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Mi rivolgo a chi riesce a suonare davanti al pubblico e lo fa senza paura di voti e giudizi. L'interpretazione è fatta di regole o viene modificata mentre si suona? Mi spiego meglio..... tutte le scelte vengono stabilite a priori o c'è anche una percentuale di improvvisazione?


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Mi rivolgo a chi riesce a suonare davanti al pubblico e lo fa senza paura di voti e giudizi. L'interpretazione è fatta di regole o viene modificata mentre si suona? Mi spiego meglio..... tutte le scelte vengono stabilite a priori o c'è anche una percentuale di improvvisazione?

 

Più che improvvisazione c'è una percentuale di creatività (o perlomeno è auspicabile) ma che trae origine dalla piena coscienza dello stile e della poetica dell'autore che si sta interpretando.. poi come la tecnica dovrebbe essere annullata nel gesto sonoro, senza pensare più ai meccanismi tecnici, la musica dovrebbe scorrere come se chi suona fosse il primo ascoltatore...e non l'esecutore preoccupato di guidare la ..macchina...

io credo che il testo musicale sia il punto di partenza e di arrivo dove sempre si ..ritorna.. e la creatività sta nel vedere realmente la musica come è scritta... spesso non è cosi nell'ascoltare le esecuzioni..un parametro su tutti, come esempio, spesso non mi trovo in accordo con lo stacco dei tempi di molte composizioni per chitarra..che fanno diversi interpreti.. quanto di "personale" c'è in questo e quanto invece dovrebbe essere percepito dalla vera natura dell'andamento della musica?..è difficile essere "puri"..ma il rischio al massimo è di essere degli ottimi esecutori e..io mi chiedo spesso quanti siano realmente in grado di capire dove inizia la vera interpretazione e dove invece finisce l'ottima esecuzione...mi ricorda un "problema" molto simile a quello del compositore..non basta scrivere la musica per esserlo..giusto?

quindi se non vado errato: non basta eseguire tutte le note (anche senza sbagliare) per essere un interprete..giusto?...

 

 

p.s. per quanto riguarda la paura del pubblico non ho ben compreso la tua domanda..comunque è smpre meglio essere giudicati per le proprie idee che per quelle degli altri magari non condivise..quindi...non mi pong il problema personalmente..anche perchè spesso i miei programmi non sono cosi di..."massa"....:)

 

con simpatia...

 

mr


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Mi rivolgo a chi riesce a suonare davanti al pubblico e lo fa senza paura di voti e giudizi. L'interpretazione è fatta di regole o viene modificata mentre si suona? Mi spiego meglio..... tutte le scelte vengono stabilite a priori o c'è anche una percentuale di improvvisazione?

 

Io credo che sia impossibile per un esecutore suonare senza interpretare; nel momento in cui si esegue un brano inevitabilmente lo si interpreta in un gesto unico. Il quesito però che io mi e Vi pongo a riguardo, indipendentemente dal fatto che le scelte interpretative vengano effettuate "a tavolino" o improvvisate, è fino a che punto un interprete contemporaneo deve eseguire attraverso i propri sentimenti e le proprie sensazioni una partitura scritta ad esempio in un periodo storico che non gli appartiene ?

Non si rischia di modernizzare troppo l'esecuzione - e quindi l'interpretazione - facendone perdere all'ascoltatore quel filo magico spazio-temporale che unisce esecutore-ascoltatore-compositore-periodo_storico ?

Taltomar


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Io credo che sia impossibile per un esecutore suonare senza interpretare; nel momento in cui si esegue un brano inevitabilmente lo si interpreta in un gesto unico.

Il quesito però che io mi e Vi pongo a riguardo, indipendentemente dal fatto che le scelte interpretative vengano effettuate "a tavolino" o improvvisate, è fino a che punto un interprete contemporaneo deve eseguire attraverso i propri sentimenti e le proprie sensazioni una partitura scritta ad esempio in un periodo storico che non gli appartiene ?

Non si rischia di modernizzare troppo l'esecuzione - e quindi l'interpretazione - facendone perdere all'ascoltatore quel filo magico spazio-temporale che unisce esecutore-ascoltatore-compositore-periodo_storico ?

Taltomar

 

Non sono domande liquidabili in due secondi e in poche righe, in effetti

ma sicuramente interessanti. l termini "tavolino" e "improvvisate" mi danno però la sensazione che un interpretazione sia una specie di lotteria, mentre io penso che sia un percorso infinito che si trasforma per tutta la vita, in base alle conoscenze che acquisiamo e che la nostra sfera "artistica" ci permette di cogliere (se l'abbiamo in noi) purchè ci sia alla base una coscienza di percorso e di ricerca di quei parametri o meglio della poetica di un autore che faccia in modo di svelare, illuminare quei lati propri di ogni opera, e ognuno deve (dovrebbe) contribuire a questo, altrimenti siamo in presenza di ottime esecuzioni "standardizzate" e sorrette da buoni meccanismi tecnici che prendono il posto della verità artistica...(cosa sempre fondamentale e al primo posto) ma...

uno su tutti..quanti sono i musicisti (chitarristi) che si pongono il problema di come suonare un dato passaggio con il giusto "suono"...?

mi spiego, una volta che il passaggio è a posto dal punto di vista ritmico, melodico, armonico, dinamico ecc..ma il suono (essenza di ogni musica) siamo sicuri che sia quello giusto?

quante energie vengono spese in questo senso..?

cosa significa modernizzare? certo esiste la filologia..ma quando suoniamo Bach sulla chitarra ad esempio?

abbiamo due strade o...smettere! e potrebbe essere una soluzione e lasciarla agli strumenti con cui Bach ha "pensato" di scrivere..o pensare che Bach forse era un musicista cosmico e i suoni che aveva a disposizione a suo tempo erano solo un "mezzo" ma che la sua musica viaggia oltre tutti questi limiti e allora se ne possediamo la vera essenza, la sua poetica..forse riusciamo a suonarla anche su....un ocarina?

forse ciò che conta è la verità artistica di chi suona...

non ti è mai capitato di tornare a casa dopo un concerto e dire...semplicemente...: bello, perfetto, impeccabile, neanche uno sbaglio, suono potente, ...peccato che mancava una sola..cosa...

la poesia!....

 

m


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E' un argomento interessante

Sono sempre stato convinto che l'interpretazione fosse preparata a priori...


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E' un argomento interessante

Sono sempre stato convinto che l'interpretazione fosse preparata a priori...

 

é difficile dare delle definizioni, diciamo che è sempre in "movimento", si rigenera continuamente (o dovrebbe) in base a tutti quei fattori che concorrono a illuminare le varie zone oscure o che sono suscettibili di trasformazioni.

Esiste un' "analisi", un sentire, una comprensione dello stile, del genere, della poetica e di come questo viene filtrato dalla nostra personalità ma l'idea che sia tutto fatto a tavolino..non mi piace molto, io, in modo anti-professionale per un concertista, mi capita di cambiare anche le diteggiature in concerto se "sento" al momento nuove "strade..insomma l'interpretazione è come la vita, dovrebbe "muoversi" sempre e mai stagnare...

 

 

m

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