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Sto imparando piu' da questo forum che in anni di lezione... grazie!!!!! :oops:

dalle ultime discussioni ho capito che la mia preferenza per la musica era superficiale e i posts letti mi fanno pensare che ho molta strada da fare..... :cry:

io ho capito il punto di vista di porqueddu, gilardino cicciomatera ecc ecc ecc e anche se è difficile trovo che sia la strada giusta da seguire ed è una strada per chi ha molta personalità perchè si tratta di restare soli rifiutando "il sistema" e infischiandosene dell'applauso

come si fa a non avere paura di ciò? voglio dire........ da dove prendete questo coraggio? mi piacerebbe averlo

 

 

[smilie=emoticon_178.gif] ciao ciao


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Inviato
Sto imparando piu' da questo forum che in anni di lezione... grazie!!!!! :oops:

dalle ultime discussioni ho capito che la mia preferenza per la musica era superficiale e i posts letti mi fanno pensare che ho molta strada da fare..... :cry:

io ho capito il punto di vista di porqueddu, gilardino cicciomatera ecc ecc ecc e anche se è difficile trovo che sia la strada giusta da seguire ed è una strada per chi ha molta personalità perchè si tratta di restare soli rifiutando "il sistema" e infischiandosene dell'applauso

come si fa a non avere paura di ciò? voglio dire........ da dove prendete questo coraggio? mi piacerebbe averlo

 

 

[smilie=emoticon_178.gif] ciao ciao

 

Ma l'arte si fa comunque da soli, non è un lavoro di squadra. Certi artisti (un compositore, un autore di teatro o di cinema, etc) hanno bisogno dell'apporto di altri artisti (interpreti, tecnici, etc.) per poter "comunicare" la loro opera al pubblico, ma la creazione è comunque un atto altamente personale. Ed è personale anche la ricerca dell'artista-interprete che lavora su un'opera altrui.

 

Poiché il realizzare la propria opera non è un atto prometeico, ma il normale compimento della propria aspirazione, fa appello più alla volontà che al coraggio. In fondo, per un artista, l'unico modo di vivere è creare: se lo fa, ha solo il coraggio di vivere.

 

dralig


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Ma l'arte si fa comunque da soli, non è un lavoro di squadra. Certi artisti (un compositore, un autore di teatro o di cinema, etc) hanno bisogno dell'apporto di altri artisti (interpreti, tecnici, etc.) per poter "comunicare" la loro opera al pubblico, ma la creazione è comunque un atto altamente personale. Ed è personale anche la ricerca dell'artista-interprete che lavora su un'opera altrui.

 

Poiché il realizzare la propria opera non è un atto prometeico, ma il normale compimento della propria aspirazione, fa appello più alla volontà che al coraggio. In fondo, per un artista, l'unico modo di vivere è creare: se lo fa, ha solo il coraggio di vivere.

 

dralig

 

L'artista, dopo aver creato si rende conto, come il Creatore, che la sua creatura aveva in se anche altro.


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è una strada per chi ha molta personalità perchè si tratta di restare soli rifiutando "il sistema" e infischiandosene dell'applauso

come si fa a non avere paura di ciò?

 

Mi viene in mente la frase che avrebbe detto Segovia ad un allievo: "Non devi cercare di essere il secondo Segovia, ma il primo te stesso".

Anche per me è stato fondamentale incontrare qualcuno che mi ha accompagnato e confortato in questa ricerca del "primo me stesso", ricerca che purtroppo è facile trascurare.

 

bonaguri@bonaguri.com

http://www.myspace.com/pierobonaguri


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anche se è difficile trovo che sia la strada giusta da seguire ed è una strada per chi ha molta personalità perchè si tratta di restare soli rifiutando "il sistema" e infischiandosene dell'applauso

come si fa a non avere paura di ciò?

