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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Meditazione, Teresa De Rogatis


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Sto studiando un brano di Teresa De Rogatis (1893-1979) intitolato "Meditazione". Mi è piaciuto subito molto, nella sua semplice ma ispirata liricità, pur trattandosi di uno studio tecnicamente facile.
Sono andata a riascoltarmi il CD di Clara Campese "Teresa De Rogatis: works for guitar", allegato al n. 24 (2001) di Guitart, che contiene un inserto speciale di Angelo Gilardino, dedicato alla musicista e compositrice napoletana (tratto dalla pubblicazione della Berbèn "T. De Rogatis: opere scelte per chitarra" di A. Gilardino e S. Aruta) e l'intervista di Clara Campese al marito della De Rogatis, Mario Feninger.

Mi ha incuriosito la parte dove si parla di una sorta di "scuola carulliana" e mi chiedevo se esistono altri testi per documentarsi su questo argomento o su Teresa De Rogatis in particolare.
Il CD di Clara Campese contiene una serie di brani interessanti e piacevoli all'ascolto; mi pare di intuire che la formazione pianistica della De Rogatis abbia influito non poco sulla sua vena creativa strettamente chitarristica.



Butterfly

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Sto studiando un brano di Teresa De Rogatis (1893-1979) intitolato "Meditazione". Mi è piaciuto subito molto, nella sua semplice ma ispirata liricità, pur trattandosi di uno studio tecnicamente facile.

Sono andata a riascoltarmi il CD di Clara Campese "Teresa De Rogatis: works for guitar", allegato al n. 24 (2001) di Guitart, che contiene un inserto speciale di Angelo Gilardino, dedicato alla musicista e compositrice napoletana (tratto dalla pubblicazione della Berbèn "T. De Rogatis: opere scelte per chitarra" di A. Gilardino e S. Aruta) e l'intervista di Clara Campese al marito della De Rogatis, Mario Feninger.

 

Mi ha incuriosito la parte dove si parla di una sorta di "scuola carulliana" e mi chiedevo se esistono altri testi per documentarsi su questo argomento o su Teresa De Rogatis in particolare.

Il CD di Clara Campese contiene una serie di brani interessanti e piacevoli all'ascolto; mi pare di intuire che la formazione pianistica della De Rogatis abbia influito non poco sulla sua vena creativa strettamente chitarristica.

 

 

 

Butterfly

 

Oltre il mio scritto introduttivo al volume che Lei cita, non esiste al momento alcun studio su Teresa de Rogatis.

Mario Feninger, pianista di scuola napoletana che vive in California, è il figlio della de Rogatis (uno dei due), non suo marito. Questi, Paolo Feninger, era un uomo d'affari svizzero, che la Teresa conobbe al Cairo dove si era recata per dare un concerto (allora risiedeva a Napoli). Si sposarono quasi subito, e questo segnò la fine della carriera della pianista-chitarrista che - unica nella storia - si esibiva suonando mezzo programma con la chitarra e mezzo programma con il piano.

 

Al Cairo divenne (ovviamente!) una stimatissima insegnante, e vi rimase, nonostante la vedovanza, fino a che il generale Nasser non conquistò il potere con un colpo di stato. Perdette allora la sua proprietà (una casa), e dovette rientrare, già anziana (70 anni) in Italia, dove fu accolta dal gelo e dal silenzio: erano gli anni in cui si andavano distribuendo le cattedre di chitarra nei conservatori italiani, e da alcuni si temeva la sua candidatura (un diploma di pianoforte e un diploma in composizione avrebbero pesato molto). Fui l'unico chitarrista italiano - lo dichiaro senza enfasi - che, in quegli anni, si sporse pubblicamente in una recensione del suo metodo, pubblicato dall'editore Curci. Si stabilì a Napoli (san Filippo a Chiaia) e visse di lezioni private e della sovvenzione che suo figlio Claude (manager di una grande catena di alberghi) le inviava puntualmente. Era una musicista completa, con una visione e una preparazione di gran lunga superiori a quelle dei chitarristi della sua epoca, e anche dei più giovani. Era inoltre una tipica incarnazione dell'aristocrazia napoletana, una vera dama che, anche nelle ristrettezze della sua vecchiaia, non perdette mai la sua dignità e il suo tratto signorile.

 

Per "scuola carulliana" s'intende quella descritta nei metodi del maestro napoletano. La de Rogatis suonava con una Guadagnini e usava appoggiare il mignolo alla tavola. Il suono che ricavava era caldo e potente. Clara Campese ha una registrazione di alcune esecuzioni della de Rogatis fatta da Mario Feninger in salotto, mentre conversavano in francese, ed è sbalorditiva.

