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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Il filo logico che lega un programma.


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Mettiamoci di fronte a un programma per preparare un concerto o per la registrazione di un cd.

Qual è la logica che dovrebbe legare i vari brani? E poi, esistono più logiche? La scelta, appunto: logica, su cosa deve vertere? Su cosa, il concertitsta deve focalizzare l'insieme?

Quali sono i parametri per giudicare un programma di un concerto o la lista dei brani presenti in un cd, coerente e logico?

C'è qualche concertista del forum disposto a fare degli esempi e/o simulazioni di programma?

 

Grazie anticipatamente.

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A mio avviso, innanzitutto, l'artista no può prescindere da quelli che sono i propri limiti ed i propri punti di forza sia tecnici, sia espressivi ed emotivi.

Da qui in poi, il filo logico si può trovare quasi in tutto: si può discutere sulla logica scelta dall'interprete che, ad esempio, affianchi Bach ed i Beatles su chitarra contralto ad undici corde, ma detta logica è del tutto personale, e quando non lo è, viene dettata dagli organizzatori dei concerti e dagli agenti/impresari... ahimè.

 

EB

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L’argomento è affascinante e complesso, ci si potrebbe scrivere sopra un saggio (che potrebbe intitolarsi “dimmi cosa suoni e ti dirò chi sei”).

 

Qui faccio solo qualche osservazione sparsa.

 

Anzitutto esistono ovvie differenze tra il programma di un disco (che si può ascoltare un po’ per volta e poi riascoltare parecchie volte) e quello di un concerto, che invece deve “funzionare” nella sua totalità da subito, al primo – e unico - ascolto: deve quindi iniziare e soprattutto finire bene, non essere troppo lungo e monocorde, eccetera.

 

Se la domanda è sulla logica del programma, rispondo che la “logica” di cui si parla dovrebbe essere anzitutto una logica musicale.

Mi spiego: se la logica di un programma è – come spesso pare che sia - : “io, chitarrista, faccio vedere a voi, chitarristi, come sciorinare una serie di pezzi strumentalmente difficili del repertorio” usando questo criterio si possono comporre programmi musicalmente squilibrati senza neanche accorgersene – ma poi se ne accorge il pubblico, specie quello formato da non chitarristi o che comunque ascolta il concerto come un evento culturale, cercando soprattutto il valore musicale e artistico - perché anche del pubblico si potrebbe dire "dimmi cosa ascolti e ti dirò chi sei"....

 

Un esempio di errore che viene dal pensare il programma come affastellamento di pezzi “difficili, per fare effetto sui colleghi” è suonare, subito dopo un sublime capolavoro di J.S. Bach, un pezzetto dell’Ottocento che potrà anche essere un bestseller tra i chitarristi, ma che fa piombare giù il livello artistico di parecchi gradi; e magari su questo sbalzo termico terminare tranquillamente la prima parte del concerto, incoscienti del danno arrecato alla salute dell’ascoltatore.

 

Un’altra osservazione: per me è importante che il programma non sia concepito come un contenitore neutro da usare per un pubblico neutro, ma esprima una intenzione musicale precisa, e sia consapevole, se possibile, anche dell’interlocutore a cui si rivolge.

 

Questa ultima cosa può non essere spesso possibile, ma la prima – avere una intenzione chiara – dipende da chi suona.

 

Faccio anche un esempio, come suggerito dalla domanda di Gaetano Balzano: dovendo fare un recital per il Festival di Aprilia ho rischiato su un programma che proponeva l’abbinamento di due soli autori, l’arcinoto Villa – Lobos e il meno noto, tra i chitarristi , compositore contemporaneo Gilberto Cappelli.

La mia motivazione in questo caso era la proposta di un terreno comune tra due autori del Novecento esteticamente lontani (Villa – Lobos, influenzato dalla musica popolare e dall’impressionismo e Cappelli, esponente di punta del neoespressionismo, allievo di Manzoni, influenzato da Nono…).

Per me questo terreno comune era la ricerca, quasi esasperata, della espressività, ed un certo, conseguente , uso dello strumento.

Su questa ipotesi ho costruito il programma tenendo anche conto della probabile composizione del pubblico, e ho pensato di iniziare con qualche movimento della Suite Popolare brasiliana, seguito da qualche Preludio e concludendo la prima parte con musiche di Cappelli (l’ultimo pezzo era un Frammento di “Memoria”, abbastanza pirotecnico per un finale di prima parte). Dopo l’intervallo ho ripreso con Cappelli: alcuni pezzi culminanti con uno degli ultimi che ha scritto, "Per Piero", che esprime anche un punto d’arrivo della sua ricerca. A quel punto ho finito il concerto con gli ultimi sette studi di Villa – Lobos (iniziando quindi con il 5, un bel contrasto dopo l’esplosivo Cappelli, e terminando naturalmente con il 12, che è un gran bel finale di concerto).

Tener conto del pubblico ha voluto dire iniziare con qualche cosa di facile ascolto, curare i contrasti in modo che il programma non fosse troppo omogeneo, finire ogni parte con cose d’effetto, mettere le cose più difficili da ascoltare in mezzo al programma, dare anche qualche novità ai chitarristi che sono sempre curiosi di sentire qualche cosa di nuovo, eccetera.

Mi pare che abbia funzionato - anche se forse, per Aprilia, era un po’ lungo.

 

bonaguri@bonaguri.com

 

 

 

http://www.myspace.com/pierobonaguri

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Mettiamoci di fronte a un programma per preparare un concerto o per la registrazione di un cd.