 

Perchè scoprirai che alla fine del percorso solo apparentemente più tortuoso o difficile come tu dici, il panorama che si gode è più bello, più ampio e soprattutto non vedrai l'ora di scoprirne altri. Nuovi.

Rifiuta sempre la superficialità e la banalità e leggi dietro le note.


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devo dire che la frase "essere sé stessi" mi è sempre parsa un po una frase fatta, o meglio, una frase che nel suo possibile definirsi veritiera, (cioè conforme alla verità di colui il quale comunica sé stesso), è sempre costretta, positivamente, a confrontarsi con delle derive necessarie...

 

vi riporto e condivido con voi questo pensiero:

 

Ciò che affermo è che non conta tanto ciò che l’uomo è, ma piuttosto quello che progetta di fare di se' stesso. Per fare il balzo egli deve fare qualcosa di più che scoprirsi: deve rischiare una buona percentuale di confusione. Poi, al più presto, come afferra la fugace visione di una vita diversa, deve trovare la maniera di superare il momento della minaccia paralizzante e per questo vive l’attimo in cui si chiede chi sia realmente, quello che è o quello che sta per divenire. Adamo deve aver sperimentato un momento del genere."

 

George Kelly- pagg.157-8 The Language of Hypotesis- 1964

 

tratto da http://www.oikos.org/kelit.htm

 

Grande Fabio, come sempre.

Il parallelo comico dell'essere a tutti i costi sé stessi mi ricorda tanto quella battuta del santone-profeta Guzzanti della religione di "Quèlo" quando affermava serafico:

"La risposta la devi cercare dentro di te.... ma e'......... sbajata!" :D


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Naturalmente volendo si può sempre argomentare su tutto, anche contro le evidenze più grandi, ma mi pare che la frase attribuita Segovia fosse abbastanza chiara nel suo senso.

Il thread è nato da una domanda- secondo me molto umana e comprensibile - sulla difficoltà di trovare il coraggio per perseguire una propria idealità artistica, anche se e quando questo dovesse costare la incomprensione o la ostilità dell'ambiente in cui si vive.

L'alternativa paventata era quella di alienarsi nel seguire le mode o uniformarsi a chi ha più potere. Non direi proprio che questo sia un pericolo del tutto inesistente oggi.

 

E se l'io è alienato non può avvenire neanche il progresso di conoscenza e l'apertura, giustamente sottolineati.

 

Rispetto al problema proposto ho semplicemente detto come è stato importante per me trovare qualcuno che mi aiutasse a non perdere la mia identità, a non alienarmi; non è poi un fatto così normale, di solito si trova sempre gente che tende, magari con le migliori intenzioni, a tirarti dalla sua parte.


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Rispetto al problema proposto ho semplicemente detto come è stato importante per me trovare qualcuno che mi aiutasse a non perdere la mia identità, a non alienarmi; non è poi un fatto così normale, di solito si trova sempre gente che tende, magari con le migliori intenzioni, a tirarti dalla sua parte.

 

Certo Piero, la frase di Segovia ha a che fare soprattutto con il "coraggio" di affrontare un percorso senza cedere alle imitazioni di altri modelli. Il coraggio permette appunto di affrontare sfide nuove, anche mai percorse, come tu hai fatto.

 

A questo punto quello che Fabio (con George Kelly) propone è un'analisi sottile del percorso di ricerca che fa dell'autocritica un (coraggioso) fattore di crescita, dell'ascolto altrui e personale un mezzo di confronto con cui governare il ritmo della tensione (slancio e apertura delle idee) con il rilassamento (presa di coscienza e giudizio analitico). Yin e yang direbbe qualcuno.

 

La preparazione non basta senza idee e creatività, così come chi si sente sicuro e gratificato dalle sue idee (col rischio per me divertente che siano sbagliate) si trova in pace con sè stesso, non avverte la necessità di cambiare, di ascoltare, di crescere. Morte artistica direbbe qualcuno, noia dico io.

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