molteplici aspetti della chitarra e di ciò che le ruota intorno.

Quello che invece più semplicemente chiedo ai molti professionisti che ho scoperto navigare in questi lidi, sempre che ciò sia loro gradito, è se possono rivelarci un "segreto", un trucco (non necessariamente d'effetto), la cosa che loro ritengono essere quella che più li ha fatti progredire nel loro splendido lavoro.

Può essere di qualunque tipo e anche la più scontata (ciò che è scontato per un professionista quasi mai lo è per un dilettante).

Per farla breve, cosa che raramente mi riesce, quale è il consiglio più importante che dareste a chi come me suona la chitarra per diletto (quindi evitate cose tipo "studia 6 ore al giorno")? Intendo proprio quella che maggiormente vi ha aiutato nel suonare meglio, quella cosa, se c'è, che dopo averla scoperta, vi siete sbattuti la mano sulla fronte dicendo: "ma come ho fatto a non pensarci prima?" dopo di che nulla è stato più uguale.

Ciao e grazie a chi vorrà rispondere

Andrea

 

PS: i dilettanti non si sentano esclusi e se hanno qualcosa da condividere non si tirino indietro, c'è sempre da imparare; da tutti.

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Intendo proprio quella che maggiormente vi ha aiutato nel suonare meglio, quella cosa, se c'è, che dopo averla scoperta, vi siete sbattuti la mano sulla fronte dicendo: "ma come ho fatto a non pensarci prima?" dopo di che nulla è stato più uguale.

 

Ad un certo livello, se vuoi fare musica, devi smettere di studiare musica, devi smetterla di lavorare con la musica.

Devi essere musica.

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Intendo proprio quella che maggiormente vi ha aiutato nel suonare meglio, quella cosa, se c'è, che dopo averla scoperta, vi siete sbattuti la mano sulla fronte dicendo: "ma come ho fatto a non pensarci prima?" dopo di che nulla è stato più uguale.

 

Ad un certo livello, se vuoi fare musica, devi smettere di studiare musica, devi smetterla di lavorare con la musica.

Devi essere musica.

 

Forse citeranno questa sua frase sulla copertina dei dischi, ma non potrebbe dare un consiglio un pò più concreto? :)

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A buon intenditor poche parole, si dice.

Mi sono fatto la domanda "Come ho fatto a non pensarci prima" quando mi sono reso conto che per interpretare meglio occorre (oltre allo studio metodico, serio e giornaliero) dipingere la giornata su una tela fatta di elementi che concorrano, tutti, alla attività artistica.

 

In ordine sparso:

 

fate in modo che tutto ciò che vi circonda sia di aiuto alla musica e non lasciate che nulla vi scivoli via: prendete ogni momento, strizzatelo e assaporatene il gusto;

 

lasciate che ogni singolo evento della giornata vi arricchisca e scartate tutte le banalità;

 

non sguazzate negli obiettivi raggiunti ma prefiggetevene sempre di nuovi e che vi mettano sempre alla prova;

 

ripulite i vostri cassetti dal ciarpame della competizione e dalle lordure del successo a tutti i costi, riempiteli di studio costante e serio e di curiosità;

 

leggete tutto quello che capita sopra il vostro leggio e cercate sempre di selezionare la musica sulla base della vostra preparazione e non sulla immediatezza o superficialità;

 

leggete i classici, cercate letteratura che stuzzichi la ricerca personale e culturale e, soprattutto, l'immaginazione (Albert Einstein diceva che La fantasia è più importante della conoscenza);

 

cercate di cimentarvi in attività creative di ogni genere (cucina, modellismo, pittura, fotografia, cinema, giochi ecc);

 

guardate il mondo che vi circonda (luoghi, cose, persone) e incastratelo mentalmente nel vostro mondo musicale.

 

Siate musica.

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A me vengono in mente due cose.

 

La prima è un'osservazione che mi fece Oscar Ghiglia nel 1981.

Io ero stato da sempre affascinato dal modo di suonare di Alirio Diaz e avevo cercato anche di copiare tante cose di questo modo; ma ad un certo punto, arrivato già a più di vent'anni, rischiavo di mascherarmi dietro questo tentativo e di non venire fuori io.

Ghiglia se ne accorse e mi disse: "tu di Diaz al massimo puoi copiare il guscio, ma dentro il suo guscio c'è lui, invece tu sei tu".

Prendendo sul serio questa frase cominiciai studiare facendo come un reset rispetto ai tentativi di imitazione, cercando di ritrovare un mio contatto personale con la musica.

Dopo un anno di questo lavoro mi capitò l'occasione del corso con Segovia e credo che il lavoro dell'anno precedente abbia preparato il terreno perché incominciassi almeno ad intuire cosa stava insegnando Segovia (dico questo perché qualche allievo andò via da quel corso dicendo invece che Segovia non insegnava niente).

 

L'altra cosa è uno strumento che ho riconosciuto, più che individuato, in una frase che avevo sotto gli occhi da tanto tempo e che, non capendola, non avevo preso sul serio. E' quella osservazione che fa Segovia nella prefazione delle scale diatoniche quando indica il modo di studiarle.

Ho "fatto reagire" questa breve indicazione con il mio tentativo di comprendere il metodo di lavoro che Segovia usava per sé e segnalava, al solito con poche parole, agli altri.

Leggendo un po' tra le righe di quella osservazione mi si è illuminato tutto un modo di studiare che ancora seguo con gratitudine per le scoperte che mi fa fare.

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A buon intenditor poche parole, si dice.

 

Grazie, adesso ho capito il suo consiglio.

 

Grazie anche a Bonaguri.

 

:D

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A buon intenditor poche parole, si dice.

Mi sono fatto la domanda "Come ho fatto a non pensarci prima" quando mi sono reso conto che per interpretare meglio occorre (oltre allo studio metodico, serio e giornaliero) dipingere la giornata su una tela fatta di elementi che concorrano, tutti, alla attività artistica.

 

In ordine sparso:

 

fate in modo che tutto ciò che vi circonda sia di aiuto alla musica e non lasciate che nulla vi scivoli via: prendete ogni momento, strizzatelo e assaporatene il gusto;

 

lasciate che ogni singolo evento della giornata vi arricchisca e scartate tutte le banalità;

 

non sguazzate negli obiettivi raggiunti ma prefiggetevene sempre di nuovi e che vi mettano sempre alla prova;

 

ripulite i vostri cassetti dal ciarpame della competizione e dalle lordure del successo a tutti i costi, riempiteli di studio costante e serio e di curiosità;

 

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leggete i classici, cercate letteratura che stuzzichi la ricerca personale e culturale e, soprattutto, l'immaginazione (Albert Einstein diceva che La fantasia è più importante della conoscenza);

 

cercate di cimentarvi in attività creative di ogni genere (cucina, modellismo, pittura, fotografia, cinema, giochi ecc);

 

guardate il mondo che vi circonda (luoghi, cose, persone) e incastratelo mentalmente nel vostro mondo musicale.

 

Concordo.

Hai detto cose giustissime.

 

E' ciò che sto cercando di fare da tempo.

E le sigarette, che si sono rivelate straordinari mezzi di riflessione, risultano per una volta utili.

 

Ecco che si spiega il ciclo anafestico.

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