 

Il CD con il quale Clara Campese ha fatto rivivere la sua musica è molto bello.

 

 

 

ag

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Grazie per le interessanti indicazioni e scusi il lapsus (Feninger marito-figlio).

Spero che la raccolta da Lei curata contenga altri brani di questa musicista alla mia portata attuale, chiederò alla prossima lezione.

Perfezionandone lo studio, mi accorgo che "Meditazione" è facile tecnicamente ma per niente banale come capacità di resa: ci sono certe note da "tenere" che non sono ancora così semplici per me.

Quando un musicista si dedica alla composizione, si nota davvero la sua formazione strumentale più o meno ampia.

Sono contenta di aver avvicinato l'opera di Teresa De Rogatis e anche di come il mio insegnante mi permette di attraversare repertori mai scontati, pur essendo all'inizio.

 

 

 

Butterfly

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t

Quando un musicista si dedica alla composizione, si nota davvero la sua formazione strumentale più o meno ampia.

 

 

 

Butterfly

 

Si, certo, ma si dovrebbe saper notare soprattutto la sua capacità di costruire un discorso compiuto, la sua padronanza della forma, esattamente come le si nota nella prosa e nella poesia dei bravi scrittori. Invece, la platea chitarristica è capace solo di valutare l'effetto, anzi gli effetti spiccioli, non importa se sono collocati in un discorso musicale organico, ben costruito, o se si susseguono come gesti sonori fini a se stessi, gratuiti, privi di senso. Questa superficialità nella percezione del messaggio musicale, priva di capacità di giudizio critico, causa una serie di equivoci - alcuni persino comici - che fanno mettere sullo stesso piano le opere del compositore che sa qual che fa e quelle del chitarrista che si improvvisa compositore, o addirittura preferire queste a quelle. La de Rogatis non era un genio, ma sapeva scrivere musica ben fatta, oltre che idiomaticamente propria. Purtroppo, fino a che i lettori-chitarristi scambiano gli stracci per seta, sarà ben difficile che la sua musica trovi spazio nei programmi. Lo stesso discorso, d'altra parte, vale per una lunga fila di autori, ugualmente meritevoli e altrettanto negletti. Non c'è nulla di nuovo sotto il sole, beninteso: è sempre accaduto così, in ogni epoca, e non serve dolersene o indignarsi. Prima che la differenza tra la musica di Chopin e quella di Thalberg risultasse chiara, trascorsero decenni, e a non rendersene conto erano fior di pianisti, non chitarristi.

 

dralig

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Purtroppo, fino a che i lettori-chitarristi scambiano gli stracci per seta, sarà ben difficile che la sua musica trovi spazio nei programmi.

 

Il problema non è solo questo, è anche la sudditanza verso il pubblico. Accontentare per guadagnare qualcosa e non fare la fame. Così facendo si perde di vista il senso comunicativo della Musica, si perde il passaggio fra compositore-interprete-pubblico. Oggi è tutto fidelizzato e finalizzato, i soldi del pubblico sono il target. Peccato, a me piacerebbe fosse andata diversamente, ma c'è ancora tempo per rimediare, le cose cambieranno presto...

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Oggi è tutto fidelizzato e finalizzato, i soldi del pubblico sono il target. Peccato, a me piacerebbe fosse andata diversamente, ma c'è ancora tempo per rimediare, le cose cambieranno presto...

 

E' così Akaros nella misura in cui si vuole che sia così.

Per quello che può valere, per il sottoscritto (come per molti altri anche partecipanti a questo forum) non lo è mai stato e mai lo sarà: preferirei dedicarmi ad altre attività, piuttosto.

Io la chiamo onestà intellettuale, ovverosia, la capacità (culturale prima ed emotiva poi) di comprendere a pieno il proprio lavoro e i propri obiettivi senza che questi riguardino la sopravvalutazione di se o l'esibizionismo fine a se stesso.

 

Piace l'easy-listening? Che se lo ascoltino. Ma che non si abbia la pretesa di farlo passare per arte.

 

Ai miei allievi suggerisco le composizioni della De Rogatis fin dai primi anni per far loro comprendere l'importanza del fraseggio e aiutarli a formare la pronuncia fin dalle prime note.

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]Purtroppo, fino a che i lettori-chitarristi scambiano gli stracci per seta, sarà ben difficile che la sua musica trovi spazio nei programmi.

[...] ma c'è ancora tempo per rimediare, le cose cambieranno presto...

 

Che cosa te lo fa pensare? Io conosco alcuni direttori artistici di associazioni che organizzano concerti e manifestazioni, e da tutti si sente la solita nenia anti-chitarristica. Un mio conoscente rifiutò di assoldare un concertista (anche bravo) in quanto il suo programma "non conteneva nemmeno un pezzo da pubblico".

