Gaetano Balzano Inviato 10 Febbraio 2008 Group: Membri Topic Count: 47 Content Count: 134 Reputation: 0 Joined: 14/03/2006 Status: Offline Inviato 10 Febbraio 2008 Mi hanno fatto riflettere le parole del M° Victor Pellegrini in un'intervista di Adriana Tessier su Guitart; il Maestro dice: "Si potrebbe non suonare più Beethoven, Mozart, Mahler, Brahms in questo mondo? Mentre ci sono 20.000 persone che assistono a un concerto di musica commerciale, ce ne sono milioni in tutti i teatri del modno che ascoltano un'Orchestra Sinfonica, anche se è spesso difficile riuscire a suonare opere nuove". Ora mi chiedo: perchè è così difficile suonare opere nuove?? Cosa c'è dietro al meccanismo di un'incisione o di un concerto? E' una posizione rischiosa quella di intraprendere un Repertorio poco conosciuto? Giusto per fare un esempio, guardando il Catalogo Bérben, scorgo numerose opere scritte per chitarra ... ma trovo più nomi di autori sconosciuti o di opere sconosciute, che il contrario!!! Ma così facendo non rischiamo di sbagliare tutti???
Piero Bonaguri Inviato 11 Febbraio 2008 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 11 Febbraio 2008 E' una questione grave e seria, spiace trattarla in fretta.Comunque butto giù qualche pensiero. C'è un aspetto inevitabile, come diceva Stravinski "è impossibile non essere contemporanei"; questo significa che anche se non ci si pensa mai, anche se la si rifiuta, in certo modo la contemporaneità ci segna comunque. Anche chi oggi sceglie di suonare solo Bach lo fa da uomo di oggi - tra l'altro la stessa ossessione filologica è un fatto assolutamente moderno!. Da questo punto di vista la conoscenza della musica d'oggi aiuta ad essere più consapevoli di qualcosa che comunque ci portiamo dentro, volenti o no. Quando un amico compositore, non chitarrista, tanti anni fa mi disse: "guarda che che se non ti confronti con la musica contemporanea è un limite" aveva ragione; e adesso lo vedo molto più chiaramente. Per me lavorare con tanti compositori è stata proprio una scuola, e mi spiace quando, parlando con colleghi anche molto conosciuti del grande numero di pezzi nati in conseguenza di queste collaborazioni, loro giustificano la loro ignoranza in materia dicendo tranquillamente: "sai, non seguo la musica contemporanea". In pratica cerco di inserire sempre nei recitals di tipo tradizionale uno o due pezzi nuovi, riservando ad occasioni apposite un programma interamente contemporaneo (come il programma "tutto Cappelli" fatto recentemente a Palermo in un convegno dedicato all'opera di questo straordinario compositore). Poi bisogna, anche nel contemporaneo, saper scegliere; a me piace quella musica che, come nel motto che lei utilizza alla fine del suo messaggio, non si pone "contro" la tradizione, ma la considera maestra e ne prosegue il flusso attualizzandolo.
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