Qual è la logica che dovrebbe legare i vari brani? E poi, esistono più logiche? La scelta, appunto: logica, su cosa deve vertere? Su cosa, il concertitsta deve focalizzare l'insieme?

Quali sono i parametri per giudicare un programma di un concerto o la lista dei brani presenti in un cd, coerente e logico?

C'è qualche concertista del forum disposto a fare degli esempi e/o simulazioni di programma?

 

Grazie anticipatamente.

 

Le case discografiche di oggi sembrano preferire i programmi monografici: un CD dedicato a un compositore, oppure a un'area culturale ben definita, o a un periodo storico altrettanto chiaramente omogeneo. Sta sempre più declinando il favore nei confronti del recital imperniato sulla figura dell'interprete che spazia attraverso i secoli.

 

I programmi dei concerti chitarristici sono invece tuttora piuttosto spezzettati: lo stesso esecutore, che magari ha appena pubblicato un CD dedicato a un autore, in un recital ne include cinque o sei, senza preoccuparsi troppo degli sbalzi di qualità e delle incoerenze di linguaggi...Lo possiamo comprendere: chi acquista un CD con un determinato programma lo fa perché gli interessano quell'autore e quelle musiche, mentre chi va ad ascoltare un concerto non ha in genere una predisposizione giù determinata verso il programma, e il rischio di stancare, con un solo autore, una platea eterogenea, è molto alto. Da lì, la tendenza ad accontentare diverse categorie di ascoltatori.

 

Personalmente, sono a favore di programmi centrati su ambienti culturalmente omogenei, ma con più autori. Ad esempio, a un intero CD dedicato a Giuliani, preferisco un CD dedicato alle musiche composte da Giuliani a Vienna, accostate a quelle coeve di Diabelli, di Matiegka, di Molitor: c'è un clima culturale comune, e vi appaiono chiare le differenze stilistiche tra i vari autori. Mi piace anche l'idea di programmi transepocali con un filo conduttore comune, per esempio quello che incise Attademo adunando compositori che avevano scritto brani ispirati alla Follia...In questo settore, si possono inventare programmi interessantissimi - per esempio un programma dedicato alla forma sonata italiana nel Novecento.

 

dralig

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Quindi, mi par di capire, smentitemi se sbaglio, che inserire, ad esempio, 3 Studi di Regondi, la Grand Ouverture di Giuliani, Fantasia sobre fantasia di Marco, una Courante di Bach e una Passacaglia di Weiss, in un programma da concerto, sarebbe comunque un programma sballato perchè senza alcun nesso?

E se il nesso sarebbe il solo ed unico repertorio *prediletto* dell'esecutore?

 

Ancora grazie.

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Quindi, mi par di capire, smentitemi se sbaglio, che inserire, ad esempio, 3 Studi di Regondi, la Grand Ouverture di Giuliani, Fantasia sobre fantasia di Marco, una Courante di Bach e una Passacaglia di Weiss, in un programma da concerto, sarebbe comunque un programma sballato perchè senza alcun nesso?

 

Non sballato, ma è più difficile che una major accetti la distribuzione di un CD simile, oggi.

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Quindi, mi par di capire, smentitemi se sbaglio, che inserire, ad esempio, 3 Studi di Regondi, la Grand Ouverture di Giuliani, Fantasia sobre fantasia di Marco, una Courante di Bach e una Passacaglia di Weiss, in un programma da concerto, sarebbe comunque un programma sballato perchè senza alcun nesso?

E se il nesso sarebbe il solo ed unico repertorio *prediletto* dell'esecutore?

 

Ancora grazie.

 

Se il nesso fosse "il solo e unico repertorio prediletto dell'esecutore" avremmo certamente e perlomeno il beneficio della sua convinzione nel proporci quel programma.

 

Critica costruttiva: non è un programmino un po' breve per un recital? E poi, dopo il pieno Barocco e due aspetti significativi dell'Ottocento chitarristico, che ci sta a fare, isolata, la "Fantasia sobre fantasia" di Tomas Marco, un pezzo breve, che rappresenta al massimo un momento nella produzione del compositore madrileno? Sfido anche il più esperto frequentatore di concerti di chitarra a cavarne qualcosa, senza un minimo di contesto. Perlomeno, le accosti il brano al quale Marco fa riferimento, parafrasandolo, altrimenti è proprio una seggiola in mezzo al deserto...

 

dralig

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non è un programmino un po' breve per un recital?

 

No, no, Angelo, per carità, avevo fatto soltanto degli esempi giusto per capire bene il concetto.

Grazie comunque del messaggio :)

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Personalmente, sono a favore di programmi centrati su ambienti culturalmente omogenei, ma con più autori. Ad esempio, a un intero CD dedicato a Giuliani, preferisco un CD dedicato alle musiche composte da Giuliani a Vienna, accostate a quelle coeve di Diabelli, di Matiegka, di Molitor: c'è un clima culturale comune, e vi appaiono chiare le differenze stilistiche tra i vari autori. Mi piace anche l'idea di programmi transepocali con un filo conduttore comune, per esempio quello che incise Attademo adunando compositori che avevano scritto brani ispirati alla Follia...In questo settore, si possono inventare programmi interessantissimi - per esempio un programma dedicato alla forma sonata italiana nel Novecento.

 

dralig

 

Pensavo all'analogia con certe mostre di pittura, specie i grandi eventi culturali degli ultimi decenni.

In effetti elaborare un percorso ideale, di scuola, periodo o monografico, pone problemi sorprendentemente analoghi.

 

 

 

 

Butterfly

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