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Salve a tutti, ultimamente mi sto dando molto da fare ascoltando nella Mediateca della mia città molte registrazioni di musiche del periodo barocco e del primo classicismo, seguendo il consiglio che mi è stato dato dal M°Gilardino. Durante le mie ricerche, mi sono imbattuto in una serie di registrazioni di Gustav Leonhardt, tra cui la Passione secondo Matteo e l'integrale del Clavicembalo ben Temperato (che ho seguito con lo spartito), e ho notato una differenza abissale tra la sua interpretazione della "Passione", e quella di Karajan, molto più sullo stile dell' Opera rispetto a quella di Leonhardt. Ecco, ora la domanda sorge spontanea: due illustri musicisti, di diversa formazione, che non differiscono sull'interpretazione di un passaggio, piuttosto che una sezione leggermente più "adagiata", ma nella sostanza del pezzo (ascoltando le due interpretazioni si può ben notare la differenza abissale con cui il Direttore d'Orchestra si accinge ad interpretare la partitura).

Mi chiedo, qual'è il punto di riferimento da cui trarre un appunto stilistico? Da un lato Karajan è un direttore di indiscusso spessore, dall'altro Leonhardt è uno dei più grandi conoscitori ed interpreti di questo periodo, ed ha avuto anche cattedre in illustri accademie europee.

 

Grazie in anticipo,

Francesco


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Salve a tutti, ultimamente mi sto dando molto da fare ascoltando nella Mediateca della mia città molte registrazioni di musiche del periodo barocco e del primo classicismo, seguendo il consiglio che mi è stato dato dal M°Gilardino. Durante le mie ricerche, mi sono imbattuto in una serie di registrazioni di Gustav Leonhardt, tra cui la Passione secondo Matteo e l'integrale del Clavicembalo ben Temperato (che ho seguito con lo spartito), e ho notato una differenza abissale tra la sua interpretazione della "Passione", e quella di Karajan, molto più sullo stile dell' Opera rispetto a quella di Leonhardt. Ecco, ora la domanda sorge spontanea: due illustri musicisti, di diversa formazione, che non differiscono sull'interpretazione di un passaggio, piuttosto che una sezione leggermente più "adagiata", ma nella sostanza del pezzo (ascoltando le due interpretazioni si può ben notare la differenza abissale con cui il Direttore d'Orchestra si accinge ad interpretare la partitura).

Mi chiedo, qual'è il punto di riferimento da cui trarre un appunto stilistico? Da un lato Karajan è un direttore di indiscusso spessore, dall'altro Leonhardt è uno dei più grandi conoscitori ed interpreti di questo periodo, ed ha avuto anche cattedre in illustri accademie europee.

 

Grazie in anticipo,

Francesco

 

La prassi esecutiva è un sussidio da incorporare all'operazione della lettura del testo, né più né meno del solfeggio: ignorarla significa suonare in modo naif, pensare che l'adottarla - anche scrupolosamente - risolva il problema interpretativo nella sua totalità è altrettanto ingenuo. Si tratta quindi, per ciascun interprete, a partire dalla propria lettura del testo (che comporta anche una precisa cognizione delle prassi esecutive, altrimenti non è una lettura completa), di mettere a punto un'interpretazione che sia, al tempo stesso, rispettosa e creativa. Come? La risposta può essere soltanto individuale. Ascoltare gli interpreti che ci hanno preceduto è importante, ma non deve diventare un vincolo. Personalmente, preferisco ascoltare Bach da un interprete del profilo di Leonhardt piuttosto che da un interprete come Karajan - che ascolto più convintamente quando dirige il repertorio romantico -, ma questa è una preferenza individuale, e sicuramente il Bach di Karajan è accurato, trasparente e levigato come qualunque altro autore diretto dal maestro tedesco. Se Le piace, non si freni nell'apprezzarlo: era - indipendentemente dall'aura divistica che ne ha circonfuso l'immagine - un ottimo musicista e un direttore sicuro e autorevole.