Se, da un lato, è vero che la spinta verso la promozione di un certo repertorio deve partire da chi ne ha la capacità (i chitarristi concertisti in primis), dall'altro, l'incentivo a promuoverlo deve essere frutto della cooperazione con gli impresari i quali, per la maggior parte, temono come la peste di essere criticati per le scelte artistiche.

Mi piace molto l'ancorché amara descrizione che il M° Gilardino fa del panorama culturale attuale, ma temo fortemente che questa forte lacuna non sia solo propria dei chitarristi, così come dubito che siano solo i concertisti ad essere attaccati morbosamente al soldo, tanto da anteporlo, talvolta, alla qualità dei concerti proposti.

 

EB

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Quando un musicista si dedica alla composizione, si nota davvero la sua formazione strumentale più o meno ampia.

 

 

Butterfly

 

Si, certo, ma si dovrebbe saper notare soprattutto la sua capacità di costruire un discorso compiuto, la sua padronanza della forma, esattamente come le si nota nella prosa e nella poesia dei bravi scrittori. Invece, la platea chitarristica è capace solo di valutare l'effetto, anzi gli effetti spiccioli, non importa se sono collocati in un discorso musicale organico, ben costruito, o se si susseguono come gesti sonori fini a se stessi, gratuiti, privi di senso. Questa superficialità nella percezione del messaggio musicale, priva di capacità di giudizio critico, causa una serie di equivoci - alcuni persino comici - che fanno mettere sullo stesso piano le opere del compositore che sa qual che fa e quelle del chitarrista che si improvvisa compositore, o addirittura preferire queste a quelle. La de Rogatis non era un genio, ma sapeva scrivere musica ben fatta, oltre che idiomaticamente propria. Purtroppo, fino a che i lettori-chitarristi scambiano gli stracci per seta, sarà ben difficile che la sua musica trovi spazio nei programmi. Lo stesso discorso, d'altra parte, vale per una lunga fila di autori, ugualmente meritevoli e altrettanto negletti. Non c'è nulla di nuovo sotto il sole, beninteso: è sempre accaduto così, in ogni epoca, e non serve dolersene o indignarsi. Prima che la differenza tra la musica di Chopin e quella di Thalberg risultasse chiara, trascorsero decenni, e a non rendersene conto erano fior di pianisti, non chitarristi.

 

dralig

 

Avverto spesso la similitudine fra la musica e il linguaggio scritto e ci sono delle "cose" che "sento" ma non so (o non so ancora) esprimere in concetti compiuti, dal punto di vista musicale, anche se sono coscente che dietro a ogni piccolo effetto può celarsi un mondo di pensiero.

Forse è per questo che ogni volta che mi avvicino a un nuovo autore o a un brano, sento di doverne indagare il senso più generale per poterlo comprendere bene.

 

Al di là di imparare a suonare uno strumento, è uno degli aspetti che più mi appassiona nello studiare musica; mi dolgo soltanto di aver ripreso così tardi e con meno tempo di quel che vorrei per approfondire ogni aspetto.

La prima attitudine che si richiede a chi si avvicina all'arte è la capacità di "saper distinguere", operazione che non si nutre solo di conoscenza ma anche di sensibilità.

A volte provo un po' di imbarazzo a fare tante domande "di base", ma poi ricordo che in qualunque momento della vita, quando si studia si deve sempre farlo con umiltà.

Per questo, specie quando si tratta di musica, è per pudore e rispetto per chi ne sa più di me che scrivo (e purtroppo a volte anche suono) un po' sottovoce...

 

 

 

Butterfly

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Prima che la differenza tra la musica di Chopin e quella di Thalberg risultasse chiara, trascorsero decenni, e a non rendersene conto erano fior di pianisti, non chitarristi.

dralig

 

Alla stragrande maggioranza dell'umanità non è affatto chiara la differenza di valore tra Chopin e Thalberg. L'unica vera differenza è che nei negozi di CD per un disco contenente musica di Thalberg ce ne stanno 200 contenenti musica di Chopin, quindi se ne deduce che la musica di Chopin, per qualche misteriosa ragione, vale più di quella di Thalberg.

D'altronde un povero cristo di media cultura con quali parametri può valutare una musica e i suoi criptici significati?

Semplice, non la valuta affatto, e si affida all'opinione del critico....

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Dedurre che qualcosa sia di migliore qualità di qualcos'altro in base alla quantità disponibile è uno dei fraintendimenti più diffusi della civiltà industriale ;)

 

 

 

Butterfly

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