 

dralig


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bè, in realtà anche io preferisco Leonhardt ma, alla luce delle Sue parole, sorge un altro quesito: certo, ognuno ha il diritto di interpretare un tipo di musica come meglio gli aggrada, fermo restando poi il doversi confrontare con la critica piuttosto che con i consigli di un maestro; ma se Lei, come chiunque altra persona di questo Forum, ha avuto modo di ascoltare la registrazione di Leonhardt della "Passione", così come quella del Clavicembalo ben Temperato, si renderà conto che la sua visione è giustamente una visione contrappuntistica, ma anche e soprattutto toccatistica, anche ascoltando le Arie e i Recitativi, non solo i Preludi, sono eseguiti in maniera "asettica", senza l'ombra di un rallentato o di un diminuendo se non nelle cadenze più importanti. Ecco, se è possibile, alla luce di quello che ho letto, come devo interpretare la Suite 996 che sto studiando in questo momento? A questo punto mi sembra che la mia interpretazione sia, a grandi linee, esatta. Chiedo lumi.

 

Cordialmente, Francesco.


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bè, in realtà anche io preferisco Leonhardt ma, alla luce delle Sue parole, sorge un altro quesito: certo, ognuno ha il diritto di interpretare un tipo di musica come meglio gli aggrada, fermo restando poi il doversi confrontare con la critica piuttosto che con i consigli di un maestro; ma se Lei, come chiunque altra persona di questo Forum, ha avuto modo di ascoltare la registrazione di Leonhardt della "Passione", così come quella del Clavicembalo ben Temperato, si renderà conto che la sua visione è giustamente una visione contrappuntistica, ma anche e soprattutto toccatistica, anche ascoltando le Arie e i Recitativi, non solo i Preludi, sono eseguiti in maniera "asettica", senza l'ombra di un rallentato o di un diminuendo se non nelle cadenze più importanti. Ecco, se è possibile, alla luce di quello che ho letto, come devo interpretare la Suite 996 che sto studiando in questo momento? A questo punto mi sembra che la mia interpretazione sia, a grandi linee, esatta. Chiedo lumi.

 

Cordialmente, Francesco.

 

Non conosco la "Passione" diretta da Leonhardt, conosco invece bene la sua arte clavicembalistica, e naturalmente il suo Bach. E' un interprete alto e rigoroso, e la sua lettura è coerente in ogni momento. Ovviamente, con un clavicembalo non si può fare alcun "diminuendo", e questo è indubbiamente, per i chitarristi, una risorsa in più, da adoperare con parsimonia.

 

Per quanto riguarda la Sua esecuzione, Le ho inviato alcuni giorni fa un buon modello: un'esecuzione al Lautenwerke, che può, in una prima fase orientativa, copiare, salvo poi modificarla in alcuni dettagli, per motivi puramente strumentali e anche per scelte soggettive, sempre valide, dopo che si è acquisita una consapevolezza.

 

dralig


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Grazie di tutto, non so come ringraziarLa.


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Buongiorno a tutti, ieri ho trovato questa pagina web che ha mandato in crisi tutto il mio lavoro sulla 996 o quasi, ecco qui la pagina in questione:

 

http://chitarraclassica.blogspot.com/2007/07/gustav-leonhardt-suona-bach-bwv-996-e.html

 

Sentendo le registrazioni di Leonhardt mi sono come "buttato a terra". Voi che ne pensate di questa interpretazione? Spero mi aiutiate in questo.

 

Francesco


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Che musicista.

Da far venire i brividi!


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mi sa che la 998 sarà dura suonarla così... anche perchè non suoniamo il clavicembalo!


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Purtroppo è così...

 

Il clavicembalo è uno strumento così... rock!

Ligeti da una parte e gli Yes dall'altra se ne erano accorti...


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ebbene si, miei cari...ma io sono tenace :D

 

con molto studio tecnico e di ricerca degli abbellimenti si può...e ce la farò (spero:D). Più che altro, vorrei chiedere ai maestri del forum, come secondo loro Leonhardt ha impostato il lavoro interpretativo e se possiamo trarre delle linee generali per l'esatta interpretazione della musica antica e barocca. Penso all'uso degli staccati continuo di Leonhardt che in molti casi è sconsigliato o non ritenuto idoneo alla musica antica. Ho ascoltato anche le tre sonate per viola da gamba e clavicembalo suonate da Leonhardt e Wieland Kuijken, ed è davvero un capolavoro, due grandissimi interpreti che sanno il fatto loro, solo ascoltandoli si impara molto di più che sui libri.

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